Viaggio fra i Libri di Chi non è Più con Noi. Benedetta De Vito.

13 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione le sue emozioni e sensazioni – che purtroppo di sicuro molti di noi avranno provato – quando si è tenuti a disporre delle cose, e soprattutto dei libri, di qualcuno che ci ha lasciato. Buona lettura.

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M’avvio a passi lenti, con la mente in un sudario, verso la casa mia paterna che siede, bianca e grigia, al centro di un gran giardino dove, giganti e snelli, spiccano i pini alti da grattar il naso al cielo. M’avvio, mesta, dicevo, perché non odo più all’arrivo la voce, pur mordace, di mia madre che mi dava il suo ruvido e dolce benvenuto: “Betta!”. Ora la casa è in smobilitazione, le cose impacchettate, roba da dar via, da vendere, da regalare, chi si prende questo e chi quello ed ecco gli esperti di questo e di quello.

C’è a mano manca una pila di libri vecchi e polverosi con su la mia “B” perché si tratta di libri a tema religioso e nessuno li vuole. Solo io. Così mi siedo ai piedi della pila e comincio a sfogliarli per vedere se qualcuno posso salvarlo e portarlo a casa mia dove ne conto già tanti e troppi per l’ambiente piccino.

Ed ecco ho tra le mani un vecchio volume lacero. In copertina (strappata e la riparo con carta e coccoina) il Sacro Cuore di Gesù con le sue fiamme, ma ha anche, da una parte e anche dall’altra, conficcate due spade, simili a quelle che bucano il Cuore Immacolato di Maria Santissima.

Il titolo è semplice: “Agostino” e l’autore è  Giovanni Papini, sì lo scrittore “controverso” perché visse, gomito a gomito, con l’Italia che indossava la divisa fascista. Ma vabbè, da giovane anche Sant’Agostino ne fece di cotte e di crude e seguì il manicheismo, poi però divenne un Pastore celeste e amico del grandissimo Ambrogio, Arcivescovo di Milano.

E lo stesso Papini che a un dato momento si convertì al cattolicesimo e rimase cattolico e di fede forte fino alla morte. Così ho preso a leggere e la grandezza della sua prosa mi ha subito picchiato all’uscio del cuore. E soprattutto l’introduzione in cui racconta di come, già bambino, Agostino era entrato nella sua vita, mi ha ricordato gli anni miei verdi quando la nonna Lisetta mi parlava di San Tarcisio… Racconta di come, bambino, facesse ginnastica in una chiesa sconsacrata trasformata in palestra.

E la chiesa era intitolata a San’Agostino. Poi di quando, agli Uffizi, vide un piccolo quadro ignoto ai più di Sandro Botticelli: la scena di Agostino sulla spiaggia che incontra il Bambin Gesù. “Oh che cosa fai piccino? Vuoi mettere il mare in quella tua bucoletta?”. “E allora, tu – rispose il Piccolo Gesù – che vuoi infilar nella tua testa il gran mistero dell’universo e di Dio?”.

La stessa scena è dipinta da Giovanni Lanfranco in una cappellina segreta a Sant’Agostino, a Roma. Poiché la cappellina è protetta da una grata bisogna aguzzar la vista e infilare il naso tra il metallo, consiglio di andarla a vedere per restar sempre in umiltà…

Sulla seconda di copertina del volumetto di cui ho scritto (e che ho restaurato secondo la regola di mio marito), e gli occhi miei si velano di commozione, c’è la dedica, semplice: “Per Luciano da Lisetta” e una data. I miei nonni innamorati, lei, quasi nobile e bellissima, lui ufficiale di cavalleria con due nomi Giuseppe Luciano e il primo del fratellino morto.

C’è un altro libro che ho salvato ed era però del padre di mia nonna, Gustavo, gran professore di medicina a Perugia (famoso perché finì in copertina della Domenica del Corriere per aver operato in stiffelius una tigre del Bengala…). Il libro, che è alto così e un volumone s’intitola “Il Santo Giovanni Bosco” e parla da cima a fondo del fondatore dei Salesiani.

Sfogliandolo, nella prosa agiografica del Cardinale Carlo Salotti (che era bellissimo!), scopro che Giovannino era vessato dal fratello Antonio, che per farlo studiare sua mamma Margherita dovette sudar sette camicie, che fin da piccolino teneva banco tra i fanciulli e li evangelizzava e poi chissà che cosa altro scoprirò nel leggerlo tutto intero…

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2 commenti

  • Chedisastro ha detto:

    Che emozioni, cara signora Benedetta dal cuore amorevole e dalla penna commovente come i miei narcisi spuntati all’improvviso fra le troppe erbe in confusione. Lei accenna anche a Don Bosco (che io amo tanto) e alla sua santa mamma Margherita; ebbene, mi torna in mente un raccontino letto qualche anno fa che in tempi di oscurità rende lieto il cuore perché spiega come si gode in Paradiso. Eccolo:
    È il 1860 e San Giovanni Bosco vede in una visione mamma Margherita, morta da parecchi anni, tutta luce e splendore. Le chiede allora: “Mamma, tu qua? Ma non sei morta?” Ed ella risponde: “Sì, sono morta, ma vivo”. Al che il Santo: “Sei felice? In Paradiso?”. La mamma, piena di luce splendente: “Felicissima, sono in Paradiso!”. Il Santo in un trasporto di gioia chiede cosa si gode in Paradiso ed ella risponde: “Tu mi chiedi l’impossibile, perché ciò che si gode quassù, nessuno lo potrà dire, né immaginare”. Ciò detto, avvolta da una luce di inesprimibile bellezza, scompare esclamando: “Giovanni, ti aspetto per restare sempre uniti” e mentre svanisce, l’armonia di un canto di mille angeliche voci echeggia nell’aria.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Ho molto apprezzato.