Covid. Dati Per Regione, Morti e Siero: Sfatare Luoghi Comuni e Bugie.

24 Febbraio 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo, nato dalla collaborazione a distanza di due amici: E.R, che ha preparato le tabelle  con i dati, e il nostro Arrendersi All’evidenza. Buona lettura e condivisione.

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COVID: DATI PER REGIONE E RIFLESSIONI DI MASCHERA IN TAMPONE
Ottimo lavoro, utile per qualche considerazione sui numeri della pandemia che sono stati dati (l’ironia non è del tutto fuori luogo), ma interrogandoli e cercando di farli rispondere.

Il tasso di incidenza della positività in numeri assoluti (da inizio pandemia ad oggi) vede un’oscillazione abbastanza ampia lungo lo Stivale: da un 32% teorico di calabresi a un 54,6% teorico di altoatesini contagiati.

Il dato è teorico perché il numero dei casi dipende innanzitutto dal ricorso al tampone e sicuramente è stato costretto a farlo chi lo doveva fare per lavorare, mentre ad esempio un pensionato nel suo tran tran ha maggiormente potuto gestirsi come gli pareva, salvo il trovarsi in una RSA o in ospedale.

L’incidenza della positività sconta poi qualche differenza di sensibilità tra il tampone PCR e l’antigenico e l’incerta uniformità del Ct (Cicle threshold) applicato qua e là ai vari tamponi PCR.

Se ne parlò la scorsa estate, epoca nella quale solitamente è abbastanza strano risultare influenzati.

https://www.marcotosatti.com/2022/07/23/arrendersi-allevidenza-mascherina-criticabile-il-tampone-e-anche-peggio-leggete/

Ma ammesso e non concesso di attribuire al dato dei positivi un eventuale tasso di errore o di incertezza che sia uguale in tutte le regioni italiane, posso assicurare che in una realtà circoscritta e ipercontrollata (un’azienda) il numero di persone risultate almeno una volta positive (a molti è ricapitato) supera il 75%, anche quando in quella regione il dato generale sta al di sotto del 50.

Altra interessante osservazione sui dati proposti è quella dell’andamento attuale della positività: il tasso di incidenza è in rapida decrescita quasi ovunque, ad eccezione di Valle d’Aosta, Friuli V.G. e Puglia. A colpire è soprattutto il bassissimo numero assoluto di positivi, dovuto anche al fatto che in pochi vanno a farsi il tampone (ancora previsto tuttavia per chi si reca al pronto soccorso in ospedale). Quando c’erano le code davanti alle farmacie, al freddo, tutti vicini, malati e sani, si arrivava in un giorno ai numeri che attualmente assommano più di una settimana di tamponi.

E’ soprattutto il comportamento della gente a segnare l’andamento (e la fine) delle cose: in pochissimi vanno ancora a farsi inoculare, in pochi a farsi il tampone (anche dopo aver starnutito/tossito) e relativamente in pochi sono quelli che restano affezionati alla mascherina, a prescindere.

La mortalità complessiva con Covid (non ci stancheremo mai di definirla gonfiata) rapportata alla popolazione regionale dice di situazioni molto differenti ad esempio tra Lombardia/Emilia Romagna/Friuli V.G./Valle d’Aosta (maggiore di 433 morti per 100000 abitanti) e Veneto/Piemonte/Trento-Bolzano (minore di 341 morti per 100000 abitanti).

Un tasso di mortalità così diverso in aree geograficamente molto vicine induce a pensare più a attribuzioni/comportamenti/trattamenti diversi che non alla viralità e pericolosità del virus in sé. Mi limito ad osservare il dato. Qualcuno, più campanilista, potrà vantare i pregi di una sanità piuttosto di un’altra, ma più prosaicamente non scordiamoci che il ricovero con Covid fu premiato economicamente.

Purtroppo resta il fatto che i morti (nel 2020, 2021 e 2022 sempre in forte eccesso rispetto al 2019) ci sono stati e che tutti questi dati sono indicativi di come il cercare di entrarci smascheri i tentativi di cavarsela semplicemente dichiarando “scienza” ogni oracolo che ha dato numeri per orientare le masse verso una certa direzione, come se non ci fossero alternative.

Passando dalle cifre dello spauracchio a quelle del rimedio imposto come cura, emerge dell’altro.

Alzi la mano chi ritiene possibile che le persone e le strutture deputate a verificare i segnali di pericolo provenienti dal diffuso utilizzo della nuova terapia genica non si siano accorte di nulla.

Alzi la mano chi ritiene improbabile che un esperimento che utilizza per la prima volta un’istruzione mRNA possa essere riversato su milioni di persone “informate”, ogni età, ogni corredo genico, ogni efficienza del sistema immunitario e ogni patologia pregressa, senza presentare un conto doloroso di effetti collaterali.

Anche in un regime di farmacovigilanza passiva non sono mancati i safety-signals che avrebbero potuto rivedere un approccio ideologico e terroristico alla pandemia, che invece è proseguito nel 2021 e nel 2022 fino a ledere anche i più elementari diritti delle persone (ad esempio di potersi recare al lavoro, sani).

Le evidenze non mancavano nemmeno ai valutatori del trial sulle circa 40000 persone coinvolte nella sperimentazione di Pfizer e ancor più numerose sono affluite ai centri deputati a partire dall’estate del 2021.

Il tutto però era giustificato da alcune necessità: una pandemia che non lasciava quasi scampo ai contagiati, l’assenza di cure alternative, l’immunità garantita ai vaccinati per interrompere la diffusione del contagio: si tratta di tre menzogne, ora rivelatesi tali con la forza dell’esperienza accessibile anche ai non addetti ai lavori.

La disinformazione (la cosiddetta narrativa) è stata deliberata e ha ingannato e danneggiato la popolazione.

Intanto in molte nazioni l’aumento della mortalità generale, ogni causa, supera del 10% il valore atteso. Nell’Unione Europea è particolarmente elevato l’incremento osservato tra dicembre 2022 e gennaio 2023 (+19%); tuttavia nelle nazioni meno inoculate (Romania, Bulgaria) questo non è accaduto.

Si diceva delle menzogne che accompagnarono l’imposizione del pensiero unico sul da farsi: la più paradossale riguarda il fatto che -guardando solo ai decessi attribuiti al Covid- la percentuale di coloro che sono morti da vaccinati è superiore alla percentuale di non vaccinati in quella popolazione: cioè non solo non ti protegge dall’essere contagiato e dal contagiare, ma muori più facilmente di Covid!

Nel Regno Unito il dato standardizzato, raccogliendo i dati del Sistema Sanitario Nazionale dal 1 aprile 2021 al 31 dicembre 2022 e distinguendo mortalità con Covid e mortalità per qualsiasi causa, ha rilevato che la maggior parte dei deceduti con Covid riguarda progressivamente, sempre più mentre trascorrono i mesi, coloro che hanno ricevuto tre o più dosi. Se nel 2021 c’era infatti un rapporto di 3 a 1 tra i decessi con Covid tra i vaccinati e i non vaccinati, nel 2022 questo rapporto è schizzato a 16 a 1 !!

Proprio un “successone” per i sieri!  Tra l’altro, in numeri assoluti, il numero di decessi con Covid nel 2022 è praticamente lo stesso del 2021, non è diminuito, come ci sarebbe stato da attendersi!

Si è solo redistribuito a danno dei sierati!

Solo un inguaribile propagandista può non concludere che, se già era opinabile il razionale scientifico dell’inoculazione sperimentale a mRNA, la boosterazione è stata un vero scandalo.

Guardando ai soli dati del 2022 presentati dal solito The Exposè sui numeri del Regno Unito, l’insistere con la quarta e la quinta dose sta mietendo sempre più vittime tra chi riceve l’istruzione genica.

E dire che all’inizio si assicurava che le iniezioni potessero prevenire la morte da Covid al 95%…

Invece chi, da non vaccinato, si contagia di Covid di sicuro ha delle probabilità maggiori di questa di sopravvivere.

AAE

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