Porfiri, Canti di Natale. Il Fascino Pericoloso della Nenia Pastorale.

22 Dicembre 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione un brano legato alla stagione dell’Avvento, e un ragionamento che rivela il fascino e i pericoli di questa musica. Buona lettura.

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Non c’è nulla da fare, ci sono certe musiche che subito ci richiamano all’atmosfera del Natale. Chi non si commuove pensando a “Tu scendi dalle stelle” o “Adeste Fideles”? E ancora possiamo ascoltarle, sono gli ultimi baluardi di un Natale che è sempre più evanescente nel suo significato religioso.

Eppure non è di questi canti che voglio parlare, ma di una “Nenia Pastorale” di Bonaventura Somma, famoso direttore di coro e anche musicista di Chiesa attivo a San Luigi dei Francesi a Roma, morto nel 1960.

Lo dico a scanso di equivoci, la “Nenia Pastorale” mi piace e l’ho eseguita molte volte con i miei cori.

Ti comunica Natale, ma quale Natale? Un Natale un po’ romantico, laddove gli angeli sono sulle nuvolette e noi, da lontano, udiamo “d’arpe un tremolio”. Il brano funziona bene, è un pezzo molto indovinato musicalmente, ma mi chiedo se non sia un padre nobile di certo sentimentalismo canzonettistico che ascoltiamo oggi nelle nostre liturgie.

Intendiamoci, tra Somma e i nostri canzonettisti la differenza è enorme, ma, pur se musicalmente il brano è molto affascinante (e forse proprio per questo più insidioso) non possiamo nasconderci che le derive di quel Natale dolce dolce sono poi quelle che noi abbiamo.

Forse ci vuole anche questo per Natale, come lo zucchero sul pandoro (anche se non a tutti piace) e forse a Natale fa bene un poco abbandonarsi alle voci eteree e allo svolazzamento dei Cherubini, eppure non posso non pensare all’ austerità del canto gregoriano, al “Puer Natus est nobis”, al “Dominus dixit ad me”, una gioia contenuta di cui parlava anche Romano Guardini, la brace sotto la cenere.

Forse non dobbiamo solleticare troppo i nostri istinti nella liturgia e cercare Dio non nel fondo del nostro sentimento, che rischia di divenire sentimentalismo, ma nell’emozione nobile ed elevata. Di fronte alla “Nenia Pastorale” mi sento come san Bernardo che deprecava la bellezza del Monastero di Cluny contro l’abate Sugero con un linguaggio che ne tradiva l’insofferenza di sentirne troppo forte il richiamo.

 

(Nella foto: Bonaventura Somma)

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1 commento

  • Massimo trevia ha detto:

    Maestro,le confesso la mia debolezza :a messa suono varie pastorali e canto mille cherubini in coro ,la ninna nanna di Brahms,di SChubert…..e le faccio gli auguri,pur riconoscendo che un po’di ragione c’è la ha……