“Invisibili” USA in Crescita dal 2021. Nessuna Correlazione? Arrendersi All’Evidenza.

4 Febbraio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Arrendersi All’Evidenza ha studiato un documento ufficiale delle autorità degli USA relativo alla crescita della disabilità nel Paese a partire dal 2021, e offre alla vostra attenzione queste sue riflessioni, di cui lo ringraziamo di cuore. Buona lettura, e mi raccomando, nessuna correlazione…

§§§

 

USA: SENSIBILE CRESCITA DEI TASSI DI DISABILITA’ DAL 2021.

LE STATISTICHE RILEVANO CHE DALL’INIZIO DEL 2021 GLI INDICI DI DISABILITA’ SONO AUMENTATI SPECIALMENTE TRA COLORO CHE SONO IN ETA’ LAVORATIVA. A CHE COSA CORRELARLO?

In rete è disponibile un corposo documento, suddiviso in quattro parti, realizzato a cura dell’ufficio delle statistiche sul lavoro Bureau of Labor Statistics (BLS) e aggiornato al novembre 2022, che passa in rassegna i dati della disabilità negli Stati Uniti.

https://phinancetechnologies.com/HumanityProjects/US%20Disabilities%20-%20Part1.htm

L’osservazione principale, a partire da dati mensilizzati raccolti dal 2008, riguarda i significativi incrementi dei tassi didisabilità e le peculiarità della loro distribuzione nella popolazione statunitense. L’evidenza si mostra a partire dal 2021, ovvero qualche mese dopo l’inizio della somministrazione massiccia dei sieri anticoronavirus.

Come in ogni studio di questo genere che si rispetti, gli scostamenti vengono osservati da una linea di base della disabilità, il suo tasso normalmente riscontrato in una realtà come gli Stati Uniti.

In particolare sono stati distinti i tassi di disabilità nella popolazione in generale, in quella in età lavorativa e solo tra gli impiegati, uomini e donne, nella fascia di età inferiore ai 16 anni, tra 16 e 64 anni e più di 65 anni.

Invito caldamente a prendere visione diretta dei grafici, molto chiari: in tutte le varie sottocategorie si osserva un aumento del tasso di disabilità a partire dall’inizio del 2021.

E’ interessante sottolineare che tra il 2009 e il 2019 c’era un trend in calo nel tasso di disabilità tra gli ultra 65enni. Nel 2020 questo trend è addirittura cresciuto, ma non per un reale miglioramento, ma solo per il minor accesso agli accertamenti a causa dei lock-down e per il maggior impatto della mortalità da coronavirus sui disabili. Poi, dal 2021, l’inversione di tendenza con una crescita del tasso di disabilità generale, visibile anche prendendo in esame le persone maggiori di 16 anni.

Qui potrebbero aver inciso:

1-l’arretrato diagnostico da smaltire,

2-la ripresa delle attività con gli incidenti che ne derivano,

3-il long Covid,

4-l’entrata in scena dei sieri.

I ricercatori registrano tutte le ipotesi, senza esprimere giudizi iniziali.

Al dunque, in tutte le sottocategorie già citate si osserva lo stesso andamento del tasso di disabilità dal 2021. Statisticamente è oltre modo significativo l’incremento del tasso di disabilità in ogni categoria, visibilissimo nei grafici dal maggio del 2021, ma iniziato già a febbraio.

I ricercatori lo definiscono “strong signal”, cioè un segnale statisticamente molto forte e più marcato tra le donne 16-64enni (+38,7%) che tra gli uomini di pari età (+19,3%). E’ molto sospetta questa tempistica, perché le altre tre ipotesi fatte non giustificherebbero questa cronologia (la fine dei lock down e la ripresa della normalità c’erano già nell’estate del 2020).

Il forte incremento di disabilità si riscontra in particolare negli individui che costituiscono la forza lavoro e questo rende ancor più sospetto l’impatto della campagna vaccinale e degli obblighi per molte categorie di lavoratori.

I grafici illustrati nel lavoro rendono conto dei disabili e dei non disabili nei vari sottoinsiemi (popolazione totale, forza lavoro complessiva, solo impiegati etc) e delle varie fasce di età.

Per tutte queste categorie di indagine sono state confrontate la situazione a febbraio 2021 con quella novembre 2022. La difficoltà maggiore nella ricerca consiste nella circostanza che i disabili e i non disabili nel periodo tra la data 1 e la data 2 possono aumentare (i disabili) o diminuire (i non disabili) e quindi non è sufficiente valutare semplicemente il tasso considerando i disabili sul totale.

Per evitare di non prendere in considerazione delle variabili in grado di inficiare la significatività del lavoro, i ricercatori hanno adottato gli opportuni accorgimenti, doviziosamente spiegati. Chi desiderasse verificare troverà tutto il necessario nella sez. 2 del documento di cui è fornito il link.

In numeri assoluti l’aumento nel numero dei disabili tra le due date in esame ammonta a 1,46 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni (su oltre 200 milioni di persone in questa fascia), dei quali 1,366 milioni facenti parte della forza lavoro e 94 mila non in forza lavoro. Considerando l’intera forza lavoro, conteggiando anche i maggiori di 65 anni, le disabilità tra febbraio 2021 e novembre 2022 sono aumentate di 1,677 milioni (su circa 50 milioni di americani in questa fascia)

Il timing di questa improvvisa crescita delle disabilità suggerisce che il rollout vaccinale possa aver prodotto questa conseguenza. Tutti gli altri avrebbero potuto comunque essere correlati, ma in modo più graduale e prima dell’inizio del 2021.

Tuttavia se il crescente numero di disabilità incide tanto più quanto quella fascia di popolazione è vaccinata (quindi tra gli anziani) la crescita percentuale, rispetto ai numeri soliti, è molto più marcata nella fascia di età più giovane. 

Come spiegare questi numeri?  Li potremmo spiegare anche con il crollo dei disoccupati dopo la fine delle chiusure; tuttavia la crescita della disabilità relativa è del 8,8% sulla popolazione totale e del 24,6% nella forza lavoro, come se qualcosa avesse inciso negativamente e più vistosamente specie per chi è in età lavorativa.

Considerando solo le nuove disabilità e non la somma a quelle preesistenti il periodo, il maggior incremento c’è tra quanti appartengono alla forza lavoro: attribuendone la causa al vaccino, mentre chi non lavora poteva scegliere con maggior libertà se vaccinarsi o meno, tra quanti sono impiegati spesso la coercizione è risultata più stringente.   

Tra chi ha più di 65 anni l’incremento assoluto nel numero di disabilità nel periodo suddetto ha contato 1,35 milioni di casi, dei quali 442000 tra quanti appartengono alla forza lavoro e 910000 no. Trattandosi di un’età nella quale sono molto di più coloro che non lavorano, l’incremento più marcato tra coloro che sono in attività può essere ricondotto alle esigenze vaccinali connesse con lo svolgimento dell’occupazione. Da considerarte comunque che a quell’età la presenza “naturale” di disabilità è già elevata di suo. Pare proprio che chi ha potuto permettersi di scegliere sia incappato meno frequentemente in una disabilità.  

CORRELAZIONE TRA TASSI DI DISABILITA’ E VACCINAZIONI

Riferendosi ai soli casi di disabilità, la ricerca (che, giova ripeterlo, considera i dati dal 2008) evidenzia un cambio nella pendenza della curva che rappresenta il tasso di disabilità a partire dal febbraio 2021, accelerando poi dal maggio 2021.

Per la popolazione considerata forza-lavoro in età tra 15 e 65 anni se si raffronta questo andamento con il progredire della campagna vaccinale la correlazione c’è.

Il coefficiente di regressione R2 è vicino al 90%, segno di una forte correlazione tra le due variabili (numero di vaccinazioni we numero di disabilità). Pur prendendo in esame altre potenziali cause per spiegare l’incremento verificatosi nel numero dei disabili, nessuna di esse è correlabile in un modo così marcato.

Qualcuno può concludere che “correlato non significa causato”, ma intanto se non ci sono altre spiegazioni, l’impatto delle inoculazioni con le disabilità risulta e risalta.   

Riferendosi a coloro che sono forza-lavoro, ma hanno più di 65 anni, l’andamento è lo stesso e il valore del coefficiente di regressione R2 vale il 57%, non così parlante come il 90% tra i più giovani, ma comunque molto significativo nel far pensare a una correlazione.

CORRELAZIONE TRA TASSI DI DISABILITA’ E MORTALITA’ IN ECCESSO

L’eccesso di mortalità, valutabile dall’andamento dei decessi tra il 2015 e il 2022, si mostra perfettamente allineato all’aumento del tasso di disabilità (ogni categoria) verificatosi a partire dal marzo del 2021.

Per ogni fascia di popolazione è stata presa in considerazione la percentuale di vaccinati.

Va tenuto presente che la popolazione considerata “forza lavoro” è generalmente la più sana; eppure i dati mostrano che è proprio questa fetta della popolazione ad essere la più interessata dall’impennata delle disabilità all’inizio del 2021, più della frazione estranea alla forza lavoro.

Per inciso, negli USA la forza lavoro rappresenta il 76% delle persone tra 15 e 64 anni e il 23% degli ultra65enni.

Nella fascia 15-64 anni in numeri assoluti, tra il febbraio 2021 e il novembre 2022 nella fascia di età 15-64 anni si sono registrate 1500000 disabilità e un eccesso di mortalità stimabile in 300000 unità. Con gli aggiustamenti descritti dal metodo di conteggio utilizzato, per ogni morto in eccesso sono stimabili 4 disabilità in più.

Al di sopra dei 65 anni il suddetto rapporto vale 3,5 con un incremento di 1,4 milioni di disabilità e una mortalità in eccesso di circa 400000 unità. Con gli stessi aggiustamenti applicati per i 15-65enni, per ogni morto in eccesso sono stimabili 3,5 disabilità.

La forte correlazione tra mortalità in eccesso e impennata della disabilità c’è.

Il fatto che tra i più anziani il moltiplicatore sia inferiore è spiegabile sapendo che a quell’età c’è già una disabilità più diffusa. Nei soli individui della forza lavoro questa crescita di disabilità è ancora più correlabile alla mortalità in eccesso e anche qui si spiega con il fatto che, almeno fino al febbraio 2021, gli appartenenti alla forza lavoro erano i meno prevedibili portatori di nuove disabilità.

AAE

 

POST SCRIPTUM non è oggetto di questo studio, ma non va trascurato il sospetto che le disabilità potrebbero aver avuto un impatto anche al di sotto dei 15 anni. E questa sarebbe un’ulteriore tragedia in uno scenario già brutto.

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN

IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT

UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , , , ,

Categoria:

2 commenti

  • nuccioviglietti ha detto:

    C’era una volta asso pigliatutto… ora abbiamo siero pigliatutto! Siamo tuttavia felici che in questo frangente States oltre ad appestare mondo intero o quasi… abbiano appestato largamente pure se medesimi…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • arrendersi all'evidenza ha detto:

    In Italia la popolazione è quasi un sesto di quella statunitense.

    Se le vaccinazioni avessero avuto gli stesi effetti deleteri qui descritti, potremmo piangere già centomila morti e tre o quattrocentomila invalidità aggiuntive.

    Quindi per la sanità e per l’assistenza, in generale per il welfare, l’operazione avrebbe questo bilancio:

    -la spesa per i vaccini acquistati
    -quella per le vaccinazioni (hub, propaganda, addetti)
    -la spesa per i tamponi
    -quella per le mascherine
    -le diarie maggiorate agli ospedali per i positivi.
    -i costi per i malati in più, in età molto più giovane
    -i costi per le disabilità
    -i costi per sanificare, adeguare, segnalare, separare

    Tutto in deroga agli stringenti parametri che impediscono di ristrutturare le scuole, riparare le strade, sostenere il lavoro, togliere le accise, aiutare chi è in difficoltà…

    L’INPS risparmia molto dalla strage di anziani

    Fanno tenerezza quelli che dicevano che “loro si vaccinano e non è giusto curare i non vaccinati con i soldi delle loro tasse”…

    Quanto ci costano questi sciocchini? Purtroppo per loro costano e costeranno molto soprattutto a se stessi.