I Sepolcri del Venerdì Santo, a Roma. Benedetta De Vito.

8 Aprile 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo viaggio nei Sepolcri del Venerdì Santo di quando era bambina. Buona lettura e condivisione.

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Il venerdì Santo, con mia mamma giovane e io bambina, passavamo a vedere i sepolcri fioriti dove dormiva per quarantore Nostro Signore, che poi doveva risorgere nel bel giorno di Pasqua, mentre le campane, voce di Dio, suonavano a distesa, pettinando il cielo. Sette dovevano essere e sette erano infatti e tutti disegnati in un compasso intorno a casa nel Rione Miani, che si distende a Mezzogiorno di Roma, e da dove, col cielo terso si vedono anche i Castelli.

Più vicina a Via Beccari, dove abitavamo, era Santa Marcella, poi avanti fino alla stupenda San Saba, disegnata in color mattone, e tutta raccolta in sé come a nascondere il suo segreto e poi, in salita, all’Aventino, fino a Santa Prisca e dopo a tutte le altre stupende chiese alte sul colle che vide i gemelli far gli auguri con gli uccelli e Remo poi perire A Sant’Alessio, quasi in corsa, dalla porticina magica sulla sinistra, esplodevo in un giardinino segreto che s’affacciava (e ancora lo fa) sul biondo Tevere, il quale scorreva silenzioso e amico nella Gran Corrente del Signore.

A ogni sosta, mia mamma, compunta e serena, si inginocchiava, il foulard di seta stretto attorno all’ovale del viso, le cocche ballerine sul mento in un fiocco allegro. E orava, le labbra si muovevano appena come in un brivido. La osservavo, in preghiera, di profilo e di lei mi pareva di vedere solo il naso. Io, nauseata a volte dall’odore forte e acre dei fiori un poco avanti nella loro gemma, la imitavo, solenne, le manine giunte, lo sguardo a Dio, ma un piede era sempre fuori posto, una molla, pronto a scattare e a schizzar via, appena indovinavo nel movimento di lei l’ora di passare al prossimo sepolcro. Io, non Gesù, (devo ammetterlo ora che, invece, L’amo, l’adoro, credo in e spero in Lui) ammiravo, ma mia madre che allora era, davvero in compasso, il giro completo della mia vita e oggi, nel compiere il rito nostro antico (che non ho mai dimenticato) dei Sepolcri, l’ho per dire così, portata in tasca e con me, stretta al mio bel rosario rosa e anche se i sepolcri ora, non so perché, sono permessi (credo sia così e non me lo spiego) solo nelle parrocchie, io, lo stesso, ho visitato le mie chiese e in quelle nude ho chiuso gli occhi stretti stretti, ricordando i sepolcri di allora. Bianchi, ricamati di rose, deliziosi nei ceri accesi che tremolavano al veno del va e vieni, adorni di pizzi e trine, e tutti splendenti d’amore. Così essi, nella mia preghiera, ritornavano vivi anche nell’ odore acre dei fiori e io di nuovo bambina.

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