Se non è Concreta non è Fede. La Storia di Carolina, Veronica Cireneo

20 Ottobre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Veronica Cireneo offre alla vostra attenzione questa vicenda che ha vissuto in prima persona, con – fortunamente – un lieto fine. Buona lettura.

§§§

“Se non è concreta, non è fede”

 

“Pronto, prof ? Sono Carolina…”

L’amore è protezione.

 

(Dedico, come promesso, questo scritto alle anime belle dei miei cari: Mimma ed Antonio).

 

1.La definizione dell’amore che mi ha colpito di più, tra le varianti apprese nel corso della vita, è stata quella dichiarata da Gesù nella declinazione delle sue sfaccettature, verbali e concrete, avallate dal Suo esempio ineccepibile con cui si è spinto al punto estremo dell’offerta di Sé per suffragarne la veridicità.

 

2 Viceversa : tutte le parole che non corrispondono ai fatti, non sono parole, ma chiacchiere. La parola infatti crea. Cosa crea? Crea i frutti. E dai frutti, rispettivamente, si distingue e riconosce: un serpe da una mela e la menzogna dalla Verità.

È molto semplice il vedere agli occhi puri!

 

3.Dice Gesù sull’amore – riepilogando :

“Ama il prossimo tuo, come te stesso. Fai agli altri quello che vuoi ricevere. Per primo ama Me e metti ogni altro amore al secondo posto rispetto a quello per Dio. Fai la Sua Volontà. Sii tutt’uno con la Sua Volontà. Permetti che si realizzi la Sua volontà per il tramite di te”.

 

4.Istruzione chiarissima!

Praticata nella vita spicciola e nei doveri del proprio stato, da’ la misura della propria fede, mettendo in risalto lo scarto che c’è tra: quello che siamo e quello che crediamo di essere. Pur tuttavia, essendo in cammino, ogni esperienza è utile per riaggiustare il tiro!

 

5.Si narrera’, nella fattispecie, di un’ esercitazione  pratica di questa definizione dell’amore allo scopo di mostrarne: metodo, contenuti e risultati, anche rivelatisi nel tempo, superiori alla migliore delle aspettative.

 

6.Nell’anno in cui assunsi il ruolo per la cattedra di lettere – in una scuola media della provincia di Bergamo, dopo dieci lunghi anni di incarichi annuali svolti nel Lazio e nella Lombardia – mi trovai assegnate tre classi, che la mia fede aveva già un certo spessore.

 

7.Ogni mattina al risveglio, prima di recarmi a scuola, alla recita del mio primo rosario presentavo al Cielo queste volontà: “Gesù fammi opera delle tue mani, fammi voce delle Tue intenzioni. Parla Tu, opera Tu in ogni parola che dirò, in ogni azione che svolgero’ alla presenza di questi Tuoi figli, che mi hai assegnato come alunni. Dammi occhi per vedere le loro necessità. Dammi modo di offrire loro soluzioni, prima che le domandino. Non domanderanno Gesù, lo sai! Sono timidi i bambini”

 

8.Con queste premesse, che il Capo ovviamente accordava, entravo in classe così felice, che pur avessi avuto problemi personali, depositati fuori dalla classe, come fossero una valigia di fronte alla quale chiudevo la porta dell’aula, lieta mi immergervo nel perimetro dell’innocente universo giovanile. Un bel sorriso a tutti, un bel buongiorno, qualche battuta e… dall’inizio della lezione alla fine non volava una mosca. Erano molto attenti ai miei modi, ai gesti, ai toni, alle mie parole quei ragazzi!

 

9.E anch’io come loro, dai quali ho imparato sempre tanto, osservavo, nel frattempo che spiegavo, che scrivevo alla lavagna, che assegnavo compiti: i loro sguardi, le posture, il manifestarsi e l’evolversi degli stati d’animo di tutti e di ciascuno dei miei piccoli:  seduti, sereni e composti in ascolto.

 

10.Sembrava che ci azzeccassi. Nelle occasioni delle confidenze private, mi veniva chiesto se fossi una psicologa. “No! Non lo sono” rispondevo loro però, non so come, anche solo dagli sguardi panoramici che gettavo sulla platea nei primi giorni di scuola, con cui prendevo atto della sostanza del materiale umano che mi era stato assegnato, tra gli alunni presenti capitava che riuscissi ad individuare, per esempio, chi fosse figlio di genitori separati e chi no. Come soffrono quei bambini! Si sentono colpevoli e smembrati! È scritto nei loro occhi questo dolore!

 

11.Carolina, una bella e gentile bambina polacca di 12 anni, già da qualche giorno entrava in classe  con un polsino da tennis permanentemente fissato sul polso sinistro.

Nulla di strano, si direbbe! I ragazzi fanno sport! Tennis raramente, ma è pur vero che in ogni attività sportiva la possibilità che qualche slogatura si verifichi è sempre dietro l’angolo.

Va bene! Però in quei giorni Carolina, a differenza del passato, arrivava a scuola con qualche minuto di ritardo e mi sembrava che non avesse più quel sorriso gentile che normalmente le caratterizzava gli occhi e le labbra. Insomma, si trascinava un po’, come se fosse alla fine di una corsa. Strano!

Decisi di intervenire sul caso. Perché?

Come potrebbe un adulto soprassedere senza colpa, permanendo nell’accidia, alla presa d’atto di un campanello d’allarme, soprattutto se lanciato da un minore?

 

12.La mattina successiva, dopo aver messo a fuoco questi dettagli che solo la sensibilità (virtù dell’intelligenza e strumento di sapienza, fiuto del cuore e valore aggiunto poco di moda, che di moda ritornerà e beato chi la allena) mi aveva indicato, mentre la ciurma si riversava in classe, all’arrivo di Carolina lascai la prossimità della cattedra, per andarle incontro. Sul ciglio della porta, appena fuori dall’aula, per garantire la riservatezza della conversazione, salutandola con un sorriso le chiesi: “Dimmi Carolina, tu giochi a tennis?” “No, prof, perché?” “Vedo che da molti giorni porti il polsino sull’avambraccio sinistro. Hai una slogatura in quel polso? Mi fai vedere il tuo polso Carolina?

 

13.A queste domande abbastanza tempestose, la bambina abbassa gli occhi, poi abbassa la testa. Lentamente si appoggia con la schiena alla parete del corridoio, le mani incrociate dietro le spalle e… comincia a lacrimare. Incalzo: “Cosa c’è, piccola? Perché piangi? Dimmi! Mostrami il tuo polso, Carolina”.  Dolente e imbarazzata, discosta la schiena dalla parete, riporta avanti le

braccia e mentre la mano destra, rovescia il polsino sinistro, scopre il segno del suo inconfessato dolore, dichiarato sul polso con piccoli tagli lievemente sanguinanti, più o meno profondi, alcuni in via di cicatrizzazione, altri più freschi. Disperatamente mi racconta gettandomi le braccia al collo in mezzo a tante lacrime e singhiozzi che non riusciva a frenare, di avere in famiglia da anni una situazione complessa,dolorosa e pericolosa che capii essere al di sopra del suo livello della sopportabilita’. L’ultima in cui un adolescente vorrebbe e dovrebbe trovarsi a vivere e che non sto qui di certo a riportare.

 

14.E così circa venti anni fa, involontariamente, appresi, tra le prime docenti in Italia credo, dell’esistenza del “cutting”: quel fenomeno autolesionistico giovanile, del “tagliarsi”, ormai molto diffuso, anche rinforzato dal lockdown e spesso appunto legato a traumi personali o famigliari. Il “cutting” è una pratica che i giovani tra gli 11/12 anni ai 16/18 usano per fare gruppo, per fare squadra. Anche ritenuto “rito di passaggio” dall’età adolescenziale all’adulta, i giovanissimi si  tagliano  appunto per tagliare col passato, allo scopo di sentirsi diventare adulti, attraverso la sopportazione del dolore autoinferto.

 

  1. Terminata l’ultima ora di lezione mi reco immediatamente in presidenza per presentare il caso ad Dirigente, uomo intelligente, attento, sensibile e cattolico ( caso più unico che raro nella sua categoria, come nella mia) il quale stabilito il dar farsi, mi incarica ufficialmente di prendermi cura della pratica di “salvataggio” della ragazza, dopo essersi complimentato con me con parole, che ricordo come fosse ora: “Nessun altro docente, nemmeno tra quelli che insegnano in questa scuola da molto più tempo di lei, mi ha mai ha riferito nulla su Carolina. Lei professoressa in classe fa molto di più di quello che le viene richiesto e per cui è pagata”.

 

16.Contattammo un consultorio. Carolina non aveva modo di recarsi dal medico, non possedendo un’automobile, dal momento che ne fu scelto uno che aveva lo studio in una città distante dalla sua almeno una decina di chilometri. Mi offersi spontaneamente mettendo volentieri a disposizione tempo e vettura personale, di accompagnarla bisettimanalmente dal medico, insieme alla madre che saliva in auto con noi.

 

17.Alla fine dell’anno scolastico, quando per me si concludeva l’anno di prova che superai attraverso il conferimento della brillante relazione finale del dirigente, che mi valse il ruolo, Carolina cominciava a stare meglio. All’assunzione del ruolo chiesi il trasferimento per una cattedra di lettere nella mia provincia di appartenenza, che ottenni perdendo le tracce di quella situazione.

Tante volte nel tempo mi sono domandata che fine avesse fatto quella storia e quella bambina.

 

18.Giorni fa squilla il telefono. Numero sconosciuto. Estero. Rispondo. Dall’altra parte del cavo: “Pronto prof? Sono Carolina. Ho 30 anni e se sono viva è grazie a lei”

 

La vita è una missione sottile.

E si intravede quando si comincia a fare agli altri quello che si vorrebbe ricevere.

 

Veronica Cireneo

 

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11 commenti

  • Forum Cosscienza Maschile ha detto:

    Bellissimo racconto di cattolicesimo proclamato non solo a parole ma con i fatti.
    Forse lei è di altra generazione e non ha assistito a scene del genere, ma oggi la carità cristiana si esercita unicamente parlando col barbone fuori dalla chiesa, mentre dentro si consumano indifferenza e talora gratuita cattiveria.
    Ricordo una frase della mia prof. di lettere: “Non fatevi della vita cristiana un’immagine da quadretto”

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Grazie per la fiducia di credere che non conosca come stanno le cose, ma Lo so, eccome.
      Le spiego:

      Il primo giorno di insegnamento alla fine della lezione i ragazzi mi chiesero da quanti anni insegnavo.
      “È il mio primo giorno” risposi.
      E loro: ma come fa ad essere così brava? Noi non abbiamo mai visto un professore come lei”
      Risposi: neanche io. Per questo faccio tutto quello che non ho visto fare nemmeno dai miei professori.

      I cattivi maestri insegnano molto.
      Avviano sempre sulla buona strada.

      Li ringraziamo per l’esempio oppositivo, che ci è da guida.

      E grazie a lei per il contributo così pertinente.
      Ogni tanto succede! 😀
      Una Grazia.

  • Stella stellina ha detto:

    ***

  • Giancarlo ha detto:

    esempio di umanità e sensibilità immenso

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Giancarlo: a cosa serve all’uomo conquistare il mondo intero se perde se stesso dentro ciò che conquista?

      Umilmente, grazie.

  • marta ha detto:

    What do you think about this ? The Impostor Sister Lucy;
    https://www.amazon.com/Impostor-Sister-Lucy-Must-Read-Catholics-ebook/dp/B095Y5RD5F

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Cara, cara Marta, di impostori ce ne sono tanti…ma la serva di Dio Suor Lucia non è fra questi, come San Pio da Pietrelcina non lo fu nonostante Luzzato…Le consiglio piuttosto: “Un cammino sotto lo sguardi di Maria” che è una bellissima biografia di Suor Lucia scritta dalle sue consorelle del Carmelo di Coimbra.

      Fraternamente.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Dal Vangelo secondo Matteo 5,43-48

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”….

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Lei per esempio che mi ha sempre offeso senza motivo, scagliandomi addosso improperi, offese, umiliazioni e veleni propri senza motivo, che se non l’ho ancora denunciata ringrazi Dio, chè un miracolo, ma conservo l’interezza degli screenshot dei qui potrò fare uso a piacimento, quindi da oggi in poi si regoli, in quanto avvisato, mi dice da quali versetti del Vangelo prende spunto per la pratica di questo suo fantastico comportamento?
      Ecco. Citi i versetti del Vangelo che la riguardano prima di spolverarlo insensansatame come pula al vento negli occhi altrui per pura cattiveria.

      Altra domanda :
      Con l’odio che le esce dal cuore e che è prova del veleno personale che contiene dal quale non intendo essere minimamente raggiunta, saprebbe dire se mi ama lei che mi considera un nemico?

      Risponda come si deve ed eviti di darsi l’ultima zappa sui piedi.Spero per lei, di essere stata super chiara.
      Anzi, la informo che fino al momento in cui si trova in questa condizione spirituale volgare e paralitica, sarebbe utile che evitasse di cercare un rapporto con me commentando continuamente i miei post.

      Stia al suo posto, che qui non è gradito.

      Saluti

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        Gentile Veronica, non conosco le ragioni della vostra diatriba ma se uso parole simili riferite a fatti simili (accaduti fuori di qui, ma comunque rilevanti per avere un’idea del mondo cattolico oggi) vengo tacciato di essere “rancoroso” e di indulgere in sfoghi personali.
        Credo però che lei possa capire

        • Veronica Cireneo ha detto:

          Buonasera Forum.

          C’è una sola cosa che capisco.

          Che qui domani potrebbe non esserci più nessuno.

          E so bene che quello che mi gioverà in eterno è :
          “Fai agli altri, ciò che vorresti ricevere”

          E ricordo che Colui che paga in abbondanza ritiene fatto a Lui ogni azione buona o cattiva che si fa agli altri.

          È con Lui che ce la vedremo nolenti o volenti, prima o poi.

          Ed io non voglio perdermi il gusto di sentirmi dire grazie e ricompensare dall’essere più puro, sereno, nobile e generoso che c’è.

          Tutto il resto è fuffa, superbia, imperialismo in proprio, infelicità permanente.

          Non so se ho espresso come si deve quanto di meglio avrei voluto comunicare.

          Ciao