Rupnik, gli Abusi, la Compagnia di Gesù. Padre Zollner.

30 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione la traduzione di questa intervista pubblicata da America Magazine, la rivista dei gesuiti americani, sul caso Rupnik, la Compagnia di Gesù e la situazione generale degli abusi. Buona lettura.

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L’esperto gesuita di abusi sessuali discute sul caso Marko Rupnik, sulla Compagnia di Gesù e sullo stato della crisi degli abusi

Paulina Guzik – Notizie OSV 

Il 3 marzo il gesuita padre Hans Zollner, uomo di punta di papa Francesco sulla crisi degli abusi del clero, è stato nominato consulente del nuovo ufficio della diocesi di Roma dedicato alla protezione dei minori e delle persone vulnerabili.

“Mi impegno ad ascoltare i superstiti ed a promuovere l’istruzione e la formazione nel campo della salvaguardia, e continuerò a farlo in questo nuovo ruolo”, ha dichiarato padre Zollner in una dichiarazione del 3 marzo dopo l’annuncio.

OSV News ha incontrato padre Zollner prima dell’annuncio per chiedergli informazioni sullo stato attuale del problema degli abusi nella chiesa oggi. Padre Zollner ha affermato che mentre la strada per affrontare con successo la crisi degli abusi sessuali del clero a livello globale rimane lunga, spera che “ci sia qualche miglioramento”. Ma, ha aggiunto, “è un processo molto, ma molto, lento, che richiede un input costante e una costante sollecitudine”.

Il direttore dell’Istituto di Antropologia – Studi Interdisciplinari sulla Dignità e la Cura dell’Uomo (IADC) di Roma ha parlato a OSV News in occasione del quarto anniversario del vertice vaticano sulla protezione dell’infanzia, conclusosi il 24 febbraio 2019, con la partecipazione dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo.

Dei tre pilastri del vertice di febbraio 2019 – rendicontazione, responsabilità e trasparenza – il terzo è visibilmente carente visti i casi segnalati prima dai media e solo successivamente dalle istituzioni, come quello del gesuita padre Marko Rupnik, che è stato denunciato dai blog italiani — Silere non Possum, Left.it e Messa in Latino — nel dicembre 2022. Padre Rupnik, noto mosaicista e direttore spirituale, è stato accusato di abusi spirituali, psicologici o sessuali da più donne adulte nel corso di quasi 40 anni. I gesuiti hanno confermato, Il 21 febbraio scorso, che sono state segnalate 14 nuove accuse. Un’accusa è arrivata da un’ex suora che sarebbe stata minorenne al momento in cui sarebbero iniziati i presunti abusi su cui si indaga.

Se viene confermato che padre Rupnik ha abusato di una minore, “secondo il diritto canonico, penso che non dovrebbe più essere prete”, ha detto padre Zollner.

È possibile che, se fosse dimesso dallo stato clericale, padre Rupnik potrebbe rimanere nella Compagnia di Gesù, ha aggiunto padre Zollner, riferendosi a una procedura che, nelle sue parole, “molte persone non capiscono e su cui non concordano”, ma questo mantiene almeno il controllo dell’ordine sull’abusante, controllo spesso inesistente quando l’abusante diventa semplicemente parte della società laica dopo essere stato deposto.

“Questo non vuol dire che debba essere tenuto all’interno di una comunità. Questo deve essere ponderato molto attentamente”, ha detto padre Zollner. “Sbarazzarsi di qualcuno può anche essere una facile via d’uscita e può creare più occasioni per ulteriori abusi”.

Tuttavia tutto dipende se padre Rupnik segue le restrizioni impostegli dall’ordine: “Se non segue le restrizioni, è un chiaro segno che non può rimanere nella vita religiosa”, ha detto padre Zollner.

In relazione ai propri rapporti con l’ordine religioso, padre Zollner ha affermato di “non riuscire a capire” perché non siano molti di più coloro che, nella Compagnia di Gesù, e che sono “nel ministero della giustizia sociale, hanno davvero affrontato questo tipo di ingiustizia”, ​​cioè per quanto riguarda le vittime di abusi sessuali.

“La Compagnia di Gesù è una realtà mista come l’intera chiesa”, ha detto padre Zollner, quando gli è stato chiesto della mancanza di trasparenza nel caso di padre Rupnik. “Non siamo migliori in questo. Ed è stato dimostrato adesso ancora una volta, agli occhi di tutti”.

“Siamo tutti misti. Siamo tutti molto limitati. Tutti abbiamo i nostri difetti. E anche la Compagnia di Gesù ha molti difetti”, ha detto.

I gesuiti hanno annunciato il 21 febbraio che avvieranno una procedura interna che potrebbe includere ulteriori restrizioni contro padre Rupnik. Al sacerdote è già stato impedito di confessare, offrire direzione spirituale e condurre ritiri. Inoltre è tenuto ad avere il permesso del suo superiore prima di esercitare qualsiasi ministero pubblico, e gli è vietato svolgere pubblica attività artistica.

Alla domanda su che cosa pensa si debba fare dell’arte di padre Rupnik, che decora famose chiese e cappelle da Washington a Lourdes, in Francia, e da Cracovia, in Polonia, allo stesso Vaticano, padre Zollner ha detto: “Prima di tutto, penso che non dovrebbe più produrre alcun tipo di nuova realizzazione artistica. In secondo luogo, capisco se le persone dicono “non riesco più a vederlo”. L’autore vive in mezzo a noi, le vittime sono con noi, la discussione sui crimini e sul modo di reagire è ancora in corso. La questione di come rendere giustizia alle vittime è ancora aperta. In un tale contesto non riesco a vedere come le opere di Rupnik – che dovrebbero portare le persone a Dio – possano raggiungere questo scopo”.

“Ma d’altra parte”, ha detto padre Zollner, “se si tolgono le realizzazioni di tutte le persone che hanno anche commesso crimini o hanno maltrattato e abusato di altri, probabilmente rimarrebbe ben poca roba. Se l’opera d’arte di Rupnik rimane dov’è, dovrebbe esserci una nota visibile in modo che le persone siano informate.

Alla domanda se l’abuso delle donne adulte sia trascurato nella chiesa, padre Zollner ha riconosciuto che “la questione dell’abuso di potere è stata sollevata solo negli ultimi quattro o cinque anni come ingrediente principale degli abusi sessuali. Questo non era molto compreso sei anni fa.

“Questo argomento porta sempre più aspetti che forse in qualche modo abbiamo sentito, ma pochissime persone sono state in grado di esprimersi e descrivere come facciamo ora”, ha aggiunto. “E quindi è anche una curva di apprendimento molto veloce per quanto riguarda quali siano i principali elementi di disfunzionalità, quali sono i componenti dell’abuso e quali le cause profonde di esso.”

Riguardo a qualcosa che sia andato bene negli ultimi mesi, padre Zollner ha elogiato la commissione istituita dai vescovi portoghesi come “modello”. L’idea della commissione indipendente è nata nel maggio 2021 e il 13 febbraio 2023 il rapporto è stato reso pubblico. Padre Zollner è stato invitato in qualità di consigliere dei vescovi in ​​Portogallo.

“Abbiamo parlato di ciò che deve essere fatto”, ha detto, lodando la trasparenza autoimposta. “È stata una loro decisione, che raccomando davvero perché normalmente accade il contrario. E’ necessario che il risultato sia reso pubblico ed è quello che hanno fatto”.

Dall’indagine “Spotlight” del Boston Globe nel 2002, al documentario polacco “Non dirlo a nessuno” nel 2018 e all’indagine spagnola di “El Pais” nel 2022, la maggior parte delle chiese locali decide di agire solo dopo che i media hanno pubblicato fatti e notizie.

“C’è un punto di rottura quando improvvisamente arriva un fiume di notizie su questo e allora i vescovi sono costretti dall’opinione pubblica a fare qualcosa e talvolta anche sulla spinta della politica”.

Secondo padre Zollner, la commissione portoghese incarna professionalità e indipendenza. Ha convalidato 512 testimonianze su un totale di 564 pervenute, relative a casi avvenuti tra il 1950 e il 2022.

In riferimento al capo della commissione, Pedro Strecht, ha detto che “è stato molto chiaro fin dall’inizio che non avrebbe accettato alcuna interferenza con la scelta delle persone per la commissione, con la metodologia e con qualsiasi tipo di comunicazione che volessero fare”.

Padre Zollner ha affermato che il Portogallo è “un buon modello per altri paesi, almeno nel senso di come dovrebbe funzionare una commissione e di come presentare un rapporto”.

Padre Zollner ha detto che ci sono tre ragioni per cui non vediamo ancora molta trasparenza nella chiesa riguardo agli abusi. “Una è che non si vuole puntare il dito contro la propria istituzione. Quando ci si aggrappa all’immagine e si vuole preservare un’immagine e una reputazione presumibilmente attraenti, non si vogliono ammettere errori”.

In secondo luogo, ha detto, la mancanza di trasparenza si verifica quando “hai commesso degli errori e dovresti ammettere di aver commesso degli errori, il che non è una cosa carina da ammettere”.

“In terzo luogo”, ha detto “questa immagine è molto influenzata da una proiezione della propria perfezione. Gesù non ci chiede di essere perfetti nel senso di essere impeccabili quando parla della perfezione che dovremmo vivere. Parla della perfezione di Dio, Padre misericordioso e amorevole”.

“Penso davvero che ci sia anche una mancanza di fede in tutto questo. Una mancanza di fede nella misericordia e nella giustizia di Dio e nella possibilità che consento a me stesso di sbagliare. E questo è ammissibile. Questo è anche quello che diciamo in confessione, poi dovrei rimediare a quello che ho fatto di male».

Padre Hans Zollner ha avviato il Centro per la protezione dell’infanzia presso l’Università Gregoriana nel 2012, che è stato trasformato nell’Istituto di antropologia nel 2021. Negli ultimi 11 anni, più di 7.000 studenti si sono diplomati ai programmi in presenza e online sulla salvaguardia.

“La pura esistenza di qualcosa del genere. Ha un impatto”, ha detto padre Zollner.

Ora, essendo un istituto accademico all’interno dell’Università Gregoriana, ha anche più possibilità di svolgere il suo lavoro, essendo ora molto più grande del precedente Centro per la protezione dell’infanzia. “Un centro della nostra categoria e struttura universitaria è fondamentalmente un one man show perché non ha docenti. E se non è collegato a nessun’altra facoltà, non può conferire titoli propri. Quindi, con la creazione di un istituto, è diventato molto più sostenibile e ora possiamo avere la nostra facoltà”.

Anche l’istituto di padre Zollner ha creato una rete e un luogo a cui rivolgersi quando c’è bisogno di aiuto, anche se non può offrire un ampio lavoro sui casi. “Le persone che sono interessate, che vogliono consultare, che vogliono visitare, che vogliono condividere: ci trovano. Sia le vittime che le vittime secondarie, vescovi, conferenze episcopali, concili religiosi, laici”.

L’impatto, ha detto padre Zollner, non è limitato solo alla chiesa, “perché questo, ovviamente, è un problema umano”.

Sottolineando che il 20% di tutte le ragazze nella società subiscono abusi e molestie sessuali prima di compiere 18 anni, padre Zollner ha chiesto: “Qualcuno ne parla? Quanti politici se la prendono davvero a cuore? Non vedo che ciò accada nemmeno nei paesi in cui se ne parla molto e pubblicamente ormai da decenni”.

Per padre Zollner, l’ostacolo più grande per affrontare la crisi degli abusi sessuali da parte del clero è pensare che questo sia un problema al di fuori della vera chiesa.

“Non comprendiamo che questo, oggi, fa parte della vera missione della Chiesa e del processo di conversione che dovrebbe avvenire non solo a livello spirituale, ma anche strutturale a favore dell’ascolto delle vittime”, ha affermato. . “Prendendo davvero in considerazione la voce della sofferenza delle persone che hanno sofferto all’interno della chiesa, non solo quelle che sono migranti e povere, ma anche quelle che hanno sofferto per mano degli stessi ministri della chiesa. Questo è l’ostacolo più grande”.

Questo problema non riguarda solo i sacerdoti e la gerarchia, ha detto p. Zollner, ma spesso anche “la famiglia parrocchiale che non ha permesso alle vittime di parlare”.

“Non vuoi sentirlo perché frantuma la tua fede”, ha detto. “Mette in frantumi l’immagine che tu hai della chiesa”.

Traduzione di Vincenzo Fedele

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3 commenti

  • FRANZ ha detto:

    Cane non mangia cane!
    Danke

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Consueta cortina di chiacchiere che a mio avviso cerca di minimizzare i gravi, reiterati crimini di Rupnik e la scomunica rimessa in tutta fretta senza pubblico pentimento (come da articolo di SC).
    Sconcerta la banalizzazione degli abusi, che tanto per cambiare si cerca di scaricare sull’intero genere maschile, auspicando norme più severe nel momento in cui non le si applica a Rupnik:
    “Sottolineando che il 20% di tutte le ragazze nella società subiscono abusi e molestie sessuali […] Quanti politici se la prendono davvero a cuore?”
    Qual è la fonte di questa statistica? Ricordo che un noto sondaggio ISTAT che ipotizzava sei milioni di donne abusate in Italia, qualificava come abuso anche sporadiche critiche al modo di cucinare.
    L’assurda normativa in Occidente del reato di molestie, esteso a critiche verbali, invio di fiori (!) e perfino (Cassazione) “sguardi che esprimono stati d’animo” (?) si presta a mille… abusi, compresi ricatti sotto il tetto coniugale.
    Cari uomini, girate col paraocchi e non inviate fiori né più di due messaggi, altrimenti siete stalker. Tranne, ovviamente, se vi chiamate Rupnik che, a quanto ne so, non si è ancora fatto un giorno di galera.
    I dipinti? Meglio toglierli comunque, li considero un’offesa alla pietà cristiana, o più prosaicamente un pugno in un occhio