Il Natale di Gesù Re dell’universo e la Cronologia di Re Erode il Grande.

27 Novembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito offre alla vostra attenzione questo articolo sugli eventi di due millenni fa legati al tempo liturgico. Buona lettura.

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Il Natale di Gesù Re dell’universo e la Cronologia di Re Erode il Grande

In Avvento torna di attualità la curiosità di conoscere l’anno in cui avvenne l’Incarnazione di Nostro Signore Gesù. A far discutere è soprattutto la data di morte del re Erode, quello dei Re Magi e della strage degli innocenti.  Il datare nell’anno 4 a.C.  la morte di Erode deriverebbe (il condizionale è d’obbligo) da Giuseppe Flavio, il quale tuttavia non la esplicita mai indicandola come quella in cui sarebbe morto il re: questo sarebbe solamente deducibile dal numero di anni che lo storico attribuisce ai regni di Archelao, Antipa e Filippo (i figli) sul territorio loro assegnato dal padre nell’anno 4 a.C. 

Archelao, figlio di Erode e della samaritana Maltace, fu etnarca (meno di un re, ma più di tetrarca) per 10 anni (Ant. Giud 17): il decimo terminò 37 anni dopo la famosa battaglia di Azio del 31 a.C.  (Ant. Giud. 18.26). Pertanto Archelao iniziò a regnare dal 4 a.C. La data di fine regno (6-7 d.C.) è riferita anche da Dione Cassio (Storia Romana 55.27.6); il territorio a lui soggetto era costituito dalla Giudea, la Samaria e l’Idumea. Al tempo del suo esilio nella Gallia vi fu un censimento, sotto Quirinio, diverso dall’altro (il “primo” scrive San Luca) quando nacque Gesù.

Erode Antipa, figlio di Erode e della samaritana Maltace (perciò fratello al 100% di Archelao e solo per parte di padre di Filippo), regnò come tetrarca sulla Galilea e la Perea per 43 anni, prima di essere deposto ed esiliato nella Gallia nella prima parte del 40 d.C. (nel IV anno di Caligola, imperatore dal marzo del 37 d.C.) con l’accusa, mossagli da Erode Agrippa, il fratello di Erodiade, di aver cospirato contro Caligola. Antipa aveva sposato la figlia del re nabateo Areta IV, ma la lasciò per Erodiade. Morto Filippo, Areta IV mosse guerra contro Antipa, sconfiggendolo e costringendo Tiberio (anche per questo) a rimuovere Pilato e inviare Vitellio per pacificare l’area. Allora Caligola concesse a Erode Agrippa, dal 37 d.C., quella che fu la tetrarchia di Filippo. Dal 40 d.C. Agrippa prese il controllo anche della tetrarchia di Antipa e dal 41 d.C., morto Caligola gli fu concesso, dall’imperatore Claudio, il possesso del regno che fu di suo nonno Erode.  

Filippo, figlio di Erode e Mariamne II, regnò come tetrarca (quarta parte del regno) per 37 anni (Ant. Giud. 18) sull’Iturea, la Batanea e la Traconitide. La moglie di Filippo, Erodiade (sorella di Erode Agrippa e quindi nipote di Erode il grande), lo aveva già lasciato per mettersi con l’altro coerede, Antipa. Attorno alla vicenda si consumò il martirio di Giovanni il Battista. Filippo morì alla fine del 33 o nel 34 d.C. nel ventesimo anno di Tiberio (così Giuseppe Flavio); pertanto cinque anni dopo che il Battista iniziò la sua missione (così scrive San Luca) ovvero dal 29 d.C. Considerando anche le tre pasque descritte da San Giovanni nel vangelo, la passione di Cristo non può assolutamente essere stata nel 30 d.C.

L’approfondimento, oltre a chiarire meglio la data della Pasqua della nostra operata da Gesù, ci mostra che Giuseppe Flavio fornisce numerose informazioni concorrenti a rendere inadeguata una data di morte di Erode nel 4 a.C., tanto più che non era infrequente indicare come anni di regno di un erede al trono anche il periodo in cui tale sovranità vigeva pur essendo ancora in vita colui che nominava gli eredi. 
Da Giuseppe Flavio sappiamo che Erode morì settantenne (Ant. Giud. 17; Guerre Giud. 1) e che iniziò a regnare quindicenne, nel nono anno di Ircano, messo al potere da Pompeo, quando nel 63 a.C. i Romani conquistarono Gerusalemme. Questo indizio (pur con l’incertezza massima di un anno, dato che un numero ordinale è vero anche 11 mesi prima del compiersi dell’anno intero) consente di ricavare la data di nascita di Erode: il nono anno di Ircano va infatti dal 55 al 54 a.C. e se Erode era allora quindicenne la sua nascita va collocata nel 70-69 a.C.  
Settant’anni dopo si è necessariamente tre o quattro anni oltre il 4 a.C. 

Le opere più importanti dello storico ebreo sono Antichità Giudaiche e Guerre Giudaiche, già citate a proposito della cronologia dei figli di Erode. Una caratteristica peculiare che trapela dal confronto dei due scritti è che la storia viene conteggiata con due differenti punti di partenza, per cui gli anni di regno complessivi restano sfasati di tre. Gli anni di regno di Erode in Antichità Giudaiche sono 37, mentre in Guerre Giudaiche 34 dall’insediamento. Trattandosi evidentemente della vita della stessa persona e degli stessi eventi, databili anche da altre fonti, le due modalità di computo sono spiegabili e non si contraddicono affatto. Più precisamente erano 37 da quando ce l’avevano messo i Romani e 34 da quando l’aveva esercitato legalmente. Erode conquistò Gerusalemme nel 37 a.C. (Ant. Giud. 14, 6, 2 e Guerre Giud. 1, 18, 2), aiutato dai Romani di Sossio. Contando 37 anni dal 37 a.C. si giunge a cavallo tra 1 a.C. e 1 d.C.

Ed ecco altri riferimenti molto certificanti. All’epoca della battaglia di Azio (avvenuta all’inizio di settembre del 31 a.C.) in Antichità Giudaiche Erode figura nel suo settimo anno di regno del computo di anni che gliene assegna 37 complessivi: quindi altri 30 o 31 anni (questione dei numeri ordinali rispetto a quelli cardinali) dopo Azio: anche in questo caso il 4 a.C. è oltrepassato di tre o quattro anni. La battaglia di Azio cade nella Olimpiade 187ª, anno 7° di Erode a Gerusalemme, il 2 settembre (Guerre Giud., 1; Ant. Giud. 15): se Erode è al suo 7° anno, in questa conta deve aver iniziato a regnare nel 37 a.C.  Erode fu indicato re a Roma già da Antonio, durante l’olimpiade 184ª (Giuseppe Flavio cita i consoli in carica nel 40 a.C.), che terminò proprio nel luglio del 40 a.C.  Tuttavia riuscì a prendere effettivamente possesso della città nell’olimpiade 185ª, consoli Marco Agrippa e Caninio Gallo, cioè nell’anno 37 a.C. (Ant. Giud., 14).

Giuseppe Flavio scrive esplicitamente (Guerre Giud. I, 33, 8) che Erode morì a 34 anni dalla morte di Antigono, l’ultimo re asmoneo. La differenza di 3 tra gli anni di regno in Guerre Giudaiche e Antichità Giudaiche non è perciò quella che origina dal 40 e dal 37 a.C., come vorrebbe la morte di Erode nel 4 a.C., ma tra il 37 e il 35/34 a.C., quando morì Antigono. Erode prese la decisione di ricostruire il tempio di Gerusalemme nel suo XVIII anno (XV in Guerre Giudaiche), all’indomani della visita di Cesare Augusto in Siria (Ant. Giud. 15), nel XVII di Erode, la cui data, 19 a.C., è certa anche tramite altri storici: Augusto stesso (Res Gestae 11), e Dione Cassio (Storia Romana 54.7.4-6, 54.9.3). Il conto è facile: 37 (totali)-18 (fin lì)=19 (ulteriori di regno). Diciannove anni dopo il 19 a.C. si va ben oltre il 4 a.C., a cavallo del biennio 1 a.C. 1 d.C. (l’anno zero non esiste e si passa dal 31/12 1 a.C. al 1/1/1 d.C.). Nell’Olimpiade 192ª ci fu l’inaugurazione delle opere a Cesarea Marittima. L’olimpiade 192ª (Ant. Giud. capitoli 15 e 16) va dal 12 al 8. Il fatto è associato al ventottesimo di regno iniziando a contare dal 37 (NB: se contassimo dal 40 arriveremmo al 13 a.C. e saremmo ancora nella 191ª olimpiade: matematico e certificante che il calcolo non può iniziare da quella data) 

L’astronomia offre un ulteriore valido aiuto per “cronometrare la storia” facendo giustizia delle date di Giuseppe Flavio e anche di quelle di San Luca. Scrive infatti Giuseppe Flavio (Ant. Giud. 17) che Erode morì due settimane dopo una spettacolare eclisse di luna e che i funerali furono celebrati prima della successiva pasqua ebraica. I cataloghi della NASA riportano le date delle eclissi lunari nel periodo che stiamo indagando, scartando quelle non visibili da Israele. Chi sostiene che Erode sarebbe morto nel 4 a.C. ha puntato sull’eclissi del 13 marzo (calendario giuliano) di quell’anno. Dai calendari perpetui sappiamo che quell’anno il 14 nisan (primo mese del calendario lunare ebraico) cadeva il 12 aprile, ventinove giorni dopo. Considerando tutto ciò che Giuseppe Flavio descrive come accaduto in quel mentre, il tempo appare troppo breve perché la data possa essere quella. Erode morì quindici giorni dopo l’eclissi: nei 14 giorni restanti sarebbe dovuta avvenire la convocazione dei maggiorenti del regno (non c’erano telefonini e internet), l’organizzazione di funerali, compreso il corteo funebre appiedato in pompa magna che coinvolse l’intero esercito erodiano (Nicola di Damasco descrive presenti Traci, Germani e Galati) lungo i 40 Km (200 stadi) da Gerico all’Herodium.  Nel 4 a.C. il 13 marzo sarebbe il 14 di adar II, cioè un giorno di festa (il purim), collegato al 13 Adar, giorno di Nicanore, festivo dal tempo dei Maccabei. Giuseppe Flavio racconta che, pochi giorni prima, due rabbi avevano incoraggiato una sommossa antiromana, distruggendo un’aquila dorata fatta mettere da Erode all’esterno del tempio di Gerusalemme. I due furono processati a Gerico ed Erode li fece ardere vivi, proprio il giorno dell’eclisse. Deliberare in giorno di festa (Est 9,17-18) addirittura contro due famosi rabbi è scandaloso. Giuseppe Flavio scrive che la corte giudicante fu la Suprema Corte dei Giudei, il massimo. Archelao in persona (co-regnante con Antipa e Filippo a partire dall’anno 4 a.C.), di fronte alle rimostranze giustificò la sentenza definendola “secondo la legge”. Per cui, per la legge, il 14 adar non può proprio essere la data dell’eclisse e il 4 a.C. non è l’anno che ci interessa.  Erode, un idumeo, non avrebbe fatto ardere due rabbi nel giorno in cui si brucia l’effige di Haman, come da tradizione del purim. 

Ci serve un’altra eclisse: nei cataloghi della NASA ce ne sono due particolarmente adatte. La prima è il 10 gennaio del 1 a.C., la seconda il 29 dicembre del 1 a.C. In entrambi i casi c’è sufficiente tempo per inserire realisticamente tutti gli episodi descritti da Giuseppe Flavio prima della pasqua successiva. Un’altra fonte, indipendente da Giuseppe Flavio, ripresa da M. Moise Schwab (studioso del Talmud), attraverso un lavoro sul Megillath Taanith (il rotolo che elenca i digiuni), attribuisce al 2 shevat la data di morte di Erode.  L’eclisse del 9 gennaio del 1 a.C. cadrebbe un 16 shevat, ovvero dopo il 2 shevat. Invece va bene l’eclisse successiva, a fine dicembre dell’anno 1 a.C.  quindici giorni prima del 2 di shevat e qualche mese prima di pasqua, che nel 1 d.C. fu il 27 marzo; l’indicazione della luna di color rosso durante l’eclisse, citata da Giuseppe Flavio, si adatta all’orario sul far della sera del 29 dicembre dell’1 a.C. L’eclisse è infatti censita nei cataloghi della NASA alle 14 e 31 ora di Greenwich: a Gerusalemme erano circa le 17, a fine dicembre: orario perfetto perché la si vedesse e facesse impressione. A conferma, l’eclisse di luna del 4 a.C. mal si concilia invece per l’orario (fu in piena notte). Erode (nato nel 70 a.C. regnante dal 37 a .C.) morì a 70 anni di età, nel 37° di regno. Gesù era già nato.   

La Giudea ai tempi era parte della provincia senatoriale della Siria. Il governatore romano risiedeva ad Antiochia, il porto più importante. L’area che faceva capo a Erode veniva gestita da un procuratore, che normalmente stava a Cesarea marittima, altro porto. Non c’è nessuna stranezza nel collegare un medesimo fatto storico a più personalità romane variamente incaricate in quel contesto. Questo spiega perchè Tertulliano assegna a Senzio Saturnino il censimento che San Luca attribuisce a Quirinio. Con questa consapevolezza, possiamo rileggere le vicende attorno alla morte di Erode, che videro co-protagonisti Quintilio Varo (governatore della provincia) e Sabino (procuratore a Cesarea). Nel caso specifico ai due si accompagnò Caio (Gaio) Cesare, figlio di Marco Agrippa (uomo fidato di Augusto dai tempi della battaglia di Azio) e di Giulia, figlia naturale di Augusto. Caio, nipote dell’imperatore, ne era l’erede designato. Nel 1 a.C. fu inviato da Augusto nella turbolenta provincia siriana. Lollio fu incaricato di custodire il giovane: Giuseppe Flavio cita Caio accanto a Varo durante la guerra combattuta dopo la morte di Erode (altra ragione per cui essa non può essere stata nel 4 a.C.). Caio trovò un accordo con i Parti, Lollio fu accusato di tradimento e Quirinio lo sostituì accanto al principe, poi ferito in battaglia nel 3 d.C., morendo l’anno successivo. I nomi di Varo e Quirinio sono interessanti: Varo fu governatore della Siria una prima volta dal 6 al 4 a.C. e viene citato nelle vicende attorno al testamento di Erode che assegnò il regno ad Archelao, Filippo e Antipa. Ma quel suo mandato è anteriore a quello che lo vede alle prese con la guerra accesasi dopo la morte del vecchio re, quando è presente anche Caio, troppo giovane (nacque nel 20 a.C.) nel 4 a.C. per avere incarichi militari.  La cosiddetta “guerra di Varo” (citata da Giuseppe Flavio anche in “Contro Apione” I,6) è l’unica attestata negli archivi romani, proprio all’epoca in cui Caio fu console (1 d.C.).

Come Varo, anche Quirinio, stimato presso la corte imperiale, fu certamente in Siria e territori limitrofi nel 5-3 a.C., vittorioso artefice della guerra contro i ribelli Omonadensi, sui monti Tauri. Tanta era la stima dell’imperatore Augusto per lui, da affidargli in seguito il nipote Caio, proprio in Siria a partire dal 1 d.C.  Quirinio nel 6 d.C. (Ant. Giud. 18,1) fu “giudice” e “incaricato di censire i beni”. In precedenza censì la popolazione di Apamea, sulle alture dell’Iturea, come attesta un’iscrizione funeraria trovata nel 16° secolo che collega proprio Quirinio al censimento del natale di Gesù.

In definitiva la data di morte di Erode nel gennaio 1 d.C. è coerente con tutta una serie di riferimenti negli scritti dello stesso Giuseppe Flavio. L’eclisse di luna è un indizio preciso. Questa cronologia ben si adatta anche alla tempistica di Gesù trentenne nel 29 d.C. che leggiamo nel vangelo di San Luca, nel XV anno di Tiberio imperatore.

E’ un po’ un mio pallino, lo ammetto, scusate l’insistenza. Mi spiace sentire spacciare per delle date di nascita assurde di Gesù, nel 6 o 7 a.C., attribuendo storicamente queste tesi proprio agli scritti di Giuseppe Flavio. E’ paradossale che a portare chiarezza siano le cronologie dei re mondani coinvolti nella venuta della Luce del mondo, Re dell’universo. Buon Avvento!   

R.S. 

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2 commenti

  • Marisa Orecchia ha detto:

    Grazie, Ruggero Sangalli!
    Sempre preciso e chiaro. A quando un seguito di ” Gli anni terreni di Gesù “?
    M. O.

    • R.S. ha detto:

      Di ritocchi necessari al testo del 2009 ne avrei un bel po’, senza cambiare le conclusioni (Natale nel 2 a.C. e Pasqua nel 33 d.C.), ma correggendo alcuni dettagli e aggiungendo molto altro. Però servono del tempo e la benevolenza di un editore. Chissà, a Dio piacendo… Grazie per l’invito!