Eh no, Cari Traduttori CEI, Eresie Perniciose non Sono Fazioni…

27 Aprile 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico del nostro sito ci segnala questo articolo di Investigatore Biblico, che offriamo alla vostra attenzione, ringraziando l’autore. Buona lettura e condivisione.

§§§

Carissimi lettori

Oggi vi sottopongo una traduzione errata della Cei 2008 contenuta all’interno della Seconda Lettera di Pietro.

Prestate molta attenzione perché è davvero colossale.

Il versetto in esame è 2 Pt 2,1.

CEI 1974: “ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose…”(2 Pt,2,1);

VULGATA: “sicut et in vobis erunt magistri mendaces, qui introducent sectas perditionis et eum…» (2Pt 2,1) ;

 

CEI 2008 : “..ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni che portano alla rovina” (2Pt 2,1).

Paragonando le traduzioni, ho avuto un collasso.

 

La traduzione del 74 utilizza il termine “eresie perniciose”, insinuate da “falsi maestri” durante gli ultimi tempi; la Vulgata traduce con il termine “sectas” (dal latino secta: dottrina, scuola filosofica, setta religiosa, ecc..); infine, la CEI 2008, come un coniglio dal cilindro, ci fornisce magicamente il termine “fazioni”.

 

Prima del mio commento, leggiamo il termine originale greco “AIRESEIS”, che ha un solo significato: “ERESIE”.

San Pietro, nella Sua II Lettera, mette in guardia dai falsi maestri che negli ultimi tempi introdurranno “ERESIE”, non “fazioni”, come traduce la 2008.

Voglio prendere come esempio la semplicità, partendo da un qualsiasi dizionario di Lingua Italiana.

La differenza sostanziale sta nell’oggettività del termine ‘eresia’, definito dottrina contraria a una verità di fede proposta dalla Chiesa cattolica come rivelata da Dio, contrapposta al relativismo evidente che emerge dal generico termine ‘fazione’, definito dal dizionario setta, partito politico che nutre accesa intolleranza verso gli altri partiti.

A questo siamo arrivati, dunque? A mettere in discussione l’oggettività della Dottrina Cattolica da parte dei Cattolici, eliminando il – fastidioso, obsoleto e di sapore medievale – suddetto termine ‘eresia’?

Lo sostituiamo con ‘fazione’, come ad indicare che, sotto sotto, non dobbiamo prendere troppo sul serio la dottrina, e non sia mai, di conseguenza, definire eretiche le dottrine anticristiane?

A mio parere questo errore non rappresenta uno strafalcione o una sottigliezza. Più mi immergo in questo mio percorso di ricerca, più mi convinco che la matrice di questi cambiamenti non è per nulla casuale, al contrario è ideologia ben radicata.

Il termine fazione mi generalizza tutto. Mi fa confondere e non mi fornisce una soluzione nella Dottrina. Il termine eresia, al contrario, definisce come una cesoia ciò che non devo seguire, grazie agli ammonimenti del nostro amato primissimo Papa Pietro.

Le fazioni teologiche, del resto, sono sempre esistite anche nei secoli successivi: Agostiniani contro Tomisti, Francescani contro Domenicani, realisti contro idealisti. Ma tutti i Padri di queste scuole teologiche hanno dato il loro fondamentale contributo allo sviluppo della teologia.

San Pietro, però, non fa riferimento a un ‘partito avverso ad un altro’ (fazione)! Si riferisce a dottrine contrarie alle verità di Fede (eresie)!

Anche un bambino comprende questa differenza!

Che l’eresia si sia infiltrata nella Chiesa Cattolica ce lo aveva, appunto, predetto Paolo VI il 29 Giugno 1972 con queste parole : “Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi, il Santo Padre afferma di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Dalla scienza, che è fatta per darci delle verità che non distaccano da Dio ma ce lo fanno cercare ancora di più e celebrare con maggiore intensità, è venuta invece la critica, è venuto il dubbio. Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare: «Non so, non sappiamo, non possiamo sapere». La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno.

 

E direi che la profezia riguarda anche queste scellerate traduzioni. L’eresia di eliminare il concetto di eresia.

 

Ripeto (non è arteriosclerosi), anche Paolo VI, un paio di millenni dopo San Pietro, non parla di semplici fazioni, di partiti o di vedute teologiche diverse, ma di vere e proprie eresie!

 

 

Pare, di conseguenza, che i traduttori 2008 vogliano eliminare dalla Scrittura questa scomoda parola (eresia), perché è meglio pensare che l’eresia non esista più (secondo i nuovi canoni relativisti) e che ognuno sia libero di esprimere come vuole le proprie idee, anche in campo dottrinale.

 

Sdoganiamo l’assoluto, obsoleto e fuori moda, e lasciamo libero spazio alla dittatura del relativismo (cit. Benedetto XVI).

 

In fondo, facendoci un esame di coscienza, non sono forse numerose le cose per le quali dovremmo scandalizzarci ed opporci, e, invece, restiamo a guardare ormai abituati?

 

Talvolta, invece di ascoltare con atteggiamento diplomatico, dovremmo riconoscere come eresie tante dichiarazioni anche di illustri prelati.

 

Cosa ne pensate, ad esempio, dei seguenti articoli? Non ne faccio un assoluto, per carità. Ma forse è giunto il momento di aprire gli occhi e renderci conto che la Chiesa sta scivolando verso posizioni, appunto, eretiche:

 

Eutanasia

Aborto: farneticazioni

Sono solamente due esempi, estratti da testate che hanno ben espresso da tempo alcune posizioni. In particolare negli ultimi 10 anni.

Ho imparato a prendere tutto con le pinze, lo ammetto. Come spero lo facciate anche con me, per correttezza verso la verità.

Tuttavia, tornando al tema delle traduzioni, mi pare che l’evidenza parli da sé e che lo scempio verso la Scrittura sia senza precedenti.

Educate la nuova generazione con nuove parole, diverse nel significato, e nel futuro i credenti non sapranno nemmeno cosa significhino certe antiche e sagge parole.

 

Investigatore Biblico

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32 commenti

  • Federico ha detto:

    Ad utilità dei lettori che non hanno o non sanno consultare il vocabolario di greco antico:
    il termine αἵρεσις , nel vocabolario più conosciuto da decenni (per capirci, quello di Lorenzo R….), quarantesima ediz., pag. 43, colonna sinistra, 4° riga: “setta religiosa; eresia, NT” (ossia Nuovo Testamento). Unici significati riportati in relazione al Nuovo Testamento.
    Il significato di “partito o fazione”, considerato da qualche sedicente grecista, leone da tastiera, è stato utilizzato dal solo Idomeneo di Lampsaco vissuto intorno al 300 a.C. . In nessun altro testo greco è risultato utilizzato con tale significato.
    Se i personaggi che qui si spacciano per dotti cultori di lingue morte, avessero l’umiltà almeno di leggere i dizionari per intero, forse la cantonate sarebbero di livello quasi umano. Ma si sa, l’umiltà è pretesa, raramente è offerta.

    • gabriele ha detto:

      Innanzitutto, qual è si scrive senza apostrofo, ma son sicuro che sia un errore dovuto a frettolosa digitazione🙂 Io non avevo neppure intenzione di intervenire in questo dibattito: l’ho fatto dopo aver visto che Lei, ad un signore che menzionava i dizionari e i sinonimi, con la sua consueta asprezza e sicumera ha risposto parlando di “vuole il suo vocabolario personale” e tirando in ballo la saccenza e l’ignoranza: a quel punto ho voluto far notare che c’è almeno un dizionario dei sinonimi e contrari che considera sinonimi quelle due parole, quindi prudenza vorrebbe che ci si astenesse dal parlare di ignoranza, visto che non è possibile conoscere tutti i dizionari del mondo. Comunque, non sono setta e fazione l’oggetto del contendere, perché l’articolo verte sulla parola eresia (non starò sempre a mettere le virgolette, per fare prima). Innanzitutto, sono stati proprio i precedenti biblisti e studiosi a non aver tradotto con eresia, quindi non c’entra nulla il discorso di voler essere moderni/modernisti. L’articolista scrive che l’unico significato possibile in questo caso è eresia, ma nessuno, a partire da Girolamo, ha mai tradotto con “eresie” (in latino c’è una parola apposita, haeresis, ma lui ha usato secta), tranne Cei74, Interconfessionale In Lingua Corrente e Nuova Riveduta (parlo delle più note in lingua italiana, non potendo conoscere tutte le Bibbie del mondo). Antonio Martini, Ricciotti, Marco Sales (tutta gente di molto precedente il tanto odiato, da taluni, Concilio Vaticano II) hanno tradotto “sette”, quindi nel non voler tradurre “eresie” non c’è nessuna volontà di cancellare l’illustre passato. L’articolista, per criticare Cei08, avrebbe quindi dovuto fare il confronto tra fazioni/sette e non (o almeno non solo) tra fazioni/eresie, dato che, come dimostrano proprio gli illustri precedenti, eresie non è affatto l’unica soluzione possibile. È vero che il Rocci indica eresia nel NT, l’avevo visto un paio di giorni fa, ma nello scrivere oggi il commento mi era sfuggito, tuttavia in un messaggio mail all’articolista l’avevo scritto. Ma, pur proponendo il Rocci l’opzione eresia nel NT, non si sa a quale versetto lo riferisca; e per altri dizionari, invece, tale significato nel NT non c’è. Oltre al Montanari già citato, abbiamo il vocabolario greco-francese Bailly, che cita esplicitamente 2Pt 2,1 e lo traduce, insieme a 1Cor 11,18 e Gal 5,20, “partito politico, fazione”; per il NT propone anche “setta religiosa” e anch’esso riferisce “eresia” esclusivamente ai Padri. Dunque, per un Rocci che dice una cosa, ne abbiamo due che ne dicono un’altra, e non essendo nessuno dotato dell’infallibilità, le opinioni di tali studiosi sono tutte degne di eguale stima. Il Montanari dedica peraltro molto più spazio al greco biblico che non il Rocci, più centrato sul greco classico. A Montanari e Bailly si aggiunge, ripetiamo, il Vocabolario di greco biblico Vigini, che il significato di eresia non lo cita proprio; se qualcuno crede di saperne di più, è libero di scrivere alle case editrici di tali libri per proporre le eventuali correzioni. Poi, non è vero che il significato di “partito, fazione” sia utilizzato solo da Idomeneo di Lampsaco: Montanari cita Appiano, quindi, anche qui, sarebbe bene non lasciarsi andare ad affermazioni categoriche e lapidarie. Poi qui nessuno si spaccia per dotto cultore di lingue classiche e non c’è nessun sedicente grecista: per valutare le analisi linguistiche di questi articoli, non serve una laurea in Lettere Classiche, basta aver fatto un mese di ginnasio: a tal proposito, Le suggerisco di andare a cercare un articolo di qualche mese fa sul sito “Traditio Marciana”, in cui si commenta nei particolari l’analisi grammaticale greca compiuta da questo Investigatore in un articolo sul Magnificat. Poi sarebbe bene rapportarsi agli altri con buona creanza, parlando di dati oggettivi ed evitando giudizi e apprezzamenti personali su chi non si conosce, mantenendo l’interlocuzione ad un livello di civiltà e buona educazione, evitando di salire sul piedistallo per tacciare altri di ignoranza, leoni da tastiera, di non saper usare i dizionari ecc. Io per esempio al liceo ho sempre avuto ottimi voti negli scritti di greco e latino, il dizionario Rocci lo sapevo usare bene, quindi anche qui sarebbe bene evitare di fare affermazioni trancianti e praticare un po’ di prudenza. Io ho avuto un professore che sapeva parlare correntemente latino, greco antico e moderno e tradurre all’ impronta qualunque brano, eppure era timido e umile e ben lontano dall’usare certi toni sprezzanti e di superiorità. Poi io non ho un’ideologia da difendere a tutti i costi e guardo alle questioni senza fanatismo e preconcetti. Nessuno dice che Cei08, sia infallibile: queste traduzioni sono questione di interpretazione, per cui una scelta può essere preferibile rispetto ad un’altra, possono esserci rese migliori di altre, più o meno fedeli al testo originale e certamente possono essere oggetto di riflessione critica, mettendo da parte i furori ideologici e considerando le questioni con serietà, serenità e obiettività e senza pregiudizi. Coloro che hanno tradotto eresie avranno avuto le loro buone ragioni, come tutti gli altri che hanno fatto scelte diverse. La Bibbia Tob edizione italiana, per esempio, in nota pare non apprezzare la traduzione Cei08 del versetto in oggetto e preferisce la versione francese “dottrine” (anche qui, non eresie); c’è una Bibbia delle Paoline chiamata “Via Verità e Vita”, in cui i curatori evidenziano sovente nelle note le differenze tra le versioni 74 e 08 e dicono quando secondo loro è meglio l’una o l’altra, quindi non c’è nessuno che sia ideologicamente schierato a difendere ad ogni costo la Cei08, mentre pare proprio che ci sia chi per ideologia e partito preso la vuole ad ogni costo denigrare, come frutto della “falsa Chiesa” (capitanata da Benedetto XVI, perché c’era lui nel 2008). Sarebbe auspicabile rapportarsi, a questi argomenti come a tutto il resto, con serenità e pacatezza, senza pretendere di sapere tutto e di avere la verità in tasca, cercando di informarsi da tutte le fonti serie competenti (cioè: libri e riviste specializzate curate da studiosi di professione, con titoli e credenziali riconosciuti dalla comunità accademica) e non solo da quelle che confermino le proprie idee preconcette; e soprattutto non dimenticando mai il rispetto umano dovuto agli altri, a maggior ragione se sconosciuti. Poi, se si vuole evitare che tali articoli siano commentati da presunti ignoranti o sedicenti esperti, ci sarebbe una soluzione molto semplice: invece di pubblicarli su blog di carattere generale cui può accedere ogni tipo di lettore (da quelli che si bevono la qualunque a quelli cui piace ragionare e confrontare le fonti), basterebbe inviarli, per esempio, alla “Rivista Biblica” delle Dehoniane, o a “Biblica” del Pontificio Istituto Biblico o analoghe pubblicazioni presso Facoltà Universitarie, in modo da non essere calati dall’alto come verità ex cathedra ai naviganti del web, ma offerti al parere delle persone competenti.

    • gabriele ha detto:

      Aggiungo che sì, in un commento precedente ho sbagliato a dire che nessun dizionario attesta il significato di eresia nel NT, perché mi ero dimenticato del Rocci (gli altri comunque dicono diversamente), ma Lei, più che preoccuparsi delle “cantonate” dei commentatori, bollandoli come “personaggi che qui si spacciano per dotti cultori di lingue morte, avessero l’umiltà almeno di leggere i dizionari per intero, forse la cantonate sarebbero di livello quasi umano”, farebbe bene a stigmatizzare anche e soprattutto le cantonate del suo amato Investigatore. Per esempio quella dell’indizio 129, ove il Nostro scrive testualmente, a proposito di Lc 22,11: <>. Ora, qualunque studentello della prima settimana di ginnasio sa che quell’affermazione è palesemente errata, perché come Lei certamente saprà, Λέγει σοι ὁ Διδάσκαλος vuol dire “dice a te il maestro”, cioè “Il Maestro ti dice”, essendo σοί (a te) il dativo di σύ (tu). “Il tuo maestro” sarebbe ὁ Διδάσκαλος σοῦ (il maestro di te, il tuo maestro). E qui non ci sono interpretazioni di sorta, non c’è da scegliere sul vocabolario il significato. La grammatica non è un’opinione, infatti sia Cei74 che Cei08 traducono correttamente, eppure l’Investigatore dice che tutte e due le versioni sono sbagliate, senza neppure porsi il dubbio, nel fare la sua errata traduzione, che forse potrebbe essere lui a sbagliarsi e le due bibbie ad avere ragione. E di esempi come questo se ne potrebbero fare tanti. Ora, noi, pur senza essere grecisti, dovremmo prendere passivamente e senza discutere lezioni di traduzione da uno che non sa tradurre “léghei soi ó didaskalos”? Io personalmente so di essere ignorante e infatti non vado in giro a dare lezioni alla Cei e ai suoi traduttori, ma almeno le declinazioni, l’analisi logica e la differenza tra un dativo e un genitivo le conosco. Quindi qua non siamo certamente noi commentatori che ci spacciamo per dotti cultori di lingue morte, noi non scriviamo articoli per insegnare alla Cei a tradurre: le Sue lezioni sull’uso dei vocabolari (e delle grammatiche) e le Sue reprimende sulla sedicente conoscenza del greco, oltre che a noi (che non abbiamo la pretesa di insegnare il mestiere a nessuno) farebbe bene a indirizzarle a chi le “cantonate”, colossali, le prende mentre vorrebbe dare lezioni agli altri.

      • Federico ha detto:

        Egregio signore, ci ha messo alcune pagine per ammettere (alla buon’ora!) che l’autore dell’articolo non si è inventato nulla, come inizialmente avevate scritto lei ed altri. Ci risparmi almeno, dopo le sue magre giustificazioni postume (del tipo “mi era sfuggito”!!!), ridicole osservazioni riguardanti refusi materiali dovuti, com’è chiaro, all’uso di una tastiera telefonica: non ho ritenuto di ricambiare in relazione ai suoi non meno numerosi refusi. Comunque l’importante è che i lettori abbiano compreso la debolezza delle vostre argomentazioni. Non serve continuare con le discussioni sui dizionari: mi pare evidente che se uno non li sa utilizzare può ottenere, come ho già detto, traduzioni degne del miglior Totò.

        • gabriele ha detto:

          Nel commento precedente è saltata non so perché la citazione tratta dall’indizio 129 dell’Investigatore, che è questa: “”il testo originale greco di Luca riporta: “Leghei soi o didaskalos”, che, tradotto letteralmente, non significa “Il Maestro ti dice”, ma “Il TUO Maestro dice””. Come ho scritto prima, questa analisi è completamente sbagliata, per i motivi spiegati prima (soi=a te, dice a te il maestro). Per tradurre questa frase elementare, Federico, basterebbe conoscere la declinazione del pronome sú e la differenza tra genitivo e dativo, oppure avere l’umiltà, siccome tutti traducono così, di chiedersi il perché e andarsi ad informarsi, invece di inventarsi una traduzione sbagliata. La invito a leggere pure l’indizio 82, dove il Nostro accusa la Cei08 di aver messo in bocca a Paolo parole che mai avrebbe pronunciato, traducendo “euanghélion mou” (Rm 16,25) con “mio vangelo”: dice che mou può voler dire “me”, quando qualunque ginnasiale sa che vuol dire “di me”, essendo genitivo e non accusativo. E anche senza sapere il greco, Girolamo ha “evangelium meum”, un latino facile da capire. Potrebbe poi leggere l’indizio 62, dove il Nostro critica la traduzione di “kaí labón potérion” con “prese UN calice”, dicendo che i traduttori hanno aggiunto di sana pianta un articolo indeterminativo e, siccome negli altri vangeli c’è l’articolo determinativo (tó=il), anche qui busogna tradurre “il calice”. Ma chiunque abbia studiato il greco a scuola, sa che quando non c’è l’articolo determinativo, la regola è tradurre con l’indeterminativo, che dunque non viene “aggiunto di sana pianta”: lo si mette perché la traduzione letterale “preso calice” in italiano non esiste, si dice “preso un calice”; volendo fare una traduzione libera, l’articolo determinativo si può mettere, ma allora sarebbe quello ad essere “aggiunto di sana pianta”. Poi c’è l’indizio 81 (Lc 1,55), dove il Nostro scrive: “”…il termine “elalesen”, letteralmente “parlando””(due volte, lo dice). In realtà, come Lei certamente saprà, elálesen non vuol affatto dire letteralmente “parlando”: il gerundio presente italiano è reso in greco antico col participio presente o aoristo (lalón o lalésas). Qui è un indicativo aoristo terza persona singolare e si traduce col passato remoto: parlò, disse, promise. Poi aggiunge che “eis to aioma” vuol dire letteralmente “dentro il senza fine”: ma certamente Lei saprà che “Eís to” non vuol dire “dentro il” (che invece è “én to”): eís+accusativo esprime moto a luogo, direzione nello spazio o nel tempo; lo stato in luogo (dentro il) con én+dativo. Nell’indizio 75 (Lc 1,49) scrive: “”ὅτι ἐποίησέν μοι ⸀μεγάλα ὁ δυνατός”. Traducendo in modo letterale riportiamo: oti: che
          epoiesen: fatto
          moi: me
          megala: grande
          o dunatos: l’Onnipotente””. Invece, come Lei certamente saprà, epoíesen non vuol per niente dire “fatto”, ma “fece”, essendo un indicativo aoristo; al limite, volendo tradurre liberamente “ha fatto”. Moi non vuol dire me, bensì “a me” (oppure mi”), essendo dativo; me, accusativo, in greco è με. “In me” si dice ἐν ἐμοὶ, en emoí. Megála non è grande, ma grandi. E il Nostro continua così: “”La Vulgata traduce dal greco: “Quia fecit mihi magna”: “Grandi cose ha fatto in me””. Ma anche qui, mihi non vuole affatto dire “in me” (che in latino è uguale all’italiano, in me), bensì “a me”: si tratta di conoscere la differenza tra i casi delle declinazioni e le loro funzioni in analisi logica. Poi, se si vuole far dire ai testi non quello che dicono, ma quello che si vorrebbe dicessero, è un altro discorso. Da queste brevi considerazioni, Federico, si può concludere che certamente i commentatori qui presenti non sono degli eminenti cultori di lingue classiche né esperti grecisti o latinisti, tuttavia si può dire lo stesso del nostro simpatico “Investigatore”, per cui possiamo prendere con bel paio di pinze le cose che il Nostro scrive e senz’altro non farci dare lezioni di traduzione da lui (da altri, professori di Lettere nei licei e nelle Università, ben volentieri) e possiamo garbatamente invitarLa nuovamente ad indirizzare i suoi strali contro le “cantonate” (e le sue lezioni sul modo di tradurre e usare i vocabolari), prima che ai commentatori degli articoli, all’articolista medesimo. Prima di insegnare agli altri, cominciate voi stessi, a studiare, partendo dalle basi, se non l’avete già fatto, sennò andando a ripassare. A fare ridere è chi, preso dall’ odio contro la “falsa Chiesa”, cestina i libri di grammatica e i dizionari per inventarsi inesistenti errori di traduzione, commettendo a sua volta errori che costerebbero un 4 in pagella a un ragazzino del ginnasio.

        • gabriele ha detto:

          E comunque, prima di greco e latino, l’italiano e la comprensione del testo nella nostra lingua madre. Nell’ articolo in oggetto,tutto il succo del discorso si concentra su una frase sola, questa: “”leggiamo il termine originale greco “AIRESEIS”, che ha un solo significato: “ERESIE””. Il Nostro scrive a chiare lettere, in modo categorico e lapidario, che l’unica traduzione possibile di questo versetto (ammettiamo pure che non volesse riferirsi a tutti i contesti) è “eresie”. “UN SOLO SIGNIFICATO”: il concetto dovrebbe essere chiaro. Per lui non possono esistere altre traduzioni all’infuori di “eresie” e tutto il discorso è finalizzato a dire che Cei08 ha sbagliato a tradurre fazioni e doveva tradurre eresie, non propone altre soluzioni (se non un breve cenno alla Vulgata, ma senza dire che i significati di secta – dottrina, scuola filosofica, setta religiosa ecc- possano utilizzarsi nella traduzione italiana). Lui dedica tutto il discorso all’eresia, perché parte dal presupposto che aíresis “ha un solo significato: “ERESIE””. Ora, questa affermazione (punto di partenza e succo di tutto il discorso) è palesemente errata, come è stato ampiamente dimostrato. Al di là del fatto che il Rocci, unico vocabolario tra quelli che conosco, ammetta “eresia” tra i significati del lemma in oggetto nel NT, che l’unica traduzione possibile (“un solo significato”) non sia quella è dimostrato dal fatto che tante altre Bibbie non hanno tradotto così. E il vocabolario Bailly cita esplicitamente il versetto in questione e lo traduce con fazione, partito, quindi non è vero che “AIRESEIS ha un solo significato: ERESIE”. (Tra Bailly e l’Investigatore coi suoi fan, io mi scelgo il primo, perché fino a prova contraria mi fido di chi scrive libri con nome e cognome piuttosto che di anonimi articolisti internettiani). Come scrissi già il 29 aprile alle 13.02, ci sono tre Bibbie che traducono con eresie, le altre no, quindi non c’è “un solo significato”. A meno di non voler farci credere (qualcuno lo crede o fa finta di crederci perché contento di veder infangare la Cei) che questo anonimo ne sappia più di Girolamo, Martini, Ricciotti, Sales, Bible de Jérusalem, Tob, Vigini, Montanari, Bailly, “eresie” non è affatto l’unica traduzione possibile: e se si voleva criticare le “fazioni” di Cei08 si doveva impostare il discorso diversamente che non sulle “eresie” come unica alternativa possibile. Quindi il punto su cui concentrarsi non è che Rocci ammetta la possibilità del significato “eresia”, ma il fatto che il punto di partenza di tutta la querelle sia l’errata affermazione che “aireseis ha un solo significato: eresie”: quest’affermazione è sì un’invenzione. E da questa invenzione parte e si regge tutto il discorso sulla volontà di cancellare dalla Bibbia la parola “eresie” facendo finta di dimenticare che quella parola non c’era già in molte Bibbie storiche. È questo, che qualcuno vuol far finta di non capire, perché vede solo quello che vuol vedere. Poi, nessuno di questi sapientoni ha ancora saputo spiegare perché il vocabolario di greco biblico Vigini non mette eresia tra i significati: certo, perché è anche lui un ignorante. Viene allora da chiedersi perché costoro i dizionari non li scrivano loro in prima persona e le bibbie non le traducano loro e propongano i risultati dei loro studi fenomenali alle case editrici, invece di stare su internet a criticare, non si sa in base a quali titoli e competenze, i lavori altrui😏 P.S. Nel commento precedente ho scritto “andarsi ad informarsi” ovviamente per distrazione😉

          • Federico ha detto:

            Vuole forse che risponda qui a tutte le pagine di domande che ha scritto? Ho risposto alle strampalate critiche, mosse da persone incompetent,i all’autore solo su QUESTO articolo, non su tutti gli articoli che egli ha scritto in passato; e non sono neanche il suo difensore d’ufficio per farlo!
            Ribadisco alla lettera ciò che ho detto, con una sola aggiunta.
            I dizionari ( biblici e non) che lei ha citato dimostrano perfettamente gli effetti del disastro provocato dalla contraffazione delle Scritture. Infatti quei dizionari hanno letteralmente attinto dall’errore grossolano della nuova traduzione ufficiale per riportarlo come significato della parola αἵρεσις riferito al NT. Ma, come lei sa, un errore ripetuto non diventa una verità; un po’ come quando gli studenti peggiori copiano dal compagno che considerano il migliore, il quale però ha sbagliato la traduzione: tutti fanno il medesimo errore e risulta così evidente non che tutti hanno ragione ma solo che tutti hanno copiato.

        • gabriele ha detto:

          Poi, che fosse tempo perso credere di poter conversare seriamente con chi, a quanto pare, vorrebbe interpretare la Bibbia alla luce delle visioni della Emmerick e suggerisce che l’autore di 2 Pt (non “san Pietro”, perché quelli che la Bibbia la studiano davvero dicono che con certezza praticamente assoluta l’autore non è l’apostolo Pietro) volesse profetizzare la massoneria, lo avevo capito subito, io scrivo per eventuali lettori che un giorno dovessero passare di qua😏 Comunque, alla fine di tutta ‘sta tiritera, l’unico appiglio venuto fuori per sostenere “eresie” è una parola nella quarta riga, colonna sinistra, pag 43 del Rocci, fonte peraltro nemmeno presentata dall’articolista, e contraddetta da altre numerose risorse. Fonte, il Rocci, che io conoscevo, ma avendola cercata il 27 aprile di notte, nello scrivere i commenti due giorni dopo avevo scordato (sa, i commenti qua sopra non sono delle tesi di laurea). Se vuole Le mando la foto della mail del 27 aprile ore 1.16 all’articolista, in cui facevo presente che solo il Rocci propone eresia tra i significati. Quindi il far ridere come Totò e non saper usare i dizionari, alla luce di tutto ciò che emerso finora, sono insulti rispediti al mittente, visto che io (e mi pare anche gli altri) non ho mai insultato nessuno e non mi sono rivolto all’articolista né ad alcuno con epiteti ingiuriosi, ma ho riportato dati oggettivi. Se uno fa delle traduzioni sbagliate di semplici frasette, osservare che sono sbagliate e che per questo non si accettano lezioni di traduzione da costui è perfettamente lecito; così come se fa delle affermazioni categoriche e lapidarie presentate come verità assolute, osservare che ci sono fonti autorevoli che ne smentiscono l’assolutezza. Chi risponde con apprezzamenti sarcastici e offensivi a chi con buona educazione fa osservazioni puntuali non di sua invenzione ma prese dai libri, vuol dire che ha ben poche frecce nella sua faretra. Per il resto, è inutile continuare, perché per coloro che sono convinti che ci sia una falsa chiesa comandata dalla massoneria, ogni pretesto sarà buono per portare avanti questa tesi e non ci saranno discorsi e libri che potranno far loro cambiare idea; non ha alcun senso avventurarsi in analisi di rigore scientifico con chi ha già deciso che qualunque cosa si trovi in giro, che possa tornare utile per gettare fango sulla “falsa chiesa”, deve essere per forza giusta a prescindere e chi le propone considerato come autorità infallibile e indiscutibile. Se Bergoglio dovesse dire “viva la mamma”, spunterà sempre qualcuno a dire che voleva riferirsi a Medea o qualche madre criminale protagonista della cronaca nera, oppure che voleva dire mammona, per lanciare qualche messaggio in cronaca dettatogli da satana, troverà qualche codice segreto nella numerologia delle lettere di mamma e ci sarà sempre qualcuno pronto a credergli, pur di essere confermato nella propria idea che Bergoglio sia il capo satanico profetizzato da Nostradamus, Malachia e simili.

          • gabriele ha detto:

            Il Vigini (consigliato e citato in qualche occasione da questo articolista) che ho consultato è del 2003 e il Montanari del 1996, la nuova traduzione è del 2008, dunque non hanno “attinto dall’errore grossolano della nuova traduzione ufficiale”. Il Bailly che ho visto è del 2020, ma la prima edizione è del 1894 e non è dato sapere se la voce aíresis sia rimasta invariata da allora o se l’abbiano aggiornata, ma sembra improbabile che un vocabolario francese vada ad attingere alla Bibbia della Chiesa italiana, semmai è più facile che guardi a quella della Chiesa francese. La Bibbia sul sito dell’Aelf (Associazione episcopale liturgica per i Paesi francofoni) traduce quel versetto, sarete contenti di saperlo, con “hérésies”, ma il Bailly lo cita esplicitamente alla voce “partito politico, fazione”, mentre ha “setta religiosa” nel NT ed eresia nei Padri: chissà perché avrebbe dovuto andare a prendere la nuova versione italiana e rifiutare quella francese, faranno parte del complotto anche i curatori del Bailly. Il dizionario di greco biblico-francese Didier Fontaine (2010) pure lui elenca tanti significati ma non eresia, che anche lui sia andato a cercare la versione italiana? Per onestà intellettuale, proprio perché come già detto in precedenza io non seguo ideologie preconcette, devo ammettere che dopo ulteriori ricerche ho trovato tre dizionari di greco biblico, dove la citazione di 2Pt è tradotta con “eresia”: il Carrez-Morel del 1971, l’Abboth-Smith del 1922 e il Thayer del 1889. Dunque, qualche fonte autorevole a sostegno della tesi del Nostro l’abbiamo trovata (ma le fonti dovrebbero essere presentate da chi scrive gli articoli, per fare un discorso serio; ed è comico che le abbia trovate io e non i suoi fan, che impostavano il discorso sul “è così perché è così e basta”), sebbene resti valido il discorso sul fatto del “solo significato” possibile, che dall’esame dei testi continua a non risultare. Resta il fatto che molte Bibbie storiche non hanno usato la parola eresie, ma “sette”: se fosse così chiaro come sembra su quei dizionari, rimane il mistero del perché da Girolamo in poi fino alla Bibbia di Gerusalemme abbiano quasi tutti usato la parola “sette” invece di usare direttamente “eresie”. E resta il fatto che i dizionari non sono tutti d’accordo: come si fa a stabilire chi ha ragione? C’è anche da dire che solo il sottoscritto si è preso la briga di andare a cercare la documentazione, su libri cartacei e online, per approfondire la questione, perché a me interessava cercare la verità e come già detto non parteggio a priori per una tesi o l’altra. L’impressione finale è che alla Bibbia ognuno faccia dire un po’ cosa vuole, d’altronde le traduzioni sono fatte da uomini che leggono le cose coi loro filtri e le loro idee. Questo non solo nelle traduzioni, ma pure nella lettura, per cui i preti, a seconda di come fa loro comodo, dicono di certi passi che sono da prendere alla lettera e di altri che sono da interpretare e contestualizzare.

          • Federico ha detto:

            Non è possibile in questo spazio replicare a tutte le sue osservazioni. Posso solo, in estrema sintesi, dire che il significato più preciso, riferito al NT, è “sette”, che poi era la traduzione latina. Concordo sul fatto che il significato “eresie” è un significato derivato (ossia le sette insegnano eresie quindi rende perfettamente il senso compiuto della frase). Il significato “partito” oppure “fazione” è totalmente da escludere ed è frutto di palese errore (in quanto del tutto estraneo sia all’ambiente che al periodo di riferimento). Quindi l’autore dell’articolo ha, in questo caso, denunziato una traduzione sicuramente sballata.

  • Carlo ha detto:

    Per me il problema biblico non esiste. Leggo solo la Vulgata, assicurato dall’ispirazione dello Spirito Santo, dalla grandezza spirituale e intellettuale di San Girolamo, dall’ infallibilità del Concilio di Trento e dai frutti spirituali di secoli e secoli di lettura da parte di santi e Dottori della Chiesa. Dai frutti si conosce l’albero.

  • Federico ha detto:

    Ringrazio l’autore del bell’articolo ed il sempre ottimo direttore. Coloro che oggi dicono la pura e semplice verità sono considerati fanatici musoni e indietristi. Personalmente, ritengo che questo tipo di offese sia un onore per chi le riceve. La straordinaria Anna Caterina Emmerich aveva profetizzato alla perfezione, e Giovanni Paolo II l’ha beatificata con un perfetto tempismo direi.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Veramente l’etimologia di “eresia” dice «scelta, elezione, partito» (etimo.it), quindi anche “fazione”.
    Chiaro che ogni fazione si arroga il possesso della verità e taccia le altre fazioni di eresia.

    • Federico ha detto:

      Mi spiace ma la traduzione latina dal greco è curatissima: si parla di “sette”. Tale traduzione tiene perfettamente conto del significato storico del termine nel periodo di riferimento. E come tutti comprendono “setta” e “fazione” non possono essere considerate sinonimi; c’è altro che una sfumatura… A questo proposito cito, ancora una volta, Anna Caterina Emmerich, la quale, parlando della falsa chiesa, la mette in stretta correlazione con la “setta segreta”, la massoneria appunto. Ora ha capito di cosa parlava San Pietro???

      • Enrico Nippo ha detto:

        Anche “setta” l’etimologia dice derivare dalla radice SEQUI seguire, da cui SECTARE seguire con zelo, con devozione. Non ha quindi alcuna connotazione negativa né positiva. Il piegarne il significato a cosa negativa rispetto a ciò che si crede e si segue, questo sì è fazioso.

        • Federico ha detto:

          Abbia pazienza, il testo sia greco che latino parla di “falsi maestri” e delle loro “sette” o “eresie” perditionis (ossia letteralmente “di rovina”). La connotazione chiaramente negativa è fornita da ben tre termini vicini: dalla parola falsi maestri, dal termine sette (o eresie) e dal vocabolo “perditionis”. Il mio insegnante di latino buonanima ha sempre ripetuto che per una buona traduzione occorre il testo, la testa e il contesto. Basta che manchi anche uno solo dei suddetti elementi e si prendono cantonate. Se per lei il termine “sectas” non ha qui alcuna connotazione negativa allora mi viene, come si suol dire, qualche leggerissimo sospetto… E non riguarda il mio ottimo insegnante.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Vorrei mandare avanti il discorso ma me ne astengo.

            Spero vorrà usarmi la gentilezza di esplicitare il suo sospetto nei miei confronti.

          • Federico ha detto:

            Certo: non appena avrà chiarito in cosa esattamente consisterebbe la faziosità di cui ha accusato la traduzione che ho riportato.

          • Enrico Nippo ha detto:

            La mia osservazione è super partes, non si riferisce alla traduzione da lei proposta.
            Ognuno, secondo ciò che CREDE, è “fazioso” per definizione. Vale per tutti.

          • Federico ha detto:

            Tutti quelli che vogliono stravolgere le cose affermano sempre di essere super partes. Lo abbiamo visto anche in tempi recenti. Inoltre essere super partes (e non è questo il caso, evidentemente) non esclude ipso facto di aver toppato di brutto.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Nona ha mantenuto la promessa.
            II le ho risposto ma lei ha glissato.
            Ho l’impressione che lei sia un fior fiore di dialettico che non sente ragioni al di fuori delle proprie.

  • alessio ha detto:

    Penso che dopo che in vaticano
    hanno cambiato il Padre Nostro perché non accettano che Dio possa provare i propri
    figli con la tentazione per vedere quanti restano fedeli ,
    che cosa li frenerà dal mettere
    mano anche su gli articoli del
    Credo in futuro ?
    Ma forse dove è stato più
    stravolto il senso delle parole
    è il libro dei Salmi .
    Per esempio , nel Salmo 91 (90)
    13-14 della CEI 2008 abbiamo :
    calpesterai leoni e vipere ,schiaccerai leoncelli e draghi .
    lo libererò perché a me si è
    legato ,lo porrò al sicuro
    perché ha conosciuto il mio
    Nome .
    Mentre nella CEI 1974 abbiamo: camminerai su aspidi
    e vipere ,schiaccerai leoni e draghi . Lo salverò perché a me
    si è affidato , lo esalterò perché
    ha conosciuto il mio Nome .
    Infine la Vulgata dice: super
    aspidem et basiliscum ambulabis et conculcabis leonem et draconem.
    Quoniam in te speravit ,
    liberabo eum, protegam eum
    quoniam cognovit nomen meum , che giustamente la
    Bibbia di Gerusalemme
    traduce :sopra aspidi e basilischi camminerai e schiaccerai leoni e draghi .
    Lo libererò perché in me ha
    sperato , lo proteggerò perché
    ha conosciuto il mio nome .
    Ora mi chiedo perché togliere
    via la parola basilisco che a
    me pare determinante ?
    In greco il termine basileus
    significa sia serpente che Re ;
    ricordate quando Nicodemo
    incontrò Gesù di notte ,e che
    questi gli disse : come fu
    innalzato il serpente nel
    deserto bisogna che sia
    innalzato il Figlio dell’uomo (Re) .
    Ecco mi chiedo come abbiano
    potuto cancellare una parola
    così decisiva se non con dolo voluto ,e consiglio a
    tutti di leggere dalla Bibbia di
    Gerusalemme ,scusandomi
    per la lunghezza ,ma che per la
    mia sensibilità ho ritenuto necessaria .

  • Milly ha detto:

    Ringrazio l’Investigatore Biblico per il grande impegno che profonde nell’analizzare tutte le “storture” di questi “nuovi” esegeti.

  • don z ha detto:

    Fazione e setta sono sinonimi: indicano raggrupamenti caratterizzati da un’ideologia e attitudine militante.
    La vulgata traduce con sette, così come la traduzione del Martini e la CEI non sbaglia a parlare di fazioni. “Eresie” è impersonale, mentre qui San Pietro parla di persone, quindi la traduzione corretta deve marcare la concretezza dei falsi maestri e non riferirsi a semplici “idee”. Investigatore Biblico ha, come di consueto, toppato alla grande.

    • Federico ha detto:

      Mi spiace ma la traduzione latina dal greco è curatissima: si parla di “sette”. Tale traduzione tiene perfettamente conto del significato storico del termine nel periodo di riferimento.
      E come tutti comprendono “setta” e “fazione” non possono essere considerate sinonimi; c’è altro che una sfumatura…
      A questo proposito cito, ancora una volta, Anna Caterina Emmerich, la quale, parlando della falsa chiesa, la mette in stretta correlazione con la “setta segreta”, la massoneria appunto. Ora ha capito di cosa parlava San Pietro???

      • SCM ha detto:

        Federico, apra il dizionario della lingua italiana e verifichi personalmente se fazione e setta siano o non siano sinonimi. Poi torni a riferire.

        • Federico ha detto:

          Se vuole il suo vocabolario personale, me lo faccia avere prima. Ho una dozzina di vocabolari che utilizzo quotidianamente per lavoro. Se insiste nel considerare sinonimi fazione e setta, mi costringe a replicare che c’è la stessa differenza che c’è tra saccente e ignorante: a volte possono essere sinonimi. A volte.

          • gabriele ha detto:

            Federico, il dizionario dei sinonimi e contrari di Decio Cinti, alla voce setta ha per sinonimo fazione e alla voce fazione ha per sinonimo setta, così come i dizionari di latino e greco hanno, alle voci secta e aíresis, le traduzioni setta e fazione. La traduzione eresia non è nemmeno riportata, tra le possibili per aíresis dal vocabolario di greco biblico Vigini, che ha pure lui setta e fazione. Nessun vocabolario attesta il significato di eresia per aíresis nel NT, è un’accezione successiva: semmai si può parlare di “dottrine” perniciose, non eresie nel senso attuale del termine, attestato dai dizionari a partire dai Padri. Ma Lei stia pure tranquillo, se vuole avere ragione gliela diamo, sicuramente sono tutti ignoranti tranne Lei e questo anonimo articolista: meno male che ci siete voi che sapete tutto. Se Lei apprezza gli articoli di costui, immagino che sarà d’accordo con lui anche quando nell’indizio 82 dice che “euanghélion mou” non vuol dire “il mio vangelo”👍

          • Federico ha detto:

            A Gabriele. Guardi, a questo punto parliamo di lingua italiana e neanche più di lingue antiche: se per lei setta e fazione significano la medesima cosa, il problema è solo suo. Non mi interessa fare pubblicità ai migliori dizionari italiani, che peraltro tutti conoscono. Non mi pare che si parli di termini inusuali: si tratta di termini di linguaggio corrente e comune. Le famose fazioni segrete e fazioni sataniche saranno forse inserite nei nuovi vocabolari dei sapienti modernisti, al pari di sindaca. Siete davvero straordinari.

    • gabriele ha detto:

      Bravo don Z, mi consola vedere che c’è qualcun altro competente , ma è una battaglia contro i mulini a vento, Lei saprà cosa diceva Umberto Eco a proposito dei social 🙂 Tra l’altro, il dizionario di greco biblico Vigini, una volta consigliato da questo medesimo articolista anonimo, alla voce aíresis non ce l’ha nemmeno la traduzione eresia, ha proprio setta e fazione. Secondo altri dizionari,il significato di eresia è attestato a partire dai padri della Chiesa, non nel NT dove il concetto di eresia non esisteva; al massimo si può parlare di “dottrine”, come fa la Bibbia Tob, non eresie. Traducono eresie solo la Cei 74, Nuova Riveduta e Interconfessionale, tutti gli altri in modo diverso, ma questo articolista vuol far credere agli sprovveduti lettori che solo lui è arrivato bello fresco a capire tutto. Poi immagino che Lei avrà visto gli incredibili strafalcioni di grammatica greca che ha fatto nei precedenti articoli, roba da far cadere le braccia 😏

      • Federico ha detto:

        A prescindere da quello che lei reputa corretto (e ce ne vuole di sforzo!), forse non ha colto che l’autore dell’articolo mette a confronto tra loro delle traduzioni ufficiali e poi fa le proprie considerazioni, ma sempre sulla base delle suddette versioni ufficiali. Sappiamo qual’è il vostro atteggiamento: i precedenti biblisti, traduttori latinisti, studiosi esperti e Padri della Chiesa, in duemila anni hanno sbagliato tutto. Arrivate voi ed avete le nuove ed autorevoli traduzioni buone per tutti i gusti e per tutte le “sette”, pardon, “fazioni”. E pazienza se, per raggiungere lo scopo, si ricorre a qualche “concordatio ad baffum” o a qualche novissimo sinonimo, invocando persino l’ausilio del dizionario. Se uno il vocabolario non lo sa utilizzare diventa capace di realizzare delle stupende traduzione degne di Totò nelle migliori commedie.