Istruzione Genica del Siero, Permanenza nel Corpo, Riduzione Aspettativa di Vita.

14 Febbraio 2023 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Arrendersi All’Evidenza offre alla vostra attenzione la seconda parte delle riflessioni su durata degli effetti del siero sugli organismi umani. La prima parte è stata pubblicata ieri. Buona lettura  condivisione.

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PERMANENZA DELL’ISTRUZIONE GENICA NEL CORPO

Apro una doverosa parentesi per richiamare l’attenzione su uno studio danese (https://www.nebraskamed.com/COVID/where-mrna-vaccines-and-spike-proteins-go) del quale ha trattato un recente articolo di Z. Stleber, apparso su The Epoch Times. La scoperta del Prof. Wesht di Copenhagen si deve alle analisi del sangue di 108 malati di HCV (Epatite C) 28 giorni dopo la vaccinazione. L’evidenza riguarda sia il prodotto di Pfizer, sia di Moderna.

La propaganda ha prima decantato l’efficacia del siero, poi l’ha vantata prolungata nel tempo. Non è vero, come sappiamo, ma ad essere prolungato nel tempo è piuttosto la permanenza della sequenza mRNA introdotta dall’inoculo e sparsa ovunque grazie alla veicolazione mediante i nanolipidi cationici in cui sta. Senza questi nanolipidi l’mRNA verrebbe degradato rapidamente, ma con questi nanolipidi l’mRNA va ad accumularsi in certi organi, producendo soprattutto là la produzione della proteina spike.

Solitamente una sequenza mRNA viene catabolizzata rapidamente dall’organismo e così promettevano gli “esperti”: impartito il comando per far produrre alle cellule la proteina spike, l’mRNA viene distrutto.

Si dà però il caso che questo mRNA è modificato (contiene metilpseudouridina) rispetto a quello naturale (oltre a venir veicolato dai nanolipidi appositamente formulati). Così i ricercatori danesi hanno rilevato sul 10% dei soggetti analizzati la presenza di sequenze parziali o complete dell’mRNA inoculato dopo 4 settimane dalla somministrazione. Non vuol dire che dura 28 giorni, ma che dopo 28 giorni c’era. E chissà quanto sarà durato ancora, in barba a chi assicurava altrimenti.  Lo leggete qui:  https://www.theepochtimes.com/cdc-stealth-edits-page-on-messenger-rna-covid-19-vaccines_4673064.html. La Infectious Diseases Society of America diche che l’mRNA “is quickly metabolized and eliminated via cellular processing mechanisms”.

La permanenza prolungata, inopinata e ampiamente sottovalutata della sequenza genica che fa produrre la proteina spike (sarà da stabilire perché solo nel 10% dei casi) va ovviamente correlata alle caratteristiche infiammogene proprie di questa proteina, la cui utilità sarebbe di far produrre anticorpi per non essere contagiati dal Covid: invece, anche se ci sono gli anticorpi (pericolosamente spostatisi verso le IgG4), ci si contagia lo stesso. Un articolo veramente molto importante è: https://igorchudov.substack.com/p/booster-caused-immune-tolerance-explains e fornisce una possibile spiegazione dell’effetto della stimolazione vaccinale a produrre la proteina spike che comporta una risposta anticorpale verso le immunoglobuline IgG4.

Chi soffre delle comuni allergie sperimenta la risposta delle IgG4 ai pollini e altri allergeni (che non sono né virus, né batteri): essi legano l’allergene e frenano la risposta infiammatoria del sistema immunitario. Ebbene, le dosi ripetute a mRNA fungerebbero da allergene e quindi spingono a produrre immunoglobuline non infiammatorie. Il problema è che mentre i pollini NON si replicano, virus e batteri lo fanno. Ma se il sistema immunitario ragiona come se fosse in presenza di qualcosa che non si replica, sta sbagliando criterio! In pratica le IgG4 sono anticorpi con un effetto opposto agli altri anticorpi, confondendo gli altri anticorpi nel riconoscere e contrastare ciò che dovrebbero. Lo switch anticorpale verso le IgG4 indebolisce il sistema immunitario verso le infezioni capaci di replicarsi. E’ stata indotta un’immuno-tolleranza.

Quindi abbiamo la proteina spike che si riproduce a lungo (molto più a lungo della normale durata di un’infezione virale), anche in distretti anatomici dove il virus non sarebbe mai arrivato, in un contesto di immuno-tolleranza generato dal ripetersi delle somministrazioni della terapia genica. Invece gli “esperti”, smentiti dai tempi di permanenza dell’mRNA “vaccinale”, la girano a loro beneficio e ci vengono a dire che questo sarebbe un bene: se la spike dura di più, sarai protetto più a lungo! Ma quale protezione, se intanto il virus muta? Infatti basta vedere i dati dell’Australia poco sopra descritti.

Altri studi hanno trovato mRNA “vaccinale” nei centri germinativi dei linfonodi fino a 60 giorni dopo l’inoculo.

Insomma: ora sappiamo che l’istruzione persiste lungamente, troppo, anche se non sappiamo esattamente per quanto tempo e perché non in tutte le persone allo stesso modo.

Attenzione però: non ha senso ridurre gli effetti collaterali attribuibili alla somministrazione alle sole prime due o tre settimane dall’inoculo perchè chiaro che l’effetto potenzialmente deleterio si protrae più a lungo.

Siamo di fronte a un veleno genico slow-acting. L’azione infiammogena è subdola, spesso inavvertita, asintomatica come quel contagio (se non era un falso positivo) che ha costretto molti all’isolamento.

Però la spike è infiammogena e anche i nanolipidi non scherzano:  https://www.stilumcuriae.com/quanto-infiamma-il-siero-e-per-quanto-tempo-arrendersi-all-evidenza.

Dall’Australia o da Cleveland l’indebolimento immunitario e l’infiammazione mostrano i guai della “terapia” voluta da tutti i potentati globali. Innanzitutto il fallimento specifico (si ammalano maggiormente di Covid i vaccinati) per lo scopo terapeutico, ma poi ci sono tutti gli effetti collaterali indotti!

SI SPIEGA LA PREVEDIBILE RIDUZIONE DELL’ASPETTATIVA DI VITA 

Un recente studio statunitense ha dimostrato la correlazione tra i livelli di proteina spike e le miocarditi. Le alterazioni espresse dai soggetti che sviluppano la malattia subentrano 137 giorni dopo aver contratto il Covid e 182 giorni dopo la “vaccinazione”: in pratica sierarsi posticipa di qualche settimana il problema, avendo però imposto di sierarsi all’80% e oltre della popolazione, quando il Covid l’avrebbe preso si e no il 30%.

Sapevamo già che la proteina spike genera infiammazione, coaguli, amiloidi e prioni (Stilum Curiae ne ha già dato notizia: https://www.marcotosatti.com/2022/11/30/arrendersi-allevidenza-ipotesi-sulle-cause-ma-effetto-avverso-certo-analisi-scientifica/). L’amiloidosi consiste in un accumulo abnorme di un complesso insolubile di proteine (amiloide) in vari organi, tra cui il cuore. L’amiloide che si insinua negli interstizi tra le cellule contrattili cardiache, contribuisce al loro danneggiamento provocando un irrigidimento delle pareti del miocardio. Lo stesso amiloide può pero creare problemi a livello di altri organi, particolarmente nel sistema nervoso e in generale nel torrente circolatorio. L’amiloidosi può dare anche problemi agli occhi. In aggiunta c’è il crescente impatto della malattia neurodegenerativa di Creutzfeld Jacob che a livello istologico presenta delle microvacuolazioni a causa dell’alterazione di una proteina, dovute alla presenza di prioni. Il prione determina un ripiegamento innaturale delle proteine che cambiano la loro solubilità.

Da qualunque angolazione, emergono criticità pesantissime dopo la somministrazione dei sieri, assolutamente ingiustificati dai benefici che se ne dovrebbero trarre. Una pletora di patologie cardiovascolari, tromboemboliche, neurologiche, autoimmunitarie e della riproduzione (NB: le mamme vaccinate hanno trasmesso quasi tutto il kit alla creatura portata nel grembo e allattata al seno).

Il nostro cuore a riposo batte 60-70 volte al minuto, circa 4000 volte l’ora, quasi 100000 volte al giorno. In un anno sono più di 35 milioni di battiti. Sotto sforzo, per più ore al giorno, i numeri sono anche doppi e tripli. Insomma, non ci si può permettere di alterare/infiammare/sforzare questo preziosissimo organo e pensare che tutto proceda liscio, anche se ci sono dei forti fumatori che arrivano ai novant’anni.

Oltre al cuore la combinazione dei guai da terapia genica interessa negativamente il sistema nervoso e l’apparato riproduttore, dalla fertilità alla gravidanza: è il centro stesso della vita umana. Nessuno sa esattamente che cosa accadrà ai bambini nei prossimi anni, già pesantemente ipotecati dagli obblighi vaccinali “normali” accettati con eccessiva disinvoltura dalla Lorenzin in poi.

Il lavaggio del cervello ha inevitabilmente confuso molti. Ma bisogna pur sempre distinguere tra gli effetti collaterali a breve termine (entro i primi due mesi, visto il permanere dell’istruzione mRNA), quelli a medio termine (da 2 mesi a 2 anni) che stiamo già iniziando a sperimentare e poi quelli a lungo termine  che prevedibilmente, specie per chi insisterà con i richiami, potranno presentare un conto molto caro.

I vaccinati che stano dimostrando un’anti-protezione contro il Covid, con ogni probabilità si sono indeboliti contro molte altre condizioni di salute? Indubbiamente sì. L’elenco è lungo, purtroppo è noto (era noto già in fase di studio clinico, ma questo rischio è stato ampiamente nascosto e sottovalutato): un sistema immunitario indebolito non è più scadente solo contro i virus, ma anche verso i batteri e pure verso i tumori.

I sieri genici sono stati imposti d’urgenza, con approvazione condizionata, mentendo sulla mancanza di alternative verso il Covid. Dichiaratamente privi di studi di genotossicità e di carcinogenicità. Nessuno sa che cosa accadrà, ma certi calcoli sono ragionevoli, anche se ancora è presto per chi vorrebbe stragi per capire e per convincersi…  La scienza e la medicina però non sono film con effetti speciali. Dovrebbero prevenire i disastri e non solo curarli. D’altra parte il corpo umano ha risorse superiori a ciò che la scienza e il razionalismo gli attribuiscono, trattandolo come una cosa. Perciò tutti, anche i pluri-dosati, possiamo sperare in bene.

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