Le Follie dell’Imperatore. Il Re è Solo, la Diocesi di Roma. Silere non Possum.

4 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo apparso su Silere non Possum, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e meditazione e diffusione.

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Il 02 marzo 2023, all’interno dell’aula magna della Pontificia Università Lateranense, ha avuto luogo il tanto atteso momento di “spiegazione” della inspiegabile Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione.

 

All’incontro è stato invitato il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, il quale ha portato avanti tutta la sua attività, anche accademica, guidato da due impellenti necessità: eliminare l’Opus Dei e far arrivare i laici ai luoghi di governo in Curia. Due veri e propri feticci che difende con molta convinzione ma ben poche argomentazioni teologico canonistiche. Anche dietro a questa Costituzione Apostolica, infatti, Ghirlanda ha messo in pratica tutte le proprie ideologie ma si è dimenticato troppo spesso del Diritto Canonico. Stessa questione è avvenuta con Praedicate Evangelium. Mentre in passato le Costituzioni e i documenti erano chiare e risolvevano dubbi, oggi, grazie anche a questi collaboratori di Francesco di ben bassa levatura, questi testi portano confusione.

 

 

È emerso chiaramente nell’incontro avvenuto questa mattina. La partecipazione, differentemente da quanto scritto da qualche giornalista spaesata, è stata molta e ciò dimostra che i presbiteri della diocesi di Roma non solo cercano risposte ma non hanno paura di fare domande. Risposte che, purtroppo, non sono arrivate.

 

In primo luogo bisogna evidenziare come all’incontro non abbia partecipato il vescovo di Roma. Del discorso del suo “ambasciatore” Ghirlanda,l’unica cosa che si è capita è stato che il Papa è vescovo di Roma. “Ringraziamo molto Sua Eminenza per averci ricordato questo dettato da Catechismo della Prima Comunione”, ha riferito un sacerdote mentre il cardinale parlava. Il gesuita, poi, ha spiegato che, in sostanza, Francesco sta facendo davvero il vescovo di Roma. “Mi scuso con Don Angelo, ma il vescovo di Roma non è il Vicario ma il Papa”, ha detto.

 

Ma quando mai De Donatis si è detto vescovo di Roma? L’idea di coloro che sono stati chiamati in Vaticano negli ultimi dieci anni è che nella Chiesa sono tutti idioti e loro devono spiegare come dobbiamo imparare a vivere. Poletti, Ruini, Vallini e ora De Donatis, sapevano benissimo di essere Vicari di Sua Santità e non Vescovi di Roma. Non c’è nulla di cui scusarsi, De Donatis non piange la notte perché non è vescovo di Roma. Anzi. Il discorso qui, è ben diverso e riguarda la reale preoccupazione per una diocesi e non il governo “mediatico” di quest’ultima.

 

Come ha correttamente fatto notare un parroco rivolgendosi ai tre relatori, è ben diverso essere vescovo di Roma sulla carta ed esserlo nella realtà. Se prima il Papa era vescovo di Roma e tutti sapevano che comunque il suo vicario si preoccupava delle questioni concrete, oggi, come è solito fare Francesco, ciò non avviene più ma la questione peggiora e non migliora.

 

Anche il Cardinale Gianfranco Ghirlanda ha ammesso che il Pontefice non potrà occuparsi di tutto ciò che prevede la Costituzione. Quindi, ha detto, “per quanto riguarda i Consigli Episcopali non li presiederà tutti. Magari guarda l’ordine del giorno e se gli interessa una cosa particolare lo presiederà”. Ma come, quindi il Papa viene solo quando gli pare? Ci voleva una Costituzione per dire questo? Proprio come per la questione economica, Francesco interviene per ciò che gli importa.

 

 

 

Un altro parroco, poi, ha evidenziato che la reale partecipazione del vescovo alla vita della propria chiesa si vede in ben altre circostanze. Ad esempio, si è chiesto, perché il Papa non ordina i suoi preti romani? Perché non incontra il clero? Un intervento, quello del parroco di San Giovanni Crisostomo, che ha riscosso particolare “successo” fra i presenti. Noi ci chiediamo anche, perché il Papa non visita il Seminario diocesano, come hanno fatto i suoi predecessori? Come può un vescovo non preoccuparsi dei suoi futuri presbiteri?

 

Questa questione è collegata ad un’altra preoccupazione che diversi presbiteri hanno manifestato anche nelle loro domande al Cardinale Ghirlanda. Il Papa, sulla base di che cosa, approverà le nomine dei parroci? Forse in base alla simpatia? Anche in merito alla Costituzione Apostolica, appunto, abbiamo visto come le azioni del Papa in diocesi siano state tutte guidate da “piagnistei” dei singoli che peroravano la loro causa. Nessuno di questi ha pensato al bene della Chiesa in Roma.

 

Oppure, come ha saggiamente sottolineato un parroco in aula, dovremmo forse affidarci al giudizio del “Consiglio Pastorale parrocchiale”? Persone che non hanno cognizione delle necessità di una parrocchia ma agiscono solo per interessi personali? Dimentichiamo, forse, che ogni giorno i presbiteri si ritrovano a dover lottare nelle parrocchie per mantenere la “pace” e la “quiete” in realtà dove i laici vogliono prevalere. Se agisci “in modalità A”, vieni criticato da chi voleva che agissi in “modalità B”. Davvero le comunità devono affidarsi alle isterie di porzioni di popolo per giudicare il proprio parroco? Dovremo forse sottoporci a “pagelline” valutative dei nostri parrocchiani? Oppure seguire le derive di alcuni psico blog che valutano la “validità” di un presbitero a seconda se celebra con due pizzi piuttosto che uno?

 

Ma come possiamo pretendere che un uomo come Ghirlanda, il quale non ha mai fatto un giorno di parrocchia, possa venire a spiegare ai presbiteri romani come si può essere dei buoni parroci?

 

Le follie dell’imperatore

La soluzione fornita da Ghirlanda è da manuale. L’ex rettore della Gregoriana, il quale ha un po’ di difficolta con il diritto, ha riferito che anche le discordi posizioni che possono sorgere in seno al Consiglio Episcopale con il Vicario, possono essere risolte, caso per caso, da un confronto con il Papa. Questa è la problematica gesuitica. Il Papa arriva prima di tutto, anche prima di Cristo. Beh, sia chiaro, questo funziona solo oggi. Con Benedetto XVI le cose non stavano proprio così. Per Ghirlanda, quindi, il Papa può decidere se i laici hanno potestà di governo, il Papa decide e tutti tacciono. Una dittatura, non una sinodalità.

Per evidenziare la falsa retorica che guida l’operato di Ghirlanda e dello stesso Pontefice, un presbitero ha correttamente evidenziato che, facendo due semplici conti, per la Commissione Indipendente di vigilanza il Vicariato spenderà più di 250 mila euro. Non era più corretto destinare questi soldi a delle realtà bisognose? Magari alle parrocchie, che hanno strutture che cadono a pezzi?

Ghirlanda risponde con un ragionamento che è davvero preoccupante: “Il controllo può dare fastidio a chi ha qualcosa da nascondere, altrimenti non c’è da preoccuparsi”. Probabilmente il cardinale gesuita ha un po’ di difficolta, ma gli vorremmo ricordare che in questi dieci anni abbiamo visto realtà che sono letteralmente state fatte saltare per poi scoprire che non vi era nulla di “occulto” o “strano”. Pensiamo, ad esempio, al Cardinale Angelo Comastri. Fu commissariata la Fabbrica e vennero fatti passare tutti per ladri, poi, però, si scoprì che era una “fissa” di Francesco e dei suoi amichetti, non altro.

Il porporato gesuita è convinto: “In questo modo si distingue chiaramente il controllato dal controllore”. Sì, eminenza, ma purtroppo la questio non è questa ma è: chi controllerà il controllore? Ovvero, chi ci assicura che questi membri agiscono senza “pressioni” o “interessi”? Non dimentichiamo, poi, che se la Commissione la vuole il Papa e la vuole per controllare l’operato del Vicariato, è tenuta a pagarla lui stesso. In questo modo risparmiamo 250 mila euro che sarebbero buttati al vento ed evitiamo conflitti d’interesse. Come posso, io che vengo controllato, essere colui che paga questi controllori? Non dimentichiamo che Francesco ha voluto che queste persone venissero pagate al 10° livello. Chiaro? Poi chiediamo i soldi degli affitti qui in Vaticano.

 

Il malcontento è molto e Francesco non ha presenziato appositamente all’incontro. Non solo, quindi, si è inimicato tutta la Curia Romana e non ha voluto fare gli esercizi spirituali con i curiali, ma anche con la diocesi di Roma ha chiuso i battenti.

Il Re è solo. Del resto, Bergoglio ha sempre trattato la diocesi di Roma come una grande problematica. Anche in quel periodo in cui riceveva i preti, all’inizio del Pontificato, lo faceva più per ascoltare le “chiacchiere di corridoio”, non tanto per aiutare le varie realtà. Quando i preti gli hanno fatto notare che il suo modo di governare non è affatto “sinodale”, lui ha deciso di non tenerli più in considerazione. I soliti innamoramenti che durano poco. Nonostante Francesco abbia “dato buca” e ha preferito mandare avanti il suo pupillo Ghirlanda, i preti romani non gliele hanno mandate a dire e hanno chiaramente detto al Cardinale Ghirlanda che se il Papa vuole essere vescovo di Roma, lo deve fare davvero e non con interventi “acchiappa like”.

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5 commenti

  • Massimo trevia ha detto:

    Il cardinal ghirlanda vagava nella landa e preso da se’ stesso non vide che una ghianda,ma essendo impenitente non simile al figliol prodigo ai piu’ lauti banchetti anelava. O ghirlanda o ghirlandeiro……papparappa’…..sei ben degno del pampero:la ghianda la hai veduta ma disegnata assai…..ma intanto non la meriti…..ghirlanda:tu……lo sai?a questa ora tarda la rima non e’fluida:e’un poco zoppicante…..ma il cardinal ghirlanda cammina nella landa…..e se non ci ripensa lo attendon molte ghiande!

  • Mimma ha detto:

    Bravissimi questi sacerdoti romani.
    Devono tener duro, a mio avviso , su una questione: i laici devono stare al loro posto.
    La guida di una parrocchia è il parroco.
    Punto.
    La Chiesa non è una struttura democratica : Gesù l’ha fondata gerarchica.
    Volerla ” democratizzare ” è una delle molte storture del Concilio Vaticano II, una stortura comunistoide inaccettabile. I famigerati consigli pastorali non solo non hanno.migliorato la pastorale, ma hanno creato insopportabili situazioni di preminenze vanitose e persino autocratiche, là dove i presbiteri sono deboli di carattere o amanti del quieto vivere.
    Quanto dolore e quanto stress i laici, specialmente se politici, possano procurare ai sacerdoti, lo so per esperienza diretta .
    I laici hanno il dovere di sostenere in tutti modi, come figli ,i loro sacerdoti, non di controllarli nè tanto meno di sostituirli. Sono soli e spesso osteggiati dai superiori
    È ora che i Vescovi li proteggano e li custodiscano ” come pupille dei loro occhi ” , se non vogliono vedere vuoti i loro seminari.

  • Gian Piero ha detto:

    Il nuovo inno del Romano Pontefice Regnante : E qui comando io/ e questa e’ casa mia/ ogni dì voglio sapereeee/ chi viene e chi va’…

    Paranoia galoppante: anche avesse mille occhi e mille orecchie e un apparato spionistico pari al Mossad , Bergoglio non potra’ Mai controllare tutto e tutti. Se ne faccia una ragione.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Interessantissimo articolo che, spero, verrà riflettuto, essendo densissimo di spunti ma anche di soluzioni.
    Le voci dei parroci si levano, le considerazioni sono eclatanti.
    La soluzione una sola: mettersi in ginocchio, tutti insieme!
    Il Sacerdote è l’homo sacer!
    Il cuore sacerdotale verace tutto può ottenere, adorando in spirito e verità! Ed è soltanto così che si trova sempre la via giusta da battere…

    Un ottimo post. Grazie.

    Chissà se il nostro Tosatti sempre sul pezzo riuscirà a darci notizie anche di Mons. Gaenswein (intervistato di recente da Vespa e in procinto di vedere Papa Francesco, mi pare).

  • GINO ha detto:

    Persone che non hanno cognizione delle necessità di una parrocchia ma agiscono solo per interessi personali? Dimentichiamo, forse, che ogni giorno i presbiteri si ritrovano a dover lottare nelle parrocchie per mantenere la “pace” e la “quiete” in realtà dove i laici vogliono prevalere. Se agisci “in modalità A”, vieni criticato da chi voleva che agissi in “modalità B”. Davvero le comunità devono affidarsi alle isterie di porzioni di popolo per giudicare il proprio parroco.
    Guarda, proprio la risposta che serve a don detersivo e al suo moltiplicatore di fama che cercano i denari di don Minutella.