Il Deserto, la Prova, la Tentazione e la Croce. Pensieri di Quaresima.

3 Marzo 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, qualche giorno fa – troppi – un amico fedele del nostro sito, R.S. aveva mandato queste riflessioni sulla prima domenica di Quaresima. Travolto come sempre da mille cose me ne ero scordato, fino a quando, questa mattina, in un lampo si sono presentati davanti a me smemoratezza e senso di colpa…Buona lettura e meditazione. E scuse infinite a R.S.   

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Tutto quanto sta accadendo sotto i nostri occhi resta racchiuso nel mistero della Divina Provvidenza.
Dio non vuole il male, tuttavia è del tutto evidente che ne permetta la manifestazione. 
E’ accaduto a Gesù stesso e la sapienza della croce è essenziale. 
 
L’esperienza cristiana è crocefissa e i tanti martiri cristiani ne sono appunto testimoni
Qui c’è l’aporia tipicamente cristiana, il cortocircuito per la ratio nutrita di tale fides.
La bontà, la verità, la giustizia e l’ordine di Dio permettono che Gli si opponga il contrario.
 
Nella preghiera al Padre Nostro si dice esplicitamente della possibilità di questa prova. 
Gesù insegna a pregare di non entrare in questa prova (e tentazione). 
In più insegna a chiedere al Padre di liberarci dal male (o dal Maligno, suo regista).
La prova però è salutare: come una potatura che ferendo la pianta la rende più fruttuosa.
Il Divino Potatore, lo troviamo più volte, “castiga quelli che ama”. Il castigo purifica.        
 
Quale è il rischio? Che, messo alla prova, l’amato possa sentirsi abbandonato da Dio. 
Nella sapienza del salmo 22, il grido Eloì Eloì lemà sabactani esce anche da Gesù in croce.
Non perchè Gesù si sentisse abbandonato, ma perchè esiste un salmo (una preghiera) che lo grida.
E Gesù, vero uomo, grida quel salmo, avendo accettato al Getsemani la volontà del Padre.  
 
Sant’Agostino subito all’inizio del De ordine attesta che la Provvidenza contiene la croce.
Nulla è per caso e Dio realizza la Sua Volontà anche passando attraverso la sua negazione.
Sant’Agostino scrive: “infatti è indice d’ignoranza e causa di danno spirituale il pensiero che un qualche essere sia da Dio abbandonato“.
 
Oh bella… Noi, e dovremmo essere cristiani, abbiamo cambiato persino il Padre Nostro per dirlo.
Diciamo di essere “di Cristo” e lo tradiamo proprio in croce, senza più capirne la decisiva sapienza.
Lui abbozzò il Salmo 22 per abbozzare quella preghiera che prosegue e si chiude con un crescendo di fede
 
Noi abbiamo così poca fede da pensare che Dio, da Padre, possa anche abbandonare un figlio! 
Noi chiediamo anche il pane, senza dar troppa importanza a quello “del domani”. Interessa solo l’oggi.
Parliamo di pane, ma politicamente, nei diritti, nei contratti, nelle borse. E di quello sopra-sostanziale? Quasi mai.
Quel pane che è degli angeli, nutrimento dell’anima, transustanziato appunto, ci sembra quasi inutile.
In un certo senso ci è estraneo e infatti non lo adoriamo più, occupandoci di “viveri” e non del Vivente.
Lo consideriamo un simbolo e davanti ai simboli non ci si inginocchia. Non è Gesù, cioè: “Dio che salva“! 
E’ come una figurina e la manipoliamo così, disinfettandoci le mani perchè potrebbe ammalarci!  
Poi chiediamo miracoli, cioè chiediamo “prove a Dio”, anche di buttarsi dal pinnacolo del tempio.
Prostrandoci anche troppo al Maligno, cerchiamo di ingraziarci il mondo ed i suoi regni. 
Siamo proprio fuori strada, non superando le prove e abbandonando Gesù nel deserto.
Preghiamo il Padre di non abbandonare Lui noi, quando noi non facciamo che abbandonarLo! 
L’homo faber trasforma le pietre e i grilli in pane, ma non crede più alla transustanziazione.
Ama l’apparenza e gli effetti speciali, ma invece degli angeli si fa servire dai robot. 
Il diavolo non crediamo nemmeno che esista, salvo essergli divenuti schiavi peccando in ogni modo. 
 
Però “preghiamo” il Padre implorandolo di non abbandonarci, perchè Lui ne sarebbe capace.
Di Gesù pensiamo al massimo che è stato un buon uomo, ma i suoi miracoli sono solo simboli, non fatti.
Ci riempiamo la bocca di “Parola di Dio”, di fede e di carità, ma senza che ne segua alcuna conversione. 
La misericordia è diventata quasi un salvacondotto per essere disordinati, ingiusti e falsi.
 
In tutto ciò la Provvidenza Divina resta e saprà trarre il bene (suo) dal male (altrui).                     
 
Chi entrerà nel “riposo di Dio” (lettera agli Ebrei)? Evidentemente non tutti. 
Il riposo di Dio è la sua pace (non quella secondo il mondo), stando nella Sua Volontà. 
Chi attende qualcuno di importante, un po’ frigge (brucia) e in quella pace non è ancora. 
Se non lo è solo a tempo, patirà (purgatorio) fino al momento del riposo eterno (paradiso).
Se non lo sarà mai (sapendolo), patirà eternamente un bene che sa irraggiungibile (inferno).
 
Qui, in questa vita, ci sono assaggi di inferno, di purgatorio e di paradiso. 
Tutti contenuti nella Provvidenza Divina. In un Ordine che non risente affatto del caos. 
Poi ci sono quelli che vorrebbero un nuovo odine del mondo, provocando apposta del caos. 
Chissà perchè non capiamo che sono questi ultimi ad abbandonarci in pasto al nulla. 
Invece siamo arrivati a una tale confusione da poterci pensare abbandonati dal Tutto.  
Gesù nel deserto rintuzza la grande ambiguità con la quale il diavolo fa anche l’esegeta.  
 
Buona Quaresima. 
Speriamo di arrivare a Pasqua un po’ più cristiani di come lo siamo. 
 
R.S.

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9 commenti

  • R.S. ha detto:

    Oggi ero al parco e guardavo uno scoiattolo che frugava tra le foglie. Ad un certo punto si è messo in posizione eretta, con le zampette anteriori raccolte sul petto: pareva che pregasse. E’ rimasto in quella posizione parecchi secondi ed è notato da molte altre persone; alcuni lo fotografavano.

    Oggi ho pregato poco e il Signore mi ha aiutato a ricordarmene con questo incontro per me inusuale.
    Passeggiando ho rivisto una vecchia conoscenza, da tempo perduta di vista.
    Tra l’altro abbiamo parlato della preghiera del Padre Nostro, che anche a lui non piaceva nella nuova versione, specialmente perchè ad abbandonare il padre è il figlio che se ne va di casa pretendendo la sua parte di eredità, come se il padre fosse morto. Quando poi, tornato in sé, si è reso conto della cavolata che ha fatto e torna a casa, il padre lo riabbraccia. insomma: il problema è che noi abbandoniamo il padre al momento della prova e non viceversa.

    Peirasmos è una prova, prima di essere una tentazione.
    Temptatio viene dal verbo tempto, da cui deriva l’andare a tentoni. Stiamo parlando di tentativi, esperimenti, verifiche: dunque prove! Dato che sappiamo la nostra impreparazione, che potrebbe trovarci inadeguati al ruolo, ci sta che chiediamo al Padre di non metterci alla prova, ma che ci liberi dal male. E’ una richiesta che però vorrebbe sempre rinviare il momento di dimostrare di essere cresciuti…
    Strano che questo pare disturbare proprio coloro che si vantano “adulti nella fede”. Invece i piccoli non se ne vergognano affatto.

    Alla fine la traduzione può aggiustare meglio la restituzione italiana delle parole in greco e in latino, ma non può inventarsi ciò che non esiste: un verbo abbandonare e soprattutto il messaggio che l’ipotesi di abbandono possa riguardare la responsabilità del Padre e non quella del figlio.

    Già nella versione precedente, nel contesto della preghiera, è ovvio che il Padre non tenta al male: ma allora chi ha avuto (nella Chiesa) questo atroce dubbio? Chi li ha tentati nel pensare una simile bestemmia?
    Si saranno messi un po’ alla prova? O, nella chiesadellamisericordia, l’essere verificati (ad esempio da un po’ di croce) è diventato un’assurdità anche in Vaticano?

    A me viene in mente l’episodio di Cesarea di Filippo, con un indimenticabile “Vade retro Satana” rivolto a Pietro che in quel momento secondo Gesù “non pensava secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Giusto, sacrosanto… Purché non venga interpretato come un pretesto per rimanere inerti di fronte ai guasti della Chiesa e del mondo

    • Enrico Nippo ha detto:

      Messa così, sembra che (in senso lato) a sbagliare siano soltanto i figli. Forse non è così.

      Ma, a parte questo, il “non abbandonarci alla tentazione” rivolto al Padre può benissimo essere inteso come un “dacci la grazia per resistere alla tentazione”, ciò che rientra a pieno titolo nella visione cattolica per la quale senza la Grazia divina l’uomo è perduto.

      Il tema delle traduzioni è delicatissimo, e non è detto che le traduzioni “posteriori” siano senz’altro insipienti rispetto alle “anteriori”:

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        Le sue estrapolazioni sulle traduzioni caro Nippo, mi ricordano quelli di un sacerdote che diceva che la Pachamama e (cit. Bergoglio) i dubbi di Maria sotto la Croce sono perfettamente ortodossi e teologicamente ineccepibili.
        Un attributo della santità (qui la faccio felice) è l’impassibilità, altro che dubbi…
        Ma cosa vuole, oggi passa tutto e il contrario di tutto

        • Enrico Nippo ha detto:

          I Santi (di tutte le Tradizioni) sono esseri umani, e non automi “impassibili”.

          “Impassibili” sono certi conservatori la cui umanità è andata a farsi friggere.

          • Forum Coscienza Maschile ha detto:

            Per Natale le regalo una copia dello Zingarelli, così ripassa i vari significati di impassibilità. Un buddista come lei dovrebbe sapere che non è contraria alla compassione.
            Ma forse per lei Dio ha passioni umane, come Zeus

  • Dice Isaia ha detto:

    Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male.

    Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova.
    ….
    Se siete disposti ad ubbidire, mangerete le cose migliori del paese ;

    ma se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada . PERCHÉ LA BOCCA DELL’ETERNO
    HA PARLATO.

  • Stella stellina ha detto:

    👏 👏

  • Carlos ha detto:

    Ma che ceffone mi sono beccato!
    E l’ho riletto varie volte…