La FSSPX non è Scismatica. Parola di Papa, a un Vescovo…

26 Aprile 2023 Pubblicato da 21 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, questa intervista che la collega Maike Hickson ha realizzato con il vescovo svizzero Vitus Huonder. Buona lettura e condivisione.

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Il vescovo Vitus Huonder, il prelato ottantenne che vive in pensione in una casa della Società San Pio X (SSPX) in Svizzera, ha rilasciato una dichiarazione video in cui definisce “ingiusta” la scomunica del 1988 dell’arcivescovo fondatore della Società, Marcel Lefebvre, e rivela anche che Papa Francesco gli ha detto che i sacerdoti tradizionali della SSPX “non sono scismatici”.
Huonder, ex vescovo di Coira, in Svizzera, racconta per la prima volta in questo nuovo video come, il 9 gennaio 2015, abbia ricevuto una lettera dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Müller, che gli chiedeva di “avviare un dialogo con i rappresentanti della Società San Pio X”.
L’obiettivo, ha aggiunto, era quello di incrementare un rapporto personale con questa società sacerdotale, oltre che di impegnarsi in discussioni dottrinali.
Da quella lettera e da quel mandato, Huonder ha mantenuto contatti regolari con il superiore generale della SSPX (all’epoca il vescovo Bernard Fellay, oggi don Davide Pagliarani) e con altri rappresentanti.
Le discussioni dovevano portare a una regolarizzazione canonica della SSPX. (Il vescovo Athanasius Schneider, anch’egli forte sostenitore della SSPX, è stato un altro vescovo a cui Papa Francesco ha chiesto di visitare le case della SSPX nel 2015).
Nel 2019, il vescovo Huonder, dopo il suo pensionamento, ha deciso, con l’espresso incoraggiamento della Commissione vaticana Ecclesia Dei, di trasferirsi in una delle case della SSPX in Svizzera.
Lo ha fatto per conoscere meglio la vita interna della Società e per confrontare il suo lavoro con la vita di una diocesi regolare come quella che ha guidato negli ultimi 12 anni circa.
Nel video il prelato svizzero spiega anche che dal 2015 ha avuto il tempo di studiare e conoscere meglio il lavoro della SSPX, comprese le intenzioni del suo fondatore francese, l’arcivescovo Marcel Lefebvre. Huonder dice che questo periodo di studio gli ha dato “una nuova prospettiva”, una “nuova visione degli ultimi 70, 80 anni” di storia della Chiesa.
Definendo l’esperienza una “retractatio”, Huonder dice di aver compreso meglio le cause dell’attuale crisi della Chiesa e la realtà che questa crisi è in realtà “una delle più grandi crisi della sua storia”.
Parlando della crisi, Huonder afferma che è stata causata da un “criptico allontanamento dalla Tradizione, dall’autentico insegnamento della Chiesa, sia nei documenti del Concilio [Vaticano II] che nei documenti e nelle decisioni magisteriali successivi”. Per questo motivo, secondo il prelato svizzero, l’arcivescovo Lefebvre “non poteva seguire senza riserve le istruzioni e le affermazioni dottrinali del Concilio e dei comunicati ufficiali della Chiesa che seguirono il Concilio”.
“Il suo atteggiamento era di fatto giustificato e del tutto in linea con la fede della Chiesa”, conclude Mons. Huonder. . “Avrebbe dovuto essere ascoltato di più”. Di conseguenza, “la misura presa contro di lui [dalla gerarchia della Chiesa] è stata una grave ingiustizia, perché è facile dimostrare che il governo della Chiesa si è allontanato dalla Tradizione”.

Per Mons. Huonder, la SSPX è “figlia di questa crisi”, poiché il suo fondatore voleva rispondere a questa crisi, difendere la fede e aiutare i “fedeli che si sentivano perduti”.
Molti erano “pecore senza pastore” e l’arcivescovo Lefebvre voleva aiutare la “salvezza delle anime e la conservazione della purezza della fede”.
Questa fede, spiega Mons. Huonder, è la “via della salvezza” e quindi “non deve essere falsificata”. Per l’arcivescovo Lefebvre, il principio era che non si può seguire un Papa quando questo segue idee liberali, ma allo stesso tempo, secondo il vescovo svizzero, bisogna sempre mostrare rispetto per il suo ufficio.
Qui, il vescovo Huonder rivela ciò che lo stesso Papa Francesco gli ha detto una volta: “In questo senso, Papa Francesco mi ha parlato e ha detto: ‘Loro [la FSSPX] non sono scismatici'”.
Monsignor Huonder parla anche dei diversi papi che hanno regnato nella Chiesa dalla sua nascita nel 1942 e, parlando del ruolo di Papa Francesco, sottolinea che questo pontificato è un “pontificato di rottura. È una rottura con la tradizione”. Non solo questo Papa critica spesso la Tradizione e coloro che vi aderiscono, ma “intraprende atti che sono chiaramente contrari alla Tradizione”.
Qui cita esplicitamente “atti rituali sincretistici, come in Canada”, di cui ha riferito anche LifeSiteNews. Indicando i documenti di Papa Francesco Traditionis Custodes (2021) e Desiderio Desideravi (2022), Huonder dice che “il Papa vuole sradicare la liturgia romana tradizionale”.

Inoltre, il vescovo Huonder vede l’attuale Papa come un “franco sostenitore della cosiddetta Religione Mondiale”. Per molti fedeli, aggiunge il prelato, questo è “un ostacolo”. Sotto il precedente Papa Paolo VI, spiega Mons. Huonder, si è verificato un “punto di svolta all’interno della Chiesa”.
Questo Papa, continua, “amava molto i circoli liberali e progressisti. Li promuoveva”.
Paolo VI, introducendo la Messa Novus Ordo nel 1969, ha causato “l’inizio della grande sofferenza della Chiesa”, secondo Huonder.
“Nulla è stato più dirompente per l’unità della Chiesa del nuovo ordine liturgico”, aggiunge.
Per quanto riguarda il pontificato di Giovanni Paolo II, il prelato svizzero sottolinea l’incontro di preghiera del 1986 ad Assisi con i rappresentanti di diverse religioni, che fu per molti fedeli “uno shock tremendo”.

La conseguenza, secondo Huonder, è stata “una generale perdita di fiducia nella leadership e nell’ortodossia della Chiesa”.
Papa Benedetto XVI, secondo Huonder, è stato il Papa che ha cercato di “sanare questa ferita” causata dalla frattura nella liturgia. Benedetto aveva liberato, il 7 luglio 2007, la Messa latina tradizionale, dando un generoso permesso ai sacerdoti di celebrarla.
Voleva “restituire alla Chiesa la liturgia romana tradizionale”, spiega Huonder.
È in questo contesto che Mons. Huonder insiste sul fatto che le scomuniche dell’arcivescovo Lefebvre e dei suoi quattro vescovi nel 1988 sono state “ingiuste”: Papa Benedetto, dice, “nel 2009 ha anche revocato le scomuniche ingiuste dell’arcivescovo Lefebvre e dei vescovi della SSPX che aveva consacrato”.

In questo modo, continua Huonder, Papa Benedetto “ha parzialmente riparato a un’ingiustizia che pesava molto sulla Chiesa”.
Solo di recente, il giornalista di LifeSite Kennedy Hall ha pubblicato un libro in difesa della SSPX, giustamente intitolato SSPX: The Defence, che contiene una prefazione di padre Charles Murr, autore del libro e confidente di suor Pascalina Lehnert, segretaria personale di Papa Pio XII.
In esso, Murr rivela come i cardinali modernisti all’interno delle mura vaticane abbiano lavorato con successo contro l’arcivescovo Lefebvre e la sua missione, utilizzando i mezzi della “disinformazione”.
Lo stesso Hall ha pubblicato un video alla luce della dichiarazione del vescovo Huonder, vedendo nella rivelazione del prelato su Francesco una conferma della tesi del suo stesso libro.

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21 commenti

  • Sergio ha detto:

    Lefevre, fu disobbediente, ma se ne facciano tutti una ragione: anche profeta.
    “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29)

  • Augusto Ruggi ha detto:

    La Fraternità di San Pio X è l’unica, in Emilia Romagna, a organizzare e sostenere fattivamente le processioni di riparazione contro l’abominio dei “pride”: la prossima ci sarà a giugno (data da stabilirsi) a Reggio Emilia: cattolici, se ci siete, battete un colpo! Sta evangelizzando senza snaturare il messaggio evangelico e non scende a patti con il mondo, celebra secondo il Vetus Ordo e striglia sovente le amministrazioni dei finti arcobaleni schiave di un sistema che ha in odio tanto il Creatore quanto le sue creature. Bisogna partire dai fatti prima di sedersi sullo scranno a dispensare facili ricette.

  • Augusto Ruggi ha detto:

    Qui tutti bravi a pontificare, mamma mia quanto siamo capziosi in Italia. Monsignor Lefebvre ha evangelizzato zone che altrimenti andavano pari pari in mano all’Islam, e questo è un fatto che invito a smentirmi con dati alla mano. Ha creato parrocchie a Dakar in Senegal: quando vi arrivò, ce n’era solo una. Con lui le vocazioni sacerdotali e religiose sono fiorite in Africa e persino nella sua laicista Francia, che fino agli anni sessanta batteva l’Italia in quanto a sentimento religioso. Chissà perché le persone che agiscono e ottengono risultati sono invise. Sarà forse invidia del loro carisma? Dove vogliamo andare noi cattolici se ci vomitiamo critiche reciproche in continuazione?!

  • Carlo ha detto:

    Giovanni Paolo II è stato canonizzato da Bergoglio , dunque invalidamente, ma la sola scomunica di Mgr. Lefebvre sarebbe sufficiente per dimostrare la sua invalidità. Un vero Papa non può essere eretico come Bergoglio, un vero santo non può fare quello che Giovanni Paolo II ha fatto contro Mgr. Lefebvre, questo sì probabilmente un vero santo.

    • EMANUELE ha detto:

      La Chiesa è stata data da pascere a “Pietro”.
      Lefebvre era “Pietro”???
      Lefebvre con un atto di ribellione a “Pietro” ruppe la comunione nella Carità.
      «O Verbo dolce, Figlio di Dio, tu hai riposto il tuo sangue nel corpo della santa Chiesa e vuoi che ci sia amministrato per le mani del tuo vicario.
      Perciò è stolto colui che si allontana e agisce contro questo vicario che tiene le chiavi del sangue di Cristo crocifisso.
      Anche se fosse un demonio incarnato, io non devo alzare il capo contro di lui, ma sempre umiliarmi chiedendo il sangue per misericordia: perché in altro modo non lo potete avere, né in altro modo potete partecipare il frutto del sangue. Vi prego, dunque, per l’amore di Cristo crocifisso, che non operiate mai più contro il vostro capo» (Santa Caterina da Siena, Lettera 28, a Bernabò Visconti, signore di Milano).

  • Dino Brighenti ha detto:

    Non c’è bisogno delle conferme del vescovo Vitus Huonder sappiamo già tutto dal principio del nostro calvario che continua
    solo perché lo vogliamo per indifferenza e vigliaccheria

    • Louis Zamora ha detto:

      Mi permetto di fare alcuni appunti…che so scateneranno un putiferio.
      1) La Chiesa insegna che il fine non giustifica mai il mezzo “neppure per ragioni gravissime”.
      2) ll fine di Lefebvre era sicuramente buono, il mezzo (cioè la rottura della comunione nella Carità tramite le ribelli ordinazioni del 1988) no. Le circostanze nemmeno, perché il solo Lefebvre non aveva l’autorità di giudicare un Concilio, che può essere giudicato o interpretato solo da un altro Concilio o dal Magistero papale. E ciò ha fatto il Magistero papale successivo.
      3) La Dottrina cattolica insegna che una azione è moralmente retta quando al medesimo tempo lo sono fine, mezzo, circostanze.
      4) Lefebvre incorse nella scomunica latae sententie per le nomine vescovili in ribellione a Roma, e vi incorse a norma di Codice di Diritto Canonico. A seguito della scomunica ci furono diversi documenti della Santa Sede che spiegarono che non fu una ingiustizia ma un atto corretto. Lo stesso Benedetto XVI spiegò poi che le scomuniche vennero tolte ai 4 Vescovi ordinati da Lefebvre (non a Lefebvre che morì scomunicato) per atto di misericordia per togliere dalla coscienza di questi 4 il peso di un gravissimo atto, tuttavia Benedetto XVI oggettivamente ribadiva che costoro (con tutti i sacerdoti della FSSPX) “Non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa” (qui trovate un onesto e lucido commento del 2015 con i rimandi a tutti i documenti ufficiali della Santa Sede sulla questione https://isoladipatmos.com/leresia-lefebvriana-e-lo-stato-di-peccato-mortale/ ).
      5) Sant’Ambrogio coniò un detto “ubi Petrus, ibi Ecclesia” , e da sempre è noto l’altro detto “cum Petro et sub Petro” che si ricollega al passo evangelico “Tu sei Pietro…”. Era “Pietro” monsignor Lefebvre? No. Seguì l’esempio di un Santo come Padre Pio che ancora nel 1968 ringraziava Papa Paolo VI (per l’esattezza per le parole chiare dette nella Humanae Vitae)? No. Fu uomo di Chiesa come lo furono i cardinali Bacci ed Ottaviani? No.
      6) Si parla di una presunta frase di Francesco che, alla luce degli sviluppi attuali con le scomuniche tolte da Benedetto XVI è formalmente corretta, e con questa si tenta di legittimare sacerdoti che “Non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa”; poi si riattacca la presunta Roma conciliare e modernista. Ma se il peccato inizia sempre dal cuore come insegna Nostro Signore, come definire una tale attitudine della FSSPX se non di fatto scismatica (anche se non formalmente)?
      7) Gli errori oggettivi del post Concilio sono noti a tutti coloro che non vivono con la testa sotto la sabbia. Ma essi furono volontà del Concilio e dei Papi? Secondo la FSSPX sì. Secondo tanti altri che rimangono con “Pietro” no, “Pietro” ne fu vittima con tutti i fedeli laici e consacrati. E “Pietro”, al netto di qualche errore pastorale (vedi Assisi) cercò di chiarire ciò che c’era da chiarire. Fu ascoltato? Da modernisti e tradizionalisti no.
      8) Rileggendo quanto dice il vescovo svizzero Vitus Huonder mi torna in mente il detto popolare “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.
      9) Quando Paolo resistette in faccia a Pietro (che era in errore, errore pastorale), Paolo fondò poi una sua fraternità con un proprio codice di leggi (cito che la FSSPX si attiene ancora al Codice del 1917 e non a quello del 1983) e con proprie commissioni matrimoniali (cito commissione San Carlo Borromeo della FSSPX versus Sacra Rota), o resistendo a Pietro rimase però umilmente a lui in obbedienza attendendo che “( Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno;) e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”?
      10) E’ vero o non vero che quando un sacerdote della FSSPX si trova a celebrare in una chiesa non della fraternità non utilizza le particole consacrate conservate nel Tabernacolo perché non si è sicuri che siano state consacrate validamente (la logica sottesa a un tale comportamento non è che si tratta di dire che ha elementi oggettivi per dubitare che quel preciso sacerdote, in quella precisa circostanza, abbia consacrato validamente; ma che per la Fraternità San Pio X il problema è che si tratta di ostie consacrate nella “Nuova Messa)? Come definire una tale attitudine allora?

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Caro Louis Zamora, il suo ragionamento è valido in linea di principio.
        Però, le responsabilità che hanno portato allo scisma di mons. Lefebvre sono enormi, soprattutto da parte di Paolo VI, che non so in che modo si sia potuto canonizzare.
        Richiamare, nella Chiesa del postconcilio, i giusti principi di un tempo non ha un grande successo perché è stato detto e fatto (papi compresi) tutto e il contrario di tutto. L’ambiguità regna sovrana da.alcuni decenni e su molte questioni non si sa più quale sia la verità: lo diceva molto bene Gianni Baget Bozzo in un suo libro del 2001 intitolato “L’Anticristo”. Oggi poi, con l’apparizione di Francesco, abbiamo il pastoralismo sessantottino al potere: che cosa vuole di più?
        Il compito del papa, infatti, non è solo quello di insegnare, esortare o rimproverare, ma anche quello di punire alias buttare fuori, dovere disatteso da papà Montini in avanti.

        • EMANUELE ha detto:

          Prima di dare la colpa a Paolo VI provi a a leggere qui https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2018/05/17/news/ecco-il-verbale-segreto-dell-incontro-fra-paolo-vi-e-lefebvre-1.34017221/
          Poi dice “Il compito del papa, infatti, non è solo quello di insegnare, esortare o rimproverare, ma anche quello di punire alias buttare fuori, dovere disatteso da papà Montini in avanti.”.
          Sotto Montini fu sospeso a divinis. Sotto Giovanni Paolo II scomunicato.
          Che si doveva fare di più?

          • Don Ettore Barbieri ha detto:

            Scusi, lei si chiama Emanuele o Louis Zamora? Tanto per cominciare.
            In secondo luogo, le responsabilità enormi di cui parlo consistono nell’aver tollerato che si formassrro chiese scismatiche ed eretiche, senza pressoché muovere un dito: Svizzera, Olanda, buona parte della Germania, Belgio, Francia, soprattutto al nord, Americhe ecc.
            Mons. Lefebvre ha agito in un contesto almeno estero di demolizione della Chiesa.
            Quanto al verbale pubblicato da mons. Macchi, si vede ancor di più quanto Montini fosse condizionato dall’ala francese della Curia a cominciare da quel gran massone del suo segretario di Stato, che aveva tutto l’interesse a far fuori Econe.
            Con tutto ciò, non sono lefebvriano, però la verità storica è tutt’altra da quella che propone lei.
            Di fronte alla tracotanza del progressismo di allora, che Paolo VI aveva sotto le sue finestre (ad esempio Padre Simaldi.con le sue Messe beat agiva in S. Maria in Vallicella) ci voleva un Pio XI, non uno che suonava il violino tzigano.

  • Paolo ha detto:

    Lefebvre aveva idee sbagliate, sia sul magistero preconciliare, sia su quello conciliare. È stato un uomo che ha piegato la dottrina agli ideali politici dell’Action Francaise (il cui leader venne scomunicato ben prima del Concilio) e di una certa destra francese.
    Scomuniche a parte, egli fu un pedestre polemista ed un cattivo maestro. Da archiviare tra le disgrazie della storia e non certo da ergere a Messia salvatore della Chiesa (il cui Custode, Gesù, è ben più autorevole).

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Diciamo che ce n’era per l’asino e per chi lo tirava. Evitiamo i manicheismi.
      Lefebvre aveva contro tutti i vescovi francesi che, nel postconcilio, si sono prodigati a distruggere la Chiesa di Francia, che da figlia primogenita è diivenuta la propagatrice di eresie e abusi di ogni genere, riducendosi a presenza insignificante sul piano sociale.
      Perciò, prima di parlare (e, come ho già detto al Zamora/Emanuele o come diavolo si chiama io non sono lefebvriano) controllare la verità storica di ciò che si dice.
      La storia la scrivono i vincitori e quella della Chiesa non fa eccezione.

  • Claudio ha detto:

    Papa Benedetto NON ha tolto la scomunica a Lefebvre (era morto…..) e quanto agli altri 4 non ha mai detto che le scomuniche fossero ingiuste. L’approccio fu spiegato da Lui stesso nella lettera ai Vescovi ed era un approccio dialogico conforme al Vaticano II (parole Sue). Meno menzogne per favore. Meno spazio a certi ciarlatani.
    Peraltro vorrei capire: papa Francesco le sbaglia tutte tranne se dice che i lefebvriani non sono scismatici? Interessante….

    • Dino brigante ha detto:

      Non c’è bisogno delle conferme del vescovo Vitus Huonder sappiamo già tutto dal principio del nostro calvario che continua
      solo perché lo vogliamo per indifferenza e vigliaccheria

  • EMANUELE ha detto:

    Mi permetto di fare alcuni appunti…che so scateneranno un putiferio.
    1) La Chiesa insegna che il fine non giustifica mai il mezzo “neppure per ragioni gravissime”.
    2) ll fine di Lefebvre era sicuramente buono, il mezzo (cioè la rottura della comunione nella Carità tramite le ribelli ordinazioni del 1988) no. Le circostanze nemmeno, perché il solo Lefebvre non aveva l’autorità di giudicare un Concilio, che può essere giudicato o interpretato solo da un altro Concilio o dal Magistero papale. E ciò ha fatto il Magistero papale successivo.
    3) La Dottrina cattolica insegna che una azione è moralmente retta quando al medesimo tempo lo sono fine, mezzo, circostanze.
    4) Lefebvre incorse nella scomunica latae sententie per le nomine vescovili in ribellione a Roma, e vi incorse a norma di Codice di Diritto Canonico. A seguito della scomunica ci furono diversi documenti della Santa Sede che spiegarono che non fu una ingiustizia ma un atto corretto. Lo stesso Benedetto XVI spiegò poi che le scomuniche vennero tolte ai 4 Vescovi ordinati da Lefebvre (non a Lefebvre che morì scomunicato) per atto di misericordia per togliere dalla coscienza di questi 4 il peso di un gravissimo atto, tuttavia Benedetto XVI oggettivamente ribadiva che costoro (con tutti i sacerdoti della FSSPX) “Non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa” (qui trovate un onesto e lucido commento del 2015 con i rimandi a tutti i documenti ufficiali della Santa Sede sulla questione https://isoladipatmos.com/leresia-lefebvriana-e-lo-stato-di-peccato-mortale/ ).
    5) Sant’Ambrogio coniò un detto “ubi Petrus, ibi Ecclesia” , e da sempre è noto l’altro detto “cum Petro et sub Petro” che si ricollega al passo evangelico “Tu sei Pietro…”. Era “Pietro” monsignor Lefebvre? No. Seguì l’esempio di un Santo come Padre Pio che ancora nel 1968 ringraziava Papa Paolo VI (per l’esattezza per le parole chiare dette nella Humanae Vitae)? No. Fu uomo di Chiesa come lo furono i cardinali Bacci ed Ottaviani? No.
    6) Si parla di una presunta frase di Francesco che, alla luce degli sviluppi attuali con le scomuniche tolte da Benedetto XVI è formalmente corretta, e con questa si tenta di legittimare sacerdoti che “Non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa”; poi si riattacca la presunta Roma conciliare e modernista. Ma se il peccato inizia sempre dal cuore come insegna Nostro Signore, come definire una tale attitudine della FSSPX se non di fatto scismatica (anche se non formalmente)?
    7) Gli errori oggettivi del post Concilio sono noti a tutti coloro che non vivono con la testa sotto la sabbia. Ma essi furono volontà del Concilio e dei Papi? Secondo la FSSPX sì. Secondo tanti altri che rimangono con “Pietro” no, “Pietro” ne fu vittima con tutti i fedeli laici e consacrati. E “Pietro”, al netto di qualche errore pastorale (vedi Assisi) cercò di chiarire ciò che c’era da chiarire. Fu ascoltato? Da modernisti e tradizionalisti no.
    8) Rileggendo quanto dice il vescovo svizzero Vitus Huonder mi torna in mente il detto popolare “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.
    9) Quando Paolo resistette in faccia a Pietro (che era in errore, errore pastorale), Paolo fondò poi una sua fraternità con un proprio codice di leggi (cito che la FSSPX si attiene ancora al Codice del 1917 e non a quello del 1983) e con proprie commissioni matrimoniali (cito commissione San Carlo Borromeo della FSSPX versus Sacra Rota), o resistendo a Pietro rimase però umilmente a lui in obbedienza attendendo che “( Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno;) e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”?
    10) E’ vero o non vero che quando un sacerdote della FSSPX si trova a celebrare in una chiesa non della fraternità non utilizza le particole consacrate conservate nel Tabernacolo perché non si è sicuri che siano state consacrate validamente (la logica sottesa a un tale comportamento non è che si tratta di dire che ha elementi oggettivi per dubitare che quel preciso sacerdote, in quella precisa circostanza, abbia consacrato validamente; ma che per la Fraternità San Pio X il problema è che si tratta di ostie consacrate nella “Nuova Messa)? Come definire una tale attitudine allora?

    • Claudio ha detto:

      Scusi stavo prendendo seriamente il suo intervento quando ho letto di San Paolo. A parte che paragonare un vescovo qualunque morto scomunicato a San Paolo è quanto mai blasfemo, le ricordo che San Paolo non resistette all’insegnamento di Pietro, ma al comportamento di Pietro (che contraddiceva il suo insegnamento). Lefebvre invece ha rimproverato l’insegnamento e questo ne ha fatto un indegno traditore della Chiesa. L’operazione scismatica ne è stata una conseguenza.

      • EMANUELE ha detto:

        “le ricordo che San Paolo non resistette all’insegnamento di Pietro”….APPUNTO è ciò che ho scritto. Forse non ha letto bene il punto 9.
        Infatti scrivo “…o resistendo a Pietro rimase però umilmente a lui in obbedienza attendendo che “( Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno;) e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”?” .
        Quindi San Paolo rimase in obbedienza. Lefebvre no e fu scomunicato giustamente.
        Comunque, puntualizzo se non fosse chiaro, Paolo resistette ad un comportamento errato di Pietro, infatti scrivo “errore pastorale (vedi Assisi)” di Pietro.
        Ho citato l’esempio di Paolo ad Antiochia perché spesso dalla FSSPX usano quell’accaduto per giustificare quanto fatto da Lefebvre (tale accostamento mi è stato fatto in privato qualche settimana fa da un noto scrittore simpatizzante di essa, ed è un accostamento che mi è stato fatto negli anni da amici che fanno parte di detta fraternità).

        • Claudio ha detto:

          Non ha capito. Lei distingue le conseguenze: San Paolo critica ma resta fedele, Lefebvre critica e disobbedisce. Io distinguo l’oggetto: San Paolo critica la condotta di San Pietro, Lefebvre critica la dottrina del Concilio e dei Papi post-conciliari. Sono piani diversi.

          • EMANUELE ha detto:

            Non ha capito lei.
            Se rilegge bene ciò che ho scritto nel mio primo contributo, parlo dell’oggetto al punto 2: “Le circostanze nemmeno, perché il solo Lefebvre non aveva l’autorità di giudicare un Concilio, che può essere giudicato o interpretato solo da un altro Concilio o dal Magistero papale. E ciò ha fatto il Magistero papale successivo”. Dottrina.
            Al punto 9 (e in parte al 7) parlo della pastorale.
            Lefebvre contestò “Pietro” (e il Concilio) sulla dottrina, sostenendo che essa fu cambiata, e rompendo la comunione nella Carità. Ma Lefebvre non aveva alcuna autorità per contestare e mettersi sopra ad un Concilio o a “Pietro” (punto 2).
            Paolo resistette a Pietro per un aspetto pastorale.
            Si sa che mentre la Chiesa non può sbagliare nel Suo insegnamento (Dottrina), potrebbe accidentalmente (cioè involontariamente) sbagliare nella sua applicazione pastorale: per questo ai punti 7 e 9 parlo di errori pastorali come Assisi (criticata da Ratzinger e Biffi ad esempio).
            La FSSPX confonde colposamente i due aspetti cercando di giustificare Lefebvre per la sua ribellione dottrinale a “Pietro” utilizzando l’episodio pastorale di Paolo.
            Paolo, inoltre, resistette all’errore pastorale criticando anche pubblicamente Pietro, ma nella resistenza rimase umile, rimanendo a Pietro unito nella carità e pregando per lui perché si ravvedesse.
            Lefebvre, oltre a criticare un aspetto dottrinale che non poteva contestare, non rimase umile ma ruppe la comunione con “Pietro”, pur dicendo di rimanere a lui unito (e tradendo le sue parole coi fatti).
            Quindi l’errore di Lefebvre, checché ne dicano alla FSSPX, fu profondo ed articolato.
            E molto molto pericoloso per un semplice fedele. Ed è equiparabile per certi aspetti all’errore di Lutero che contestava la Chiesa del suo tempo richiamandosi alla “purezza” di una Chiesa del passato.

          • Claudio ha detto:

            Va bene ci siamo fraintesi. Lieto che la pensiamo allo stesso modo.

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