Benedetta De Vito. Pensieri sul Natale, sui Cannibali e su Altro…

27 Dicembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni nate nel tempo di Natale. Buona lettura, meditazione e riflessione…

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Invece di ticchettar auguri (vuoti, spesso) a destra e a manca sul cellulare, invece di pensar ai regalini (che non ho fatto a nessuno, a parte uno shampoo doccia ciascuno, a marito e figliolo), invece di perdermi per le strade piene di finte luci delle finte festività (perché proibito quasi dire buon Natale, e io lo chiamo Santo), invece di lambiccarmi sul cibo da preparare, io quest’anno l’ho passato a tu per tu con il Bambinello. Nel pensiero caldo, Elisabetta Canori Mora, la beata, (che è mia guida spirituale oramai da molti anni ed eletta sono davvero) me Lo porgeva, bello, luminoso, gaio, e io da lei Lo prendevo in braccio e, numinosa, Lui lasciavo nascere nel cuore e fin nel profondo sentivo germinar la Vita che è Lui e sol Lui, il Santo Bambino di Betlemme. Io L’ho tenuto tra le braccia, Israello, e in me nascendo in Lui mi sono perduta. Ecco il mio Natale, il resto è stato passare un tempo felice con la mia piccola famiglia e un poco meno felice, anche se vivo, con mia madre oramai sul letto di dolore.

Il Bambino nasce a Betlemme e nel nostro cuore, ma come può in questo mondo all’incontrario dove si chiama bene il male e il male, travestito da bene, viene sparso a piene mani ovunque e da tanti finti buoni? Non parlo neanche più del tipo bianco di Santa Marta che ora è sorpassato dalla sua stessa fanteria, generali in testa, tutti prodighi nell’affossar la Via, la Verità e la Vita, mescolandola con gli idoli. Pachamama, Ra, spiriti degli avi e chi più ne ha più ne metta in un sabba pagano che cancella secoli di luminoso medio evo che io amo nelle sue cattedrali bianche come il Duomo di Milano. E tutti i rii (che si dicono buoni) cantando a squarciagola, con mossettine e falsa devozione, tagliano con l’accetta le radici profonde del cattolicesimo in cui, ringraziando il Signore, siamo cresciuti e io tuttora vivo, ferma, salda sui miei passi lenti. Tutti quanti  inginocchiati davanti al mondo, con paramenti arcobaleno (e non quello di Noè, ma quello di Satana, in cui manca un colore…) e mostrando la schiena a Nostro Signore…

Mancano i santi sacerdoti che si sono perduti, seguendo il pifferaio vestito di bianco (e non solo lui) nella grancassa del mondo satanico che li accoglie festoso. Invece di piacere a Dio, desiderano piacere al mondo, persino a quei quattro fedeli rimasti nelle chiese oramai vuote. E dall’altare ridacchiano, fan battutine, moine, fanno i simpaticoni. E non capiscono che più sorridono ammiccando a noi più la Grazia vola via e il Signore si ritira, lasciando nella desolazione il mondo desolato, dove comandano oramai i cannibali. I sacerdoti erano, nella Chiesa tutta, la diga contro il Male. Sotto il comando di San Michele Arcangelo. Ora la diga è piena di falle, ruscella un limaccioso fango dello Stige, e il male dilaga.

E sul serio, senza scherzi, essi, i perfidi mangiano i bambini, li uccidono con l’aborto e sono i corifei del male assoluto. Un male così atroce che quanti li seguono da lontano, adorando gli idoli creati ad arte dai cattivi (la falsa libertà, la licenza, l’abolizione del peccato), neanche si immaginano la profondità della radice del male che li avvolge in spire verdi e molto ambientaliste. Un germoglio nero che parte dall’inferno…

Contemplo il mio piccolo Gesù nella capanna casalinga, al caldo nella paglia, con il bue e l’asinello e respiro. Ma fino a un certo punto, perché dagli spifferi di casa il male è entrato anche qui.

Nel sembiante di un film coreano, dove il cannibale c’era eccome e si mangiava una cattivona come lui. Ma, dai, è solo un film, Benedetta, quanto sei noiosa. Sì, ma mi sono detta, in questo orrido lungometraggio (che la critica chiama bello) oramai non ci sono neanche scene di sesso, solo violenza spinta fino al cannibalismo. Già. Si voleva sdoganare prima il sesso nelle mille sfumature loro, e ora la violenza fino al cannibalismo. Hannibal Lekter (chiamato Annibale come il condottiero cartaginese che sacrificava gli infanti a Moloch) era un intellettuale, uno psicoqualcosa, un professore, ed era cattivissimo. Nel film coreano il cannibale è un criminale da due soldi, un povero diavolo. E domani? Così come Moana Pozzi, pornodiva, è stata santificata e il paese natio di Rocco Siffredi ha dato alla pornostar un riconoscimento, pian pianino il cannibale diventerà buono e salutare sarà per lui mangiarsi i suoi simili che, come vuole la perfida vulgata gretina-cretina, sarebbero colpevoli di aver distrutto il pianeta Così, nel film che vedremo, un Natale del futuro prossimo, il cannibale sarà buono, avrà anche una targa d’onore nel Rio Bo dove è nato…

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1 commento

  • GIOPAV ha detto:

    BRAVA. Normalmente non dico bravo a nessuno perchè
    so che il demonio lo stravolge in tentazione di superbia.
    Ma, poichè mi rendo conto che si tratta della salvezza delle
    anime tradite dai falsi sacerdoti, persevera!