Corpus Domini in San Giovanni, con Bergoglio e, soprattutto, Tucho…Benedetta De Vito.

3 Giugno 2024 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questo mini-reportage dalla celebrazione del Corpus Domini in San Giovanni in Laterano. Buona lettura e condivisione.

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Dormo, mi pare, in un letto di spine, i sogni sono sassi, il respiro si mozza nella strozza e non arriva al cuore che, lontano, langue nella mestizia, in uno strano disgusto che lo serra in una morsa di ghiaccio. Oh bene, mi dico, alzandomi in questo primo lunedì di giugno, ecco i frutti spirituali della giornata di ieri che doveva essere, per me, di luminosa gioia perché, seguendo il Santissimo, avrei camminato, dopo la Santa Messa, dietro a Lui, da San Giovanni in Laterano fino a Santa Maria Maggiore. Alle tre sono già al Laterano in coda con fedeli e devoti e ognuno ha la propria storia e tutte bellissime. Francesca è Cavaliere del Santo Sepolcro, ci sono le brigidine con le piaghe del Signore sul copricapo, tante suorine di Madre Teresa, sacerdoti altissimi in talare nera, uomini e donne in lunghe sottane rosse di arciconfraternite. Una festa per il cuore. Pura bellezza e nessuno, lo vedo, è tatuato! Dietro di me, una coppia, credo americana, piange per l’emozione quando squillano le prime note di canto, in prova, che vengono dal bianco ventre della Basilica…

E allora? Allora, niente, entriamo e gli angeli del Borromini  danno il benvenuto a noi, fedeli, che sediamo nelle navate esterne. Scelgo il posto e subito m’accorgo che i video per seguir la Messa sono messi male e non si vede un ciufolo, e lo dico al personale che provvede. Un urrà accompagna lo spostamento logico del mezzo e rompe il ghiaccio tra chi mi è seduto accanto. Scopro con meraviglia che un sacerdote in Louisiana sta costruendo una chiesa in stile neogotico e la chiesa, alta diritta verso il cielo e con le vetrate colorate, sarà intitolata alla mamma della Madonnina, Sant’Anna. Meraviglia! Scopro che, seduta accanto a me, c’è un suora della Nigeria, la cui mamma, convertitasi al cattolicesimo da islamica che era, è diventata una vera guerriera dell’Eucarestia.

Oh Signore, ora so perché da giorni sento spirar dentro di me il nome, sconosciuto ai più, di Santa Casilda, principessa islamica, che si convertì alla vera e unica fede…E alla dolce sua figliola prometto un giro insieme tra le bellezze romane e di presentarle la mia dolcissima Elisabetta Canori Mora.

E allora? Allora, avanti, tra bellissime persone. Dalla sinistra, direttamente dal Vicariato, entra il Papa in sedia a rotelle e con lui, nooo, lo vedo subito e gli occhi si chiudono da sé, sì, vedo il cardinale Tucho Fernandez, quello del libro sul bacio. Il cuore fa un balzo indietro. Dico, così senza pensare, alla suora nigeriana che sono qui per Gesù e lei mi risponde sì, io pure. La Santa Messa comincia e tutte le preghiere sono cantate  in latino, tranne il Padre Nostro, così – mi dico riconoscendo il verdigno in quella furberia – si può cantar quel falso per me “non abbandonarci alla tentazione” che vuol significare che il male è in sé autonomo e non, come è, in grembo all’Onnipotente. Satana, avverto i satanisti, è creatura e sottomesso al Signore ed è sempre perdente e ci mancherebbe altro.

E allora? Allora la Messa continua e al momento della Liturgia eucaristica Bergoglio lascia e Tucho raddoppia. Ma come, mi dico, nel momento più solenne della celebrazione, proprio oggi che inneggiamo al Cristo Eucarestia, il Papa si ritira e mette davanti un cardinale? Sissignore è proprio così, ma nessuno sembra farci caso. Sei solo tu, la solita rompi, Bene! Dopo il Mistero della Fede, poi, leggo la quartina che non vorrei mai si recitasse. Quell’”Ogni volta…” che lascia il Cristo morto (e non risorto) e noi nell’attesa (ma se lo abbiamo vivo nell’Eucarestia! E presente nello Spirito Santo!), mesti, tristi, quasi senza speranza.

La Messa è finita. Il Santissimo, coperto da un baldacchino dorato sfila per la navata e poi nel piazzale antistante la Basilica del Salvatore (che tutti chiamano di San Giovanni per essere intitolata anche ai due Giovanni, il precursore e l’evangelista…).

Non Bergoglio conduce, ma chi non so perché il volto è coperto dal Santissimo, a significare, e qui che gioia, che stiamo seguendo il Buon Pastore, Gesù in forma di Ostia santa. Così mi rianimo. Ed esco nel sole che, per l’occasione, ha mandato ai Poli le nuvole e fatto stender dagli angeli l’azzurro del cielo. Camminiamo, ma sono distratta da fole e pensieri.  Il lumino poi  s’incendia e non riuscendo a domar le fiamme, devo spegnerlo a terra e poi buttarlo via nero di fumo. Raggiungo Santa Maria Maggiore e per la folla non vedo nulla, solo odo le preghiere ma non la benedizione. Però laggiù, dolcissima, mi sorride la Salus Populi Romani…

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