Benedetta De Vito. Un Sabato a San Giovanni.

31 Ottobre 2022 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito ci fa partecipi di questa esplorazione tutta romana. Buona lettura.

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Ricordo che era mattino presto e che, dal ponte della nave da crociera dove, in famiglia, festeggiavamo le nozze d’oro dei miei genitori, vidi un’isoletta a forma di mezz’uovo rovesciato, un dorso d’asino color sabbia in mezzo al mare azzurro, illuminato da un gran sole dorato. Qualcosa d’azzurro mi baciò il cuore e pensai, pur non avendo ancora posato piede a riva, qui volevo tornare, dovevo tornare. E lo confidai a mio marito e non sapevo, allora ben cucinata dal mondo come ero, che a Patmos, perché era quella la morgana nella corrente, San Giovanni, l’apostolo amato da Gesù, l’evangelista aveva scritto l’Apocalisse. Mio padre sì lo sapeva e proprio per ciò, tra le tante rotte, aveva scelto proprio quella che, pochi anni dopo, ritrovai nelle stupende acqueforti acquarellate d’ispirazione pasquale di Pedro Cano in una mostra ai mercati di Traiano.

Cuciti  con nodi d’amore nel profondo i cari ricordi che mi legano al dolce santo che visse, da figliolo, ad Efeso con la Madonnina, m’appresto a raccontarvi di un sabato mattina speciale, passato nell’Arcibasilica maggiore del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, per festeggiare il caro Leo, con una visita tutta speciale condotta da suor Maria Agnese, missionaria della Divina Rivelazione, vestita di verde come verde era il manto della Madonna apparsa nella grotta delle Tre Fontane. La quale ci ha rivelato, tanto per cominciare, che la Basilica che per noi romani è semplicemente “San Giovanni”, in realtà è intitolata a Gesù Salvatore e a ben due grandissimi Santi di nome Giovanni. Oh, ma è solo l’inizio! Dai, seguite me che seguo Suor Agnese…

Eccoci dentro la stupenda arcibasilica e nel portico, davanti a una possente statua dell’imperatore Costantino che volle edificare, proprio qui, nei possedimenti della famiglia dei Laterani (dove erano le caserme del suo arcinemico del quale aveva ereditato i beni sposando la sorella Fausta), la chiesa,  in onore del grande Dio, che lo aveva fatto trionfare nella battaglia di Ponte Milvio. E infatti Gesù, volto santo compare, piccolino, sul colmo della facciata anche se sembra sparire nel giganteggiare delle statue che fanno da ricamo al cielo. Ma lo ritroveremo il “Divin Salvatore”, eccome se lo ritroveremo! Ora, sempre un passo dietro a suor Agnese, entriamo nella chiesa che biancheggia di luce per come la pensò, nel Settecento, Francesco Borromini: una grande teca per custodire quella antica che compariva e scompariva tra le possenti colonne. Appare, ad esempio, nell’affresco giottesco che ritrae Papa Bonifacio VIII in atto di indire il primo Giubileo…

Avanti, percorriamo la navata destra fino ad arrivare all’abside, dove splende la Cattedra marmorea del Vicario di Cristo, che è anche Vescovo di Roma. Se qui, nel mondo, il trono di Pietro ha per base uno zoccoletto con su intarsiati gli animaletti cattivi che il dolce piede del Pastore schiaccia, in alto è solo gloria di cielo d’oro, di santi in stupendo mosaico. Oh che meraviglia, lassù, proprio in linea con la Croce fontana d’acqua viva, e con la colombina dello Spirito Santoo, ecco riapparire il Volto Santo di Gesù e, c’è da piangere (come dice suor Agnese) perché quel viso dolcissimo, pur lievemente mesto, è lo stesso  che vedevano i primi devoti cristiani ai tempi di Costantino! S’indovina anche, proprio al culmine, la presenza di Dio Padre nel Serafino tutto in fuoco per l’amore divino.

Torniamo sulla terra per pregare per i tanti Papi che qui riposano e che amarono, arricchendola, questa stupenda arcibasilica. Proprio davanti all’altar maggiore, scesi due scalini, c’è la tomba di Martino V, un Colonna, che regalò lo stupendo pavimento cosmatesco che in suo onore conta non poche “colonnine”. Ecco Innocenzo X, il Pontefice Doria Pmphilj, che incaricò il Borromini. Infine Leone XIII, che fece delle migliorie e che, in qualche modo, ha salutato dall’alto del soffitto ligneo, nel suo nome latino “Leo”, il nostro festeggiato… Molto altro ci sarebbe da dire e ci ha detto suor Agnese, ma sono stata come sempre lunga e voglio qui darvi una dritta: se volete, voi pure, potrete un giorno fare una visita con le “suore verdi”, potete prenotarla e poi recarvi al negozino loro che si trova accanto all’abside. Io, per cercarlo, ho scoperto che San Giovanni, intitolato a due Santi, ha anche due negozietti di souvenir. Ed entrambi sono molto ben forniti!

 

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