Laporta. L’Europa in Guerra, la Scommessa Folle della NATO. Perché Perderemo.

15 Febbraio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un libro, “l’Europa in Guerra” del generale Fabio Mini. Buona lettura e condivisione.

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Oggi parleremo del generale Fabio Mini. Per onestà verso il lettore devo dire che è in cima alla lista dei generali di cui mi fido. D’altronde non è una lista poi così breve. L’occasione mi è data dalla guerra in Ucraina o, meglio, come sostiene Mini, la guerra in casa nostra “in Europa”. Essa sta mostrando quanti numerosi siano i generali italiani in grado di ragionare lucidamente, a schiena dritta sulle vicende correnti. Il generale Leonardo Tricarico, il generale Marco Bertolini, il generale Antonio Li Gobbi, il generale Alessandro Gentili, il generale Ferdinando Fedi e il colonnello Giuseppe Romeo (quest’ultimo già noto ai lettori di SC) hanno tutti espresso punti di vista, sì differenti, tutti però convergenti sulla criticità delle scelte politiche (nazionali e non), subordinate all’interesse statunitense e quindi a conquistare e mantenere la poltrona proconsolare cui è oramai ridotta l’italica dialettica governo-opposizione. L’interesse nazionale non ha posto in platea e neppure in sala d’attesa.
I militari elencati non sono soli. Basti scorrere internet per rendersi conto di quanto vasta sia la classe militare, lontana dagli stereotipi degli automi vocati al “signorsì”, trasmessici dalla vulgata sessantottarda, dalle cui fila escono invece i lacché oggi dominanti nell’alta burocrazia dello Stato.
Ebbene, due spanne più in alto di tutti i generali che ho elencato c’è il generale Fabio Mini, il quale cominciò a scrivere quando fu ancora in servizio, se non ricordo male, era solo un colonnello. Su questa via imitato dal generale paracadutista Marco Bertolini.
L’ultimo lavoro di Mini (“L’Europa in Guerra” ed. Paper First qui l’indirizzo Amazon https://amzn.to/3ltIxn3 ) dovrebbero adottarlo nella Scuola di Guerra e nelle facoltà di Scienze Politiche: è di un realismo spietato e insuperabile descrivendo la nostra condizione, mentre danziamo sul Titanic alleato.
Inizio folgorante: «Sirene atlantiche che chiamano le stesse armi ‘difensive’ se le usiamo noi e ‘offensive’ se le usa l’avversario; che considerano i nostri atti di guerra come beneficenza e quelli avversari come delitti, i nostri sabotaggi come scelte ambientaliste e le risposte russe crimini di guerra. Mentre la stessa Europa, che se ne intende, avverte sibilando: «Questa è Guerra, scemo!»»
Basterebbe questo per chiudere il discorso. No, il bisturi di Mini va alla radice della metastasi madre: la dissoluzione dell’interesse nazionale.
Mini ci spiega perché perderemo tutto. Abbiamo sulla testa un’idrovora, la NATO, ad aspirare le nostre risorse verso gli Stati Uniti e verso alleati ben più “pesanti” di noi. Mentre l’idrovora lavora contro di noi, siamo chiamati a pianificare uno strumento militare supino sotto interessi dell’Alleanza e niente affatto dimensionabile con l’interesse nazionale. Risultato: disastro all’orizzonte.
Mini non si limita alla chiacchiera. L’analisi politico militare entra nel vivo dei bilanci militari, dimostrandone l’insostenibilità, coi numeri che non mentono. Il fallimento è contagioso: «L’Unione Europea si è sviluppata con un patto di rinuncia a una dimensione politica e di sicurezza autonoma. L’atlantismo/europeismo è la miscela oggi diventata di moda con il compattamento della NATO proprio nel momento in cui la prima parte (atlantica) domina più che mai sulla seconda.» (pag.87).
La prova diabolica della tesi di Mini è nel portare avanti una guerra per procura e inflazionistica, dopo il tentativo (fallito) di schierare i missili NATO in Ucraina, a 5 minuti da Mosca. È una crisi simmetrica e contraria a quella dei missili sovietici a Cuba del 1962, gestita di gran lunga peggio. La NATO infatti non ha forze convenzionali sufficienti per vincere. E Putin non può perdere, a costo di impiegare i missili nucleari. Una nassa per ora senza vie d’uscita.
In questo frangente l’Italia va sottoscrivendo da decenni contratti capestro, gioiosamente ereditati dal nuovo governo, che parrebbe inconsapevole delle clausole usuraie: «I contratti possono anche contenere una specifica clausola che obbliga il Paese acquirente al pagamento dell’intero ammontare della fornitura di beni o servizi proprio a “protezione” dall’eventuale recesso unilaterale. La sottoscrizione di tale clausola non è soltanto un capestro del fornitore, ma anche il capestro del committente (le forze armate) nei confronti del proprio Stato o governo per impedire un eventuale “ripensamento” politico. Sfortunatamente è anche un freno all’adeguamento dello strumento militare alle reali esigenze operative. Nel caso di cambiamenti sostanziali negli equilibri politico-militari, come quelli in atto, le esigenze di adeguamento di breve e medio termine si vanno a sommare agli impegni già presi anche se non sono utili al cambiamento contingente e perfino inutili nella prospettiva futura anche più lontana. In tale quadro risulta anche particolarmente problematico gestire le “fughe in avanti” delle ambizioni teoriche alle quali sono collegati pesanti impegni economici. Il concetto strategico della nato varato nel 2022, sempre guerra durante, è una fonte inesauribile di fughe in avanti e persino nella direzione sbagliata. » (pag.111)
Non ricordo una sintesi più efficace nel descrivere il rapporto fra il contribuente e i “cravattari” dell’industria bellica. L’esito, ci dice Mini, non sarà quello auspicato dal solipsismo dei politici italiani, concentrati sul proprio ombelico elettorale: «[…] ci sono uomini e donne, civili e militari, che esercitano autorità senza avere responsabilità oggettiva e che influenzano e indirizzano le decisioni collegiali con azioni, reazioni, comportamenti e dichiarazioni a favore proprio o di qualcun altro anche in contrasto con gli scopi dell’istituzione a cui appartengono. Tutti questi Stati e individui sono de facto i maggiori responsabili morali e materiali dell’acquiescenza nei confronti della guerra e delle sue conseguenze. Al prossimo processo di Norimberga, sul banco degli accusati per i crimini di guerra e contro la Pace ci saranno senz’altro coloro che avranno perduto la guerra ma non sarebbe male che una volta tanto ci fosse anche qualche rappresentante di chi l’ha vinta e l’intera schiera di chi non ha fatto nulla per impedirla.» (pag.192)
Il morbo che Mini addita afflisse gli Stati Uniti immediatamente dopo la 2GM. Il presidente Dwight Eisenhower, lasciando la Casa Bianca, disse: «Nei consigli di governo, dobbiamo guardarci dall’acquisizione di un’influenza ingiustificata, cercata o meno, dal complesso militare-industriale. Il potenziale per il disastroso aumento del potere fuori luogo esiste e persisterà. Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una cittadinanza attenta e ben informata può obbligare a unire adeguatamente l’enorme apparato di difesa industriale e militare con i nostri metodi e obiettivi pacifici, in modo che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme.»
L’Europa in Guerra” di Fabio Mini (si legge piacevolmente a dispetto del tema) dimostra che il morbo è una vera pandemia, in Europa e soprattutto in Italia. Questo libro dovrebbero studiarlo nelle scuole, intanto studiamolo, per sapere perché ci attende una catastrofe che nessun altro annuncia, mentre imperversano profeti farlocchi di sventure, a velare interessi inconfessabili, proprio quelli scoperchiati da Mini.

Cristo Vince, nonostante la NATO. Buona lettura.

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4 commenti

  • Maria Grazia ha detto:

    ” Il buon senso” in Europa è una merce rara. Per la mancanza di esso, i vertici dell’Unione Europea hanno deciso di fare una guerra “per procura” al fianco dell’Ucraina. A loro non interessa quali possano essere i conseguenti svantaggi per le popolazioni europee, basta che si vada avanti con il loro piano, quale? Quello di ridurre Putin al livello più basso dell’umiliazione, della resa.
    Adesso l’Europa ha deciso che metterà in atto l’undicesima sanzione per la Russia: non sopporta che il “leone russo” resista, è un affronto alla credibilità della NATO. Quale potrebbe essere la conseguenza? Forse la reazione nucleare della Russia? Ci saranno migliaia di morti in ogni nazione d’Europa? Non è sarebbe, poi, così tragica per loro questa prospettiva dal momento che, a livello globale, è stato deciso di trovare mezzi efficaci ed urgenti per ridurre drasticamente il numero della popolazione mondiale!!!

  • Milly ha detto:

    Il Gen. Tricarico è un ex pilota di F12 e Cacciabombardieri, sa benissimo valutare la realtà che lo circonda e così penso sia anche per gli altri graduati militari.
    Onore a loro e al coraggio dimostrato.
    Si può e si deve andare contro il Pensiero Unico dominante e soffocante, quando è in gioco la libertà, la sicurezza e il benessere del proprio Paese.

  • Ugo ha detto:

    Caro Gen. Laporta, leggo sempre con infinito interessi i suoi lucidi commenti e da militante cattolico, da anziano para’ della Folgore, vorrei donare ciò che rimane del mio coraggio di guerriero ad una giusta pace tra russi ed ucraini. Il coraggio proviene da Cristo, principe della pace, quella giusta e non condizionata da interessi di parte. Mi auguro che via senno nel popolo italiano per ascoltare anche la sua voce, quella del Gen. Mini e di altri attori che hanno mantenuto in questo difficile tempo la schiena diritta. Cristo vincit