Gotti Tedeschi sul libro di Stefano Fontana: Ateismo Cattolico?

7 Novembre 2022 Pubblicato da 1 Commento

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra opportuno offrire alla vostra attenzione questo articolo del prof. Gotti Tedeschi apparso su Il Pensiero Cattolico. Buona lettura.

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Ettore Gotti Tedeschi interviene circa il libro di Stefano Fontana “Ateismo cattolico?”. Parte da un testo di Marcello Pera che legge S. Agostino e Kant, ritenendo che quest’ultimo volesse unire Ragione e Scrittura. Kant era un uomo religiosissimo ma non cattolico. Un utile stimolo alla riflessione.

Mi riferisco all’articolo di Nicola Barile, con cui commenta il libro di S.Fontana, (non ancora letto: “Ateismo cattolico?”). Barile riprende opportunamente una considerazione di Fontana su Kant (“l’esaltazione della religione in Kant non è veramente tale essendo essa non altro che un nome diverso per una morale pienamente autonoma, una esigenza o una condizione della morale. ”) lasciando intendere (se son riuscito a ben capire), che questa affermazione avrebbe fatto inorridire Kant, che credeva in una morale oggettiva, non in una morale autoprodotta dall’individuo. Appunto.

Non entro nella valutazione per “incompetenza filosofica” e senza volere minimamente offrire una mia alternativa di pensiero, ma, al fine di capire meglio e approfondire il rapporto tra Kant e cristianesimo, propongo al lettore de Il Pensiero Cattolico, la lettura dell’ultimo libro scritto dal prof. Marcello Pera, filosofo e amico (già Presidente del Senato, autore del libro “Senza Radici”, scritto nel 2005 con J.Ratzinger e del libro “Perché dobbiamo dirci cristiani “ del 2008, con prefazione di Papa Benedetto XVI), che è parcheggiato nel “Cortile dei Gentili “ da qualche tempo, aspettando di esser invitato ad entrare…,ma non trova più neppure il custode del cosiddetto Cortile. Cortile che forse è stato chiuso definitivamente da qualche anno …

Marcello Pera ha pubblicato nel settembre 2022 (con Morcelliana) il saggio “Lo sguardo della Caduta. Agostino e la superbia del secolarismo”, dove affronta anche l’influenza di S.Agostino su Kant (i commenti che seguono son frutto solo del mio tentativo di comprensione dello scritto di MarcelloPera). Ciò esplorando il rapporto che Kant aveva con il cristianesimo, che non pretendeva di correggere, bensì di presentarlo alla ragione, di spiegarlo e comunicarlo, perché (secondo Kant) se il cristianesimo venisse ricondotto nei limiti della ragione, la fede cristiana potrebbe trovare la capacità di esser universalmente condivisa in modo convincente. Kant riconosceva che il cristianesimo era la miglior religione e più adeguata, poiché la morale della -ragion pratica- è deontologica e si fonda sul dovere di essere santo, in un regime di libertà personale. Poiché per Agostino lo “Sguardo sulla Caduta “ è l’essenza del Cristianesimo, la strategia di Kant si direbbe esser stata quella di portare il peccato originale a esser inteso per mezzo della ragione, con aiuto della grazia. Kant intendeva razionalizzare il Cristianesimo, sinergizzandosi con il progetto di Agostino di cristianizzare la Ragione.

L’intenzione di Kant appare essere quella di provare l’unità tra Ragione e Scrittura.

Marcello Pera ricorda al lettore che le diffidenze verso Kant son spesso state diffidenze anche verso Agostino. Kant è troppo ottimista e confida troppo nella ragione, mentre Agostino è troppo pessimista e confida “troppo” nella fede. Ma Agostino vinse la battaglia fondando (grazie alla sua fede) una dottrina e cultura cristiana (“ La Carta dell’Occidente “), Kant invece non riuscì nel suo progetto di unire Ragione e Scrittura.

Ettore GottiTedeschi

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