La Roma di San Carlo. Da San Carlino al Corso. Benedetta De Vito.

6 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito ci accompagna nel suo girovagare romano a scoprire i luoghi dedicati a San Carlo Borromeo. Buona lettura, e condivisione.

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Se dovessi, come desidero tracciar sulla carta, la geografia dei luoghi romani del grande Arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo, comincerei di certo da San Carlino alle Quattro Fontane, chiesa trinitaria, capolavoro di Borrimini (che ai padri trinitari la regalò) a lui dedicata.

Sulla facciata, annerita dallo smog cittadino, San Carlo cerca di splendere in mezzo ai due fondatori dell’ordine, San Giovanni de Matha e San Felice di Valois. (principe) Dentro, nell’unica cappella, sulla sinistra, piccola come tutto è piccino in questa chiesa mirabile, riposa la Beata Elisabetta Canori Mora, mistica, sposa, mamma.

Per me Elisabetta (come la chiamo in tenera sorellanza) un divin ponte, anzi il mio principio, per arrivare anche a Carlo Borromeo, il cui ritratto, nella prima cappella sulla destra, mi sorrideva nel suo motto “Humilitas”, quando ancora al principio della conversione andavo, distrattamente, alla Messa in parrocchia, alla Madonna dei Monti.

E ora, seguitemi in via Tomacelli, dove, all’altezza del negozio della Lego (quanto ho sempre detestato fin da bambina quei mattoncini-massoncini colorati…) infilandosi nell’andito del palazzo che lo ospita si sbuca, eh già, in piazza Augusto imperatore dove ci attende, che meraviglia, un “San Carlone” romano (gemello seppur più piccino del colosso di Arona, che ispirò persino l’autore della statua della Libertà americana…).

Il Santo, dolcissimo, ha gli occhi al cielo e il naso affilato in profumo di santità. Che meraviglia. Accanto a lui, oh che sorpresa, c’è un Sant’Ambrogio, ritratto non con la consueta barba lunga e già vestito da Pastore della Chiesa, ma in forma di bellissimo giovinetto, bello e radioso come chi è toccato dalla Provvidenza.

Ed ora all’ultima puntata di questo breve viaggio (e chiedo ai lettori tutti di segnalarmi altri luoghi “sancarlini”! e ringrazio con una riverenza) eccomi alla chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso. Una chiesa grande, ricamata d’oro e di barocco, dove si può (unica chiesa a Roma) girare dietro all’altar maggiore (proprio come avviene, non a caso nel Duomo di Milano) per inginocchiarsi di fronte al santo sacello, dove è conservato il cuore di San Carlo Borromeo.

In alto l’affresco vede Carlo, inginocchiato, che dona il suo cuore a Maria Santissima. Nel grande dipinto, sull’altare maggiore, San Carlo chiede al Signore di vivere nella Comunione dei Santi e, sulla sinistra, c’è Sant’Ambrogio che lo attendeva già lassù. E non è più un giovinetto romano nato, per caso in Germania, ma il pastore grande che fu nella Storia con la esse maiuscola.

Percorro lenta la navata per tornare verso casa e incontro sulla destra una cappella dedicata a un santo norvegese, un re, Olaf II, che, come si legge sulla Treccani, e cito: “è l’antenato di numerose famiglie nobili di Germani e della maggior parte della case reali contemporanee”. Di certo so, perché me lo hanno spiegato, che la cappella è ancora oggi curata dalla Norvegia e qui proprio vengono il 29 luglio, giorno della sua nascita in cielo, ad onorarlo i norvegesi che abitano a Roma e anche da lassù, dai luoghi loro nordici. Esco e mi trovo naso a naso con Via della Croce. Che strano: bambina per tornare a casa da scuola (che era sulla salita di San Sebastianello)  prendevo l’autobus proprio qui, e ogni giorno percorrevo così, inconsapevole, la via crucis…

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2 commenti

  • Sante ha detto:

    Ma l’Architetto del San Carlino a Roma non è Borromini??

  • mamalifed ha detto:

    grazie signora Benedetta, di cuore (anche per il suo Cuoresardo, appena arrivato…)