Quaresima, il Vincolo della Nostra Milizia. Dom Prosper Guéranger.

28 Febbraio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilum Curiali, Antonello Cannarozzo offre alla vostra attenzione qualche spunto di riflessione sul periodo liturgico che stiamo vivendo, tratti da un testo “classico”. Buona lettura e meditazione.

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DOM PROSPER GUÉRANGER

L’ ANNO LITURGICO

VOLUME I AVVENTO – NATALE – QUARESIMA – PASSIONE

Collana pastorale diretta da Giacomo Alberione e Natale Bussi

Magisterium, 3 edizioni paoline dom Prosper Guéranger

Edizione Anno 1956

SPUNTI SULLA QUARESIMA PAGINA 475 E 490

 

La Chiesa, sempre preoccupata del bene spirituale dei suoi figli, e nel loro interesse, ha cercato di mantenere in vigore tutto ciò ch’è stato possibile delle osservanze salutari che li devono aiutare a soddisfare la giustizia divina.

In virtù di questo principio Benedetto XIV, allarmato in dal suo tempo dell’estrema facilità con cui si moltiplicavano da per tutto le dispense circa l’astinenza, con una solenne Costituzione, in data io giugno 1745, rinnovò la proibizione, oggi nuovamente abolita, di mangiare nello stesso pasto pe- sce e carne nei giorni di digiuno. Enciclica di Benedetto XIV.

Fin dal primo anno del suo pontificato, il 30 maggio 1741, lo stesso Pontefice indirizzò una Lettera Enciclica a tutti i Vescovi del mondo Cattolico, esprimendo il suo vivo dolore nel costatare il mento che s’ introduceva ovunque con indiscrete e ingiustificate dispense. «L’ osservanza della Quaresima, diceva il Pontefice, è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell ‘ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre.

Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private» (Costituzione «Non ambigimus»). Sono passati due secoli dal solenne monito del Pontefice, ma purtroppo quel rilassamento che egli volle frenare andò sempre più crescendo. Nelle nostre città, quanti cristiani si possono contare fedeli all’osservanza quaresimale?

Ora dove ci condurrà questa mollezza che aumenta senza limiti, se non al decadimento universale dei costumi e perciò allo sconvolgimento della società?

Già le dolorose predizioni di Benedetto XIV si sono visibilmente avverate.

Le nazioni che conobbero l ‘ idea della espiazione sfidano la collera di Dio; per loro non resta altra sorte che la dissoluzione o la conquista.

Per ristabilire l’osservanza domenicale in seno alle popolazioni cristiane asservite all ‘ amore del danaro e degli affari sono stati compiuti coraggiosi sforzi, coronati da insperati successi.

Chissà che il braccio del Signore, alzato a percuoterci, non s’arresti alla vista d’ un popolo che comincia a ricordarsi della casa di Dio e del suo culto! Dobbiamo sperarlo: ma questa speranza sarà più solida quando vedremo i cristiani della nostra società rammollita e degenerata rientrare, come gli abitanti di Ninive, nella via da tempo abbandonata dell ‘ espiazione e della penitenza.

 

Ed ancora

 

Tale era la gravità, con la quale si procedeva, ancora qualche secolo fa, a sciogliere gli stessi prìncipi da un obbligo, che è quanto di più universale e di più sacro ha il cristianesimo.

Da questo si può giudicare il cammino seguito dalla moderna società nella via del rilassamento e della indifferenza.

Si paragonino quelle popolazioni, che per il timore di Dio e la nobile idea dell’espiazione si imponevano tutti gli anni così lunghe e rigide privazioni, con la nostra tiepida e rammollita generazione, il cui sensualismo della vita va sempre più estinguendo il senso del male, che si commette così facilmente, che così prontamente viene perdonato e così debolmente riparato.

Dove sono ora le gioie dei nostri padri nella festa di Pasqua, quando, dopo una privazione di quaranta giorni, riprendevano i cibi più nutrienti e graditi che s ‘ erano interdetti durante questo lungo periodo?

Con quale attrattiva e con quale serenità di coscienza essi tornavano alle abitudini d’una vita più facile, che avevano sospesa per aligere l ‘ anima nel raccoglimento, nella separazione dal mondo e nella penitenza!

Ciò c’induce ad aggiungere ancora una parola, con l ‘ intento d’aiutare il lettore cattolico a ben rilevare l’aspetto della cristianità nei periodi della fede, durante il tempo della Quaresima.

 

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2 commenti

  • Mara ha detto:

    Cari sacerdoti, dite con chiarezza ai fedeli che il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo ci si astiene dalle carni e si fa solo un pasto-un pasto e mezzo, mentre nei venerdì di Quaresima ci si astiene dalle carni. Affiggete dei vademecum nelle vostre parrocchie per i fedeli più o meno volutamente smemorati. Certo, a questi gesti devono seguirne altri secondo lo spirito evangelico, ma con il pretesto che tali atti non devono essere svolti in stile farisaico, si sta tacendo miseramente su quel poco che la Chiesa ci chiede nel periodo più importante dell’anno, preludio alla festa più importante dell’anno, facendo così perdere di vista il concetto secondo cui il Cristianesimo a costo zero non esiste. Mala tempora currunt sed peiora parantur…

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Devo osservare, con piccolo disappunto, che ho trovato poco chiaro “chi ha detto cosa”.
    Premesso ciò, avanzo qualche considerazione:
    Il Santo Padre BXIV scrisse una (due, per l’esattezza) Lettera Apostolica in forma brevis, la “Non ambigimus” (30 maggio 1741), circa le giuste disposizioni sulle astinenze quaresimali a cui fece seguire (10 giugno 1745) l’importante Enciclica “Libentissime” proprio per intervenire sul lassisimo che andava diffondendosi sempre più tramite inosservanze al digiuno quaresimale e per richiamare coloro che esoneravano da tale impegno e sacrificio.
    Il Papa di allora, come si evince dai documenti appena indicati, interveniva – anche sollecitato dall’Arcivescovo di Compostella – affinchè “sappiate quale disciplina dovete seguire nelle vostre diocesi e perchè non vi trattengano le difficoltà se verranno avanzate da uomini capziosi” e specificava: “Noi…mettiamo a disposizione la Nostra autorità per sgomberare il cammino della salvezza da ogni perplessità” (Libentissime, 10.6.1745, par.150)!
    Una Enciclica davvero densa ed estremamente interessante, senz’altro poco accomodante e invisa al costume oggi imperante, ma forse per questo varrebbe la pena meditarla attentamente.

    Impossibile, data la leggerezza con cui oggi si affronta la Quaresima, non rammentare in parallelo anche le parole di Nostra Signora di La Salette (19 settembre 1846), la quale disse:

    “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Poiché ho ricevuto la missione di pregare continuamente mio Figlio, voglio che non vi abbandoni, ma voi non ci fate caso” …
    “Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere. I carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di Dio”… queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio! …
    A Messa, d’estate, vanno solo alcune donne più anziane. Gli altri lavorano di domenica, tutta l’estate.
    D’inverno, quando non sanno che fare, vanno a Messa ma per burlarsi della religione. IN QUARESIMA VANNO ALLA MACELLERIA COME CANI…
    Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno più… “. Concluse poi dicendo: “Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”.

    Ora, l’intervento della Madonna a La Salette, mi pare sia più che opportuno per sottolineare – oggi viviamo d’apparenza anche in campo spirituale! – l’indisgiungibilità della forma dalla sostanza.
    Il sacrificio quaresimale non è fine a se stesso ma per ridare centralità alla Trinità Santissima, per plasmare l’anima non affinchè splenda di effimera bellezza agli occhi degli uomini ma di grazia agli occhi di Dio.

    Da ultimo, attualizzando, direi che il periodo della “pandemia”, o meglio del “pandemonio”, ha messo in luce quanto poco si sia preparati e disposti a ricorrere ai mezzi della fede per affrontare le “piaghe d’Egitto” dei nostri giorni.
    Un tempo ogni paese avrebbe invocato il proprio patrono, ci sarebbe stato un fronte comune di preghiere e digiuni radunandosi attorno ai propri parroci e vescovi, ci sarebbero state litanie pubbliche, voti, celebrazioni apposite…
    E invece nulla di tutto ciò ma, per assurdo, l’opposto.
    “Andrà tutto bene”, un bel fico secco, come oggi ben testimoniano le innumerevoli morti improvvise e una schiera sterminata di danneggiati per “atto d’amore”; senza contare il risvolto sociale per aver introdotto con l’inganno uno “stato d’eccezione” e una palese ipnosi di massa a conferma di un riuscito esperimento sociale studiato da anni. Eccetera eccetera…

    Si torna così alle parole di BXIV, che indicano il periodo quaresimale non come “facoltativo”, da prendersi alla leggera, ma come cammino necessario alla salvezza dei singoli e di Santa Madre Chiesa, chiamata ad illuminare i suoi figli e a guidarli come Mosè fece col suo popolo nel deserto. Per esser trovati pronti in tempo di tentazione e, soprattutto, al momento della prova…