Contro i Musei. E degli Archivi (Cattolici in Particolare). Aurelio Porfiri.
6 Febbraio 2023
Lascia il tuo commentoMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri, a Parigi da qualche giorno, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sui musei, e non solo. Buona lettura e meditazione.
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Contro i musei…e non solo
Ritorno da una visita al Louvre, museo ripieno di ogni bene artistico e in cui l’Italia gioca una parte fondamentale e non soltanto per la Monna Lisa. Riflettendo però su quello che è un museo, se si deve riconoscere il loro compito di preservare certi patrimoni artistici, si deve anche dire che, in un certo senso, li tradiscono.
Il museo è una specie di giardino zoologico dell’estetica, in cui le opere d’arte sono conservate in cattività in un ambiente che non è il loro. L’opera d’arte deve essere vissuta, sia nella preghiera che nella contemplazione solitaria, l’accumulo abnorme di capolavori in un museo come quello del Louvre rende l’opera d’arte non fruibile nel modo in cui essa dovrebbe poterci parlare.
L’arte sacra che si trova al Louvre, un patrimonio strabiliante, è stata fatta per le chiese, per le case private, per i monasteri. Avere quadri straordinari messi uno accanto all’altro in sale in cui ce ne sono forse centinaia, vanifica il messaggio.
Anche perché il museo, se si tenta di nutrirsi dell’arte che vi è contenuta, inevitabilmente ti stordisce. Io mi sono dovuto sedere varie volte non solo per la comprensibile stanchezza fisica, ma anche per una vertigine estetica. Non so se si possa parlare di sindrome di Stendhal, ma mi sentivo come colui che si ingozza senza fine di tante, troppe prelibatezze.
Ma questo non vale solo per i musei, vale anche per i concerti, dove spesso si esegue musica scritta per altri scopi, ad esempio la musica sacra. Capisco che si pensa che, visto che la vera musica sacra è stata estromessa dalla liturgia allora possiamo ascoltarla in concerto, ma quello è un ascolto decontestualizzato, la musica non è soltanto un suono, ma è anche un contesto che interagisce con l’esperienza di ascolto. I concerti di musica sacra (che io pure ho fatto) sono un male minore, ma sempre un male sono.
Discorso non troppo diverso andrebbe fatto per gli archivi che vengono resi inaccessibili, o del tutto, o nel modo in cui se ne permette l’uso. Noi abbiamo, nella Chiesa cattolica, straordinarie testimonianze del nostro passato, ma in alcuni casi la ricerca viene ostacolata da regole insulse, pensando che il ricercatore vada in un archivio sapendo esattamente quello che deve cercare.
Ogni ricercatore vi dirà che l’apporto più importante alla sua ricerca viene dato non solo da quello che cercava, ma soprattutto da quello che non cercava. Nell’archivio per trovare bisogna perdersi e quindi bisogna lasciare il ricercatore nella vertigine della sua ignoranza di interi mondi possibili.
Per tornare al Louvre, io mi sedevo e stavo alcuni minuti a meditare alcune opere d’arte ma tutte sarebbero state da meditare, il che è ovviamente impossibile. Considerate che il Louvre espone 35.000 opere. Se si dedicasse anche solo 30 secondi ad ognuna ci vorrebbero più di 12 giorni senza dormire per vederle tutte. Se si selezionassero solo 100 di queste opere a cui si dedicassero 5 minuti ci vorrebbero comunque più di 8 ore. E avremmo visto solo lo 0,29% del museo!
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