Il Fallimento della Meloni sull’Immigrazione. Vincenzo Fedele

16 Maggio 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’ennesima delusione che l’esecutivo in carica ci riserva, rispetto a aspettative e promesse. Buona lettura e condivisione.

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Il fallimento della Meloni sull’immigrazione

Avevo enfatizzato, per il Governo Meloni, il pericolo delle attese eccessive, che sono sempre la premessa di atroci delusioni. Da queste eccessive attese avevo però escluso in cuor mio il fenomeno immigratorio.

Che diamine: in quel campo ci siamo fatti le ossa da tempo. In quel campo sappiamo già come fare. Possiamo solo migliorare.

Inspiegabilmente la devastante situazione è sotto gli occhi di tutti.

Inspiegabilmente ? Non proprio. Anzi!

La tragedia di Cruto è servita egregiamente da catalizzatore per ribaltare azioni chiare e lineari.

Una tragedia che ancora oggi non ha una spiegazione, ma che ha creato un altro cimitero sulle coste calabresi in cui è stato sepolto, anche per l’impatto del numero delle vittime, l’intento del Governo di ridurre, regolare e governare i flussi di disperati in arrivo sulle nostre coste. Non mi meraviglierei se in futuro si scoprisse che questa ulteriore strage è stata ricercata, se non pianificata. Di stragi causate e manovrate abbiamo, purtroppo, nella nostra storia numerosi esempi.

Se, in breve sintesi, analizziamo quella tragedia non si comprende (o si comprende benissimo), come abbia fatto quella imbarcazione a percorrere senza problemi migliaia di miglia dalla Turchia, zigzagare attraverso isole greche (siamo già in Europa, quindi avrebbero potuto sbarcare in sicurezza e tranquillità), bordeggiare attraverso canali stretti e larghi, risalire le coste greche dell’adriatico, attraversarlo e presentarsi sulle coste calabresi. Sino a poco prima del fattaccio le capitanerie di porto che seguivano sui radar l’imbarcazione erano attivate per predisporre i soccorsi (coperte, cibo, alloggio, medicine, ecc.) e le operazioni di contenimento e confinamento a terra dei nuovi arrivati, non avendo ravvisato necessità di intervento non rilevando pericolo alcuno. Invece si scatena, a due passi dalla costa, la tragedia inattesa ed inspiegabile dovuta a fatti, appunto, inspiegati (un improvviso, violento e voluto dietro front ? Un trasbordo da una imbarcazione più grande ad altre più piccole e sgangherate che attendevano ? altro ?).

Fatto sta che questa tragedia, e gli errori della sua gestione mediatica, stanno pesantemente condizionando tutto il “mercato” degli arrivi clandestini. La Meloni ha dovuto convocare un appariscente e pubblicizzato Consiglio dei Ministri a Cruto per dimostrare l’azione del Governo e la gestione dei flussi migratori. La marina militare e le capitanerie dei porti si sono adesso sostituite alle navi ONG e, con una efficienza certamente migliore delle navi di Soros & C., traghettano i passeggeri dall’Africa a Lampedusa, Sicilia, Calabria.

Se con la Lamorgese gli arrivi erano triplicati rispetto a Salvini, con Piantedosi, cioè con la Meloni, si sono decuplicati. Altro che i blocchi navali di prima delle elezioni.

Ricordiamo, anche su questi argomenti, i pensieri della Meloni ante 25 settembre:

Il 29 gennaio 2022 scriveva su Telegram – Altre centinaia di immigrati clandestini in arrivo a Lampedusa. L’Italia ha bisogno di un governo che sia in grado di difendere i propri confini. Questi incompetenti devono andare a casa.

Il 2 maggio 2022 rilanciava – Le politiche migratorie della sinistra hanno fallito – Blocco navale subito.

Il 6 agosto 2022 – in piena campagna elettorale – Il blocco navale europeo in accordo con le autorità del nord Africa, che da anni propone Fratelli d’Italia, altro non è che l’attuazione di quanto proposto dall’Unione Europea già nel 2017 e ribadito numerose altre volte. Chi oggi blatera che “il Blocco navale non si può fare perché è un atto di guerra”, dimostra la sua totale ignoranza sul tema immigrazione.

Il 7 agosto 2022 – Fermare le partenze dei barconi, in accordo con le autorità nordafricane, è l’unica strada per ripristinare il rispetto delle regole e fermare le morti in mare. Siamo pronti a difendere i confini dell’Italia e dell’Europa.

Il 19 agosto 2022 contrapponeva le proposte di destra e sinistra: – Su gestione immigrazione clandestina: NOI – Difesa dei Confini – Blocco navale per fermare la tratta di esseri umani ed i morti in mare. LORO: Porti spalancati e sbarchi di massa – Hotspot stracolmi in condizioni disumane.

Oggi sembra che la destra abbia abbracciato in toto i sinistri modi di fare. Hotspot strapieni, Lampedusa con 1.000 – 2.000 ospiti su una capienza di circa 300, arrivi continui e porti aperti dappertutto, ecc.

Ma, oltre le promesse non mantenute, guardiamo il quadro generale.

La prima risposta mediatica, dopo gli errori marchiani dei primi momenti successivi alla tragedia, è stato il Consiglio dei Ministri a Cruto. Come dire, se l’arrosto non c’è occorre, almeno, fare un po’ di fumo. Come per il CdM convocato il primo maggio per il lavoro.

La seconda ha previsto le strette di mano in Africa (Tunisia, Etiopia, parte della Libia che arriva a Roma, ecc.), triste remake delle inconcludenti passeggiate di Draghi – DiMaio e con il nuovo florilegio del Piano Mattei a futura memoria. L’inconcludenza di questi incontri fa il pari con lo stesso risultato in sede europea: un appoggio ottimistico e di facciata seguito dal nulla messo in pratica e dai siluri mirati e maldestri di Francia e Spagna.

Per il resto, la scelta strategica del Governo è di inviare la nostra portaerei Cavour nei mari della Cina invece di utilizzare la marina militare per difendere le nostre coste. E’ anche emblematico che la prima risposta alle insolenze francesi sia arrivata dal nostro Ministro degli Esteri, Tajani, con dichiarazioni e annullamento della visita programmata, invece che dal Ministro degli interni. La certezza che la partita migranti si giochi sul tavolo dei rapporti internazionali è un dato di fatto.

Che i flussi migratori siano un misto di demografia e geopolitica lo afferma anche Rudolf G. Adam, illustre diplomatico tedesco,in un interessante articolo ” Looming demographic shifts in the 21st century “.

Secondo Adam “Il cambiamento demografico è come uno spostamento tettonico: il movimento si accumula impercettibilmente e poi innesca un devastante terremoto. Il 21° secolo si preannuncia violento e pieno di sconvolgimenti”.

Silenziosamente, camuffandolo da aiuti umanitari, fuga da guerre per procura e provocate, da riscatto economico o sociale che sia, ci stanno imponendo anche questo assalto alla nostra sovranità che, unita alla bassa natalità, porterà alla sostituzione etnica ed allo stravolgimento della nostra civiltà come finora conosciuta.

Questa è anche la logica conseguenza della globalizzazione selvaggia che da un mondo unipolare a guida USA è già approdata ad un multipolarismo che, però, è sfuggito di mano agli apprendisti stregoni e che porterà ad un nuovo mondo, magari non più unipolare, ma a guida cinese invece che occidentale.

Oggi sembra incredibile, ma nel 1950 la popolazione europea era il doppio di quella africana. Le proiezioni ci dicono che nel 2100 la popolazione africana sarà 10 volte quella europea.

Storicamente la crescita della popolazione è correlata a mercati ed economia in sviluppo, forza militare e maggior potere della nazione popolosa. Ma lo sviluppo deve essere lento, costante e diffuso. L’esempio della Cina è sotto gli occhi di tutti.

Una popolazione numerosa e qualificata è una precondizione per un potere economico, politico e militare, ma se la crescita della popolazione supera la crescita economica e se il sistema educativo non consente lo sviluppo di qualifiche professionali, allora l’aumento delle popolazioni porta instabilità, impoverimento, disordini e conflitti che aprono le porte a potenze straniere che, mestando nel torbido, cercano di accaparrarsi risorse strategiche.

Questa è la situazione attuale dell’Africa sub-sahariana dove la violenza endemica e gli scontri tribali precludono lo sviluppo, che sarebbe possibile oltre che auspicabile. Gli scontri interni e la conseguente fuga dei giovani più intraprendenti, che vuol dire fuga di cervelli, la condannano alla dipendenza da forze straniere che la condizionano con le influenze, la corruzione, la tecnologia e gli investimenti.

L’unica realtà che aveva cercato di sottrarsi a questa logica era stata la Libia di Gheddafi, e sappiano che fine ha fatto, purtroppo con la nostra complicità.

Oggi il nostro Paese avrebbe la possibilità concreta di guidare lo sviluppo di queste nazioni che, pur nella corruzione endemica, cercano di svincolarsi dal post-colonialismo. Oltre alla vicinanza geografica, avremmo autostrade di credibilità da percorrere, prima ancora di costruire quelle vere in asfalto ed acciaio, non essendo macchiati dallo oppressioni coloniali degli altri. Anche i pochi Paesi che avevamo occupato (Etiopia, Eritrea, ecc.), ci riconoscono un livello predatorio minimo e non macchiato da secoli di sfruttamento, unito ad una umanità di fondo del nostro popolo.

In questo quadro, e con la potenza diplomatica dell’ENI alle spalle, dovremmo solo operare secondo logica e l’Europa, per il bene comune, dovrebbe aiutarci in questo e non seguire la Francia che difende solo gli ultimi singulti di un colonialismo predatorio che gli africani, stimolati da Cina e Russia, stanno faticosamente cercando di scrollarsi di dosso.

La Tunisia è allo sfascio completo con l’ economia al collasso. Gli sforzi che hanno fatto per non vedere la propria nazione travolta dalla rivoluzione delle primavere arabe (come il marketing delle multinazionali ha ribattezzato i cambi violenti dei regime indesiderati), possono essere appagati solo da noi. Lo sanno bene anche i tunisini che, oltre ad appoggiarsi alla Russia, auspicano la nostra collaborazione. Pattugliamenti congiunti delle loro acque territoriali, insieme ad aiuti economici, sotto forma di investimenti e non di elemosina da perpetuare nel tempo, sarebbero graditi anche dal Governo tunisino che è con l’acqua alla gola.

Stessa cosa per la Libia che, pur divisa in due contropoteri tra Cirenaica e Tripolitania, accetterebbe un analogo blocco, anche se non con l’entusiasmo tunisino.

Il blocco navale era la massima priorità per la Meloni, prima delle elezioni, come abbiamo anche visto dalle esternazioni sopra ricordate, ma non è stato attuato ed è proprio sparito dalle opzioni considerate.

Notevole è il fatto che non si abbia notizia, neanche alla lontana e neanche a parole, di rimpatrii. Tutti conoscono la forza del tam tam che gli sbarcati esercitano sulle moltitudini in attesa dell’imbarco e su tutta la retroguardia che è in attesa di sostituire la prima linea. Anche solo la notizia che, con accordi bilaterali, gli sbarcati che non hanno diritto a rimanere in Italia vengono subito riaccompagnati alle nazioni di partenza ed il loro nome cancellato dalla concessione di futuri permessi di soggiorno legali, indurrebbe una fortissima riduzione, se non la cessazione, delle avventure suicide sui barconi della morte. Le immagini dei nostri telegiornali sono viste ed apprezzate in tutto il nord africa sin dai tempi di Raffaella Carrà. Pensiamo all’impatto che avrebbe, in Africa prima ancora che da noi, se un decimo del tempo che le immagini dei media dedicano al recupero ed agli sbarchi venissero dedicati a mostrare file di clandestini che vengono riaccompagnati agli aerei o alle navi per il rimpatrio.

Invece nulla di tutto ciò avviene ed i numeri sono impietosi: 13.000 arrivi nel 2021 – 12.000 nel 2022 – 45.000 in questi soli primi mesi del 2023. Una ignobile debacle che fa quasi assurgere l’inconcludente Lamorgese ad eroico difensore dei nostri sacri confini.

Questi, oltretutto, sono i numeri ufficiali, certi e conosciuti. In realtà sono moltissimi i “barchini” che arrivano in silenzio sulle coste, senza identificazione e conteggio dei nuovi arrivati. A questi devono aggiungersi gli arrivi dal nuovo fronte orientale di cui nessuno parla. A Trieste non vi è più un valico controllato. La frontiera Schengen è in Slovenia, che non ha molta voglia di effettuare controlli, sapendo che è solo un Paese di transito per arrivare in Italia. Da qui passa chi scappa dal Pakistan, dalla Siria, dal Bangladesh, ecc. Stessa cosa accade in Austria, con controlli quasi nulli essendo anche l’Austria un Paese di transito. I controlli “interni” sono i vigore solo a Ventimiglia con la Francia che effettua da anni i rimpatri forzati verso di noi senza alcuna nostra azione dissuasiva e senza che l’Europa dica nulla in merito.

Non si sa (io lo so), se anche questo atteggiamento rientri nella sudditanza totale indotta dal ricatto della UE, della NATO, della BCE, del WEF, di Davos e di tutti coloro che muovono le fila da dietro le quinte.

Se gli impegni NATO, comunque da valutare, ci impongono forniture di armi e supporti all’Ucraina, anche stracciando la nostra Costituzione, non possono vietarci di difendere le nostre frontiere. Non possono vietarci di rimpatriare i clandestini indesiderati. Non possono vietarci di pubblicizzare questi rientri. Eppure il nostro Governo non fa nulla su questi fronti.

Certo che se manca la volontà politica tutto il resto viene di conseguenza. Allora ci si limita ai proclami in favore di telecamere, con programmi a lunga scadenza per occultare l’assenza di azioni a breve per fermare la continua invasione di disperati a casa nostra.

Anche sull’immigrazione, quindi, le promesse elettorali rimangono nel libro dei sogni e, probabilmente rientrano nella limitazione della sovranità che la Meloni diceva che avrebbe combattuto e che, invece, accetta supinamente. Certo, l’autonomia del cagnolino dipende anche dalla lunghezza del guinzaglio, e nel nostro caso sembra che si accorci sempre più.

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2 commenti

  • Luciano Motz ha detto:

    Un tanto per l’esattezza, dal 1° gennaio 2023 la Croazia è entrata nell’area Schengen, pertanto la frontiera Schengen non è più il confine sloveno, ma quello croato.
    Alle politiche 2022 io ho votato Alternativa per l’Italia, ma comunque confidavo in una vittoria del centrodestra, pur deluso dalla posizione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sul conflitto ucraino. Ma il fallimento del governo Meloni non si limita all’immigrazione e tocca quasi tutti i temi dell’attività governativa, come si può costatare andando a vedere dietro le immagini di facciata.

  • massimo trevia ha detto:

    Da tempo penso che forse la ragione per cui la Meloni,ma non solo(e gli alleati?)sta deludendo con l’immigrazione coincide con la ragione per cui e’ simpatica a…..Bergoglio.Ecco perche’ la Chiesa e’ cosi’ soddisfatta…..la destra sta facendo la stessa cosa della sinistra e purtroppo non nel senso della canzone di Gaber!!!!

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