Lettera Aperta di mons. Vigano al Vescovo di Novara sulla Messa Vetus Ordo.
18 Novembre 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo, e ben volentieri pubblichiamo, questa lettera aperta dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura.
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LETTERA APERTA
a S.E. Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara
sull’applicazione di Traditionis Custodes
Eccellenza Reverendissima,
la Sua recente decisione di sospendere la celebrazione della Liturgia tridentina nella chiesa di Vocogno e nella cappella di San Biagio, nelle Valli Ossolane, ha provocato una grande amarezza in migliaia di fedeli e nei sacerdoti legati al Rito tradizionale. Dopo anni di applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, suscita profonda indignazione la freddezza con cui Ella ha dato esecuzione a Tratitionis Custodes, nonostante che le facoltà riconosciute dal Codice di Diritto Canonico agli Ordinari diocesani Le permettessero di derogarvi.
Posso comprendere come il Suo ruolo di Vescovo e di Successore degli Apostoli sia messo alla prova dalle pressioni di un evidente autoritarismo esercitato da Roma. Comprendo parimenti che, dovendo scegliere tra l’obbedienza ai diktatromani e la tutela dei sacrosanti diritti dei fedeli, la scelta umanamente più semplice sia quella che in altri tempi portò don Abbondio a rendersi complice delle sopraffazioni di don Rodrigo e dell’Innominato. Questa Messa non s’ha da fare, perché così vuole il potente.
La “chiesa della misericordia” si ritrova ad esercitare il Suo potere con la forza della coercizione, che viene meno quando dovrebbe essere invece usata per sanare situazioni ben più gravi: deviazioni teologiche, aberrazioni morali, sacrilegi e irriverenze in ambito liturgico. L’immagine della Gerarchia data al popolo di Dio è riassunta nell’adagio: Forte con i deboli, debole con i forti. Il che, se mi permette, è l’esatto opposto di ciò che Ella si è impegnata a fare come Vescovo.
I molteplici appelli alla parresia e alla sinodalità sono quotidianamente sconfessati da decisioni autoritarie, mosse da quel clericalismo tante volte deplorato a parole. Quale esecrando crimine hanno compiuto i fedeli di Vocogno e San Biagio, per essere privati della Messa tradizionale, riconosciuta da Benedetto XVI come «mai abrogata» ed oggi cancellata come divisiva perché contraria all’ecclesiologia del Vaticano II? Dov’è finita la famosa ermeneutica della continuità? Dove l’attenzione per il popolo di Dio e l’ascolto di cui tanto si parla al Sinodo sulla sinodalità?
Nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano professiamo la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica: essa è una non solo nella sua diffusione su tutta la terra, ma anche nel trascorrere del tempo e nell’avvicendarsi degli eventi. Il fedele è in comunione non solo con la Chiesa del suo tempo, ma deve esserlo necessariamente anche con la Chiesa di tutti i tempi, con quella delle Catacombe, di Costantino, di San Bernardo, di San Pio V e del Beato Pio IX. La lex credendi – e la lex orandi che la esprime – non possono essere suscettibili di adulterazioni dettate dalle mode o dalle contingenze. Ma se la lex orandi partorita dalla mente modernista di Annibale Bugnini viene riconosciuta come unica espressione cultuale della “chiesa conciliare”, ciò significa che la dottrina che essa esprime è altra – e opposta – all’insegnamento di Nostro Signore agli Apostoli, tramandato nel corso dei secoli e custodito fedelmente dalla Chiesa Cattolica. Se questa rottura con la Tradizione è riconosciuta e ammessa dallo stesso estensore di Traditionis Custodes, ciò pone la “chiesa conciliare” al di fuori della Tradizione cattolica, facendo venir meno la legittimazione dell’autorità a promulgare leggi in contrasto con i fini per i quali il Signore l’ha istituita.
Non so se Vostra Eccellenza condivida questa visione, e se Ella consideri la Santa Messa tridentina come inconciliabile ed estranea alla “chiesa sinodale”. Mi pare che la Sua decisione, oltre a rivelare un esercizio dell’autorità episcopale come svincolato dal dovere di custodire il depositum fidei, dimostri una preoccupante distanza dal corpo ecclesiale, vittima della volubilità e delle idiosincrasie di una Gerarchia che segue un proprio programma ideologico senza curarsi minimamente delle conseguenze che esso può avere. Ne esce un’immagine di Pastori ben poco lusinghiera, in cui la rerum novarum cupiditas calpesta impunemente il Magistero immutabile della Chiesa, i legittimi diritti dei sacerdoti e le necessità spirituali dei fedeli; i quali, come Le è noto, altro non chiedono al loro Vescovo se non di essere lasciati liberi di fruire di un rito che per secoli è stato la voce orante della Chiesa, e che sessant’anni di fallimenti e di aberrazioni non possono rendere illegittimo solo perché ne scopre gli inganni e le falsificazioni.
Mi chiedo quale insegnamento trarranno i fedeli della Diocesi di Novara – e i milioni di fedeli tradizionali in tutto il mondo – da quest’uso autoritario del potere, contro gli stessi fini da cui esso trae la propria legittimità. Sia che obbediscano a un ordine considerato ingiusto, sia che vi si oppongano in nome dell’obbedienza a Dio piuttosto che agli uomini, l’autorità dei Pastori ne esce totalmente screditata, perché ciò che ieri la Chiesa ha insegnato e raccomandato oggi è disprezzato e proibito da chi ricopre ruoli di governo, mentre ciò che prima era considerato contrario all’insegnamento di Cristo viene ora additato a modello cui conformarsi.
Cosa si potrà mai rimproverare ai sacerdoti e ai fedeli legati all’usus antiquior, che sia di scandalo per quanti – quasi tutti senza convinzione e per mero conformismo – si sono rassegnati all’imposizione del Novus Ordo? L’adorazione di Dio? il raccoglimento e il decoro nella celebrazione? l’ineguagliabile ricchezza dei testi liturgici tradizionali, comparata alla vacuità deliberatamente equivoca del rito riformato? l’anelito di vedere anticipata in terra la gloria della Corte celeste? la pia contemplazione della Passione di Cristo, al posto di una chiassosa agape fraterna in cui il Signore è solo l’alibi per celebrare se stessi? Cosa c’è di così intollerabile, di così deplorevole nel voler pregare con le parole sacre tramandateci da duemila anni di Fede?
I fedeli e i sacerdoti di Vocogno, come tutti i Cattolici sparsi nelle Diocesi del mondo, troveranno il modo di sottrarsi a questi diktat, come avvenne al tempo dell’eresia ariana, durante la Pseudoriforma o con lo scisma anglicano. La loro sofferenza per la privazione di un diritto inalienabile è una prova di fedeltà che li rende graditi a Dio, al pari di quanto fece il Clero refrattario ai tempi del Terrore in Francia. Ma non creda di conquistarli al nuovo rito, né di piegarli nella loro determinazione a conservarsi fedeli alla Religione dei padri. Al massimo, potrà impedire loro di avere la consolazione della Messa quotidiana, o di assistere alle funzioni di precetto, ma tutto questo non favorirà né la concordia tra i fedeli né il loro rispetto per l’Autorità ecclesiastica.
Il tempo darà loro ragione, come sempre è accaduto nelle vicende che hanno contrapposto l’ortodossia cattolica professata dai semplici alle deviazioni ereticali imposte da un’autorità traviata o asservita al potere. Darà loro ragione anche il Giudizio di Dio, al Quale Ella dovrà render conto del proprio operato come Vescovo. Non La giudicheranno né il sinedrio bergogliano, né il consiglio presbiterale, né i falsi amici che La appoggiano interessatamente in questa battaglia già persa per tenere insieme la ormai screditata narrazione conciliare. Credo quindi che un salutare pensiero ai Novissimi e al Suo destino eterno sia quantomai opportuno, anche in considerazione dell’età e dell’ineluttabilità dell’incontro con il giusto Giudice. Se Ella ritiene di aver agito e di agire secondo la volontà di Dio, non ha nulla da temere: continui a considerare i fedeli e i sacerdoti della Val d’Ossola come dei ribelli, proibisca tutte le Messe tradizionali e dimostri tutta la Sua incondizionata sudditanza al potente di turno. Ma ricordi che i potenti di questo mondo passano, e chi li ha sostenuti e assecondati è destinato a seguirli nell’oblio o nell’unanime condanna.
Con l’auspicio che la consapevolezza del tempo che Le rimane per meritare la gloria eterna Le sia di sprone nel ritornare sui Suoi passi e compiere un gesto di vera Carità nei confronti dei fedeli a Lei affidati, assicuro Vostra Eccellenza del ricordo nel Santo Sacrificio della Messa (di San Pio V, ovviamente), implorando il Paraclito perché illumini con il dono del Consiglio l’Eccellenza Vostra Reverendissima, di cui mi dico
dev.mo in Christo,
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
Post Scriptum:
Questa lettera aperta è destinata anche ai Confratelli di Mons. Brambilla e a tutti i Vescovi che si trovano esposti alle pressioni della Curia Romana perché vanifichino sistematicamente i benefici effetti del Motu Proprio Summorum Pontificum.
18 Novembre 2022
In Dedicatione Basilicarum Ss. Apostolorum Petri et Pauli
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Tag: brambilla, novara, vigano
Categoria: Generale
Condivido nello spirito questa lettera che spero sia ispirata a vera Carità e senso di libertà nell’unità.Cioè veramente “sinodale”(per usare un termine oggi assai abusato).
La “Lex orandi”,la liturgia sono importanti.Ma ancor più è la Fede ,la compostezza,la verità,l’autentico sentire di chi celebra e partecipa alla s.Messa.Quindi pur nelle diversità formali cerchiamo di conservare con cura,con passione,con carità la partecipazione veramente autentica,vera,Fedele al supremo Sacrificio che Cristo ha donato e dona e che la CHiesa Cattolica,Apostolica,Romana si è impegnata e dovrebbe impegnarsi a mantenere.Prima di tutto per aumentare la Fede nei fedeli.Positiva quindi questa lettera di mons.Viganò ,nella sostanza e nella forma.Non facciamo battaglie goliardiche come allo stadio ma,umilmente,fermamente,caritatevolmente cerchiamo di conservare la grandezza della Liturgia tradizionale ma anche aiutiamo i fratelli che schizzano via per la tangente a rimanere (se onesti) attaccati al centro,che è Gesù.SIA SEMPRE LODATO ED AMATO IL NOSTRO SIGNORE,GESù CRISTO!!!!
tutti i giorni 50km per andare alla S.Messa. Ho sempre molta stima di monsig.Viganò. I vescovi che si comportano in questo modo e ,sono la maggior parte ,non credono e forse non hanno mai creduto al Sacrificio perpetuo, incruento,della Croce quale è la S.Messa. Non ci sono altre giustificazioni. Roma ha tradito, Bergoglio è il nulla.,Se credono non possono seguire Bergoglio,se lo seguono è perchè non hanno Fede. E’ inutile filosofare .
Si avvera la promessa evangelica di suggerire le giuste parole nelle dispute per la causa della fede.
“Questa lettera aperta è destinata anche ai Confratelli di Mons. Brambilla e a tutti i Vescovi che si trovano esposti alle pressioni della Curia Romana perché vanifichino sistematicamente i benefici effetti del Motu Proprio Summorum Pontificum.”
Dovremmo aver il coraggio di inviare questa lettera a tutti quei vescovi (minuscolo voluto) che obbligano i devoti al Vetus Ordo a sobbarcarsi chilometri per “assistere” alla Santa Messa in altra Diocesi perchè il “loro” vescovo la proibisce.
Purtroppo sarebbero parole al vento.
Credo in che questi “cattolici adulti” non credano veramente in Dio e al suo giudizio, altrimenti non si spiegherebbe il loro comportamento.
Lettere inviata tramite mail all arcivescovo di Novara mons Brembilla il 14.11.22
Eccellenza
Le rivolgo la preghiera di
Lasciare in pace i cattolici che vogliono seguire il rito vetus ordo .
Come esiste il rito bizantino cattolico . Ambrosiano .mozarabico . Caldeo ecc.ecc .cosi puo essere per la s messa di san Pio v riformato da san Giovanni XXIII
perché tanto accanimento, non riesco a capirlo quando poi si tollerano messe claunesche e alle volte eretiche in cui non si recita il credo a cui non crede chi celebra.
Sono a Vicenza e di solito seguo la messa nuova nei feriali e ovviamente la domenica .ma quando posso vado ad ancignano a 20 km dalla città a seguire quella cosiddetta antica, che bellezza che raccoglimento .
Eccellenza
Lei un biblista di fama, uno studioso ,a suo tempo un candidato di prestigio alla Cei
Se questi sacerdoti e questi fedeli non combinano” guai “e vogliono onorare la santa trinità servendo la chiesa di Gesù Cristo e il suo vescovo con questo “antico ” rito che non è eretico
perché angustiarli.
Lasciamoli in pace
Tutto passa mutu proprio e non , la chiesa rimane e soprattutto rimane la carità .
Con devozione e rispetto alla sua autorità apostolica .
Marco calvelli
Vicenza
PS spero che almeno siano lette queste mie semplici considerazioni non chiedo ovviamente una risposta a maggior ragione che non sono della diocesi.
Sono un medico e se un paziente manda un referto non lo si legge e non si da risposta viene ripreso dall assistito che rimane sorpreso e male considerando il medico poco serio e poco attento ai suoi malanni.
Grande!! come sempre monsignor Viganò.
Sottoscrivo ogni singola parola, lei è un vero Pastore della
povera e martoriata Chiesa Cattolica. Dio la benedica!
A.M. Condivido non solo pienamente. quanto inviato al Vescovo di Novara da parte del carissimo Monsig. VIGANO’, ma mi affianco a questa linea di pensiero perchè sono convintissimo che, un giorno , a chi intralcia la “Fidei popolurum” verrà esercitata – inevitabilmente – la giustizia divina.
Carlo D.Agosto