Dittatura del Pensiero Unico, Gender, Cancel Culture. Opporre Verità alla Menzogna. Gianfranco Amato.

21 Giugno 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questa intervista con l’avvocato Gianfranco Amato. Buona lettura e diffusione.

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DITTATURA DEL PENSIERO UNICO : DAL POLITICAMENTE CORRETTO ALLA CANCEL CULTURE

La domanda è: «Siamo liberi di interrogarci su quanto stiamo vivendo? Ci si può fare delle domande e confrontarsi su temi così delicati e rivoluzionari che coinvolgono il tessuto sociale? O dobbiamo accettare tutto come imposizione a danno dei diritti umani e della propria capacità di giudizio nel distinguere il bene dal male, il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto? E soprattutto dobbiamo incontrarci di nascosto per sfuggire alle persecuzioni di quelli che hanno deciso di giocare con le vite degli altri?

Lo abbiamo chiesto all’avvocato Gianfranco Amato, Presidente dell’Associazione Giuristi per la Vita , Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’ Osservatorio permanente sulle Famiglie della Regione Sicilia con decreto assessoriale 103 del 27 giugno 2023.

“Non vi è alcun dubbio circa il fatto che oggi stiamo vivendo sotto il manto oppressivo di quella che viene normalmente definita come Dittatura del Pensiero Unico. Forse, come aveva ben profetizzato il secolo scorso Pier Paolo Pasolini, la peggiore dittatura della storia dell’umanità. Si tratta di un regime totalitario fondato su una pericolosa deriva ideologica che, per sua stessa natura, è inesorabilmente destinata a mostrare il suo volto intollerante e liberticida. Anche al di là dell’intenzione dei suoi sostenitori. Il pericolo del politicamente corretto, dell’ideologia woke, del catastrofismo ambientalista, della cancel culture, del parossismo gender sta proprio in questo piano inclinato, in questa slippery slope, come dicono gli anglosassoni. Un’altra donna intelligente del secolo scorso, la fisolofa Hanna Arendt, lo aveva profetizzato nel suo imperdibile saggio Le origini del totalitarismo, quando aveva evidenziato che il disprezzo ideologico della realtà contiene in sé l’orgogliosa presunzione dell’uomo di dominare il mondo. È proprio il disprezzo ideologico della realtà, germe di ogni forma di totalitarismo, che sta alla base di quei frutti malati della Dittatura del Pensiero Unico che abbiamo citato, dal politicamente corretto alla cancel culture. Per questo non dobbiamo meravigliarci del clima avvelenato che oggi caratterizza il dibattito su alcuni temi considerati dei veri e propri totem ideologici intoccabili. Clima tipico di ogni regime totalitario ove a prevalere è la censura, la gogna, la limitazione della libertà, il divieto del dissenso rispetto a qualunque idea, concetto, convinzione che non sia conforme al Pensiero Unico imposto dal Potere”.

DOMANDA: L’ideologia gender non avrebbe potuto prendere piede se non fosse stato contestato il principio tomistico secondo cui è la realtà a creare e a condizionare i nostri pensieri, sentimenti, opinioni, sogni e desideri. C’è un certo parallelismo con quanto sosteneva Cartesio (Cogito ergo sum)?

Veritas est adaquatio rei et intellectus, con questo noto principio sancito della Summa Theologiae, il grande San Tommaso d’Acquino, ha spiegato bene che la verità è l’adeguamento del pensiero alla realtà. E non il contrario. Proprio nella contestazione di questo principio tomista risiede la profonda erroneità dell’ideologia gender.

Più che Cartesio questa ideologia sembrerebbe richiamare Pico della Mirandola ed il suo Discorso sulla dignità dell’uomo. In quell’opera si evidenzia la visione antropocentrica rinascimentale dell’uomo artefice del suo destino. L’uomo può tutto. Tu sarai quello che desideri essere. Puoi abbruttirti degradandoti a livello del brutus, ma puoi elevarti al piano dell’angelus. Dipenderà da te. Non hai un posto fisso nella scala della creazione o, come dice Jaume Bofill, nella scala degli esseri. Tu deciderai. Perché hai la possibilità di elevarti al piano angelico, o hai anche la possibilità di scendere a livello brutale. Questa è una concezione straordinariamente positiva e ottimista dell’essere umano. Dov’è la ferita? Dov’è il peccato? Dov’è la finitudine o la limitazione? Tu sarai quello che desideri. E puoi alterare, indicare, modificare, la tua identità come desideri, dove desideri. È questa identità plastica che non è solida, ma semmai assomiglia più all’identità di Bauman, ossia liquida, o addirittura gassosa. Perché tu puoi darle la forma che vuoi, come si plasma la creta quando non è secca. Tu diventi il demiurgo di te stesso, l’artefice di te stesso. Esattamente ciò che dice Pico della Mirandola nel discorso della dignità dell’uomo, che, non a caso, si cita normalmente come un testo ispiratore del transumanesimo.

DOMANDA: Si tratta di una sessualità fluida… oggi mi sento donna, domani uomo e così via?

 

Secondo l’ideologia gender un individuo non è uomo o donna sulla base della propria struttura biologica, sessuale, fisica o cromosomica, ma in virtù di come si percepisce, si autodefinisce, si sente. E questa sensazione può cambiare col tempo. Ciò che conta non è l’evidenza oggettiva della realtà ma la percezione soggettiva.

Uno dei primi ad avanzare l’idea che il sesso possa essere diverso dal genere, fu, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, John Money, direttore di un Dipartimento di ricerche psico-ormonali della Facoltà di Medicina della Johns Hopkins University di Baltimora, ancora oggi prestigioso punto di riferimento per la ricerca medica poco a nord di Washington. Fu proprio Money a coniare il termine “identità di genere”.

Questa idea nasce, pertanto, nel campo della medicina ma arriva ad influenzare la società anche grazie all’apporto del filone filosofico post-strutturalista, decostruzionista, oggi rappresentato da accademici molto influenti come Judith Butler, secondo cui il genere non dipende dall’aspetto binario che si trova in natura (maschile/femminile), ma dalla volontà soggettiva di un individuo, che fa riferimento alla teoria della “performatività” del genere, espressione che deriva dalla parola inglese performance, ossia comportamento. Proprio la Butler, che è Distinguished Professor alla Graduate School dell’Università di California, Berkeley ha coniato il termine “performative gender” (genere performativo). In base a tale teoria sarebbe quindi la percezione soggettiva manifestata in un comportamento esteriore a determinare il sesso e il genere di una persona. Il suo celebre saggio Fare e disfare il genere, – che rappresenta la “bibbia” dei sostenitori dell’ideologia gender – si sta diffondendo in Italia anche negli ambienti accademici, e sono sempre più numerosi i corsi monografici organizzati nelle università del nostro Paese sulle teorie della Butler, che il 20 ottobre 2023 ha tenuto una Lectio Magistralis alla Scuola Superiore Normale di Pisa, ampi stralci della quale sono stati pubblicati sull’inserto “Salute”, del quotidiano “La Repubblica” (20 novembre 2023) con il titolo Addio al sesso ora a regnare è il genere.

DOMANDA: S’intravede una sorta di antropocentrismo in questa ideologia? Cito alcune parole del compianto don Gabriele Amorth: «Ho paura di chi scambia il male come un bene. È il modo di tentarci di Satana. Come ha fatto con Adamo ed Eva: “Non è vero come ha detto Dio che morirete se ne mangerete, no anzi sarete simili a Lui, potrete decidere voi del bene e del male”».

Il primo Papa che parlò di ideologia gender fu Benedetto XVI il 22 dicembre del 2008, con queste parole: «Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine “gender”, si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore. L’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda. Ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore». Successivamente, in uno dei suoi ultimi discorsi prima delle dimissioni, il 21 dicembre 2012, precisò ulteriormente la posizione della Chiesa rispetto a questa ideologia: «Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più».

Non v’è dubbio che l’ideologia gender sia un riverbero di quello che gli antichi greci chiamavano ὕβρις (hỳbris). Questo lemma rappresenta l’orgoglio umano quando raggiunge la dimensione dell’insolenza e della tracotanza che lo porta a presumere di poter prevaricare, attraverso la propria potenza e fortuna, il volere divino e l’ordine naturale.

È la pretesa dell’uomo moderno di essere misura di tutte le cose. Ed è questa pretesa che lo porta pericolosamente a scimmiottare Dio, anche determinando autonomamente l’identità della mascolinità e della femminilità.

DOMANDA: Quello che fa rabbrividire è il tentativo della propaganda d’indottrinare i giovani per impossessarsi delle loro coscienze, di neutralizzarle e ridurli come zombie che obbediscono a qualsiasi cosa. Il progetto sarebbe eliminare il libero arbitrio? Cosa possiamo fare per risvegliare le menti?

Utilizzare la funzione educativa non per formare e istruire i giovani ma per addottrinarli, è tipico di qualunque sistema dittatoriale. Lo si è già sperimentato in passato.

Il principio della priorità educativa della famiglia rispetto allo stato si è stabilito nel 1948 per la prima volta nella storia dell’umanità. Si tratta dell’articolo 26, terzo comma della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il quale prevede espressamente quanto segue: «I genitori hanno priorità di diritto nella scelta del tipo di educazione da impartire ai propri figli». Perché si è stabilito, per la prima volta nella storia dell’umanità, questo principio fino ad allora pacifico e scontato? Perché dopo la Seconda guerra mondiale l’esperienza mostrò al mondo quanto fu brutale e violento l’indottrinamento dei giovani attraverso il Volksauflärung, ovvero il sistema educativo pubblico del Terzo Reich.

Anche nella dittatura nazista, come in quella bolscevica, si utilizzava la funzione educativa statale per forgiare l’”uomo nuovo” del domani, secondo la prospettiva ideologica del regime. È sintomatico il fatto che la definizione completa del Ministero dell’Istruzione Pubblica tedesco di quell’epoca fosse Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda, ovvero Ministero dell’Istruzione Pubblica e Propaganda. E non è casuale che quelle due competenze, l’educazione e la propaganda, fossero unite nel medesimo dicastero. Come non è casuale il fatto che il ministro dell’istruzione pubblica tedesco dal 13 marzo 1933 fino alla fine del regime fosse il Dr. Joseph Goebbels, il genio malefico della manipolazione e della propaganda.

I bambini e i giovani sembrano sempre essere destinati a divenire vittime innocenti delle aberrazioni ideologiche degli adulti. É quello che sta accadendo anche oggi, e contro cui tutti dovrebbero sentire il dovere morale di reagire e combattere.

Una civiltà che non avverte l’esigenza di difendere i propri figli è una civiltà incapace di vedere il futuro e di pensare alla sua sopravvivenza. È una civiltà destinata ad estinguersi.

DOMANDA: Quello che sgomenta è il coinvolgimento dei bambini in questo orrore, le cui menti sono plagiabili, manipolabili. Lei ha spiegato che in Gran Bretagna viene dato un farmaco a chi lo richiede per bloccare la pubertà. Questo è mostruoso soprattutto perché vi è il permesso dei genitori che dovrebbero vigilare e garantire l’incolumità dei propri figli sotto ogni aspetto. Come possono partecipare al piano anticristico in atto? Dobbiamo pensare che siano stati ingannati?

Il compito educativo dei genitori, nell’ambito della famiglia, riveste un valore ancora più importante soprattutto nel periodo in cui i figli non hanno raggiunto la maturità necessaria per prendere decisioni su se stessi e non sono ancora in grado di vivere autonomamente. Questo periodo rappresenta la fase più delicata di un essere umano, quella in cui il Potere può efficacemente esercitare una manipolazione ideologica. In questo senso si comprende facilmente come San Tommaso d’Aquino arrivasse a parlare di “uterus spiritualis”, spiegandolo così nella Somma Teologica: «Dopo essere uscito dall’utero, prima di poter disporre liberamente della propria vita, sia mantenuto sotto la cura dei genitori come sotto un utero spirituale».

Per questo è giusto definire «terribile» l’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole frequentate da fanciulli immaturi e manipolabili a causa della loro tenera età, e inquietante l’uso di bloccanti ipotalamici, come la triptorelina, per arrestare il processo di sviluppo della pubertà nei bambini.

Il Nemico dell’uomo mostra un’incredibile abilità nell’ingannare il cuore degli uomini. Il punto è che gli uomini, non recependo gli ammonimenti di Dio, che «consentunt diabolo decipiendi», come scriveva Sant’Agostino, finiscono per dare retta al diavolo ingannatore.

DOMANDA Come resistere alla dittatura del pensiero unico? 

Come si resiste e si è resistito in ogni regime totalitario: opponendo la Verità alla menzogna.

Occorre semplicemente fare ciò che faceva il bambino del racconto di Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore, ovvero gridare: «Il Re è nudo!». Quando chiesero al dissidente cecoslovacco Václav Havel come avesse fatto a realizzare la “rivoluzione di velluto”, ossia sconfiggere un regime oppressivo senza spargere una goccia di sangue o sparare una pallottola, lui rispose che ciò fu possibile semplicemente opponendo la verità alla menzogna. Gridando, appunto, che il Re era nudo.

Ciò fu possibile senza armi, senza esercito, senza risorse finanziarie, senza mezzi di comunicazione. Senza potere. Proprio per questo, credo che occorrerebbe rileggere con molta attenzione il suo celebre saggio intitolato Il potere dei senza potere. Anche noi oggi siamo dei “senza potere”, ma abbiamo dalla nostra parte la forza invincibile della verità.

Dobbiamo anche riflettere sul fatto che ogni sistema, ogni visione antropologica, ogni Weltanschauung ogni ideologia, ogni regime, ogni costruzione intellettuale che vada contro la natura, contro la ragione, contro l’uomo e contro Dio sia inesorabilmente destinata ad implodere miseramente. La Storia lo ha ben dimostrato negli ultimi duemila anni. Il punto è che non possiamo limitarci ad attendere l’implosione. Abbiamo l’obbligo morale, nei confronti delle generazioni future, di accelerare il processo di implosione. Opponendo, appunto, la verità alla menzogna.

DOMANDA: Dove sono i Pastori della Chiesa a cui Dio ha affidato il compito di pascere e indicare la via giusta? Questa è una guerra spirituale innanzitutto. L’Avversario sta facendo naufragare l’umanità con una totale ribellione alla creazione. Una umanità senza Dio è preda della follia, diventa nemica di se stessa.

Oggi i Pastori della Chiesa, salvo rare ed encomiabili eccezioni, troppo spesso assomigliano ai guardiani d’Israele «canes muti» di cui parla Isaia 56,10: «I guardiani d’Israele sono tutti ciechi, senza intelligenza; sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare».

La vita senza Dio ricorderebbe un celebre verso di Shakespeare, sarebbe «a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing», una favola raccontata da un idiota in un eccesso di furore e priva di significato (Macbeth, atto V, scena V). La vita sarebbe «una favola», uno strano sogno quindi discorso astratto o immaginazione esasperata  «raccontata da un idiota» e perciò senza capacità di nessi, a segmenti spezzati, senza un ordine vero, una possibilità di previsione, «in un accesso di furore» dove cioè l’unica metodologia del rapporto è violenza, ossia illusione di possesso.

DOMANDA: Il bersaglio è la famiglia che viene attaccata su tutti i fronti come stiamo vedendo. Creare confusione, disorientamento per annientare l’essere umano e la stessa creazione, un disegno diabolico. Mons. Luigi Giussani aveva profetizzato un tale sconvolgimento dell’ordine naturale. Si deve ritornare alla fede se vogliamo vittoria sul male. Mons. Viganò lo ripete spesso nei suoi interventi. «Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Luca 18,8).

Sperimentiamo quotidianamente come la famiglia sia per noi non soltanto il luogo di appartenenza – che identifica il nostro io e ci preserva dallo smarrimento dell’anonimato e dell’estraneità – ma anche l’ultimo baluardo, l’ultimo spazio di libertà tra me e il Potere. Aveva ragione il grande scrittore cattolico inglese Gilbert Keith Chesterton, quando diceva che la famiglia è un «test of freedom», un test di libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé e per sé. Ecco perché il Potere vuole distruggerla. L’obiettivo del Potere è ottenere un uomo solo, isolato, senza radici, senza identità, senza relazioni, senza un luogo d’appartenenza, fragile, indifeso e quindi perfettamente manipolabile.

Tutto ciò lo aveva lucidamente profetizzato, decenni fa, proprio mons. Luigi Giussani con queste parole: «L’interesse del potere a distruggere la famiglia è duplice: prima di tutto, distruggendo questa primordiale unità-compagnia dell’uomo, il potere riesce ad avere davanti a sé un uomo isolato: l’uomo solo è senza forza, resta un pezzo di materia, un cittadino anonimo, è privo del senso del destino, privo del senso della sua ultima responsabilità e si piega facilmente al dettato delle convenienze. La famiglia è attaccata per far sì che l’uomo sia più solo, privo di tradizioni che gli consentano di veicolare responsabilmente qualcosa che possa esser scomodo per il potere o che non nasca dal potere. La seconda ragione, più profonda, è questa: distruggendo la famiglia si attacca l’ultimo e più forte baluardo che resiste naturalmente alla concezione culturale che il potere introduce, di cui il potere è funzione: vale a dire, intendere la realtà atomisticamente, materialisticamente, una realtà in cui il bene sia l’istinto o il piacere, o meglio ancora il calcolo».

Solo la fede ci salva. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà troverà fede sulla terra? Trova oggi questa fede in noi? La fede è domanda, dunque s’esprime in una mendicanza. La vita nella sua povertà, coperta di stracci e piena di ferite, tende alla perfezione, al compimento. E’ l’uomo che anela la presenza di Cristo nella sua vita. Come diceva il filosofo danese Kierkegaard: “Tutto il resto lo si può dimenticare, ma quella presenza non la si dimentica più”. È questa fede che domanda Cristo – con l’umiltà del bambino e con la coscienza dell’uomo maturo, senza misurare gli istanti, ma riempiendo l’istante della propria domanda ; è questa mendicanza l’espressione più alta dell’uomo, l’unica espressione vera dell’uomo. Risiede comunque in questa domanda, nella fede che si esprime attraverso questa domanda, la gioia della giornata, la gioia della vita.

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2 commenti

  • Flavia ha detto:

    Bellissima intervista!
    La diffondo.
    Noi genitori ,adulti ,educatori, dobbiamo
    essere quelle guide autorevoli capaci di fare innamorare Cristo.
    Lui solo è la risposta al vuoto interiore imperante di questa società che Lo ha rilegato fuori dalla loro esistenza.

  • Rolando ha detto:

    Come può parlare di “pensiero unico” chi sa ed è convinto che “Extra Ecclesia nulla salus”?