Un’Amnistia Covid per i Vescovi? Vediamo…The Catholic Thing.

24 Novembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, questo articolo di John Grondelski, apparso su The Catholic Thing, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura.

§§§

 

Nel 1990, quando ero studente all’Università Cattolica di Lublino, scrissi un articolo che si opponeva alla gruba kreska (linea spessa) dell’allora primo ministro polacco Tadeusz Mazowiecki. La “linea spessa” era una politica che il primo Primo Ministro libero della Polonia aveva adottato, decidendo di non chiedere conto ai comunisti, che per quarantacinque anni avevano tradito il Paese con i sovietici. Voleva invece tracciare una “linea spessa” (gruba kreska) tra il passato e il futuro. L’ho definita un’ingiustizia, perché liberava i totalitaristi, grandi e piccoli, dal rendere conto alle loro vittime delle loro azioni, mentre lasciava a quegli stessi carnefici la possibilità di immischiarsi nel futuro della Polonia.

Ricordo quel documento perché Emily Oster di The Atlantic ha recentemente sostenuto la necessità di una gruba kreska, una “amnistia” per gli architetti di varie politiche COVID. Invece di chiedere conto alle persone delle loro decisioni e delle loro conseguenze, Oster vuole semplicemente che dimentichiamo le regole draconiane del COVID e che “ci concentriamo sul futuro”.

No.

Gli americani sono morti da soli negli ospedali. Gli americani sono stati concentrati nelle case di cura e alcuni politici hanno persino pensato a campi di internamento COVID. Gli americani hanno perso posti di lavoro e carriere militari a causa dei mandati. Gli americani hanno perso la loro libertà religiosa.

“Oops, scusate!” non basta.

In particolare, non basta quando alcuni dei peggiori responsabili politici del COVID sono essi stessi impenitenti e arrivano a dire: “Rifarei tutto!”.

Ma voglio spostare l’attenzione. Che ne dite di una “amnistia” per i vescovi cattolici statunitensi?

Come gli zelanti politici del COVID, i vescovi statunitensi non hanno ancora esaminato il proprio operato durante la “pandemia”. Finora, la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti non ha fatto un esame di coscienza per capire se chiudere la Messa e i sacramenti da mare a mare, in alcuni luoghi per più di un anno, sia stata una cattiva idea. Forse semplicemente sbagliata. Sembra che si siano concessi un’auto-scusa.

Più di un anno fa, ho esortato i vescovi a fare un’autopsia sulle prestazioni dell'”ospedale da campo” che ha rotto il campo e ha lasciato il campo di battaglia nel bel mezzo di una guerra. È una normale autovalutazione dopo una crisi. Finora non è successo. Un’altra assemblea autunnale dei vescovi è passata a Baltimora quest’anno senza alcuna introspezione sul comportamento dell'”ospedale da campo” o dei suoi amministratori. Nessuno si è assunto la responsabilità di aver privato i cattolici degli ultimi sacramenti:

privati degli ultimi sacramenti mentre morivano;
negata la Messa per mesi e mesi
rifiutati a matrimoni e funerali di famiglia a causa di regole arbitrarie di partecipazione;
offerto sacramenti non validi mentre i vescovi dicevano che il personale medico poteva fare l’effettiva unzione di un malato mentre il sacerdote stava dietro la porta a pregare;
probabilmente invalidando la Cresima con l’uso di cotton fioc. (Vorrei sostenere che la teologia sacramentale di lunga data sostiene che non è valida).
Non c’è stata presa di responsabilità. Senza presa di responsabilità, non possiamo nemmeno iniziare a parlare di “amnistia” o di perdono.

Il rifiuto di rendere conto di quanto sopra e di molto altro dimostra il peggio del “clericalismo”, che è molto in voga in questi giorni per denunciare ovunque, da Roma alle parrocchie locali. Ai cattolici degli Stati Uniti è stato detto essenzialmente di “stare zitti e andare avanti”, perché i vescovi hanno deciso tra loro che le loro politiche erano giuste, e la Chiesa vuole sempre mantenere una bella figura.

La cosa più ridicola in tutto questo è che la legittima richiesta del popolo di Dio viene ignorata in una “Chiesa sinodale in ascolto” che invoca ripetutamente il Concilio Vaticano II, che ha chiaramente istruito ogni vescovo a non “rifiutarsi di ascoltare i suoi sudditi, che [deve] avere a cuore come veri figli” (Lumen gentium 27). (Lumen gentium 27)

La stessa costituzione dogmatica ricorda ai vescovi che i fedeli:

hanno il diritto, come tutti i cristiani, di ricevere in abbondanza dai loro pastori spirituali i beni spirituali della Chiesa, specialmente l’assistenza della parola di Dio e dei sacramenti. Devono rivelare loro apertamente le loro necessità e i loro desideri con quella libertà e fiducia che si addice ai figli di Dio e ai fratelli in Cristo. In ragione della conoscenza, della competenza o dell’eccezionale capacità di cui possono godere, sono autorizzati e talvolta persino obbligati a esprimere la loro opinione su quelle cose che riguardano il bene della Chiesa”. (Lumen gentium, 37, corsivo dell’autore).
Si potrebbe pensare che ci si debba chiedere come i vescovi abbiano “accompagnato” o “annusato le loro pecore”, che hanno fedelmente bussato alle porte chiuse della chiesa – porte che i vescovi hanno chiuso a chiave – relegate nelle “periferie” dai loro stessi pastori.

I funzionari pubblici cercano l'”amnistia”, se non per vero rammarico almeno per un sano senso di coprirsi le spalle da future responsabilità. È una sorta di contrizione laica: la sana autoconservazione non è forse il più nobile dei motivi, ma è sufficiente per la salvezza se accompagnata dalla confessione di ciò che si è fatto di sbagliato. Nella loro freddezza clericale, i nostri vescovi non hanno nemmeno raggiunto questo stato.

Al di là della responsabilità, tuttavia, ciò di cui entrambi i gruppi (e i cattolici in questo Paese) hanno bisogno è la protezione contro future occasioni di peccato. Anche se concediamo che c’è un minimo di buona fede nei funzionari dello Stato e della Chiesa, non dovremmo affidarci solo al loro (in)fermo proposito di emendare. Dobbiamo mettere in atto delle misure (tra cui l’abrogazione o almeno dei limiti rigorosi alla legislazione civile sullo “stato di emergenza”) per evitare che questi abusi si ripetano.

Le porte di una chiesa non dovrebbero mai più essere chiuse ai cattolici in un Paese “democratico”.

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

2 commenti