Benedetto XVI: da lui Passa la Rinascita della Chiesa. Marasciulo.
4 Gennaio 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, Vitantonio Marasciulo, direttore de Il Borgo, di Monopoli, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su Benedetto XVI e il suo ruolo. Buona lettura.
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PAPA BENEDETTO XVI
Da lui passa la rinascita
Di Vitantonio Marasciulo
Il 31 dicembre è deceduto il grande incompreso! Il tempo, siamo certi, ci consegnerà il vero Benedetto XVI, d’essere stato il più grande teologo del novecento e profeta del nostro tempo; l’epsilon di guida e di luce delle Verità eterne. Il Padre Eterno non poteva scegliere miglior data che l’ultimo giorno dell’anno, giorno di San Silvestro, segnato dai botti e dal cambio d’abito al calendario e dalla speranza di una nuova vita. Non me ne voglia San Silvestro, c’è ora un’altra santità da festeggiare per quel giorno: papa Benedetto XVI. Lui è il precursore del Capodanno! Lui è la speranza di una nuova vita e della rinascita della Chiesa! Se n’è andato alle 9.34 di sabato 31 dicembre, a 95 anni. Se n’è andato in punta di piedi con l’umiltà e la semplicità che l’hanno contraddistinto. La dipartita ha avuto il soave profumo d’essere colmata dalla grazia delle ultime parole profferite un attimo prima di morire: “Signore ti Amo”, compendio e riflesso degli 8 anni di pontificato, di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e del ministero sacerdotale.
Perché è stato il grande incompreso del nostro tempo? Si possono avanzare tante ipotesi, non ultimo quel suo modo di corredare l’ufficio della Parola secondo standard comunicativi teutonici, non latini a cullare e vezzeggiare il popolo, a stuzzicare le corde dei sentimenti. Ma la fede è sentimento? O è Verità Eterna che non si corrode col tempo, che non ha bisogno del trucco per incipriarsi a servizio e vantaggio degli uomini?
Papa Benedetto XVI ha insegnato non l’estetica della fede, ma la profondità della fede, per viverla pienamente non secondo ricette morali e sociali. Ma renderla feconda insegnando ad usare la lenza della pesca, per pescare dentro la luce dell’Eterno e renderla testimonianza. Tutto il suo Magistero, gli atti, gli incontri, i viaggi portano all’unica via Maestra, attraverso la quale traccia la strada della salvezza, di come amarlo, trovarlo, ascoltarlo, renderlo vivo nel cuore. Segna la strada d’incarnare e di vivere le opere di misericordia spirituale e corporali, secondo la grazia. Di coltivare il silenzio, la contemplazione, la carità e la castità, come luogo di purezza del cuore. Ci porta all’essenziale dell’incontro Eucaristico. Allo stile cristiano, della semplicità e umiltà e della fraternità, da lui stesso incarnati.
Le ultime parole: “Signore ti Amo” sono il compendio, l’iconica carta d’identità di quanto sia importante e vitale accettare per fede le sofferenze, le pene, i travagli, la scelta e il coraggio delle “dimissioni”, una questione aperta che il tempo farà giustizia. D’essere testimone della fede, nello spirito della letizia in Cristo, d’essere pastore di anime, luce per la Chiesa, corpo mistico di Cristo.
Perché da papa è stato perseguitato e osteggiato all’interno della curia vaticana?
Perché, senza tema di smentita, era per una Chiesa aperta al mondo, ma al tempo stesso custode delle Verità eterne. Il sistema, la parte perversa, l’ha chiamato oscurantista, tradizionalista. Mentre è stato il Katéchon, colui che arresta, impedisce i disordini modernisti, dell’omosessualità, dell’interruzione della vita, del fine vita, della questione del celibato dei preti. E’ colui che ha incarnato la Chiesa, d’essere unità nelle eterne Verità e la verità è che siamo creature dipendenti da Cristo, figli dell’Eterno, come lo è stata sua Madre, nostra Madre. Di Chiesa della dignità della liturgia, della sacralità dell’altro, guardato col timore di Dio e non con occhi modernisti. Fa testo la Lettera Enciclica “Pascendi Dominici Gregis” di papa Pio X.
Alla luce di ciò, che cos’è la sua morte, se non foraggiata da coloro che gli sono andati contro, in quanto strenuo difensore delle Verità eterne. Aveva tanti lupi all’interno della Curia vaticana da essere messo all’angolo, da qui le dimissioni; l’hanno reso uno scarto, scartato dal sistema di potere degli strateghi del nuovo cristianesimo. Ma il Signore, padre della vita, sa ricavare dal male il bene incarnato da papa Benedetto XVI nel suo eremitaggio del monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.
Papa Ratzinger ha scritto tanti saggi sulla fede e sulla ragione. Già, fede e ragione che è anche il titolo di una sua opera. A voler dire che l’uomo è creatura di Dio, nasce spirituale, non solo razionale. A voler dire che l’uomo ha all’interno di sé la Verità eterna, ma è ingarbugliata nella ragione, la quale per natura ha spinte di forze differenti, che possono far tacere la voce del cuore, che è l’eco dell’Eterno in noi.
Fede e Ragione hanno similitudini col passo della Genesi: Adamo ed Eva prima del peccato vivevano nella beatitudine, nell’obbedienza. Col peccato, l’essere creatura eterna di Dio, è posta in discussione; la ragione è intossicata dal sentirsi come Dio. E se poi la si assolutizza, elevandola a religione, succede che disciplina, ordinamento, orientamento, discernimento, in una parola il BENE, non si sublima nella trascendenza. Succede che la ragione si auto orienta e si auto regola da sé, in una fede immanentistica e scientista. Ecco i disastri, le derive dell’uomo di oggi nel disumano.
La ragione, invece, ha bisogno della fede, come il respiro per l’uomo. Detto in parole povere, se paragonassimo la ragione ad un pezzetto di terra, da zapparla, scavarla, rovesciarla per scandagliare ogni suo organismo, metteremmo da una parte le preziosità, l’essenziale, l’eterno della terra, dall’altra le contaminazioni. Questo processo fa capo alla fede in Cristo che sublima l’uomo, appartenente al cielo e in affitto nel mondo in quanto creatura dell’Eterno. Fede e ragione, dunque, che con papa Benedetto XVI sono state sublimate nel magistero.
Qual è ora il rischio? “Di preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e con il messaggio di fede ridotto a visione politica. Di una Chiesa che cerca di piacere al mondo, restia ad essere fedele a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, una Chiesa più piccola, povera, quasi catacombale, ma anche più santa, apparentemente insignificante, eppure indomita”: sono le parole profetiche di papa Benedetto XVI.
Vitantonio Marasciulo
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Tag: benedetto XVI, chiesa, marasciulo, papa
Categoria: Generale
Ma neanche per sogno una chiesa piccola e catacombale . Lei sta scherzando ?
A chi penserò d’ora in poi come Papa, cioè come difensore e faro della fede, come custode dell’eterna dottrina che non muta e non si prostituisce per piacere al mondo e riceverne di conseguenza una ricompensa? A chi penserò assistendo a una messa detta in comunione con una persona che ha fatto e sta facendo torti a me e a chi vuol rimanere fedele a Cristo per sempre? Non so come risolvere la questione se non affidandomi a un Dio che tutto sa e a tutto provvede e invocando il soccorso di Sua Madre Santissima, Aiuto dei cristiani e Rifugio dei peccatori.
Il momento è doloroso e di una gravità estrema. Gesù, pensaci Tu.
Ho sempre considerato san Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI i San Pietro e San Paolo del nostro tempo. Due colonne della fede a cui ancorarsi saldamente.
Spesso ho ripercorso la loro amicizia attraverso testimonianze di affetto che mostravano il loro legame specialissimo e, tanto per fare un esempio ricordato di recente, basti pensare che Ratzinger, ai tempi, fu a lungo ospedalizzato per una emoraggia intracerebrale all’occipitale sinistro, temendo non poco per la sua salute. Tanto che GPII gli fece visita per una mezz’oretta.
Beh…BXVI ritenne che fu per “intervento” di GPII che si rimise in salute senza alcuna operazione chirurgica che i medici tedeschi volevano a tutti i costi…
Chiaramente le due “colonne” si sostenevano…e mi chiedo, senza Ratzinger a far da braccio destro a GPII, se il suo pontificato sarebbe stato ugualmente tanto fecondo ed efficace. Senza nulla togliere all’azione dello Spirito Santo, s’intende.
Papa BXVI, a differenza del suo predecessore e amico fraterno, era “solo”.
A parte il card. Meisner, il card. Comastri e forse pochissime altre eccezioni, chi si lasciò toccare dalle sue “dimissioni”?
Chi si interrogò davvero per quel gesto ormai incancellabile dalla Storia?
Solo spietati giudizi. Ancora una volta. Giudizi che non tengono conto della vita spirituale di GPII nè di BXVI…
Giudizi che non permettono mai un esame di coscienza personale.
L’uomo “carnale” vuol sempre giudicare laddove non gli è permesso di giungere!
Concludo condividendo con voi una piccola “scoperta” personale:
qualcuno ha notato che San GPII è mancato nel settimo giorno – sabato – dell’ottava di Pasqua (Vespri della Domenica in Albis o della Misericordia, tra l’altro) e che BXVI è mancato nel settimo giorno – sabato – dell’ottava di Natale??!!
E il primo alle 9.30 di sera mentre l’altro alle 9.30 di mattina (precisamente 21.37 e 9.34)?
GPII, il Papa della Misericordia, della Passione e Risurrezione.
BXVI, il Papa dell’Avvento, il Papa della Nascita, il Papa della Luce che viene e che verrà ancora nella Parusia, il Papa del Divin Bambinello, accogliente e dalle braccia aperte, benedicente.
I tempi liturgici parlano!
Dicono molto a chi tace e prega e nulla a chi impiega il tempo in giudizi e grossolane “operazioni sartoriali”, quali che siano, di linciaggio mediatico o “idolatria”, di crucifige o osanna in perenne altalena secondo le usanze del mondo.