Hannibalandia. Nuovi Documenti e Ulteriori Spiegazioni….

2 Giugno 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito ha letto con interesse il commento di Che Disastro al suo ultimo articolo. Il commento leggeva: Che grande la nostra impareggiabile Benedetta a mettere in ridicolo i grandi burattinai, arrivati per finta sulla luna e “tornati” in figura di super eroi, super modelli di civiltà salvifica! Che grande a riconoscere come veri sacrifici umani i milioni di poveri bimbi abortiti (è questo un mio pensiero che rimugino da tempo)!
Mannaggia però…. forse per pochezza mentale, per scarso comprendonio, per mancato aggiornamento, arrivata a un certo punto, non riesco a decifrare: due Paesi, due delitti, il mercoledì, nomi biblici e madre figlio-figlia…
Peccato, la seguo sempre con così tanto piacere, cara Benedetta. Non mi lasci in sospeso.

E Benedetta ha risposto…sotto la risposta trovate le puntate precedenti di questa saga. Buona lettura.

 

Ancora istruzioni per decifrare Hannibalandia per Chedisastro (che deve essere una personcina speciale).

Leggo in un antico manoscritto dei Cabali, ritrovato nell’archivio di Sir Rite Trut, professore di Cabalogia in terra apula e che ho ricevuto da un ricercatore di antiche glosse medievali di Shonack: “I sacrifici umani si svolgevano di mercoledì, essendo il giorno più lontano dalla domenica, cara al Cristan

Tale giorno, wednesday, per gli angli, diviene Wendy, in famosi scritti dei Cabali che narrano le gesta dei verdi panisti (ossia i  procacciatori della materia prima) e , idem, dei bianchi conigli frettolosi. E anche in un lungometraggio dedicato a un luogo di culto dei Cabali.

Il grande sacrificio, detto 194,  giunse in terra apula e poi in quella cristian,  con la morte di un bambino di nome Samuele, figlio di Anna, (apuli) e di una bambina con un nome al femmiile (per  irridere il Dio del cristani) figlia di Maria (terra Cristan)”.

Tutto cominciò nell’Altrove, dopo lo sverginamento falso della luna, con il delitto, una setimana dopo, della luna del Cielo del Mansone (massone).

Qui finisce il manoscritto e così come l’ho trovato ve lo giro e non sono responsabile di quanto vi è scritto. Lo firma un certo VB

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In una bella città di mare, in un fior fior d’albergo blindato dalla polizia e da pochi cronisti, ecco riunite le marionette del Teatro Bocconi. Oh non quelle che si sono già distinte nell’ultimo spettacolo con le due pupille in giacchina rosa cipria, altre, altre. Ché ce ne sono a mazzi, di ogni forma e colore. Qui, affacciate al finestrone, abbiamo le marionette di serie A, quelle che addirittura pensano di non avere i fili che invece si vedono benissimo, anche da lontano. Povere illuse. Lasciamole lì, nella superba certezza di non esser marionette e invece sono pinocchi di legno e spostiamoci invece in una grande villa, sepolta nella verzura, dove sono riuniti gli omini rossi, che tengono in pugno tutti i fili del grande spettacolo in forma arcobalena del teatro Bocconi.

E ora, ingoiate come faccio io questa pilloletta, presa da un libro loro che parla di una bimba e di un coniglio bianco, che vi renderà formichine e dalla fessura, entriamo e aprite bene le orecchie voi pure come me. Oh Signore, quanti pochi sono gli omini rossi, di Hannibalandia, quasi appena dita di una mano! Ma zitti, zitti, e ascoltate bene. Parla uno dei pochi: “E’ tempo fratelli di fare il nostro bilancio verso la vera transizione che è già ben avviata!”. “E non è certo green, ma grim”, ride il secondo, ma il primo lo incenerisce: “Basta con le burle, ci basta Burlone che sai dov’è. A fare il buffone E andiamo avanti. Abbiamo trasformato l’infanticidio, l’offerta di bambini al nostro caro Baal, in diritto e l’abbiamo esportato in tutto il mondo”. Applausi festanti di tutti gli omini rossi. Riprende il primo: “Siamo riusciti anche a farlo accettare nel Paese, anzi nei Paesi, scelti da quello là come nuova patria proprio per contrastare Hannibalandia e tutti ricordate quanta maestria abbiamo usato. Come, fingendo di esser stati sulla luna, siamo sbarcati come esseri semi-divini, salvifici, super-eroi”. Risate generali. E poi, con uno sguardo ammonitore dell’oratore, tutti zitti e mosca.

“Vi ricorderete bene che per inaugurare Hannibalandia lì dove quello là aveva fondato la sua chiesa (in minuscolo, puah!) abbiamo dovuto far le cose in grande, cioè sacrificarne due perché due erano i Paesi, e farlo di mercoledì come sempre, e sceglierli con nomi biblici, mamma e figlio-figlia, per divertirci ancora di più. E lo abbiamo fatto! E quanto divertimento a far sguinzagliare i giornalanti che neppure si chiedono per qual motivo di quei due delitti si parla sempre e ancora mentre di tanti altri, tali e quali, non ci si ricorda per niente”. Risate, risate. “Sì, i pecoroni non vedono nulla e anzi a chi fa notar la verità sputano addosso, tirano le pietre”. “Bè – commenta un altro omino rosso – i giornalanti vivono bene assai”. Risate e risate a sacchi.

“Però”, urla il primo oratore. “Però?” gli fanno eco tutti gli altri. “Però non vi sarà sfuggito che c’è un bambino, Gigino, che ha gli occhi che pungono, un orrido cuore puro ed è protetto da quella là”. E tutti a sputar per terra. Sputò sul libro anche Gigino, che, tirandosi sul capo il manto azzurro, richiuse il suo librone e tutti gli omini rossi scivolarono nel secchio della spazzatura.

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2 commenti

  • Paola Caporali ha detto:

    Va beh, grazie lo stesso, cara Benedetta. Credo, a questo punto, che ci siano cose che Ella non può dire apertamente.

    • Chedisastro ha detto:

      E diciamo comunque grazie alla cara Benedetta per tutti i suoi racconti e le sue notizie ammantate di mistero, per la spinta che ci dà a riflettere su un mondo che non è così semplice come molti credono, per la sua fede coraggiosa che è sempre sottofondo alla sua poesia che incanta e affascina, inimitabile e unica.