Munus, Rinuncia, Benedetto XVI. Risposta di Robert Siscoe ad Alcune Obiezioni.

23 Gennaio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione,, grazie a Carlo Schena, che ringraziamo di cuore, questo articolo in cui Robert Siscose risponde ad alcune obiezioni avanzate a un suo precedente articolo apparso su Stilum Curiae, e consideriamo esaurita, almeno per il momento, la questione. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

 

Risposta di Robert Siscoe ad alcune obiezioni

Dopo aver letto con attenzione le obiezioni mosse da p. Kramer e dal prof. Sáez, Robert Siscoe ha risposto punto per punto ai diversi argomenti teologico/canonistici. Le offre agli autori e agli interessati nella speranza che una lettura serena e in buona fede possa convincere chi ancora si aggrappa a teorie insostenibili e oggettivamente scismatiche, forse figlie di legittime preoccupazioni per la situazione della e nella Chiesa – ma, questo è il punto, figlie illegittime.

 

Risposta a padre Kramer

I. Benedetto: “Rinuncio in modo tale che la sede diventi vacante”

Kramer: [Siscoe dice:] “Se un Papa si dimette dal ministero, il munus stesso diventa vacante”.

Non sequitur. Il munus e il ministerium sono sì inseparabili, ma non sono la stessa cosa.

 

Bene che padre Kramer ammetta che munus e ministerium sono inseparabili, ma vedremo dove sbaglia.

Kramer: Il munus è l’ufficio. Il ministerium consiste nelle funzioni ufficiali connesse al munus. L’ho spiegato in modo esauriente ne Il caso contro Bergoglio. La rinuncia al munus rende vacante l’ufficio, come stabilito dal diritto canonico. La rinuncia al ministerio non ha alcun effetto giuridico, perché rinuncia a qualcosa di diverso dal munus. Chi rinuncia al munus rinuncia all’ufficio. Sciopera, in realtà, chi rinuncia al ministerium: Si rifiuta semplicemente di fare il suo lavoro”.

“Si noti che l’intenzione dichiarata da Benedetto XVI è quella di rinunciare al ministero “in modo che” la sede di Pietro si renda vacante (e non “impedita”!). In altre parole, l’intenzione dichiarata è quella di rinunciare al ministero e all’ufficio”.

L’intenzione dichiarata è solo [mai Ratzinger dice “solo”] quella di rinunciare al ministero, che non libera l’ufficio, anche se questo era l’effetto voluto. L’oggetto dell’atto di rinuncia è il ministerium e non il munus.

 

L’oggetto della dichiarazione era di rinunciare al ministero in modo tale che la sede diventasse vacante. La vacanza della Sede Apostolica era più che un effetto dell’oggetto dell’atto; era un aspetto essenziale dell’oggetto dell’atto. La rinuncia al ministero era il fine prossimo; la vacanza della Sede era il fine remoto dell’atto.

 

II. Munus e ministerium: tutti e due sul piano dell’essere – e quindi sinonimi

Kramer: Solo rinunciando al munus si libera l’ufficio. Rinunciando al ministerium si rinuncia solo alle attività dell’ufficio, ma non all’ufficio stesso. Non esiste una rinuncia implicita. Anche se avesse inteso che l’atto di rinuncia al ministerio avrebbe avuto come effetto la vacanza dell’ufficio, l’atto sarebbe stato nullo, perché l’atto è difettoso, e un atto difettoso che rinuncia a qualcosa di diverso dall’ufficio del papato stesso non può avere come effetto la vacanza dell’ufficio papale.

 

È chiaro che nell’usare la parola ministerium, Benedetto non si riferiva soltanto a qualcosa appartenente alla sfera dell’agire – l’esercizio dell’ufficio – ma anche a qualcosa appartenente alla sfera dell’essere – qualcosa che aveva ricevuto e che quindi possedeva, o, per dirla con le sue parole, un “ministero a lui affidato”. “[devo] riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato” (Benedetto, Declaratio).

 

Chiaramente, il ministero è qualcosa che ha ricevuto, non semplicemente “l’esercizio” di qualcosa che già possiede. A Benedetto non furono affidate, come dice p. Kramer, “solo [le] attività dell’ufficio”.  Gli venne affidato un vero e proprio ufficio o ministero, che ricevette ministerialmente dai cardinali (attraverso l’elezione) e autoritativamente da Cristo, che gli conferì il primato di giurisdizione.

 

In un recente post sul suo blog, fra Alexis Bugnolo (un altro teorico del beneplenismo, spesso citato come autorità in campo linguistico dal giornalista Andrea Cionci) ha implicitamente confermato che ciò a cui Benedetto intendeva rinunciare era il munus, non soltanto il suo esercizio. E ha fatto ciò spiegando che il termine munus indica qualcosa che si riceve, mentre, a suo avviso, ministerium indica solo un servizio verso altri. Ecco le sue parole:

“Munus (dono o incarico) è un termine che connota una relazione tra chi lo riceve e chi lo dà, mentre Ministerium (servizio) è un termine che denota la relazione di chi serve con chi è servito. Questo perché un Ministerium si esercita a favore dei sottoposti e dei bisognosi, mentre un Munus si riceve dai superiori a titolo di beneficio. […] Pertanto dire che munus e ministerium significano la stessa cosa è assurdo”.

 

Se stiamo alla definizione di munus data da fra Bugnolo, dal momento che Benedetto parlava del ministero a cui rinunciava come di qualcosa che aveva ricevuto (che gli era stato affidato), è evidente che ciò che intendeva con la parola ministerium è esattamente ciò che fra Bugnolo intende con la parola munus.  E non è Benedetto ad aver commesso un errore usando ministerium come sinonimo di munus. È fra Bugnolo a commettere l’errore di immaginare che il termine ministerium si riferisca esclusivamente ad un servizio reso ad altri.

 

Questa confusione di fra Bugnolo rispetto al significato di munus/ministerium lo ha portato anche a concludere che munus non può mai essere tradotto come funzione. Ecco cos’ha scritto in quello stesso post sul suo blog:

 

“Munus e Ministerium, in tutte le principali lingue occidentali, non vengono MAI tradotti correttamente con gli stessi termini. Quanti possono pensarlo non sono né linguisti, né comprendono l’etimologia. — Ascoltateli a rischio di dire qualcosa di stupido come loroMunus, ad esempio, non si può tradurre con funzione, perché funzione è un sostantivo verbale, ma munus è una sostanza. Una sostanza è una cosa, ma un sostantivo verbale denomina propriamente un’azione. [1]

 

Nella traduzione inglese del Codice di Diritto Canonico del 1983, disponibile sul sito web del Vaticano, munus è tradotto con il termine funzione (function) in moltissimi canoni. Ecco solo tre esempi:

 

Can. 334 I Vescovi assistono il Romano Pontefice nell’esercizio del suo ufficio. … In suo nome e con la sua autorità, tutte queste persone e istituti adempiono la funzione (munus) loro affidata per il bene di tutte le Chiese, secondo le norme definite dal diritto.

 

Can. 337 § 3. Spetta al Romano Pontefice, secondo le necessità della Chiesa, scegliere e promuovere le modalità con cui il collegio episcopale deve esercitare collegialmente la sua funzione (munus) nei confronti della Chiesa universale.

 

Can. 347 §1. Quando il Romano Pontefice conclude una sessione del sinodo dei vescovi, cessa la funzione (munus) che in essa è affidata ai vescovi e agli altri membri.

 

Si vedano anche i canoni 347§2, 358, 360, 364, 365 e 367, oltre a innumerevoli altri [2].

 

Nella traduzione inglese della Lumen Gentium sul sito del Vaticano, munera (plurale di munus) è nuovamente tradotto come funzioni:

 

“Nella sua consacrazione una persona riceve una partecipazione ontologica alle sacre funzioni (munera); questo è assolutamente chiaro dalla Tradizione, compresa la tradizione liturgica. La parola “funzioni (munera)” è usata deliberatamente al posto della parola “poteri [potestates]”, perché quest’ultimo termine potrebbe essere inteso come un potere pienamente pronto ad agire. […] Una siffatta norma aggiuntiva è richiesta dalla natura stessa del caso, perché si tratta di funzioni (munera) che devono essere esercitate da molti soggetti che cooperano in modo gerarchico secondo la volontà di Cristo”. (Lumen Gentium, nota Praevia) [3]

 

Nel New Commentary on the Code of Canon Law, di Beal, Coriden e Green (Paulist Press, 2000), commissionato dalla Canon Law Society Of America, si legge quanto segue sui termini munus e funzione:

 

La “funzione” del Papa di cui al canone 331 è sottolineata attraverso l’uso di munus, un concetto del Concilio Vaticano II che significa servizio o compito, e non principalmente o primariamente ufficio. Da questa formulazione piuttosto moderata derivano delle affermazioni concrete”. (p. 431-432).

 

Riguardo al canone 145: “Munus (“funzione”) è usato frequentemente per il triplice ministero di Cristo: insegnare, santificare e governare. […] I commentatori comunemente elencano tra gli uffici derivanti dall’ordine divino l’ufficio del ministero petrino (il papa), il collegio dei vescovi e l’ufficio di vescovo diocesano […]” (pag. 197).

 

Si badi che il Commentario non solo traduce munus come funzione e conferma che munus è spesso usato per riferirsi al ministero di Cristo, ma equipara esplicitamente l’ufficio petrino al ministero petrino: “l’ufficio del ministero petrino”.

 

III. Una cosa è il ministero (essere), altra è l’esercizio del ministero (agire)

Kramer: Un atto che rinuncia solo all’esercizio dei doveri d’ufficio, ma non all’ufficio stesso, non può avere l’effetto di liberare l’ufficio, anche se questo era l’effetto che il papa pensava di produrre.

 

Benedetto non ha mai detto che intendeva rinunciare “solo” all’esercizio dei doveri dell’ufficio. Al contrario, ha dichiarato di rinunciare al ministero stesso. Il ministero è una cosa; l’esercizio del ministero è un’altra. Il primo (ministero) riguarda la sfera dell’essere; il secondo (esercizio del ministero) riguarda la sfera dell’agire.

 

IV. La rinuncia: non implicita, ma esplicita

Kramer: Se voleva liberare l’ufficio, doveva rinunciare ad esso, e non alle attività dell’ufficio. Ha rinunciato alla cosa sbagliata che non può avere l’effetto di liberare l’ufficio, anche se questo era ciò che intendeva soggettivamente [questo era il fine remoto dell’atto]. Per essere un atto valido, l’intenzione dell’atto deve essere chiaramente espressa come oggetto dell’atto [i fini prossimo e remoto erano in realtà chiaramente specificati], e non solo implicita ma non dichiarata; e l’atto non può limitarsi a dichiarare l’effetto che intende ottenere, senza specificare l’oggetto formale stesso che solo può produrre quell’effetto.

 

Il resto dell’articolo afferma una serie di non sequitur, come: “Il fatto che Benedetto abbia intenzionalmente rinunciato alla sua giurisdizione è confermato dal titolo che ha scelto: “Papa emerito”“.

Falso. Una rinuncia implicita non può avere alcun effetto giuridico. L’oggetto dell’atto deve essere dichiarato, altrimenti è nullo. Ho citato i canoni nel mio libro.

 

Non si è trattato di una rinuncia implicita, e nessuno ha pensato che lo fosse prima che il professor Violi postulasse la separabilità di munus e ministerium un anno più tardi, sostenendo che Benedetto avesse inteso rinunciare solo a quest’ultimo, insieme a “tutte le potestà inerenti il suo ufficio”, mantenendo tuttavia lo stesso munus.

 

V. Un’interpretazione autentica

Kramer: [Siscoe dice:] “Benedetto XVI si è spogliato di tutte le potestà di governo e di comando inerenti il suo ufficio [cioè della giurisdizione], …”.

Falso. Egli rinunciò formalmente all’esercizio dei doveri della carica, pensando erroneamente che tale atto difettoso avrebbe comportato la perdita della giurisdizione. Solo la rinuncia all’ufficio stesso può avere questo effetto.

Benedetto in persona ha dichiarato: “Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa” (ultima Udienza Generale, 27 febbraio 2013).

 

Come ha osservato il professor Violi nel suo studio, Benedetto parlò “evocando la distinzione grazianea tra potestas officii e la sua executio”.  Dal momento che Benedetto affermò esplicitamente di “non port[are] più la potestà dell’officio”, è evidente che intendeva rinunciare non solo all’esercizio dell’ufficio, ma al potere dell’ufficio stesso. Benedetto riuscì a realizzare ciò che si proponeva?  Senza dubbio lui credeva di “non port[are] più la potestà dell’officio”, e lo stesso credeva il Prof. Violi: “Benedetto XVI ha esercitato la pienezza del potere privandosi di tutte le potestà inerenti il suo ufficio”.

 

A chi dobbiamo credere?  Allo stesso Papa Benedetto e al Prof. Violi, o a P. Kramer?

Benedetto era il legislatore supremo. Quindi spetta a lui determinare se il linguaggio usato nella declaratio era sufficiente a raggiungere l’effetto desiderato. Dal momento che ha dichiarato esplicitamente di non possedere “più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa”[4], ha chiaramente giudicato che la dichiarazione fosse sufficiente.

È curioso come i Beneplenisti insistano sul fatto che Benedetto sia rimasto Papa, ma rifiutino l’esplicito insegnamento della sua ultima Udienza Generale.

 

Risposta al prof. Sáez

VI. Munus e ministerium: sul piano dell’essere – L’errore di fondo dei Beneplenisti

 

Sáez: “Munus” (ufficio) non è la stessa cosa di “ministerium” (l’esercizio di tale ufficio).

 

È qui che sbagliano. I beneplenisti (ormai, sedevacantisti) pensano che il munus appartenga alla sfera dell’essere e il ministerium a quella dell’agire. Munus e ministerium appartengono entrambi alla sfera dell’essere. Sono sinonimi.

 

Una persona può esercitare il suo ufficio, o può esercitare il suo ministerium. In entrambi i casi, esercita qualcosa che possiede. Benedetto ha detto di rinunciare “all’esercizio attivo del ministero”, ma avrebbe potuto benissimo dire che rinunciava “all’esercizio attivo del suo ufficio” e il significato sarebbe stato lo stesso. Nessuno avrebbe mai identificato “l’ufficio” con “l’esercizio dell’ufficio”; eppure, per qualche ragione, è quello che fanno con il termine ministerium. E la ragione per cui fanno ciò è che collegano erroneamente il ministerium a un’altra distinzione che il professor Violi traccia nel suo studio.  Permettetemi di spiegare.

 

Nel suo studio, il professor Violi sostiene che la Declaratio di Benedetto contiene diverse distinzioni fondamentali: in primo luogo, vi è una distinzione tra il munus (l’ufficio papale) e l’executio (l’esercizio attivo dell’ufficio). Un’altra distinzione si colloca all’interno dell’executio stessa: 1) c’è l’aspetto spirituale dell’executio, che si realizza attraverso la preghiera e la sofferenza; e 2) c’è l’aspetto di governo dell’executio, che si realizza attraverso l’insegnamento e le opere.  È solo a quest’ultimo aspetto, secondo Violi, che Benedetto intendeva rinunciare.

 

Ora, dal momento che a dire di Violi Benedetto XVI intendeva rinunciare solo all’aspetto docente e operativo dell’executio (ma non al munus stesso), e dato che il termine usato da Benedetto per indicare ciò a cui intendeva rinunciare era ministerium, quanti hanno letto e condiviso lo studio di Violi, e soprattutto quanti hanno elaborato nuove teorie sulla base di esso (ad esempio, quella dell’invalidità per errore sostanziale), hanno pensato che ministeriumdovesse per forza riferirsi al secondo significato di executio. E poiché executio si riferisce all’ambito dell’azione, hanno concluso che lo stesso deve valere per il termine ministerium. Pertanto, nella loro mente, munus, che corrisponde alla sfera dell’essere, è completamente diverso da ministerium, che secondo loro corrisponde esclusivamente alla sfera dell’agire. Un simile errore lo si può vedere nella seguente citazione di Ann Barnhardt:

 

“Come abbiamo già discusso più volte, un UFFICIO è uno stato dell’ESSERE.  Per dimettersi dal papato, occorre rinunciare a ESSERE il papa, cioè a ricoprire l’UFFICIO.  Il MINISTERO (MINISTERIUM) si riferisce alle cose che il Papa può scegliere o no di FARE o di essere in grado di FARE come risultato dell’ESSERE il Papa, come insegnare, governare e presiedere. […] Come già detto, questi due TERMINI FONDAMENTALI, UFFICIO e MINISTERO, appartengono a categorie completamente diverse, ‘essere’ e ‘fare’, e quindi non possono né ora né mai essere ritenuti sinonimi in inglese o in qualsiasi altra lingua”.

 

Interpretando ministerium come un equivalente di executio, i Beneplenisti (ora Sedevacantisti) hanno tratto la falsa conclusione che ministerium e munus sono due termini completamente diversi.

 

Andrea Cionci commette lo stesso errore ne Il Codice Ratzinger, come possiamo vedere dal seguente riassunto delle sue tesi fatto da don Silvio Barbaglia:

 

In sintesi, i fondamenti sui quali poggia l’ipotesi sono sostanzialmente tre: 1) papa Benedetto XVI, contro ogni apparenza, quell’11 febbraio non ha annunciato la sua volontà di abdicare al soglio pontificio, rinunciando al munus petrinum […], bensì ha dichiarato di rinunciare solo e unicamente all’esercizio pratico del suo ministero presso la sede pontificia della Chiesa di Roma (espresso nel termine ministerium). Pertanto, Benedetto XVI, nonostante la data annunciata del termine ultimo [del suo pontificato], alle ore 20 del 28 febbraio di quell’anno, ha continuato ad essere il papa in carica [sfera dell’essere] pur non potendo più fare il papa [sfera dell’agire], privato della sede [solo] per l’esercizio pratico del suo ministero; 2) pertanto questa situazione – ed è il secondo cardine su cui poggia l’ipotesi – non avrebbe prodotto l’istanza di una «Sede vacante» […]

 

L’intero scisma beneplenista è costruito sull’errore dell’equiparazione del termine “ministerium” con “executio”, cioè con “l’esercizio pratico” del ministero.

 

Ma anche la stessa frase “esercizio pratico del ministerium” mostra che il ministerium non equivale al suo esercizio.  Se i due termini avessero lo stesso significato, “esercizio pratico del ministerium” significherebbe “esercizio pratico dell’esercizio pratico”, il che non ha alcun senso.  D’altra parte, se ministerium è sinonimo di munus (e lo è), ha senso parlare di “esercizio attivo del ministerium (ministero)”, così come ha senso parlare di “esercizio attivo del munus (ufficio)”.

 

VII. Presbyterorum Ordinis conferma la sinonimia – che in diritto canonico è pacifica

 

Sáez: Tradizionalmente, i termini “ministerium” e “munus” erano sinonimi. Così, il CIC del 1917 parla dei diversi ministeri ecclesiastici o divini: suddiaconi, diaconi, sacerdoti, vescovi. O, più recentemente, la Costituzione Universi Dominici Gregis, che parla del ministero petrino o ministero del pontefice. […] Tuttavia, negli ultimi decenni si è fatta strada nel Diritto canonico una distinzione giuridica più precisa tra “ministerium” e “munus”, iniziata nel Decreto Presbyterorum Ordinis […]. Si veda che significato del termine al numero 6 del Decreto Presbyterorum Ordinis

 

Ecco qui il numero 6 del Decreto Presbyterorum Ordinis:

 

“6. Esercitando la funzione di Cristo [munus Christi]capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro, i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Per [l’esercizio di] questo ministero [ad hoc ministerium exercendum], così come per le altre funzioni [munera], viene conferita al presbitero una potestà spirituale, che è appunto concessa ai fini dell’edificazione”. [5]

 

“Esercitare il munus di Cristo” e “esercitare il ministerium di Cristo, così come gli altri munera”. Munus (ufficio), ministerium (ministero) e munera (uffici) sono usati come sinonimi proprio in quel documento che Sáez ci dice di consultare per comprendere la differenza di significato.

 

Per dimostrare che munus e ministerium sono tuttora utilizzati come sinonimi dai canonisti, riporterò alcune citazioni tratte dal New Commentary on the Code of Canon Law (Paulist Press, 2000).  Nel commento al canone 331, che riguarda l’ufficio e i poteri del Romano Pontefice, gli autori equiparano esplicitamente munus sia al ministero che all’ufficio, mettendo questi due termini tra parentesi dopo aver utilizzato il primo:

 

“Infine, il Papa esercita l’ufficio di governare (munus regendi) la Chiesa universale. La parola munus(ministero o ufficio) compare nel canone 331” (p. 435).

 

Spiegano inoltre che il motivo per cui il Vaticano II ha usato il termine munus, anziché potestas, è che il munus esprime il carattere ministeriale di un ufficio:

 

“Va inoltre ricordato che la posizione del Papa nella Chiesa universale è definita in ultima analisi con la parola potestas, che significa potere, dominio, ufficio, ma soprattutto potere o autorità. Il Concilio Vaticano II in precedenza aveva evitato l’uso di questa parola o concetto in riferimento a tutti gli uffici nella Chiesa. Ha invece privilegiato la parola o il concetto di munus, in quanto esprime il carattere ministeriale di qualsiasi ufficio o funzione ecclesiale. (p 433, c. 331)

 

Che munus e ministerium siano sinonimi è ulteriormente confermato dalla traduzione tedesca del Codice di Diritto Canonico del 1983, reperibile sul sito web del Vaticano. Fra Bugnolo ha ammesso, con perplessità, che la traduzione tedesca del Codice non solo equipara i due termini, ma addirittura definisce un ufficio come un ministero.

 

Dopo aver informato i suoi lettori che “l’importanza del canone 145 §1 del Codice di Diritto Canonico è questa, cioè che esso DEFINISCE la natura di un ufficio ecclesiastico (officium) come munus”, Fra Bugnolo, a proposito della traduzione tedesca del canone 145 §1, scrive:

 

“Ogni ufficio ecclesiastico (Kirchenamt) è definito come un Dienst!  Ma Dienst, come sa ogni persona che conosce il tedesco, significa ciò che noi in inglese intendiamo con “servizio” (service), e ciò che ogni persona che parla latino intende con la parola ministerium.  Quindi la traduzione tedesca del canone 145 dice:  Ogni ufficio ecclesiastico è un ministero! Mentre il Codice di Diritto Canonico in latino afferma in realtà: Ogni ufficio ecclesiastico è un munus!”.

 

La ragione di ciò è che, esattamente come Papa Benedetto e gli autori del New Commentary on the Code of Canon Law, chiunque sia stato incaricato di tradurre il Codice in tedesco sapeva benissimo che munus e ministerium sono sinonimi.

 

VIII. La rinuncia per il diritto canonico. Una condizione di validità inventata

 

Sáez: Detto canone dice che il papa, per rinunciare validamente al pontificato, deve liberamente rinunciare «al suo ufficio» (muneri suo) e che tale rinuncia «venga debitamente manifestata» (rite manifestetur)

 

Questo non è ciò che dice il canone. Due e due soltanto sono le condizioni richieste per la validità, non tre. Il prof. Saez ha convenientemente inserito il termine “muneri” dopo la parola valido, in modo da farla apparire come una terza condizione di validità. Questo è ciò che dice il canone 332.2:

 

“Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità (1) che la rinuncia sia fatta liberamente e (2) che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”[6].

 

E questo è ciò che non dice:

 

“Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità (1) che la rinuncia sia fatta liberamente, (2) che venga debitamente manifestata e (3) che egli usi la parola munus, e non un termine equivalente, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.

 

Dal momento che munus e ministerium hanno essenzialmente lo stesso significato, e dal momento che il codice non richiede l’uso di una determinata, specifica parola, l’una o l’altra sarebbe stata sufficiente a manifestare correttamente l’intenzione di rinunciare al munus.

 

IX. Cristo non ha le mani legate – nemmeno da eventuali difetti nella Declaratio. L’accettazione universale.

 

Sáez: “Certamente il papato è un potere di giurisdizione, perché è un potere giuridico, non di ordine o sacramentale. Ma la giurisdizione non è attribuita al ministero o all’esercizio attivo della carica ma alla sua elezione a papa e all’accettazione dell’ufficio petrino”.

 

Il primato di giurisdizione è la forma del pontificato.  L’uomo che ricopre la carica ne è la materia. Cristo è la causa efficiente che rende l’uomo Papa unendo la forma alla materia. Durante l’elezione papale, i cardinali designano la persona (materia) che sarà Papa, ma è Cristo che lo rende Papa conferendogli la giurisdizione, unendo così la forma alla materia. Similmente, se un Papa rinuncia al ministero petrino, Cristo è la causa efficiente che lo rende un ex Papa, sciogliendo il legame che unisce la forma alla materia, privando così un Papa della sua giurisdizione.

 

Questo è importante perché anche se ci fosse un difetto nella Declaratio, questo non impedirebbe a Cristo di recidere il legame che univa l’uomo al pontificato. Analogamente, un difetto nell’elezione papale non impedisce a Cristo di renderlo Papa unendo l’uomo al Pontificato, come spiega Sant’Alfonso:

 

“Non importa se nei secoli passati qualche Pontefice sia stato illegittimamente eletto o abbia preso possesso del Pontificato con la frode; è sufficiente che in seguito sia stato accettato dalla intera Chiesa come Papa, dal momento che attraverso tale accettazione sarebbe comunque diventato il vero Papa”. [7]

 

Il fatto che Francesco sia stato accettato come Papa da tutta la Chiesa nei giorni, settimane e mesi successivi alla sua elezione (ed è tuttora accettato come Papa dall’intera ecclesia docens) dimostra, con infallibile certezza, che egli è diventato il vero e legittimo Papa il giorno della sua elezione.  L’accettazione universale dopo la sua elezione fornisce anche la certezza infallibile che siano state soddisfatte tutte le condizioni necessarie per diventare Papa. Il cardinale Billot spiega che:

 

“Infine, qualsiasi cosa possiate pensare a proposito della possibilità o impossibilità della detta ipotesi [che un Papa possa cadere in eresia], almeno un punto deve essere considerato assolutamente incontrovertibile e posto saldamente al di sopra di alcun dubbio: l’adesione della Chiesa universale sarà sempre, in sé, un segno infallibile della legittimità di un determinato pontefice, E dunque anche della esistenza di tutte le condizioni richieste per la legittimità stessa. Non serve guardare lontano per averne prova, ma troviamo immediatamente nella promessa e nella infallibile provvidenza di Cristo: ‘Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’, ed ‘Ecco, io sarò con voi tutti i giorni’. […] Come diverrà ancora più chiaro da quel che diremo più tardi, Dio può permettere che alle volte la vacanza della Sede Apostolica si prolunghi per un lungo tempo. Può anche permettere che sorge un dubbio circa la validità di questa o di quella elezione. Non può tuttavia permettere E l’intera chiesa accetti come Papa colui che non è tale veramente e legittimamente.

 

Così, dal momento in cui il Papa è accettato dalla Chiesa e unito a lei quale capo del corpo, non è più permesso sollevare dubbi (1) circa un possibile vizio della elezione o (2) una possibile mancanza di qualche condizionenecessaria per la legittimità. Questo perché la menzionata adesione della Chiesa sana in radice tutti i difetti della elezione e prova infallibilmente l’esistenza di tutte le condizioni richieste.”[8]

 

Dal momento che una delle condizioni necessarie perché Francesco potesse diventare Papa è che la sede di Pietro fosse vacante al momento dell’elezione, l’accettazione universale di Francesco come Papa (fosse anche solo per un momento) dimostra, con certezza infallibile, che la rinuncia di Benedetto è stata ratificata da Cristo, che ha reciso il legame che univa questi al papato, rendendo in tal modo vacante la sede di Pietro.

 

[Traduzione e adattamenti di Carlo Schena]

 

* * *

 

Note:

[1] “THOSE WHO SAY MUNUS = MINISTERIUM ARE THE ENEMIES OF THE LIVING GOD“, 18 gennaio 2023. Chi non condivide la tesi di padre Bugnolo è nientemeno che un “nemico del Dio Vivente”; in un post del 21 gennaio 2023 fra Bugnolo ci informa poi che a Roma “dei Cattolici” stanno procedendo, in questi giorni, all’elezione del successore di Benedetto XVI; Fra Bugnolo – bontà sua – “vuole che tutti sappiano che non esprimerà un voto durante le elezioni, per evitare qualsiasi accusa di parzialità”.

 

[2] Nella traduzione italiana del CIC 1983, i canoni citati traducono munus rispettivamente con i termini: incarico (334), ufficio (337), incarico (347), incarico (347.2), incarico (358), funzione (360), ufficio (367). La traduzione italiana del CIC usa il termine “funzione” per tradurre munus ai canoni: 377.2, 452.1, 541.1, 544, 633.1, 676, 713.2, l’intestazione del libro terzo (!): “DE ECCLESIAE MUNERE DOCENDI” – “LA FUNZIONE D’INSEGNAREDELLA CHIESA”. Ci fermiamo qui, gli esempi sono decine; ma viene da pensare che fra Bugnolo non abbia mai aperto o letto un codice di diritto canonico, in italiano o in inglese. Si veda qui per fare autonomamente un raffronto bilingue.

 

[3] Nella traduzione italiana del citato passo della “Nota Esplicativa Previa” è usato sempre il termine “ufficio”. Questo dimostra, semmai, che gli stessi traduttori ufficiali del vaticano intendono i termini “ufficio” e “funzione” come sinonimi (si veda il prosieguo dell’articolo per un altro esempio, con un’altra lingua). In ogni caso, in Lumen Gentium munus è tradotto (anche) come funzione ai paragrafi 7, 25 (intestazione: munus docendi), 26 (intestazione: munus sanctificandi), 27 (intestazione: munus regendi), 35, 54, 55, etc. A dimostrarlo basterà una semplice ricerca testuale del termine “funzione” qui.

 

[4] Nel primo articolo si è incorso in un errore: si citava l’ultima udienza di Benedetto XVI dicendo che qui il pontefice dichiarava di non portare più la “potestà di guida nella Chiesa”: questo era il virgolettato riportato nell’articolo di Messori del 2014. In realtà, in quell’udienza Benedetto – come correttamente riportava l’autore nell’articolo originale – parlò proprio di “potestà dell’officio per il governo della Chiesa“ (formula più chiara e cogente).

[5] “Munus Christi Capitis et Pastoris pro sua parte auctoritatis exercentes, Presbyteri, nomine Episcopi, familiam Dei, ut fraternitatem in unum animatam, colligunt, et per Christum in Spiritu ad Deum Patrem adducunt. Ad hoc autem ministerium exercendum, sicut ad cetera munera Presbyteri, confertur potestas spiritualis, quae quidem ad aedificationem datur”. La traduzione italiana dalla PO reperita da vatican.va è piuttosto libera, motivo per cui si è dovuto aggiungere l’inciso “l’esercizio di”, chiaramente presente nell’originale latino.

[6] “Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur”.

[7] De’ Liguori, Verita’ della Fede, in “Opera de S. Alfonso Maria de Liguori, Marietti” (Torino, 1887), vol. VIII., p. 720, n. 9.

[8] Billot, Tractatus de Ecclesia Christi, vol. I, 1927, pp. 612-613

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35 commenti

  • Cristiana Cattolica ha detto:

    Ringrazio il Signor Depicchi che, chiedendomi di confutare gli argomenti di questo articolo, mi offre l’opportunità nel rispondergli, di proporre a tutti i fedeli di prendere dall’ARCHIVIO regioni ecclesiastiche italiane 👇(https://t.me/+83CnnZIWnM85YmI0)
    i contatti mail dei sacerdoti della propria diocesi e inviare a tutti questa lettera per informare, ammonire ed esortare… ⬇️

    🔴 APPELLO AI SACERDOTI FIGLI PREDILETTI DI MARIA:
    Reverendi Pastori, se il Padre Nostro che è nei Cieli ci comanda:
    “Ricordati di santificare la festa”..
    … noi, Suoi figli fedeli del piccolo resto, bussiamo umilmente alla porta del vostro cuore supplicando:
    SINE DOMINICO NON POSSUMUS.
    Certi che saremo esauditi, “Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” (Lc 11,5-13)
    —–
                          
    Laudetur Jesus Christus

    Reverendissimo Don
    da fedele cristiana cattolica della diocesi di……….., rivolgo a Lei il mio accorato appello affinché, come previsto in particolare dai Can.212&2- 213, mi sia concesso il diritto di
    poter ricevere i Sacramenti partecipando alla santa Messa valida e lecita celebrata secondo i Sacri Canoni della Chiesa che, durante la Sede Vacante per la morte del papa legittimo Benedetto XVI, così dispongono:
    “Ubi dicit: una cum famulo tuo Papa nostro N., exprimit nomen Papae: Sede autem vacante verba praedicta omittuntur”.
    “Ritus servandus in celebratione Missae del Missale Romanum (VIII.2).

    E che sia indubbio che il papa stabilito da Cristo fosse ancora Benedetto XVI, lo ha provato lui stesso con la sua dichiarazione ufficiale in latino dell’11 febbraio 2013 e quella in italiano del 27 febbraio. ⬇️

    https://youtu.be/dLiGTk3YunY
    (dal min. 14 il Santo Padre dichiara pubblicamente di rinunciare solo all’
    “ESERCIZIO”(ministerium), ma non al “MINISTERO”(Munus Petrinum), così come invece previsto dal Can. 332§2, confermando in questo modo, di essere ancora lui l’unico detentore del Mandato Petrino riservatogli da Cristo, se pur nello stato di “sede Impedita” (Can. 335).

    Non solo, non avendo il Sommo Pontefice manifestato, per la “VALIDITÀ” di tale atto, la necessaria “RINUNCIA” al  “MUNUS PETRINUM” (Mandato Divino) ma solo al “MINISTERIUM” (esercizio) … per il can. 126 l’atto risulta posto con ERRORE INVALIDANTE. ⬇️

    ◾can. 126 – L’atto posto per ignoranza o per ERRORE, che verta intorno a ciò che ne costituisce la sostanza, o che ricada nella condizione SINE QUA NON, È NULLO; altrimenti vale, se dal diritto non è disposto altro, ma L’ATTO COMPIUTO per ignoranza o PER ERRORE PUÒ DAR LUOGO ALL’AZIONE RESCISSORIA A NORMA DEL DIRITTO. (L’ATTO DI RINUNCIA È NULLO).

    Dunque, se il Magistero infallibile della Chiesa, ribadito da papa Benedetto XVI, allora card. Ratzinger in “PRIMATO DEL SUCCESSORE DI PIETRO” e da papa S. GPII in “ECCLESIAE DE EUCHARISTIA” n. 39- c. 82, insegna che è GRANDE VERITÀ liturgica che, per la validità della Celebrazione Eucaristica è “necessaria” la comunione col papa legittimo e con la sua Chiesa…ne consegue che la Celebrazione Eucaristica celebrata in comunione con uno che non è papa è INVALIDA.

    E in ogni modo, J. M. Bergoglio non può essere il vicario di Cristo, in quanto già scomunicato “latae sententiae”, e da papa S. GPII, perché invalidamente previo accordi stabiliti prima del conclave in quel di St Gallen, Svizzera. (Universi Dominici Gregis); e da papa Leone X perché seguace di Lutero; e per tutti i peccati che prevedono la scomunica latae sententiae. (veda sotto in allegato le prove documentali di alcune scomuniche relative a JMB)

    E pertanto, se il sacerdote celebra in comunione con uno “scomunicato” separato dalla Chiesa, la celebrazione Eucaristica non solo è invalida, ma è anche ILLECITA, per decreto ribadito con fermezza da Papa Benedetto XIV nell’enciclica “Ex Quo Primum” c. 23:

    23 ….I Sacri Canoni della Chiesa VIETANO DI PREGARE PUBBLICAMENTE PER GLI SCOMUNICATI, come si legge nel A Nobis (cap. 4, n. 2) e nel cap. Sacris, De Sententiae Excomunicationis.
    ◾Quantunque niente vieti che si possa pregare per la loro conversione, tuttavia NON SI DEVE PERMETTERE CHE I LORO NOMI SIANO PRONUNCIATI NELLA PREGHIERA SOLENNE DEL SACRIFICIO❗

    https://www.vatican.va/content/benedictus-xiv/it/documents/enciclica–i-ex-quo-primum–i—1-marzo-1756–il-pontefice-invit.html

    E a dimostrare che J. M. Bergoglio è separato dalla Chiesa Cattolica per la sua dottrina contraria a quella di Gesù Cristo, basterebbe solo questo esempio:
    ◾Dalla cattedra in S Pietro J. M. Bergoglio ha negato pubblicamente il DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA e, di conseguenza, anche IL DOGMA DELLA DIVINITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO ⬇️
    (dal min. 16)
    https://youtu.be/JXEIZ5azyjc

    E che la Madonna sia NATA SANTA è un dogma di fede proclamato da Papa Pio IX con la Costituzione Apostolica «INEFFABILIS DEUS».
    Lo stesso PAPA, (tanto odiato dalla massoneria ecclesiastica) che attraverso l’enciclica “QUARTUS SUPRA”- 06/01/1873 così ha decretato contro gli ERETICI :

    “… i NOMI di coloro i quali sono separati dalla comunione con la Chiesa Cattolica, vale a dire, di coloro i quali non concordano su tutte le materie con la Sede Apostolica,
    ◾ NON SONO DA ESSERE LETTI DURANTE I SACRI MISTERI.” (❗)

    https://vaticanocattolico.com/lo-eretico-non-e-papa/

    Perché, come insegna San Giovanni nella sua seconda lettera:
    “Ecco il seduttore e l’anticristo!
    … Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, NON POSSIEDE DIO …. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; POICHÉ CHI LO SALUTA PARTECIPA ALLE SUE OPERE PERVERSE.”

    Ecco perché Reverendo, la invito a riflettere sul valore infinito del suo mandato Sacerdotale che la chiama a prendersi cura di noi fedeli, da troppo tempo abbandonati e privati dei sacramenti e del S. Sacrificio valido.

    Ma per adempiere pienamente a questa sua missione, deve avere il coraggio di uscire dalla Babilonia massonica dell’uomo senza Dio e di venire a celebrare la s Messa nelle nostre case, in obbedienza a Cristo che, attraverso il Suo vicario Benedetto, già le ha indicato la via, e con l’esempio e con le parole:

    Ratzinger 1969:
    «… Alla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli “edifici” che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali e ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più “spirituale”, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti»…

    http://www.korazym.org/65921/la-profezia-di-ratzinger-del-1969-sul-futuro-di-una-chiesa-della-fede-e-quel-piccolo-gregge-di-credenti/

    Si reverendo, solo così la Chiesa sarà rinnovata, per un nuovo mondo, ove Gesù finalmente regnerà.
    Satana teme questa Vittoria del Cuore Immacolato di Maria e fa di tutto per impedirla.

    MA QUESTA VITTORIA LA MADONNA LA OTTERRÀ SOLTANTO PER MEZZO DI VOI, CARI SACERDOTI A LEI CONSACRATI E FEDELI AL VANGELO DI CRISTO.

    La ringrazio di cuore reverendo, per la sua paziente attenzione, certa che, come Padre compassionevole, vorrà presto rispondere al mio accorato appello.

    Con rispetto e devozione filiale

    Firma

    ————————————————————-
    In questa pagina Facebook, ci sono molte PROVE DOCUMENTALI da allegare alla lettera, sulle scomuniche (manca quella riguardante la violenza perpetrata al Sommo Pontefice con l’usurpazione del suo trono) che riguardano l’uomo travestito da pontefice. ⬇️

    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=232611185765619&id=100070502169632

    Ringrazio fin d’ora tutti i sacerdoti che accoglieranno questo appello.
    E tutti i fedeli che si impegneremo ad inviare a tutti quelli della propria diocesi.

    Un sentito grazie anche al dott. Tosatti per questa opportunità offertami.

  • Brasi ha detto:

    Trovo a dir poco commovente la rettitudine dei difensori di “Papa Francesco” nel voler dimostrare che nella sua elezione tutto è stato fatto a “modo” per come si deve. Il loro sdegno che sanno muovere contro i sostenitori che nutrono dubbi, rimane uni spettacolo meraviglioso.

    • Carlo Schena ha detto:

      Può tranquillamente essere che nell’elezione non siano state fatte cose a modo, ma se dopo l’elezione tutta la Chiesa ha accettato Papa Francesco come papa (e nessuno per anni l’ha contestato), allora possiamo essere certi che sia papa (così dice il dottore della Chiesa S. Alfonso).

      Nessuno sdegno, solo speranza che almeno qualcuno rinsavisca e aiuti risolvere il problema che c’è nella Chiesa invece di tapparsi gli occhi e dire “il Papa non è il Papa”.

      • Cristiana Cattolica ha detto:

        Carlo, forse è perché lei fa parte della sua antichiesa massonica che difende pubblicamente l’antipapa eretico?

        Dove sta scritto che sono i cardinali a conferire ad un ERETICO il primato infallibile di successore di Pietro?
        A me risulta che Papa Pio IX nella Costituzione Dogmatica Pastor Aeternus così decreta:

        “Se qualcuno dunque affermerà che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, o che non abbia ricevuto dallo stesso Signore Nostro Gesù Cristo un vero e proprio primato di giurisdizione, ma soltanto di onore: sia anatema.

        https://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html
        E ancora:

        Se qualcuno dunque affermerà che non è per disposizione dello stesso Cristo Signore, cioè per DIRITTO DIVINO, che il beato Pietro abbia per sempre successori nel Primato sulla Chiesa universale, o che il Romano Pontefice non sia il successore del beato Pietro nello stesso Primato: sia anatema.

        http://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html

        E che l’eretico JMB è uno scomunicato perchè eletto invalidamente dalla massoneria (Mafia S Gallo) lo stabilisce la legge della Chiesa attraverso la Costituzione Apostolica UNIVERSI DOMINICI GREGIS di papa GPII.

        Così come è l’Enciclica Quartus Supra di papa Pio IX, o quella EX QUO PRIMUM c. 23 di papa Benedetto XIV a stabilire che i sacerdoti che nominano il nome dell’eretico- scomunicato JMB durante il momento solenne del S Sacrificio sono SACRILEGHI!

        Tanto più ora, che siamo in sede vacante e non si può citare il nome del papa.

        Noi cristiani dobbiamo uscire da Babilonia se non vogliamo far parte dei suoi delitti e ricevere l’ormai imminente castigo di Dio.

      • Cristiana Cattolica ha detto:

        Signor Carlo, non avendo letto un suo commento precedente, in cui affermava di non riconoscere Bergoglio papa, le chiedo scusa per questo mio malinteso espresso nel precedente commento.

        Ma allora, se lei riconosceva Benedetto XVI quale legittimo papa stabilito da Cristo, perché dice che questa non è la Magna Quaestio?
        Chi non riconosce il Papa non riconosce Cristo.
        Chi non obbedisce al papa non obbedisce a Cristo.

        E pertanto è fondamentale riconoscere che la massoneria politica ed ecclesiastica una volta colpito il legittimo Pietro, ha insediato sulla sua Cattedra un impostore col preciso mandato di distruggere Cristo, la Sua Chiesa e l’umanità intera.
        Perché è ora di smettere di comportarsi come cani muti di fronte ai lupi che sbrana o il gregge di Cristo.
        È ora di smettere di offendere il Signore in tutte le chiese, offrendo ogni giorno il Santo Sacrificio in comunione con l’antipapa eretico.
        Perché questo è in abominio a Dio, e noi cristiani abbiamo il dovere di impedirlo.

        E soprattutto non possiamo più continuare a giustificarci dicendo che spetta ai cardinali e ai vescovi decidere chi è il Papa o che spetta a loro scomunicare l’uomo travestito da papa.
        Perché sappiamo bene che quasi tutti i cardinali fanno parte della falsa chiesa massonica di Bergoglio. E pertanto mai si auto denunciaranno.
        NO.
        Adesso più che mai i veri cristiani hanno il dovere di uscire dalle chiese occupate dalla massoneria ecclesiastica e ricostituire la vera Chiesa nelle catacombe, come al tempo della persecuzione dei propri cristiani.
        In OBBEDIENZA al Vicario di nostro Signore Gesù Cristo, allora Cardinale Ratzinger:

        “Sarà una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, COSTRETTA AD ABBANDONARE buona parte dei LUOGHI DI CULTO costruiti nei secoli. Una Chiesa “Cattolica” di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a “ripartire dalle origini”.

        Ma anche una Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e rinascerà “semplificata e più SPIRITUALE”.

        https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2013/02/27/news/la-profezia-dimenticata-di-ratzinger-sul-futuro-della-chiesa-1.36121972

        • Carlo Schena ha detto:

          “Signor Carlo, non avendo letto un suo commento precedente, in cui affermava di non riconoscere Bergoglio papa, le chiedo scusa per questo mio malinteso espresso nel precedente commento”.

          * * *

          Non so dove l’abbia letto dato che non l’ho mai affermato.

          Al contrario, riconosco che Francesco è il papa: il papa che ci meritiamo i nostri tanti peccati e infedeltà, e strumento della provvidenza per far uscire allo scoperto tutta la sporcizia presente nella Chiesa, di cui parlava proprio Benedetto XVI.

          È il papa, come riconosce ogni vescovo ed ogni cardinale.
          Parlare di “falsa chiesa massonica” vuol dire essere già fuori dal Cattolicesimo.

          • Cristiana Cattolica ha detto:

            Carlo, ma non si rende conto che affermando che Bergoglio è il papa infallibile stabilito da Cristo lei bestemmia?
            Perché, se è verità di Fede che Cristo e Pietro costituiscono un unico capo della Chiesa, come può affermare che Gesù Cristo governa la sua Chiesa attraverso un eretico IDOLATRA pro-lgbt iscritto al Rotary Club e quindi collaboratore della massoneria, sacrilego, bestemmiatore della Vergine Maria e di Gesù?
            Perfavore, basta !
            Smettetela di nominare pubblicamente il nome di Cristo-Dio invano.

            E se il Signore ha permesso che la cattedra di Pietro venisse usurpata dall’impostore iniquo, lo ha fatto per dividere le pecore dai capri:
            Le pecore che sarebbero rimaste fedeli a Lui e al suo legittimo Vicario Benedetto XVI.

            Dai capri apostati e scismatici che per orgoglio e vile interesse, avrebbero continuato a militare, con piena avvertenza e deliberato consenso, nell’anti-chiesa massonica pro-lgbt dell’ERETICO PLURISCOMUNICATO contro quella UNAM ET SANCTAM DI PIETRO.
            E di questo tradimento dovranno rendere conto presto a Dio.

            E se lei legge la lettera appello ai sacerdoti postata in alto, nell’ allegato (Facebook) trova un’infinità prove documentali che dimostrano che Bergoglio non è il vicario infallibile di Cristo, ma il vicario di satana capo della setta massonica insediatasi ai vertici.

            Ma solo se lei è onesto nella coscienza può accogliere la VERITÀ che è Cristo.

  • Carlo Schena ha detto:

    Ho scritto alcuni commenti di risposta ma, dopo essere apparsi per qualche istante, sono scomparsi. Devo riscriverli?

  • Mirella ha detto:

    Io provo a superare la querelle su munus e ministerium, perché non ho le competenze per risolverla e soprattutto ricordo bene che fu Benedetto a parlare di sede vacante. Però rammentando cosa è successo dopo la rinuncia mi chiedo: se hai rinunciato a tutto e non sei più papa, perché l’abito bianco, la benedizione apostolica, il titolo di Santità e la firma come quando eri papa? Non avverti una mancanza di rispetto verso il tuo successore? Non pensi allo sconcerto e alla confusione che crei nei fedeli? Benedetto ha confessato che nei giorni precedenti la rinuncia era esausto e ora sappiamo che era una stanchezza prima di tutto mentale ed emotiva, ma poi? Perché quelle decisioni inedite, prese da un uomo che fino all’ultimo ha mantenuto la sua lucidità mentale? Chi me lo spiega?

  • Cristiana Cattolica ha detto:

    Solo chi riconosce il papa infallibile stabilito da Cristo è cristiano e fa parte della sua Chiesa Unam et Sanctam.

    Ma chi si ostina a riconoscere papa l’eretico massone TRAVESTITO da PAPA, cosciente o no è un massone, perché partecipa alle opere diaboliche della massoneria ecclesiastica che lui rappresenta.

    Una domanda:
    Un San Giovanni Bosco o un San Pio X avrebbero diffuso articoli scandalosi come questo, che servono da falsa scusa per giustificare quei sacerdoti e fedeli o indecisi, affinché rimangano schiavi di questa setta massonica che ha lo scopo di condurli all’inferno ?

    O impugnare la Verità della Legge della Chiesa non più peccato contro lo Spirito Santo.

    • DePicchi ha detto:

      Ma argomenti concreti a confutazione di quanto spiegato dall’autore ne ha?

      • Cristiana Cattolica ha detto:

        L’autore di questo articolo non deve essere confutato ma ammonito, per aver peccato contro lo Spirito Santo impugnando la verità dei sacri canoni della CHIESA.

        … “Ché se poi, nonostante ogni mezzo, la Giustizia dovesse perire e, trascinati sempre più da Satana dominatori e dominati, per mimetismo malefico, si staccassero sempre più da Dio, allora leverò la Luce e la Verità.

        E ciò avverrà quando anche nella mia dimora – la Chiesa – vi saranno troppi che per umano interesse e per debolezza indegna, saranno tra i dominati dai seminatori dl Male nelle loro diverse dottrine. Allora conoscerete il PASTORE CHE NON SI CURA DELLE PECORE ABBANDONATE: il PASTORE IDOLO di cui parla Zaccaria. Ricorda l’Apocalisse di Giovanni. Ricorda il dragone: IL MALE GENERATORE DELL’ANTICRISTO FUTURO, il quale ne prepara il regno non solo sconvolgendo le coscienze ma travolgendo nelle sue spire la terza parte delle stelle e facendo degli astri fango.

        Quando questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo, fra i grandi della sua Chiesa, allora…
        ALLORA VERRÀ il PASTORE IDOLO, IL QUALE SARÀ E STARÀ DOVE VORRANNO I SUOI PADRONI.

        Chi ha orecchi da intendere intenda.

        (Gesù a Maria Valtorta – quaderni del 1943 – 9/1271943)

        • DePicchi ha detto:

          Faceva prima a rispondere: no, non ne ho.

          Agitare profezie come un predicatore protestante da strada poi è vietato dai “sacri canoni della CHIESA”, come dice lei.

  • Massimo trevia ha detto:

    E la mafia di San gallo fra i cristiani aperto ha eretto un vallo:chi sta qui chi stA di la’:parPonziponzipa’?no:ben seria e’ la questione:qui ci vuole una meditazione!

  • Amleto ha detto:

    Senza entrare nel merito della complessa questione, vorrei solo far notare che in questo scritto i termini e le definizioni vengono tratte da testi in inglese (!? la: “traduzione inglese del Codice di Diritto Canonico del 1983″ e la ” traduzione inglese della Lumen Gentium” con i commenti del “New Commentary on the Code of Canon Law, di Beal, Coriden e Green”, dopo essere state tradotte dal latino all’italiano e dall’italiano all’inglese (ed infine dall’inglese all’italiano: quindi dopo tre interpretazioni/mediazioni culturali di soggetti diversi!).
    Per cui credo che in questo caso vi siano troppi passaggi per un interpretazione autentica del significato più appropriato dei termini sopra riportati (di ‘manus’ e ‘ministerium’ che qui si vogliono considerare sinonimi).
    Ad esempio il termine ‘potestas’ viene tradotto come ‘potere’ ma in realtà forse sarebbe più congruente il termine ‘autorità’ (paterna) con le relative ‘responsabilità’.
    Quindi credo che ogni riferimento al significato debba essere ricavato solo dai testi originali in latino.

    Nella sostanza, secondo il mio modesto parere, se è vero che: ‘… non ci si dimette dall’essere padre … ‘ – con tutti i diritti/doveri del padre – questi mantiene tutti i diritti anche se non è in grado di adempiere ai propri doveri (come quando un padre diventa non autosufficiente).

    Inoltre, in un ‘ufficio’ nel caso in cui il ‘responsabile/titolare’ non svolga più il ‘ministerium’ e quindi non eserciti la relativa ‘funzione’ io la interpreto non come la rinuncia al ‘ruolo di padre/papa’ ma alla ovvia ‘dichiarazione di scarico della responsabilità’ (cioè di ‘rinuncia’ alle ‘responsabilità’ di tale ‘ufficio’ e) delle ‘azioni/mansioni’ che saranno svolte da altri in tale ‘ufficio’.

    Secondo me, poi, si fa un altro errore logico nell’affermare l’identità tra ‘munus’ e ‘ministerium’; perchè un conto è l’ufficio un conto è il suo ‘responsabile’ (che non sono la stessa cosa) in altre parole, un conto è il compito/ruolo di un ufficio, ad es. … ‘brevetti’, un conto sono i compiti/ruoli del … ‘capo ufficio brevetti’. Infatti, nel primo caso se l’ufficio non è più tale non fa più ciò che gli compete (per cui l’essere ed il fare coincidono); nel secondo caso, il capufficio (che può ripartire o delegare ad altri parte o tutte le mansioni dell’ufficio, pur rimanendone il ‘titolare’) può fare parte o nulla di ciò che gli spetta o gli compete, perchè qualcun altro adempirà ai compiti dell’ufficio).

    Benedetto XVI che ha scelto (con o senza ‘condizionamenti’) la preghiera (e la penitenza) potrebbe aver fatto la scelta migliore (come Marta, secondo quando detto da Gesù stesso a Maria).

    Ma se Bergoglio fosse stato accettato da tutta la Chiesa come nuovo papa, il problema delle reali o presunte dimissioni non si sarebbe posto.

    Infine, ritengo che l’accettazione di un papa non possa essere fatta solo da una parte della Chiesa (“Ecclesia docens”) per un periodo temporaneo, ma debba essere fatta da tutta la Chiesa definitivamente.
    Comunque credo che nulla possa “dimostrare che la rinuncia sia stata ratificata da Cristo” (!?).

    In ogni caso, ‘le pecore riconoscono il loro pastore’ e
    per quanto sia irrilevante ed inutile precisarlo, come tanti altri (non so se a torto o a ragione) io non ho mai considerato Bergoglio il mio ‘pastore’.

    Per il resto … le vie del Signore, a volte restano imperscrutabili!

    • massimo trevia ha detto:

      bravo Amleto…..ma sei chiaro, non amletico!

    • Carlo Schena ha detto:

      Grazie per il suo commento, ogni risposta è mia e non dell’autore:

      1. Senza entrare nel merito della complessa questione, vorrei solo far notare che in questo scritto i termini e le definizioni vengono tratte da testi in inglese (!? la: “traduzione inglese del Codice di Diritto Canonico del 1983″ e la ” traduzione inglese della Lumen Gentium” con i commenti del “New Commentary on the Code of Canon Law, di Beal, Coriden e Green”, dopo essere state tradotte dal latino all’italiano e dall’italiano all’inglese (ed infine dall’inglese all’italiano: quindi dopo tre interpretazioni/mediazioni culturali di soggetti diversi!). Per cui credo che in questo caso vi siano troppi passaggi per un interpretazione autentica del significato più appropriato dei termini sopra riportati (di ‘manus’ e ‘ministerium’ che qui si vogliono considerare sinonimi).
Ad esempio il termine ‘potestas’ viene tradotto come ‘potere’ ma in realtà forse sarebbe più congruente il termine ‘autorità’ (paterna) con le relative ‘responsabilità’.
Quindi credo che ogni riferimento al significato debba essere ricavato solo dai testi originali in latino.

      * * *

      Perdonerà l’autore, americano, se fa riferimenti alla traduzione del codice in inglese. O riscrivevo l’articolo o mi attenevo a quanto scritto da lui. Per parte mia, avendo curato l’edizione italiana, ho avuto cura di riportare alla nota n. 2 le corrispondenti traduzioni in italiano dal CIC, e alla n. 3 i casi in cui LG traduce munus precisamente come “funzione”: insomma, la situazione è del tutto analoga anche nei testi italiani; magari non negli stessi identici punti, ma ampiamente in tantissimi altri punti.

      Il punto è che per la scienza canonistica (poi i teologi facciano tutte le distinzioni che vogliono) munus e ministerium sono PERFETTAMENTE INTERSCAMBIABILI.
      
* * *

      2. Nella sostanza, secondo il mio modesto parere, se è vero che: ‘… non ci si dimette dall’essere padre … ‘ – con tutti i diritti/doveri del padre – questi mantiene tutti i diritti anche se non è in grado di adempiere ai propri doveri (come quando un padre diventa non autosufficiente).

      * * *

      Allora dovrebbe essere impossibile dimettersi dal papato… ma così non è.

      * * *

      3. Inoltre, in un ‘ufficio’ nel caso in cui il ‘responsabile/titolare’ non svolga più il ‘ministerium’ e quindi non eserciti la relativa ‘funzione’ io la interpreto non come la rinuncia al ‘ruolo di padre/papa’ ma alla ovvia ‘dichiarazione di scarico della responsabilità’ (cioè di ‘rinuncia’ alle ‘responsabilità’ di tale ‘ufficio’ e) delle ‘azioni/mansioni’ che saranno svolte da altri in tale ‘ufficio’.

      * * *

      Lei continua a ritenere che il ministerium sia qualcosa che si svolge, diversamente dall’ufficio (munus), che si ha. Così non è. Lo stesso Papa Benedetto parla del ministerium come di qualcosa che gli è stato affidato: “che HA”. Questo perché munus e ministerium sono sinonimi.

      * * *

      4. Secondo me, poi, si fa un altro errore logico nell’affermare l’identità tra ‘munus’ e ‘ministerium’; perchè un conto è l’ufficio un conto è il suo ‘responsabile’ (che non sono la stessa cosa) in altre parole, un conto è il compito/ruolo di un ufficio, ad es. … ‘brevetti’, un conto sono i compiti/ruoli del … ‘capo ufficio brevetti’. Infatti, nel primo caso se l’ufficio non è più tale non fa più ciò che gli compete (per cui l’essere ed il fare coincidono); nel secondo caso, il capufficio (che può ripartire o delegare ad altri parte o tutte le mansioni dell’ufficio, pur rimanendone il ‘titolare’) può fare parte o nulla di ciò che gli spetta o gli compete, perchè qualcun altro adempirà ai compiti dell’ufficio). Benedetto XVI che ha scelto (con o senza ‘condizionamenti’) la preghiera (e la penitenza) potrebbe aver fatto la scelta migliore (come Marta, secondo quando detto da Gesù stesso a Maria).

      * * *

      Capisco cosa vuol dire, però sua distinzione però non corrisponde all’uso che dei termini ha sempre fatto tutta la scienza teologica e canonistica. Munus e ministerium non corrispondono l’uno all’ufficio, l’altro al suo responsabile. Corrispondono entrambi all’ufficio, funzione, ruolo, ministero. Sono tutti termini interscambiabili. Chi dice il contrario ha imbastito un gioco delle tre carte per portare avanti la propria tesi.

      * * *

      5. Ma se Bergoglio fosse stato accettato da tutta la Chiesa come nuovo papa, il problema delle reali o presunte dimissioni non si sarebbe posto. Infine, ritengo che l’accettazione di un papa non possa essere fatta solo da una parte della Chiesa (“Ecclesia docens”) per un periodo temporaneo, ma debba essere fatta da tutta la Chiesa definitivamente.

      * * *

      Il punto è che Bergoglio è stato accettato da tutta la Chiesa. Non c’è stato nel 2013 un singolo vescovo o cardinale che abbia contestato l’elezione. Ad oggi non ce n’è sostanzialmente nessuno. Tutte le Chiese Particolari (diocesi) hanno accettato la comunione con Francesco.
      Solo qualche anno dopo qualche prete, giornalista o laico si è svegliato agitando presunti argomenti di invalidità. Come direbbero gli inglesi: too little, too late.

      * * *

      6. Comunque credo che nulla possa “dimostrare che la rinuncia sia stata ratificata da Cristo” (!?).

      * * *

      Il punto è proprio che per la teologia (e l’autore porta il caso del dottore della Chiesa sant’Alfonso e dell’erudito cardinale Billot) è proprio il fatto che a un determinato punto (per anche solo un istante) la Chiesa ha accettato Bergoglio come Papa a dimostrare che è un papa legittimo. Non c’erano impedimenti all’elezione.

      * * *

      7. In ogni caso, ‘le pecore riconoscono il loro pastore’ e
per quanto sia irrilevante ed inutile precisarlo, come tanti altri (non so se a torto o a ragione) io non ho mai considerato Bergoglio il mio ‘pastore’.

      * * *

      Non credo che lei voglia fare un apoteosi del relativismo, che tanto avrebbe odiato papa Benedetto. Chissà quanti progressisti hanno fatto con lui lo stesso ragionamento che lei fa ora con Francesco.
      Il punto è che non siamo tenuti a seguire Francesco se e quando sbaglia. Dire che non è il papa non è la soluzione, e non risolve niente.

  • GINO ha detto:

    L’intelligenza artificiale è più saggia di tale Psiscoe.
    In dottrina cattolica, “munus” e “ministerium” sono due termini che si riferiscono rispettivamente al compito o alla funzione di una persona o di un gruppo di persone, e al modo in cui questa funzione viene esercitata.
    Il “munus” si riferisce alla funzione o al compito specifico che una persona o un gruppo di persone è chiamato a svolgere all’interno della Chiesa. Ad esempio, il munus del vescovo è quello di governare la diocesi, mentre il munus del sacerdote è quello di celebrare i sacramenti.
    Il “ministerium” si riferisce invece al modo in cui questa funzione o compito viene esercitato, ovvero al modo di esercitare l’ufficio o il munus. Ad esempio, il ministerium del vescovo come Pastore, quello del sacerdote come celebrante e quello del diacono come servitore.
    In sintesi il munus indica il compito, il ministerium indica il modo con cui questo compito è eseguito.
    Anche io volevo ricevere l’eredità universale cercando di fare intendere che con la parola garage mia nonna voleva intendere tutte le proprietà che lo presupponevano perché per mia nonna il garage era tutto, invece no, il giudice ha dovuto seguire le leggi.
    “Nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore”.
    Non siamo in un ordinamento di common law, e i primi ad aver fatto uso di codici sono proprio gli ecclesiastici.
    Prima di fare intervenire questo signore bisognava chiedergli:
    La sai la differenza tra il potere creativo dei vostri giudici e il diritto civile e canonico ?

    • luciano ha detto:

      E secondo lei il diritto canonico é common law?

      • luciano ha detto:

        Correggo intervento precedente.
        Secondo lei il diritto canonico é civil law ? o é misto?

    • Carlo Schena ha detto:

      Grazie per il suo commento, la risposta è mia e non dell’autore:

      1. L’intelligenza artificiale è più saggia di tale Psiscoe.

      * * *

      Suvvia, siamo personcine grandi. “Sei stupido“ non è un argomento.

      * * *
      
2. In dottrina cattolica, “munus” e “ministerium” sono due termini che si riferiscono rispettivamente al compito o alla funzione di una persona o di un gruppo di persone, e al modo in cui questa funzione viene esercitata.
Il “munus” si riferisce alla funzione o al compito specifico che una persona o un gruppo di persone è chiamato a svolgere all’interno della Chiesa. Ad esempio, il munus del vescovo è quello di governare la diocesi, mentre il munus del sacerdote è quello di celebrare i sacramenti.
Il “ministerium” si riferisce invece al modo in cui questa funzione o compito viene esercitato, ovvero al modo di esercitare l’ufficio o il munus. Ad esempio, il ministerium del vescovo come Pastore, quello del sacerdote come celebrante e quello del diacono come servitore.
In sintesi il munus indica il compito, il ministerium indica il modo con cui questo compito è eseguito.

      * * *

      Il punto è proprio che non è così. In dottrina cattolica (ma, soprattutto, per il diritto canonico, che è quel che conta) “munus” e “ministerium” sono termini perfettamente intercambiabili. L’autore lo dimostra nell’articolo con ampie citazioni ed esempi pratici. Se lei ha altre fonti dottrinali o canonistiche che argomentano il contrario sarò contento di farle presente all’autore.
      Purtroppo in questi anni tanti sono caduti nel gioco delle tre carte di Cionci & co. per cui i due termini non sarebbero sinonimi ma vorrebbero dire cose totalmente diverse.

      * * *
      
3. Anche io volevo ricevere l’eredità universale cercando di fare intendere che con la parola garage mia nonna voleva intendere tutte le proprietà che lo presupponevano perché per mia nonna il garage era tutto, invece no, il giudice ha dovuto seguire le leggi.
“Nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore”.

      * * *

      La legge, per l’appunto, usa munus e ministerium come sinonimi intercambiabili. I casi sono tantissimi, l’autore ne riporta “solo” una nutrita schiera. Se lei mi sa citare degli autori di diritto canonico che sostengono che i due termini, nel Codice, corrispondono a concetti e categorie completamente diverse, dica pure.

  • loretta maggi ha detto:

    basta ! non ne possiamo più di queste interpretazioni fantasiose . Ora persino la “ratifica di Cristo” . Ma andiamo !

  • Robert K. ha detto:

    Prima domanda : quale Chiesa ha accettato la nomina sanando i difetti della elezione ? La Curia romana ? I gesuiti ? Sant’Egidio ?
    Seconda domanda : L’accettazione universale di Francesco dimostra che la rinuncia è stata ratificata da Cristo ?
    ho l’impressione che siamo ormai al delirio .

    • Carlo Schena ha detto:

      Risposte (mie, non dell’autore):

      * * *

      Prima domanda : quale Chiesa ha accettato la nomina sanando i difetti della elezione ? La Curia romana ? I gesuiti ? Sant’Egidio ?

      * * *

      Tutti i vescovi e tutti i cardinali. Prima che qualcuno si svegliasse fuori qualche anno dopo, sostanzialmente tutti i preti e tutti i laici (salvo forse i sedevacantisti, che già erano fuori dalla Chiesa e non contano – d’altra parte per loro la sede era già vacante da circa 50 anni).
      Insomma, tutta la Chiesa.

      * * *
      
Seconda domanda : L’accettazione universale di Francesco dimostra che la rinuncia è stata ratificata da Cristo ?
ho l’impressione che siamo ormai al delirio .

      * * *

      Si rende conto che sta dando del delirante a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, o quanto meno alla sua tesi?

      “Non importa se nei secoli passati qualche Pontefice sia stato illegittimamente eletto o abbia preso possesso del Pontificato con la frode; è sufficiente che in seguito sia stato accettato dalla intera Chiesa come Papa, dal momento che attraverso tale accettazione sarebbe comunque diventato il vero Papa”

      Questo NON lo dice Robert Siscoe.
      Questo LO DICE SANT’ALFONSO.

  • mons ICS ha detto:

    Anno Domini 2123 : Una nuova interpretazione del prof
    XXX della rinuncia di Benedetto XVI , contestata dal prof YYY , ma supportata dal prof ZZZ.
    L’università di Lovanio, la Bocconi , e la Luiss , han deciso di creare cattedre universitarie che studino la rinuncia di B XVI. L’accademia delle Scienze di Stoccolma ha previsto un Premio Nobel per la migliore interpretazione della rinuncia di B XVI , Coraggio !!…

    • Marco Tosatti ha detto:

      :-))))

    • don Z ha detto:

      Bravo monsignore . Questa tiritera sulla rinuncia , sulla successione, è diventata veramente noiosa ed isopportabile . Ma perchè queste menti eccelse non si concentrano sul futuro della Chiesa dopo Bergoglio ?

      • Carlo Schena ha detto:

        Mi creda: sono il primo ad avere a nausea questi argomenti, e credo di poter dire lo stesso per l’autore. Perché non ci concentriamo sul post Bergoglio?
        Perché stando così le cose, anche avessimo il Papa migliore della storia, migliaia di fedeli che seguono le stupidaggini di Cionci & co. riterranno sia un papa illegittimo e non lo seguiranno nemmeno se ripristinasse il Messale tradizionale come unica forma del rito romano.

        Per il 99% (e rotti) dei cattolici la questione è chiarissima fin dal 2013.

        Mi spiace che Mons. ICS e altri come lei siano “annoiati” (nessuno vi costringe a leggere questi articoli, se li leggete: a mio parere, al di là del merito dei singoli punti, sono grandi lezioni di ecclesiologia). Mi spiace di vedere che un sacerdote e dei laici criticano chi si preoccupa di andare in cerca di quell’1% di pecorelle smarrite. Da qualche parte ricordo di aver letto che è una cosa apprezzabile.

    • FRANZ ha detto:

      Scusate, allora perché Giovani Paolo II e Ratzinger divisero munus e ministerium? Perché il 1 marzo nella “Gazzetta ufficiale” si dice che Benedetto XVI ha rinunciato al munus? Penso proprio che il nostro autore di arrampichi sugli specchi per non voler, vilmente, affrontare la vera questione.
      Vergognoso!
      Danke

      • Carlo Schena ha detto:

        Scusate, allora perché Giovani Paolo II e Ratzinger divisero munus e ministerium?

        * * *

        Risposta: NON LO FECERO. Non creda alle supercazzole (scusi il termine) di Cionci & co.
        Universi Dominici Gregis usa munus e ministerium come perfetti sinonimi intercambiabili.