L’Iconoclastia Affligge il Sacro. Anche Adesso, Anche Qui. Laporta.

26 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni del generale Piero Laporta,che ringraziamo di cuore. Buona lettura e diffusione.

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Dai tagli iconoclasti di Lucio Fontana alla sutura crociata di Gilberto Di Benedetto. L’arte riconciliante è possibile?

L’iconoclastia affligge il sacro. Almeno da un secolo, la scultura, la pittura, l’architettura, l’«arte» e quindi l’umana esistenza, spogliatesi del “sacro”, dovranno tornarvi per ritrovare la pace, come ciclicamente avviene dalla Crocifissione.

I “Tagli” di Lucio Fontana, pochi forse rammentano le tele monocromatiche coi tagli vaginali, gabellando il “concetto spaziale”, metafora del nulla se non fosse stata miracolata dai mercanti d’arte. Dal dopoguerra arte, guerra, terrorismo, petrolio e carta moneta sono sovrapposti, col valore assegnato dai poteri, aggiogandosi così l’arte alle potenze. Nacquero i “sovrapposizionisti”, per i quali è più importante il valore venale sovrapposto a quello effettivo, nell’arte come in politica e in ogni attività. Le cose tuttavia cambiano.

Chi andrebbe oggi con un “taglio” di Fontana a Mosca, a Pechino o a Nuova Delhi a cercare acquirenti milionari? Il giorno dopo il crollo dell’Unione sovietica i nuovi ricchi d’Oltrecortina giunsero per acquistare oggetti d’arte per le proprie ville. Oggi questo scambio è fermo, la guerra pone un discrimine insuperabile; col sistema occidentale crollerebbero le rivendite d’arte “sovrapposta”, dal valore astratto quanto quello della carta moneta, a sua volta travolgibile dalle bombe.

Il Concilio di Nicea II

Se questo avvenisse, inutile illudersi, il mondo non tornerebbe ai giorni di Marietta, la bracciante agricola di mia zia, ferma al tocco di mezzogiorno, segnandosi con la Croce. D’altronde nessuno in paese imitò Marietta e forse, quand’essa non era in campagna, non si fermò per strada a segnarsi come quando era nei campi. L’ermeneutica di questa differenza non importa; basti la verosimiglianza a ricordare che il “sacro” non è l’oppio bensì l’anima dei popoli. L’oppio vero è la carta moneta.

Il secondo concilio di Nicea, pur legittimando la devozione alle “sacre immagini”, non fu tuttavia risolutivo. La disputa ebbe un prima e un dopo, secondo gli studiosi prolungatosi per un secolo, a testimoniare la vocazione della Navicella ai mari in tempesta.

La fine della bufera portò l’arte sacra nelle chiese cattoliche, ratificando il culto dovuto alla Croce. Il Rinascimento segnò il trionfo dei valori cristiani nell’arte, inacidendo l’odio delle parti avverse. Se l’iconoclastia avesse invece vinto, la Croce non sarebbe stata raffigurabile, per la gioia di chi oggi la schioderebbe dai muri.

L’iconoclastia non è morta. La meno ostile è sui versanti comunista e mussulmano, pur con eccezioni estreme, come Adel Smith, mussulmano, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1960, fondatore dell’associazione “Unione Musulmani d’Italia”, tanto rumorosa quanto scarsa di aderenti. Esigeva nel 2003 la rimozione del crocefisso dai muri delle scuole e un magistrato gli dette ragione. Vittoria di Pirro, il Consiglio di Stato nel 2006 inchiodò i crocefissi sui muri delle scuole: «Si deve pensare al crocifisso come ad un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato. Nel contesto culturale italiano, appare difficile trovare un altro simbolo, in verità, che si presti, più di esso, a farlo

Vittoria definitiva? L’iconoclastia è come l’influenza, prima o poi torna, come accadde nel 2019, con Lorenzo Fioramonti ministro dell’Istruzione, nemico del crocifisso. Il governo Conte II cadde e Fioramonti dovette cercarsi un lavoro serio. Non cantiamo vittoria. Se Schlein Elly trionfasse, il crocifisso tornerebbe nel mirino, per la portabandiera LGBTQRSTP+, globalista, sorosista e chissà quanti altri “ista”. D’altronde è la sorte del crocifisso da duemila anni, stare nel mirino, con o senza i Soros, i Rothschild e le serventi Elly; oppure l’università di Helsinki che insignisce Greta della laurea honoris causa in… teologia, con la benedizione del Vaticano.

I credenti non cerchino lontano i nemici, sovente neppure davvero ostili, solo stupidi o accecati dall’ambizione. La chiesa di San Giovanni Rotondo, intitolata a Padre Pio, ostentò un’orrida croce sovrapposizionista d’un Pomodoro Arnaldo e solo pochissime piccole sculture sull’ambone, come impose il venerabile architetto Piano Renzo, con la benedizione d’un monsignor Valenziano Crispino, suprema autorità per l’architettura sacra, che vigilò sulla costruzione. L’iconoclastia nella chiesa di Padre Pio risponde evidentemente ai canoni conciliari del Vaticano II. Come d’altronde dubitarne? Come Dio volle, alla visita pastorale del 21 giugno 2009 del teologo papa Ratzinger conseguì la rimozione dell’abominio sovrapposizionista e l’elevazione del crocifisso accanto all’altare, com’è tradizione dal Golgota in poi. Non mancarono ulteriori altre insidie, risoltesi anche quelle positivamente.

Monsignor Marko Ivan Rupnik nei corridoi della cripta collocò una quantità di mosaici, taluni molto belli e pieni di fede (forse non c’erano suore in giro), uno dei quali causa di superflue polemiche, quello che raffigura Italia Betti, donna di punta del PCI di Togliatti, con l’Unità in mano. La professoressa Betti fu convertita da Padre Pio e morì di tumore a San Giovanni Rotondo. Quando il mosaico fu scoperto, Antonio Socci si indignò per quella che sembrava una benedizione al giornale della fazione che abbandonò Aldo Moro ai sicari. Era esattamente il contrario. L’iconoclastia può risultare insidiosa quanto l’iconodulia.

Quanti vedessero l’Unità come il diavolo, ignorerebbero che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci pubblicò uno dei brani più belli che siano mai stati scritti sulla Croce. Lo firmò Natalia Ginzburg, ebrea ma non sionista. Lo si può leggere nell’archivio de l’Unità del 25 marzo 1988, a pagina 2 https://bit.ly/3lE5UuH

 

La Sutura della Croce

I figli delle tenebre sono astuti ma non intelligenti abbastanza da comprendere quando cadono nel ridicolo, mentre l’iconoclastia colpisce dove, come e quando meno te lo aspetti. Il Crocifisso rimane tuttavia lì a ricomporre le persone e la ragione.

Viviamo giorni colmi di tutte le eresie e di tutti gli abomini. Comunismo, Nazismo, Liberalismo, Globalismo, Sionismo, Ecologismo, perduta ogni distinzione, ci riportano al Sant’Agostino della Città di Dio e sembra di essere a Parigi: «i patrizi trattarono la plebe come schiava, ne disposero della vita e dell’opera con diritto regio, la privarono della proprietà dei campi e amministrarono da soli con l’esclusione di tutti gli altri. La plebe, oppressa dalle vessazioni e soprattutto dalle tasse giacché doveva subire l’imposta e insieme il servizio militare per le continue guerre, occupò armata il monte sacro e l’Aventino e così rivendicò i tribuni della plebe e gli altri diritti. Fine delle discordie e della lotta fra le due parti fu la seconda guerra punica». La degenerazione etica dello Stato romano ebbe due vie d’uscita: prima le guerre e poi la Croce. Prima che noi si segua la medesima strada, un artista romano, Gilberto Di Benedetto, del quale abbiamo già detto a proposito della Madonna dei Debitori [https://bit.ly/3FOks1w] propone la Croce prima della guerra, ricucendo i tagli del sovrapposizionista Fontana. È un segno di speranza in un mondo sgovernato da alienati strafatti di potere, di droga e di sangue.

Verrà Tempo

Per capire questa iniziativa, ricordiamo le leggi millenarie che regolano l’esistenza degli Stati: 1) Gli imperi crollano; 2) gli Stati nascono e muoiono con le guerre; 3) l’ultima, la più negletta, è pure la più semplice: le cose cambiano come Dio vuole. Tre leggi millenarie sempre rispettate nella realtà dei fatti.

Non solo don Rodrigo dei Promessi Sposi dimentica l’ammonimento del più giovane dei fratelli Maccabei al suo carnefice: «Verrà tempo, che da Lui percosso e vinto dall’acerbità del dolore, confesserai che sei tu uomo. Se la nostra gente non avesse peccato contro Dio, non saremmo caduti in questa sventura; ma spero che Dio fra poco placato dal mio sangue e da quello dei miei fratelli, si riconcilierà col nostro popolo, ed a noi, dopo una morte coraggiosamente sofferta, darà la vita eterna

Essi non credono nella vita eterna e nel valore salvifico dei martiri massacrati dalle loro stesse mani. Eppure ebbero la dimostrazione simultanea delle tre leggi la notte di Natale, il 25 Dicembre del 1991: 1) crollò l’impero sovietico; 2) per la prima volta nella storia uno Stato di tali dimensioni morì senza una guerra perché 3) le cose cambiano come Dio vuole.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dopo trent’anni dalla notte di natale del 1991 muovono guerra alla Russia. L’Unione europea, il ministro Guido Crosetto, l’onorevole Giorgia Meloni, La Repubblica, Il Foglio, Informazione Corretta e l’onorevole Schlein Elly s’accodano festosamente. Compagnia alquanto policroma. Occorre tuttavia chiedersi, mentre costoro percuotono gli scudi, se sia una coincidenza lo sfarinamento delle banche, mentre i medesimi assicuravano la Russia franata di lì a un mese dopo le sanzioni.

Possono pure non credere in Dio, i tambureggianti, è tuttavia arduo, a lume di naso – e dei gramsciani rapporti di forza – che la Russia crolli se non sprofondò nel 1991-1992, quand’essa fu isolata, disarmata e affamata. Oggi ha il grilletto nucleare. La Russia e, dietro di essa, Cina, India, molta America latina, l’Africa, il mondo e persino buona parte degli italiani e della UE.

Meloni e Crosetto non sanno nulla di Gramsci, e si capisce. Al più leggiucchiarono le odi alla guerra “sola igiene del mondo” di Filippo Tommaso Marinetti. Eppure anche il futurista più animoso si chiederebbe quale impero crollerebbe se la Russia non sgretolasse com’essi invece profetarono. Rischio sostenibile? Iniziano a chiederselo anche il New York Times e il Washington Post.

In attesa che si dissolva il junk thinking nell’Ufficio Ovale, sintesi di tutte le eresie, teologicamente speriamo nella pietà divina, per andare oltre i tagli iconoclastici verso la sutura della Croce.

Il futuro è nelle mani di Dio e Cristo Vince, speriamo al più presto, nonostante le sculettanti fighette anglosassoni.

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15 commenti

  • Mara ha detto:

    https://www.iap.it/le-attivita/per-i-cittadini/segnalare-pubblicita-ingannevole/: questo link serve per segnalare pubblicità ingannevoli e quindi, nel nostro caso, blasfeme. Sul canale 56 del digitale terrestre sta andando in onda uno spot dissacrante sull’Ultima Cena. È segugio.it. Questo è uno dei modi per far sentire la propria voce quando l’anticristianesimo viene veicolato dai media.

  • nuccioviglietti ha detto:

    Bisanzio contemporanea…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Roberto ha detto:

    Vulcanico intervento!
    Mi limito a due modeste considerazioni
    Gli artisti, al netto (e la tara è grossa) di mode e marketing, esprimono con la loro sensibilità, il loro carisma, una personale interpretazione di aspetti della realta con dei linguaggi che ritengono opportuni.
    Le loro rappresentazioni sono orride e blasfeme? La loro semantica è scurrile ?
    Evidentemente si sforzano di interpretare nel modo migliore i tempi che vivono.
    Tempi, evidentemente, orridi blasfemi e scurrili.
    Io provo prima ribrezzo e poi profondo disagio di fronte a queste ” opere d’arte”. Qualcuno vuol collezionare l’orrido?
    Ma ..con i suoi soldi può fare quel che vuole. Io di certo non li compro!
    E, per rimanere in una semplificazione dei discernimenti degli spiriti di San Ignazio di Loyola, mi invento un piccolo racconto : se passeggiamo in un giardino è c’è una persona seduta che legge un libro, neanche ci accorgiamo della sua presenza. Due tossici litigano e si insultano ed eccoli al centro della nostra attenzione. Le cose malvagie sono sempre molto rumorose, attraenti, catturano l’attenzione.
    Il bene e sottile, leggero ( Sapienza 7; 22-30).
    Parafrasando Dante: non ti curare di loro che tanto passano…

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Sono ovviamente d’accordo; ho tuttavia relegato, per esigenze di sintesi, in poche righe la “sovrapposizione”, che a mio avviso spiega moltissimo delle storture correnti.

  • Davide Scarano ha detto:

    “Quanti vedessero l’Unità come il diavolo”. Non ho mai avuto simpatie per il comunismo e per “l’obbedienza cieca, pronta ed assoluta” narrata in parole ed immagini da Guareschi. Devo tuttavia ammettere che esso è già stato superato. La “regressione antropologica” avvenuta in Italia ai tempi del Covid è un caso su cui riflettere. Poichè abbiamo perso la volontà di cercare Dio, ci sarà lasciata la croce per poterlo cercare nuovamente: “perciò egli non ritira mai la sua misericordia, ma, correggendoci con la sventura, non abbandona il suo popolo” (2 Maccabei, 6, 16).

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    !monsignor Valenziano Crispino, suprema autorità per l’architettura sacra, secondo il quale l’iconoclastia nella chiesa di Padre Pio risponde ai canoni conciliari del Vaticano II.”

    Potrebbe anche aver ragione. E poi, dice “Don” Ciro, non si devono mai criticare i vescovi

    • Il veritiero ha detto:

      Sei ossessionato da don Ciro o sbaglio? Vedo che ne parli spesso anche con altri nomi….

      • piero laporta ha detto:

        Grazie. Se uno scrive libri di architettura, quantunque sacra, è auto esposto alle critiche. Cristo Vince nonostante i Valenziano Crispino 😎

    • stilumcuriale emerito quello vero ha detto:

      Questo Stilumcuriale emerito si è impadronito del mio ben noto nickname . Tosatti provveda per favore. A. Zerbini

  • Milly ha detto:

    Le Chiese rupestri della Cappadocia sono un esempio elevato di sacralità, dovuto non solo alla loro particolare “architettura” , ma soprattutto alla rappresentazione di immagini dei Santi, di Gesù, della Vergine Maria e degli Arcangeli, dipinte con colori vivi e nitidi e che, nonostante il periodo iconoclastico patito, conservano tutt’ora intatta la profonda spiritualità dei Cristiani dei primi secoli.

    • Ambra ha detto:

      Anche a me e’ giunta la notizia delle chiese rupestri della Cappadocia , dove pero’si sviluppava anche una intensa attivita’ di preghiera, almeno fino al momento in cui i cappadociani veñnero espulsi dalle loro terre da Kemal Ataturk.
      Ma vorrei farvi notare che non c’e’ bisogno di arrivare in Cappadocia. Abbiamo antiche chiese rupestri anche nelle gravine pugliesi, chiesette decoratenel Salento , vista un’altra in tv nei dintorni di Salerno.
      E le nostre cattedrali ? Le antiche basiliche ?
      Cerchiamo di conservarle prìma che siano trasormate in moschee.

      • Starkov ha detto:

        Le Chiese rupestri della Cappadocia sono un esempio elevato di sacralità, dovuto non solo alla loro particolare “architettura” , ma soprattutto alla rappresentazione di immagini dei Santi, di Gesù, della Vergine Maria e degli Arcangeli, dipinte con colori vivi e nitidi e che, nonostante il periodo iconoclastico patito, conservano tutt’ora intatta la profonda spiritualità dei Cristiani dei primi secoli.

        • Forum coscienza maschile ha detto:

          Anche a me e’ giunta la notizia delle chiese rupestri della Cappadocia , dove pero’si sviluppava anche una intensa attivita’ di preghiera, almeno fino al momento in cui i cappadociani veñnero espulsi dalle loro terre da Kemal Ataturk.
          Ma vorrei farvi notare che non c’e’ bisogno di arrivare in Cappadocia. Abbiamo antiche chiese rupestri anche nelle gravine pugliesi, chiesette decoratenel Salento , vista un’altra in tv nei dintorni di Salerno.
          E le nostre cattedrali ? Le antiche basiliche ?
          Cerchiamo di conservarle prìma che siano trasormate in moschee.