Il mio “Non Credo”. Benedetta De Vito. Prima Puntata.

21 Aprile 2023 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni provocatorie e volutamente paradossali come stimolo alla meditazione. Buona lettura e condivisione.

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Ogni domenica e nei giorni festivi, dopo il Vangelo e l’Omelia, quanto amo recitare il Credo e quanto mi piacerebbe, aggiungo, che si tornasse a cantarlo in latino, in gregoriano! Per la sua potente bellezza, evocativa, che  fa salire, in sventolio e brivido di cuore, il Monte Carmelo…

Sì, mi piacerebbe, ma raramente accade. E se mi piacerebbe cantare il Credo in latino, più umilmente, qui in casa di Marco Tosatti (se me ne darà il permesso) intendo pronunciare a bassa voce il mio “Non credo”. A mezza voce, però, perché mio marito m’ode e ha già detto, ad esempio, che sarebbe meglio non andare – a causa del mio “eretico” pensiero – a cena da certi conoscenti (entrambi scienziati e uno addirittura professore di Fisica alla Sapienza…) che ci hanno invitato (dopo aver letto e gradito il mio “Cuoresardo”, evviva!). Una battuta, certo, ma ridendo e scherzando, in vino veritas. Ma siccome io, pur amando teneramente lo sposo che il Signore mi ha dato, di più ancora, se possibile, amo la Verità che è la Trinità, e così, Marco permettendo, vado a cominciare.

Cercherò di dedicare a ogni mio “Non credo” un articoletto, poche parole senza pretese di filosofia, che vadano al cuore della menzogna propagata fin dal principio e che, negli ultimi secoli, ha trovato manforte nella televisione, al cinema e sui giornali. Una parola sul non credo e un’altra sul perché, gli extraterrestri (cioè i diavoli) l’han forgiata e i massoncini, a loro sottomessi e in sciocco grembiuino, la sbandierano come gran verità (del piffero di Hamelin), inappellabile, fede suprema (loro che sono senza Fede) e chi non è d’accordo con la vulgata religiosamente (cioè superstiziosamente) adorata, inattaccabile, un dogma, è ostracizzato, vituperato, cacciato al margine, deriso e trattato da no vax ai tempi del “grimpath”. I media: megafoni della bugia ripetuta all’infino, fino a costruire un sistema intero di menzogne che oggi, purtroppo, trova una stampella anche nella Chiesa, chiamata da Dio al  ruolo profetico (oramai tradito) di katechon e di trattenitrice della legge satanica che regola  oramai il mondo al contrario. Sì, la Chiesa (non tutta, Deo gratias!) che doveva tenere il mondo sotto il Manto Azzurro della Santissima Vergine Maria e votarsi, tutta quanta, al Cuore Immacolato della nostra mamma in cielo, che è paladina e imperatrice della Verità, si è vestita di arcobaleno, adora gli idoli e tra un poco, hai visto mai, ci proporrà la messa maya, magari con sacrificio umano… .

Va bene, andiamo ad iniziare.  Non credo al fatto che la terra sia un sasso matto che, torcendosi in una danza folle, in un valzer senza senso, da scarpette rosse, faccia il girotondo intorno al sole. E questo, non solo perché nelle Scritture è detto e ripetuto che il Signore creò la terra “stabile” e che “non può vacillare”, non solo perché Giosuè fermò la corsa del sole e perché in tutte le culture (e nei miti anche Greci, il sole percorre il cielo con il suo carro infuocato, come ci ricorda il mito di Fetonte…), ma anche, passatemelo vi prego senza di me pensar male, per rivelazione.

Passo ora a dir la mia sul perché si è fatto credere questo sproposito, contrario al buon senso e alla semplicità che regola ogni portento di Dio. Dietro alla corsa frenetica terrestre, in un ansioso continuum, vedo lo zampino rosso del tentatore. Chi mai, infatti, tra gli uomini può sentirsi al sicuro e protetto e amato e quieto e in pace in un pianeta in folle giro, in eterno precipizio vorticoso, a una velocità frenetica? Se la terra gira come pazza biglia nello spazio, vuol dire – ed è automatico pensarlo – che tutto può succedere, che tutto è relativo e nulla può durare… Semplice no?

Chiamatemi pure terrapiattista (e non lo sono perché in realtà, io non so come è fatta la terra), non mi interessa, ringrazio per il dono immenso, con così tanta bellezza….  Che ridano pure giornalisti e intellettuali (e anche mio marito, mi dispiace…), io stretta alla Croce vivo sulla terraferma (come diceva la mia nonna Lisetta e così la chiamava sempre e mai solo terra…), sento il suolo ben fermo sotto ai piedi e ho una radice che scende nella terra e l’altra  come corda, il Rosario, al cielo. Con cuore saldo, su passi certi, forte della dolce catena e della Croce che reco sulle spalle, cammino nella Sua volontà e se il mondo mi tirerà le pietre, poco male, penso alla piccola Emerenziana e poche cose sono le mie a confronto…

Ecco ho finito con il mio primo “Non credo” e presto, a Dio piacendo (perché è Lui a temperare la mia penna) passerò al secondo. Dunque alla prossima puntata, se vi andrà di seguirmi e vi saluto e passo e chiudo.

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4 commenti

  • Chedisastro ha detto:

    E già, possiamo dar ragione a Benedetta dalle intense profondità e dai mille fioriti pensieri, tanto rivoltato si è il mondo e messo contro Dio. Gli uomini ardiscono persino far progettì spropositati e sberleffi sacrileghi al Padreterno, addirittura “transumanando”, cioè credendo di mai più morire grazie alla novella divinità chiamata artificiale intelligenza, né accettano più la divina volontà di farli nascere maschi o femmine e si illuridiscono nelle più abiette perversioni, praticano la più grande strage degli innocenti da che è nato il mondo, sono insomma al servizio del demonio. E così, nella mia siderale lontananza da tanto orrore, immagino il Signore maestoso immenso seduto sui cherubini e al cui soffio si sciolgono i monti, guardar giù sull’aiola che ci fa tanto feroci e pietosamente commiserarci ché altro non siamo che minuscole formichine, in corsa di qua e di là, ignare di tanto affanno. Eppure ci aveva fatto così grandi, a Sua immagine e somiglianza, poco meno degli angeli. Cosa importa che sia piatta o tonda la Terra,se non ritorniamo uomini?

  • unaopinione ha detto:

    Caro dott. Tosatti. È un pochino lungo per cui a lei la facoltá di non farlo noto oppure di tagliarne semplicemente alcuni tratti per farlo meno pesante – Cari saluti – Unaopinione
    Copio ed incollo questo tratto de “Il Vangelo come mi é stato rivelato”, capitolo 34: “Adorazione dei Magi. E’ “vangelo della fede”.
    Il più vecchio dei Savi parla per tutti. Spiega a Maria che essi hanno visto, una notte del
    passato dicembre, accendersi una nuova stella nel cielo, di inusitato splendore. Mai le carte del cielo avevano portato quell’astro e parlato di esso. Il suo nome non era conosciuto, perché essa non aveva nome. Nata allora dal seno di Dio, essa era fiorita per dire agli uomini una verità benedetta, un segreto di Dio. Ma gli uomini non le avevano fatto caso, perché avevano l’anima confitta nel fango. Non alzavano lo sguardo a Dio e non sapevano leggere le parole che Egli traccia, ne sia in eterno benedetto, con astri di fuoco sulla volta dei cieli.
    Essi l’avevano vista e si erano sforzati a capirne la voce. Perdendo contenti il poco sonno che concedevano alle loro membra, dimenticando il cibo, s’erano sprofondati nello studio dello zodiaco. E le congiunzioni degli astri, il tempo, la stagione, il calcolo delle ore passate e delle combinazioni astronomiche avevano a loro detto il nome e il segreto della stella. Il suo nome: «Messia». Il suo segreto: «Essere il Messia venuto al mondo». E si erano partiti per adorarlo. Ognuno all’insaputa dell’altro. Per monti e deserti, per valli e fiumi, viaggiando la notte, erano venuti verso la Palestina, perché la stella andava in tal senso. Per ognuno, da tre punti diversi della terra, andava in tal senso. E si erano trovati poi oltre il Mar Morto. Il volere di Dio li aveva riuniti là, ed insieme avevano proceduto, intendendosi, nonostante ognuno parlasse la sua lingua, e intendendo e potendo parlare la lingua del Paese per un miracolo dell’Eterno.”
    Perché riporto questo brano? Perché la domanda che da tempo mi ponevo era ed é: “Si, ma se ognuno é partito da un punto diverso della terra ed „ha inseguito“ da direzioni opposte rispetto agli altri due lo stesso astro e si incontra poi con gli altri due in un determinato punto della terra, vuol dire che quell´astro non sta poi tanto lontano dalla terra. … anzi … deve stare molto vicino alla terra … forse al massimo alcune centinaia di chilometri e non di piú. Se fosse stato un vero astro a centinaia di migliaia di chilometri cosí come ci viene oggi insegnato, a seconda della sua posizione in relazione alla Terra, sarebbero andati tutti e tre a nord o a sud o a est o a ovest ma mai avrebbero potuto convergere in un punto che si trovava sull´immaginaria linea che univa i loro iniziali punti di osservazione. Ed infatti leggiamo ancora sempre dallo stesso scritto che Gesú dice:
    “E si mettono in cammino dalle Indie lontane. (Gesù mi dice poi che per Indie vuol di-
    re l’Asia meridionale, dove ora è Turchestan, Afganistan e Persia). Dalle catene mongoliche sulle quali spaziano unicamente le aquile e gli avvoltoi e Dio parla col rombo dei venti e dei torrenti e scrive parole di mistero sulle pagine sterminate dei nevai. Dalle terre in cui nasce il Nilo e procede, vena verde azzurra, incontro all’azzurro cuore del Mediterraneo, né picchi, né selve, né arene, oceani asciutti e più pericolosi di quelli marini, fermano il loro andare. … La stella li prende da settentrione, da oriente e da meridione, e per un miracolo di Dio procede per tutti e tre verso un punto, come, per un altro miracolo, li riunisce dopo tante miglia in quel punto, …”
    Ora qualcuno potrebbe dire … ma anche a migliaia di chilometri di distanza ancora una stella (perché tale Gesú lo definisce … cioé come qualcosa che appartiene al firmamento) puó indicare a chi sta a nord di andare a sud, a chi sta a est di andare a ovest e di chi sta a sud di andare a nord. E per questo incollo le parole del piú anziano dei Re Magi: “
    “Ed essi erano venuti verso Betlemme e la stella era riapparsa ai loro occhi, lasciata la Città santa, e la sera avanti aveva aumentato gli splendori – il cielo era tutto un incendio – e poi si era fermata, adunando tutta la luce delle altre stelle nel suo raggio, sopra questa casa. …”
    Voglio dire … una stella/astro che si ferma sopra una casa? Allora doveva stare non piú di una decina di chilometri di altezza dal suolo e non centinaia di migliaia di chilometri come invece ci assicura la Scienza.
    Insomma … qualcosa in questa teoria del mondo tondo cosí come ce lo raccontano non torna sicuramente …
    Ma qualcuno potrebbe dire: “Ma forse era un angelo che si é fatto passare per un astro”. Mai sia che qualcuno lo ipotizzi … per la Scienza é una maggiore eresia che dire che la terra é piatta!
    Nota sulla questione. E allora come é fatta? Per me le cose stanno cosí: non é cosí tonda come dicono loro (infatti quei trattati sull´Antartico, dove “bisogna proteggere” dalla civiltá/umanitál´ultimo santuario rimasto inviolato puzza da migliaia di chilometri di falsitá). Ma neanche totalmente piatta … ma leggermente convessa … in pratica … ci sono piú terre di quanto ufficialmente riconosciuto. Se poi é un disco convesso oppure é un globo piú grande di quello che ci raccontano, non lo so. Ma le vicende dei Re Magi mi portano a propendere per la prima ipotesi.
    Altra nota: ma non é detto che sia cosí. Oltre a quella oggi scientificamente accettata, esisteva una teoria molto seguita negli anni ´30 che si chiamava “Teoria del ghiaccio cosmico” (“Welteistheorie” in tedesco) e che era stata formulata da Hanns Hörbiger. Mi pare che questa teoria fosse anche accettata da Viktor Schauberger. Qui un articolo che la tratta anche sotto l´aspetto spirituale:
    https://axismundi.blog/2016/03/25/hans-horbiger-la-teoria-del-ghiaccio-cosmico/

  • Enrico Nippo ha detto:

    https://youtu.be/Q_Bida_TFqg

    Dopo aver visionato questo video più di una volta, mi sono chiesto che valore abbia il pensiero umano – qualsiasi pensiero umano – sopra questo iper infinitesimo granello che è la terra, quasi inesistente rispetto all’IMMENSO.

    «Nel mare immenso di galassie e di stelle, siamo un infinitesimo angolo sperduto; fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti».(Carlo Rovelli).

    «Così tra questa
    Immensità s’annega il pensier mio
    E il naufragar m’è dolce in questo mare».

    Il nostro Giacomo avrebbe scritto una fandonia?