Tutto Quello Che l’Italia Potrebbe Imparare dal Qatar. Adinolfi.

21 Novembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questo post, pubblicato su Facebook da Mario Adinolfi, che ringraziamo. E che si presta di sicuro a essere oggetto di discussione. Buona lettura.

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L’ITALIA PRENDA ESEMPIO DAL QATAR
di Mario Adinolfi
Inizia lo spettacolo del mondiale di calcio e alcune lobby vogliono rovinarcelo provando a imporre i loro temi e le loro necessità giudicando con un filo di impronunciabile razzismo lo Stato organizzatore: il Qatar. Nazione dalla quale invece l’Italia dovrebbe solo prendere esempio.
L’unica vera tragedia di Qatar 2022 sono i 6.700 morti sul lavoro negli 11 anni di costruzione degli stadi. Nello stesso periodo secondo INAIL in Italia ci sono stati 8.100 morti sul lavoro, secondo studi indipendenti il doppio. Abbassate quel ditino alzato, su. Viva Qatar 2022. Anche perché sono stati investiti 210 miliardi di dollari di denaro fresco, che il nostro settore delle costruzioni (fermo al 4.5% del Pil italiano) se li sogna.
Il Qatar è una nazione con due risorse: gas naturale e petrolio. Ne ha massimizzato il valore per far star bene i propri cittadini, il cui reddito pro capite è stabilmente tra i primi 5 del mondo. Noi arranchiamo al trentacinquesimo pur potendo disporre del 90% del patrimonio artistico del mondo e del giacimento delle nostre potenziali mete turistiche e attrazioni naturali (città, mare, montagna, laghi).
Il Qatar investe le ricchezze pubbliche in scuola e sanità, con programmi gestiti direttamente dalla moglie dell’emiro, una delle donne più potenti del pianeta, Giorgia Meloni scansate. I suoi programmi hanno portato l’alfabetizzazione al 97% della popolazione e la sanità pubblica è un modello di efficienza, integrata con una miriade di cliniche private basate sul modello assicurativo. Le prestazioni sanitarie sono di gran lunga le migliori dell’area.
Perché? Per una scelta di fondo: ridurre la spesa per le armi e incentivare spese per il miglioramento della vita dei cittadini. Il Paese più potente dell’area, l’Arabia Saudita, spende per armi il 10.5% del Pil, il Qatar meno dell’1.5% del Pil. L’Italia ha portato la spesa per armamenti al 2% del Pil, sceglie politiche belligeranti anziché di investimento nel sociale, gli esiti sono evidenti.
E veniamo al piano dei famosi “diritti”. Il Qatar è una monarchia costituzionale (la Costituzione è stata approvata nel 2003), anche se di fatto l’emiro e la sua famiglia dominano la vita pubblica. Il Qatar riconosce grande libertà sull’abbigliamento, anche femminile, così come un articolo del codice penale vieta di “ferire fisicamente o moralmente” una donna, anche la propria moglie. Certo è una società maschilista, come tutte le società islamiste basate sulla sharia. Sono vietati eutanasia e aborto (aborto consentito solo per malformazioni del feto e con il consenso del padre), pornografia e prostituzione, droga e gioco d’azzardo, consumo di alcolici in luoghi pubblici e l’ostentazione di atteggiamenti provocatori sia omosex che etero. A fronte di questi divieti, la vita in Qatar è improntata alla massima sicurezza, con scarsissima incidenza della criminalità e impenetrabilità anche dei mali endemici dell’area come il terrorismo fondamentalista (in vent’anni dalle torri gemelle, un solo attentato kamikaze con un solo morto: il kamikaze).
In sostanza il Qatar è un paese pacifico, che sa sfruttare le sue risorse rendendo ricchi i cittadini, con una cultura protesa all’investimento sociale e produttivo, che vieta comportamenti oggettivamente dannosi per la persona e ripaga costruendo spettacoli grandiosi come questo mondiale. Ha gli stessi abitanti di Roma, ma magari Roma fosse il Qatar.
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