Utero in Affitto alla Commissione UE, Pubblicità Gender Fluid in Spagna…

8 Dicembre 2022 Pubblicato da Lascia il tuo commento

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, abbiamo ricevuto due messaggi, che doverosamente vi giriamo, per due nuovi allarmi; è proprio vero che quel tipo con coda e corna non riposa un momento…Il primo viene dagli amici di Pro Vita & Famiglia, e il secondo da SOS Ragazzi. Buona lettura e indignazione.

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COMUNICATO STAMPA

LGBT. Pro Vita Famiglia: UE vuole imporre l’utero in affitto

 

Bruxelles, 7 dicembre 2022

 

«La proposta di regolamento della Commissione UE per i “diritti dei genitori dello stesso sesso” è grave e pericolosa. Si palesa la chiara volontà di imporre gli effetti dell’aberrante e inumana pratica dell’utero in affitto, ad oggi illegale in molti Paesi Membri. Sarebbe infatti questa la diretta conseguenza del riconoscimento di “due genitori dello stesso sesso come famiglia, anche se si spostano da uno Stato dell’Unione a un altro”. L’unico “interesse superiore del bambino” è quello di avere una mamma e un papà, non di essere l’oggetto del desiderio di due donne o due uomini, né tantomeno quello di essere strappato dalla madre che lo ha portato in grembo per nove mesi, che viene così cancellata. La proposta, annunciata dalla Von der Leyen con “orgoglio” è di una gravità assoluta perché legittimerebbe gli effetti della nuova forma di schiavitù femminile del XXI secolo e rappresenta un’ingerenza inaudita e inammissibile nei confronti degli Stati membri. In pratica, infatti, se un qualsiasi Stato dell’Unione Europea riconoscesse una coppia di omosessuali come “genitori” di un bambino ottenuto tramite utero affitto o fecondazione eterologa, l’Italia sarebbe costretta a fare lo stesso, dovendosi adattare al diritto di famiglia degli altri Stati». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

 

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Gentile sostenitore,

l’obiettivo dei fautori dell’agenda Lgbt è indottrinare all’ideologia gender i bambini fin dalla più tenera età.

È da tempo che provano a manipolare le coscienze di giovani alunni delle scuole con la scusa di proporre corsi contro le discriminazioni. Ed è da tempo che producono la loro bieca propaganda attraverso libri per l’infanzia infarciti di messaggi pornografici e omosessualisti.

Il nuovo passaggio è ora proporre spot di giocattoli cosiddetti “contro gli stereotipi”.

Di cosa si tratta? Te lo spiego subito: si tratta di pubblicità di giocattoli in cui, per esempio, si vedono bambine che giocano con le macchinette e bambini con le bambole.

Nei giorni scorsi, infatti, è entrato in vigore in Spagna un codice deontologico per la pubblicità dei giocattoli “che si propone di combattere le discriminazioni di genere sin dall’infanzia”.

Declinata in ben 64 punti, la norma definisce quali sarebbero le condotte e le pratiche pubblicitarie da adottare nella comunicazione verso i più piccoli.

Vietate, insomma, le pubblicità che indichino esplicitamente o anche implicitamente gli abbinamenti tra un certo tipo di giocattolo e l’identità sessuale dei bambini. Le aziende, si legge nel testo, d’ora in poi dovranno mantenere “un linguaggio inclusivo e rivolgersi a tutti senza distinzione di genere”.

La nuova legge, voluta fortemente dal ministro spagnolo Alberto Garzón, si pone l’obiettivo “di evitare che i bambini, soprattutto quelli nella fascia 0-7 anni, crescano riproducendo ruoli imposti”.

Il ministro, tuttavia, dimentica un concetto base di una società civile, libera, che rispetta il ruolo della famiglia: ovvero che la potestà di educare i figli appartiene ai genitori e a nessun altro. Non allo Stato, né alle aziende di giocattoli.

Purtroppo la scellerata idea di rendere gender fluid persino i giocattoli non è nuova.

Nel corso degli ultimi anni, infatti, alcune note aziende hanno adottato campagne contro i riferimenti ai cosiddetti stereotipi di genere sulle etichette dei giocattoli.

Simili scelte rispondono a un’ideologia dominante, ma non alla scienza. E forse, nemmeno agli affari.

Nel 2016 sulla rivista Infant And Child Development, uscì a tal proposito uno studio che, prendendo in esame 101 bambini dai 9 ai 32 mesi, dimostrò che i piccoli scelgono autonomamente i giocattoli in base alla propria appartenenza sessuale.

E così la grande maggioranza delle bambine prediligeva una bambola, un orsacchiotto rosa e un pentolino di plastica; mentre quasi tutti i bambini una macchinina, un orsacchiotto azzurro, una piccola scavatrice e una palla.

Una ovvietà.

Eppure in tempi di sovversione della verità come questi, è purtroppo necessario dover ribadire l’ovvio.

Occorre, per dirla con le parole di Gilbert K. Chesterton, “sguainare spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

Tu ed io, insieme, facciamo questo lavoro costantemente. E ogni nostro piccolo successo di riaffermazione della verità, è un enorme risultato dovuto anche al tuo contributo.

Per questo ti chiedo ancora di continuare a sostenere questa battaglia contro l’ideologia gender. Perché, insieme, possiamo sconfiggerla.

Grazie, come sempre.

Un caro saluto,

Federico Catani

Direttore della campagna SOS Ragazzi

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