Matteo Messina Denaro e il Green Pass. Un Post Ironico (ma Quanto?) su Speranza…

21 Gennaio 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo apparso su La Testa del Serpente, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura, e condivisione…

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Si è diffuso in questi giorni in rete un presunto messaggio in cui l’ex ministro della Sanità del governo Draghi, Roberto Speranza, avrebbe lodato il boss Matteo Messina Denaro per aver mostrato “rispetto per la collettività e senso delle istituzioni” essendosi sottoposto a tre dosi di vaccino per “munirsi di green pass”.

Il post è ironico trattandosi di una frase inventata mai pronunciata dal signor Speranza. Avrei voluto scrivere: “Ovviamente il post è ironico”, ma (purtroppo) non c’è nulla di ovvio quando si tratta di green pass, del ministro in questione e del premier Draghi (che gli italiani hanno ringraziato per il servizio votando l’unico partito che si è opposto al suo governo).

Nulla di ovvio. Nulla di scontato. Il limite tra il reale e il comico non è stato mai così fragile come durante la gestione della pandemia da parte del Governo italiano. Così come del resto si è rivelato estremamente sottile il limite tra il tra scienza e politica, tra serio e faceto, tra reale e fake, tra pensiero e ideologia, tra vero e falso, tra responsabilità di governo e interessi personali, tra pandemia e pandemonio… Mesi e anni che andrebbero raccontati a distanza, in uno sforzo – doloroso ma necessario – di memoria, permettendo (questa volta sì!) i diversi punti di vista, senza i paraocchi della narrazione unica. Narrazione che ci è stata imposta per mesi e mesi (e ancora oggi viene difesa e propinata) secondo la quale ogni cosa che il governo avesse pensato e deciso – anche se contraddittoria, anche se lesiva, anche assurda, anche se inutile – rappresentava la verità e contestarla un reato grave, segno di inciviltà e di minorità intellettuale e culturale.

Conte ha sbagliato tanto nel gestire la pandemia, come si è reso evidente e come ha raccontato il sociologo Luca Ricolfi nel suo libro La notte delle ninfee. Ma è vero – questo come attenuante – che l’improvvisa emergenza ha colto tutti di sorpresa. Al governo si diede inizialmente un minimo di fiducia, con pazienza, mentre si usciva sui balconi a salutare il cielo nella speranza di superare in poco tempo la crisi. Ma, complici gli errori del governo, ciò che sembrava un sacrificio di pochi giorni diventò un incubo che a distanza di due anni stenta a terminare.

Conte sbagliò molto ma Draghi (e con lui tutti i partiti compatti, tranne uno solo) ha perseverato nell’errore, con l’aggravante dell’arroganza di chi non vuole sentire ragioni, di chi risponde alle critiche negando la realtà e imponendo obblighi e limitazioni che ledono le libertà personali spacciandole come misure di sicurezza sanitaria necessarie. Le uniche necessarie.

Così gli italiani hanno scambiato la loro libertà per un green pass, rinunciando al pensiero critico, a porsi domande e a cercare risposte. Peggio ancora: aiutati da giornalisti, medici e politici hanno trovato un nemico comune a cui addossare la colpa di tutti i mali (delle morti, della diffusione del virus, del collasso degli ospedali e del prolungarsi della pandemia): il non vaccinato. Volgarmente chiamato “novax” a lui politici, giornalisti e medici hanno riservato una serie di insulti e maldicenze raccapriccianti (di cui in rete si trova facilmente traccia). Contro questo nemico hanno fatto fronte comune accusando, dileggiando e augurando sofferenze e dolore, anche all’interno delle proprie famiglie e comunità.

Alla faccia della fratellanza universale e della concordia pacifica. Gli italiani hanno pagato a caro prezzo la loro libertà rinunciando (“per amore”, dicevano) a tutto pur di aver salva la pelle. E in omaggio qualche aperitivo. Un ritratto impietoso? Non in tutti i casi. Bisogna conoscere le pieghe oscure che i giornali non hanno raccontato, che molti non conoscono e che pochi hanno sperimentato sulla propria pelle quando si consumò il tradimento delle istituzioni che avrebbero dovuto preservare il diritto e proteggere la salute fisica e quella spirituale dei cittadini (estremamente severo il Vaticano che elevò il vaccino a nuovo dogna di fede come un atto virtuoso di carità e sospese i lavoratori reprobi).

Tra i tanti paradossi che si sono evidenziati in questo tempo di follia generalizzata (c’è materia per un manuale in diversi volumi di psicopatologia politica delle masse) c’è quella che ora viene alla luce. Sapendo cosa è successo in Italia tra il 2020 e il 2022, l’idea che un boss della Mafia – uno dei più potenti capi di Cosa Nostra, ricercato da trent’anni, uno dei cinque “super latitanti”, responsabile di diversi omicidi e attentati – avesse effettuato regolarmente le vaccinazioni e ottenuto il Green Pass, fa rabbrividire. Sì, perché mentre a quei (pochi) cittadini che hanno rifiutato la vaccinazione (per i motivi più svariati) non è stato concesso lavorare, di entrare nelle scuole dei propri figli e nei negozi o di utilizzare i mezzi pubblici, mentre si paventava per loro (finanche da parte di esponenti del mondo politico, sanitario e mediatico) l’ipotesi di un ritiro dell’assistenza sanitaria e mentre il premier Draghi decretava multe per punire i “dissidenti”, il boss viveva godendo del suo passaporto sanitario che gli apriva le porte a bar, ristoranti, negozi e strutture ospedaliere.

Per questo le parole del post satirico attribuite all’ex ministro Speranza non sembrano poi così assurde. Forse non sarebbe neanche sembrato troppo assurdo se il signor Matteo Messina Denaro fosse stato assunto come testimonial per la campagna vaccinale come cittadino esemplare che – nonostante il sangue versato in passato – oggi si vaccinava “per amore” (come affermato da papa Francesco) e per responsabilità civile (come ripetuto dal presidente Mattarella), per mettere al sicuro i propri casi ed assicurarsi di non ammalarsi, di non far ammalare e non morire (come assicurato dal presidente Draghi).

Al di la delle possibili spiegazioni (il boss aveva un prestanome ed è possibile che sia stato questi ad ottenere il green pass utilizzato) il caso rientra in una di quelle pieghe oscure della folle gestione della pandemia. Una storia che non può non addolorare quei cittadini che per mesi hanno vissuto col dito puntato da parenti, amici e colleghi per il solo fatto di non essersi vaccinati.

E mentre l’intera popolazione italiana veniva di fatto obbligata a esibire un certificato di buona condotta civica per poter lavorare e muoversi liberamente, accettando il ricatto del governo (vuoi per paura di morire, vuoi per paura di perdere il lavoro o di venir impediti di muoversi, non certo “per amore”), il ricercatissimo boss, in pieno regime di controllo e di tracciamento della popolazione, si muoveva liberamente anche all’interno dei blindatissimi ospedali. E mentre i medici non vaccinati venivano (così come i docenti) allontanati dai loro pazienti e dai loro posti di lavoro con una sospensione pubblica emessa dall’Ordine dei Medici, il medico che ebbe in cura il boss viene ora sospeso dalla loggia massonica di appartenenza ma non (o non ancora) dall’ordine dei medici. Era di fatti “in regola” con le vaccinazioni e dunque in possesso del certificato verde che attesta la buona condotta civica. Un medico esemplare.

Roba da matti? Si, veramente roba da matti. Come disse quel tale, cosa resta di uno stato se viene dimenticato il diritto se non una banda di briganti?

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