Due Anni Dopo. La Vergogna, anche se non Fummo Complici. Agamben

6 Febbraio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa riflessione del filosofo Giorgio Agamben, che ringraziamo di cuore, su come la marea di menzogna che ci ricoperti in questi ultimi due anni, e che continua a fluire grazie alla complicità di un sistema mediatico che ha perso ogni rispetto di se stesso e della professione ci abbia lasciati interiormente sporchi, come dopo una violenza. Buona lettura e condivisione.

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Dopo quanto è successo negli ultimi due anni è difficile non sentirsi in qualche modo diminuiti, non provare – lo si voglia o no – una specie di vergogna. Non si tratta della vergogna che Marx definiva «una sorta di rabbia rivolta verso di sé», in cui intravedeva una possibilità di rivoluzione. Si tratta, piuttosto, di quella «vergogna di essere uomini», di cui parlava Primo Levi a proposito dei campi, la vergogna di chi ha visto accadere quello che non avrebbe dovuto accadere.

È una vergogna di questa specie – è stato detto a ragione – che, fatte le debite distanze, proviamo davanti a una volgarità troppo grande, davanti a certe trasmissioni televisive, ai volti dei loro conduttori e al sorriso sicuro degli esperti, dei giornalisti e degli uomini politici che hanno consapevolmente sanzionato e diffuso la menzogna, la falsità e il sopruso – e continuano impunemente a farlo.

Chiunque ha provato questa vergogna sa di non essere per questo diventato migliore. Sa, piuttosto, come usava ripetere Saba, di «essere molto meno di quanto era prima» – più solo, anche se ha cercato amici e sodali, più muto, anche se ha provato a testimoniare, più impotente, anche se qualcuno ha ascoltato la sua parola.

Una cosa, tuttavia, non ha perduto, anzi ha in qualche modo inaspettatamente guadagnato: una certa vicinanza a qualcosa per cui non sa trovare altro nome che «verità», la capacità di distinguere il suono di quella parola, che, se l’ascolti, non puoi non credere vera. Per questo e di questo egli può testimoniare. È possibile – ma non è sicuro – che il tempo, come vuole l’adagio, finisca col svelare la verità e dargli – chissà quando – ragione. Ma non è questo che la sua testimonianza ha messo in conto.

A obbligarlo a non smettere di testimoniare è, piuttosto, proprio quella speciale vergogna di essere, malgrado tutto, un uomo – come, malgrado tutto, uomini sono anche coloro che, con le loro parole e le loro azioni, lo hanno costretto a provare vergogna.

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4 commenti

  • miserere mei ha detto:

    C’è tutto un mondo culturale che appoggia sul nulla logico.
    In questi giorni di febbraio c’è chi celebra Darwin.
    Proprio in questi giorni a Messa si legge l’inizio di Genesi.
    Ironia della sorte e ragioni da vendere per i creazionisti.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Non faccio fatica a calarmi nelle sue parole, Agamben carissimo, ma si ha la netta percezione che questa sua interessante riflessione ci consegni il succo della sua personale esperienza. Io sento un poco diversamente.

    Sa, leggendola qui su Stilum, ho sentito subito desiderio di riprendere in mano uno stimolante libretto del 2013 che mi era piaciuto assai: “Il mistero del male”. Ricorda chi lo ha scritto?😊
    Ebbene, vi si legge:

    – “I poteri e le istituzioni non sono oggi delegittimati perchè sono caduti nell’illegalità; è vero piuttosto il contrario, e cioè che l’illegalità è così diffusa e generalizzata perchè i poteri hanno smarrito ogni coscienza della loro legittimità”.

    Questo non chiarisce già qualcosa del marchingegno sociale che ci è esploso tra le mani in questi ultimi anni?

    Riguardo invece alla possibile vicinanza – dopo gli avvenimenti dal 2020 in poi – ad una generica verità, pensavo al libro della Genesi (Gen 1, 1-19).
    Dio fece ordine separando la luce dalla tenebre e separando le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono sopra. Inoltre creò fonti di luce grandi per governare il giorno e la notte. Così, la Verità mi appare come divisione – diciamo, per effetto passivo – e unità, se l’uomo la vive e vi risponde attivamente.
    Ma, nel mondo, la verità tanto più è nobile tanto più è fragile.

    Trovo spesso conforto in un bellissimo passaggio tratto dal libro “Il Signore” di Romano Guardini:

    – “La verità rappresenta la base dell’esistenza e il pane dello spirito; eppure nell’ambito della storia umana essa è superata dalla potenza. LA VERITA’ VALE; LA POTENZA COSTRINGE. Alla verità fa difetto la forza immediata, e ciò tanto più quanto più essa è nobile. Le verità limitate hanno ancora forza in quanto sono convalidate dall’istinto e dalla necessità: basta pensare a quelle che toccano le nostre esigenze immediate dell’esistenza. Quanto più elevato è il grado a cui la verità appartiene, tanto più fragile è la sua forza nell’indurre ad una convinzione immediata; tanto più lo spirito deve schiudersi in libertà. Quanto più la verità è nobile, tanto più facilmente può venir messa da parte da realtà banali o posta in ridicolo; tanto più deve fondarsi esclusivamente sulla bellezza spirituale.”

    Sperando di rileggerla presto, saluto.

  • Fabrizio ha detto:

    Cristiana? Ma chi lo dice?

  • Damiano ha detto:

    Apprezzo Agamben, ho ammirato molto la sua resistenza intellettuale degli ultimi anni. Solo non condivido questo suo approccio alla realtà timido, da pensiero debole rispetto al concetto di “verità”. Capisco che nel pensiero moderno è una parola bandita, che si può sussurrare quasi chiedendo scusa; ma alla luce di ciò che è accaduto (e accade) non sarà ormai giunto il momento di bandire il pensiero moderno e riprendersi la verità con tutto ciò che essa comporta? Alla base della nostra civiltà c’è la verità filosofica greca, civile romana e religiosa cristiana; non certo Cartesio e Kant.