Korazym. Zelenkenstein Due. Perché ora gli USA Hanno Paura…

11 Ottobre 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione questa antologia pubblicata da Korazym.org, che ringraziamo per la cortesia, sugli sviluppi del conflitto in Ucraina. Buona lettura.

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Dopo l’attentato al Krymskij most gli USA scoprono di non conoscere Zelenkenstein e temono che conduce Putin alla reazione nucleare

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.10.2022 – Vik van Brantegem] – Dopo il nostro articolo di ieri sul caso del Krymskij most (il ponte della Crimea, foto di copertina) sullo stretto di Kerch, che collega la Crimea con la Russia continentale: L’attentato al ponte di Kerch. Il Disinformatico: “Il falso video degli Ucraini che cantano per l’attacco al ponte in Crimea” e di oggi, con la reazione della Russia all’attentato: Guerra in Ucraina, giorno 229: continua l’escalation. Missili e droni russi contro diverse città ucraine in risposta all’attacco ucraino sul ponte di Kerch, condividiamo di seguito quattro articoli di approfondimento.

  • L’Editoriale Zelenkenstein del Direttore Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano dell’8 ottobre 2022: Prima o poi doveva accadere. Per troppo tempo gli abbiamo lasciato fare e dire di tutto, pendendo dalle sue labbra. Si scopre che Frankenstein è sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare
  • L’articolo Spettro escalation di Renato Farina Libero Quotidiano del 10 ottobre 2022: Mosca lancia missili dopo l’attentato sul ponte in Crimea. L’America si è infuriata, sono preoccupata che il Presidente ucraino sfugga al loro “controllo” e commetta errori per l’equilibrio del conflitto. Teme che Zelensky conduca Putin alla reazione nucleare
  • L’articolo Ponte Crimea-Russia: fin dove si spingerà Kiev? E gli Usa sono stati colti di sorpresa anche stavolta? di Giuseppe Sarcina su Corriere della Sera del 9 ottobre 2022: Il ponte di Kerch, colpito ieri, è proprio al limite del perimetro bellico tracciato a Washington. L’attacco ripropone la domanda di fondo: fino a che punto può spingersi la controffensiva ucraina?
  • L’analisi L’esplosivo da un paese NATO, gli 007 ucraini: cosa è successo al ponte di Kerch in Crimea secondo la Russia di Alessandro D’Amato su Open del 10 ottobre 2022: Mosca punta il dito sulla Bulgaria e scarta le ipotesi successive su missili e droni marini. L’esplosione sul ponte di Kerch p un atto di terrorismo internazionale. Dietro il quale ci sono i servizi segreti ucraini. Partito dal territorio della Bulgaria. Che è un paese della NATO e dell’Unione Europea. Sono queste le conclusioni dei servizi segreti della Russia

«In Ucraina si sta verificando tutto ciò che illustri studiosi e analisti come Alessandro Orsini, Manlio Dinucci e Giorgio Bianchi avevano detto e scritto sin dal primo giorno. Forse sarebbe più utile, a livello pubblico e decisionale, ascoltare le voci di questi intellettuali onesti, preparati e obiettivi invece di criminalizzarli come “filorussi” fino a metterli su liste di proscrizione indegne di un Paese che, col suo sistema, si permette pure di accampare pretese di “superiorità morale” nei confronti degli avversari della NATO. Capite come vanno le cose in Italia? Chi racconta la realtà per quella che è finisce sulle liste di proscrizione. Chi fa sensazionalismo e illusionismo politico sguazza nel jet set…» (Paolo Borgognone).

«Ho parlato con il Ministro degli Esteri dell’Ucraina, ha condannato gli attacchi orribili e indiscriminati della Russia alle infrastrutture civili in Ucraina. La NATO continuerà a sostenere il coraggioso popolo ucraino nella lotta contro l’aggressione del Cremlino per tutto il tempo necessario» (Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO).

«Mosca ora ha deciso di combattere senza guantoni. Gli attacchi missilistici multipli su Kiev e il resto del territorio ucraino di oggi, lunedì 10 ottobre 2022, segnano una svolta nel corso della guerra: l’escalation, da tutti temuta per mesi, sembra essere arrivata. Nel frattempo il tavolo per le trattative di pace non s’intravede. Era solo una logica conseguenza dopo tante provocazioni» (Giorgio Bianchi a Visione TV, 10 ottobre 2022: «Ora Giletti può tornare col suo casco blu a fare servizi di guerra in diretta da Kiev»).

«Dopo l’attacco al ponte di Crimea è arrivata la pioggia di fuoco sull’Ucraina. A questo punto la palla dell’escalation è di nuovo nel campo della NATO e come spesso accade, gente disperata fa cose disperate. L’Europa si sfili al più presto da questa folle corsa verso il baratro» (Giorgio Bianchi).

I leader mondiali sono molto preoccupati per l’energia e le forniture alimentari con la guerra Ucraina-Russia, ma la Turchia non deve affrontare un problema del genere. Lo ha affermato il Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, durante un discorso ad Ankara, oggi 10 ottobre 2022, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico di istruzione superiore. L’inflazione, che ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 50-60 anni, sta colpendo tutti, compresi i Paesi occidentali. Con l’avvicinarsi dell’inverno in questi Paesi, le preoccupazioni per l’energia e il cibo stanno aumentando, ha detto Erdoğan, aggiungendo: «L’ho sentito dai leader al vertice di Praga: “Come supereremo questo inverno?” Ho detto: ‘Noi non abbiamo un tale problema”». Erdoğan ha criticato i leader occidentali di pensare solo a questo problema. «Ma d’altra parte, purtroppo, i Paesi occidentali non hanno valutato il conflitto ucraino in termini di buon senso», ha detto il Presidente turco, sottolineando: «Nel prossimo periodo, nel mondo si verificheranno inevitabilmente cambiamenti politici radicali».

Per quanto riguarda l’inflazione, va ricordato che l’impennata è iniziata prima della guerra in Ucraina e che il folle aumento dei prezzi per l’energia non “ha stato Putin”.

«Il generale aumento dei prezzi tutta colpa della guerra in Ucraina? Non sarà che il problema è un altro: chi vigilia sulle speculazioni? Chi controlla i prezzi e le loro fluttuazioni? Quali sanzioni ci sono per chi specula? Domande a cui dare una risposta» (Vittorio Sgarbi @VittorioSgarbi – Twitter, 9 ottobre 2022).

Giorgia Audiello ha spiegato un mese fa su L’Indipendente, che legare i prezzi del gas al TTF (Title Transfer Facility) di Amsterdam, ossia la borsa virtuale con sede nei Paesi Bassi dove vengono contrattate le forniture energetiche, ha enormemente aumentato le speculazioni finanziarie grazie ai cosiddetti contratti futures, esponendo così gli Stati europei ad un aumento disastroso delle spese energetiche, specialmente in una situazione di tensione e instabilità geopolitica come quella attuale. È quanto era emerso da un rapporto non ufficiale – i cosiddetti “non paper” – redatto dagli stessi funzionari della Commissione Europea in vista del Consiglio dei ministri dell’energia tenutosi fine settembre scorso. Nel non paper, composto da 17 pagine, i funzionari ammettono che la volatilità dei prezzi fuori controllo del mercato virtuale di Amsterdam rischia di mettere in ginocchio l’intera economia europea. Il che equivale sostanzialmente ad una implicita ammissione di colpa dell’Unione Europea stessa, perché fu proprio la Commissione Europea a decidere nel 2003 di interrompere le sottoscrizioni dei contratti a lungo termine con la Gazprom russo per passare a legare la quotazione alle leggi di mercato, con le fluttuazioni di valore data dalla dinamica della domanda e dell’offerta stabilite alla borsa di Amsterdam. Decisione che tra l’altro venne prese nonostante la forte contrarietà espressa dal colosso energetico russo. L’obiettivo della Commissione Europea, infatti, era la liberalizzazione del settore energetico, di cui oggi si vedono i risultati.

Ora, concludeva Audiello, la stessa Commissione ha dovuto ammettere gli svantaggi e i disequilibri di questa impostazione, elaborando delle alternative ai meccanismi del libero mercato che, ad ora però, non sono ancora state messe in atto. Si tratta, dunque, di capire se l’esecutivo comunitario avrà la volontà di passare dalle ipotesi ai fatti in tempi rapidi con l’obiettivo di contenere il più possibile i danni economici nel Vecchio continente.

Quindi, non “ha stato Putin” ma la colpa è di Ursula von der Leyen con il suo #brancodibalordi.

Zelenkenstein
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2022

Prima o poi doveva accadere. Bastava aspettare. Dopo averlo rimpinzato di miliardi e di armi, gli Usa scoprono che il governo Zelensky “manca di trasparenza” sia nelle azioni belliche in Ucraina sia sui “piani militari sotto copertura su territorio russo”. Tipo quando ha organizzato a Mosca l’omicidio di Darya Dugina (che forse comprendeva quello del padre Alexander Dugin, filosofo putiniano, fallito per un soffio) senza consultare Washington. Finora l’interesse di Usa e Ucraina (e talvolta perfino della Russia) all’escalation per una guerra infinita coincidevano: solo l’Europa aveva l’interesse opposto, anche se i suoi folli governi continuano a sanzionare e dissanguare i propri popoli. Ma ora l’avvertimento Usa a Kiev e l’allarme di Biden sull’Armageddon potrebbero dare una svolta alla guerra. Magari fra un mese, dopo le elezioni di mid-term. L’importante è che, se non i governi europei più votati al bellicismo beota (tipo il nostro), almeno Washington comprenda che la giusta solidarietà col popolo ucraino aggredito dai russi non va confusa con l’obbedienza cieca, religiosa, al verbo di Zelensky. Le sue continue richieste e pretese saranno anche legittime, ma andrebbero vagliate una per una e non subite come dogmi di fede, perché non è detto che i suoi interessi coincidano con quelli del suo popolo, né tantomeno con i nostri.

Per troppo tempo gli abbiamo lasciato fare e dire di tutto, pendendo dalle sue labbra. Si presentava al Parlamento greco con un nazista di Azov, e tutti zitti. Metteva fuorilegge gli undici partiti d’opposizione arrestandone il capo, e tutti zitti. Avallava feroci rappresaglie sui “collaborazionisti” russofoni, e tutti zitti. Spacciava bufale come i missili russi sulla centrale di Zaporizhzhya o la camera di tortura con denti d’oro strappati alle vittime, e tutti zitti. Ci intimava di rinunciare al gas russo che lui seguitava a comprare, incassando pure i rubli per i diritti di transito del gasdotto, e tutti zitti. Vietava per decreto ogni negoziato con Putin, e tutti zitti. Anzi, porte aperte per Ue e Nato, gratis. La scusa era che Putin è infinitamente peggio di lui e la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, come se qualcuno lo negasse (almeno dal 24 febbraio). Come se chi vuole negoziati fosse putiniano. E come se non dovessimo pretendere dall’alleato che finanziamo e armiamo condotte più civili di quelle del nemico che combattiamo. Ora che gli Usa svelano l’azione terroristica di Kiev su una donna di 29 anni, rea soltanto di esser figlia di suo padre, si scopre che Frankenstein è sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare.

Spettro escalation
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 10 ottobre 2022

Ironia della storia, direbbe Hegel, anche se non c’è nulla da ridere. In questo momento, alla Casa Bianca, si è preoccupati più delle mire esagerate di Volodomyr Zelensky che neppure delle minacce di Vladimir Putin. Ha detto Joe Biden: «Putin lo conosco abbastanza bene, sarebbe capace di scatenare l’Armageddon, la fine del mondo. Non sta scherzando quando parla di armi nucleari tattiche. Anche una sola porterebbe allo scontro finale». Ha aggiunto che «sta studiando quali mosse» siano possibili al capo del Cremlino per uscire da questa guerra e dalla crisi di potere che gli insuccessi sul campo hanno determinato. Biden dunque conosce Putin, e si aspetta il peggio, ma crede anche che sia possibile prospettargli una strada che eviti l’Armageddon. Il fatto è che a quanto pare gli Americani si sono accorti di non conoscere Zelensky. Punta «alla vittoria», dice: fin qui è ovvio e va bene.

L’ipotesi che agita Washington è che il Presidente ucraino abbia deciso di giocare una partita tutta sua per iscrivere il proprio nome tra i grandi del millennio appena cominciato. E il modo è quello di portare la questione ucraina fino a far saltare per aria – con l’aiuto della NATO – il sistema militare, politico, economico putiniano. L’uomo con l’eterna maglietta verde oliva vuole emanciparsi dalla supervisione americana, e si teme abbia maturato l’idea folle del «tanto peggio tanto meglio, per me comunque sarà un successo». Il problema è che se va secondo i piani che l’ex comico e oggi attore tragico ha lasciato tracimare da una gaffe madornale, il millennio per l’umanità finirà assai presto, e il suo nome non lo leggerà più nessuno. Qualcuno glielo dica.

Pizzino chiarificatore

E accaduto – non a caso poco prima che Biden manifestasse i suoi timori e tremori – che in videoconferenza con il think tank australiano Lowy In, Zelensky ha rivelato che ci saranno «attacchi preventivi» da parte della NATO nel caso in cui la Russia decidesse di usare armi nucleari. L’addetto stampa di Zelensky ha poi corretto, sostenendo che il Presidente ucraino intendeva «sanzioni preventive», e non «attacchi nucleari». Non c’è bisogno di aver frequentato corsi serali di psicoanalisi per capire che – volutamente o no – Zelensky cerca di sventare quel che sente nell’aria in caso di trattativa. E cioè che gli Americani pur di evitare la guerra nucleare siano disposti, con una mini Yalta, a spartirsi l’Ucraina con i Russi. Donbass e Crimea? Una fetta di Ucraina occidentale alla Polonia? Sfera di influenza americana su quel che resta?

Dal suo punto di vista Volodomyr non ha tutti i torti. Il suo prestigio internazionale è cresciuto di pari passo alle sue vittorie. Crede all’ombrello NATO, ma non vuole essere tirato con i fili come un burattino. Nel momento in cui ha compreso che gli USA – e in particolare Biden e la CIA – non intendono fornire missili capaci di raggiungere obiettivi strategici dentro i confini della Russia, ha iniziato a tirare sassi nell’alveare. Dapprima l’attentato mortale alla figlia di Dugin, un obiettivo che corrisponde alla tecnica mafiosa delle bande caucasiche: far saltare in aria i familiari, qualcosa che semina paura, instabilità nella cerchia ristretta del potere nemico. La CIA ha fatto sapere: sono stati loro, noi non siamo d’accordo. Traduzione: la guerra deve restare nei confini convenzionali. Ehi, non perdere la calma, Mr Putin, finirà male per tutti! Trattiamo. Siamo noi quelli che comandano, non Zelensky e i suoi fottuti servizi istruiti dagli Inglesi.

Gli appelli del Papa

La risposta a questa presa di distanza? Venerdì, Kiev ha scagliato un macigno contro l’alveare, e l’ape regina, lo Zar, comincia a tremare: siamo al camion bomba che ha tranciato il ponte di Kerch, il capolavoro ingegneristico vanto di Putin, un’arteria vitale per i collegamenti e la logistica della Crimea. Non è stato rivendicato dall’Ucraina, ovvio, peccato che lo stesso V.Z. avesse anticipato la legittimità della sua distruzione. La rappresaglia criminale di V.P. con i missili su di Zaporizhzhia (13 morti, una novantina di feriti) era prevedibile e forse auspicata. «Guardate la verità, la Russia è uno Stato terrorista», ha detto Zelensky. Lo sapevamo già.

Il fatto è che ci sono due partiti a Washington, come del resto a Mosca, e Zelensky lo sa e tira sassi alle colombe. Joe Biden si sta manifestando sensibile agli appelli del Papa, da cattolico, con rapporti personali eccellenti con Francesco, non può prendere sotto gamba il suo appello, rinnovato ieri dal Pontefice durante un’omelia a San Pietro. Ha detto, riferendosi agli anni 60 e a Cuba, proprio come Biden due giorni prima: «Non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo. Perché non imparare dalla storia? Anche in quel momento c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica». Occorrono per questo tentativi diplomatici fantasiosi. Incontri personali! Altrimenti non se ne esce.

War games

Chi prevarrà? Come sempre colombe e falchi si mescolano in volo sopra i nostri cieli occidentali. Il problema è che in nessuno dei due stormi ci sono aquile.

Intanto emergono quattro possibili scenari di attacchi nucleari tattici da parte di Mosca (The Atlantic). Un crescendo. L’ultimo livello, il quarto sarebbe una detonazione nucleare tattica sopra una città ucraina. Causando migliaia e migliaia di vittime inermi e possibilmente una pronta resa. Insomma fare come gli americani a Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

Non è chiaro, quale risposta ci sarebbe anche solo per il primo scenario (bomba dimostrativa sul Mar Nero). Il comitato centrale del Consiglio di Sicurezza Nazionale del Presidente Barack Obama aveva stabilito già nel 2016, che in caso di attacco nucleare gli Stati Uniti avrebbero reagito con armi atomiche. Secondo il comitato, qualsiasi altra risposta «dimostrerebbe una mancanza di determinazione, danneggerebbe la credibilità degli Stati Uniti e indebolirebbe l’alleanza della NATO».

Nel 2019, la Countering Weapons of Mass Destruction Agency (DTRA) del Pentagono ha risposto alla domanda su come gli Stati Uniti dovrebbero rispondere se la Russia avesse invaso l’Ucraina e usato la Bomba. I risultati delle indagini della DTRA sono solitamente segretati, ma un partecipante ha rivelato che il “gioco di guerra” aveva mostrato «che un lieto fine non era un’opzione». Come nel film War Games del 1983: la sola mossa vincente è non giocare.

Ponte Crimea-Russia: fin dove si spingerà Kiev? E gli Usa sono stati colti di sorpresa anche stavolta?
di Giuseppe Sarcina
Corriere della Sera, 9 ottobre 2022

Da qualche settimana Volodymyr Zelensky ripete che «la guerra è iniziata e finirà in Crimea». Una dichiarazione di intenti che sicuramente piace a un largo schieramento bipartisan nel Congresso, ma che semina dubbi nell’Amministrazione di Joe Biden. Ieri il presidente americano non ha commentato l’attentato al ponte che collega la Russia alla penisola ucraina che ha occupato nel 2014.

Il governo USA è stato colto ancora una volta di sorpresa? È interessante notare come, con il trascorrere delle ore, i consiglieri di Zelensky abbiano cambiato atteggiamento. Sono passati dall’esultanza, simile a quella che abbiamo visto quando fu affondata la nave ammiraglia «Moskva», alla prudenza, fino a negare ogni coinvolgimento nell’attacco.

Non abbiamo elementi concreti per mettere in relazione il silenzio della Casa Bianca e le affannose correzioni di Kiev. È un dato di fatto, però, che il ponte di Kerch sia proprio al limite del perimetro bellico tracciato a Washington. Da aprile in poi il Pentagono e la Cia continuano a raccomandare di non colpire obiettivi in territorio russo. Putin, sempre più in difficoltà, potrebbe rispondere con armi nucleari tattiche, cambiando in maniera drammatica il corso del conflitto. Biden lo ha ripetuto giovedì 6 ottobre, in una raccolta fondi per i senatori democratici a New York, evocando «l’Armageddon», l’Apocalisse atomica. Certo, i portavoce della Casa Bianca si sono affrettati a precisare che «non ci sono informazioni nuove che indichino preparativi nel campo russo». Tuttavia nessuno ha escluso, né poteva farlo, lo scenario nucleare.

Nello stesso tempo va registrato come non ci sia alcun ripensamento nel sostegno americano all’Ucraina. Martedì 4 ottobre Biden e la vice presidente Kamala Harris si sono sentiti a lungo per telefono con Zelensky e gli hanno promesso l’invio di un’altra fornitura di armi, per un valore di 625 milioni di dollari. Le cifre sono eloquenti. Dall’inizio del conflitto gli Usa hanno stanziato 16,8 miliardi di dollari per l’Ucraina, cioè oltre un terzo dell’ammontare totale di aiuti militari che in anni normali gli americani distribuiscono tra decine di Paesi alleati.

La strategia, che ha consentito di respingere l’attacco di Putin, si basa ancora sui due assunti fissati nel febbraio scorso. Primo: gli Stati Uniti e la Nato non devono essere coinvolti nel conflitto. Secondo: tocca a Zelensky decidere se e quando negoziare. I media americani hanno rivelato l’irritazione della Casa Bianca per qualche «eccesso» ucraino, come l’omicidio a Mosca di Darya Dugina, figlia dell’ultra nazionalista Alexander Dugin; oppure la richiesta agli alleati occidentali di bombardare «preventivamente» le basi missilistiche russe, poi smentita da Zelensky.

Ma la distruzione parziale del ponte di Kerch ripropone la domanda di fondo, che a Washington puntualmente riemerge nei momenti di massima tensione come questo: fino a che punto si può spingere la controffensiva ucraina? È un dilemma che l’Amministrazione non ha risolto. C’è chi sostiene, specie nel Dipartimento di Stato, che gli ucraini abbiano il diritto di colpire tutte le infrastrutture usate dai russi per rifornire l’armata di occupazione. L’altro problema è proprio la Crimea. Finora le diplomazie americana ed europea, nei colloqui informali, davano per scontato che un accordo di pace non avrebbe toccato, almeno per un certo periodo, lo status della penisola. La comunità internazionale non ha mai riconosciuto la validità del referendum che nel 2014 sancì l’annessione della Crimea da parte della Federazione russa. Ma nessuno, all’inizio neanche Zelensky, ha mai ipotizzato il ritorno del territorio nelle mani ucraine.

L’esplosivo da un paese NATO, gli 007 ucraini: cosa è successo al ponte di Kerch in Crimea secondo la Russia
di Alessandro D’Amato

Open, 10 ottobre 2022

L’esplosione sul ponte di Kerch in Crimea è un atto di terrorismo internazionale. Dietro il quale ci sono i servizi segreti ucraini. Partito dal territorio della Bulgaria. Che è un paese della NATO e dell’Unione Europea. Sono queste le conclusioni dei servizi segreti della Russia sull’incendio scoppiato nell’infrastruttura voluta da Vladimir Putin per sancire l’annessione della regione contesa con Kiev. Che puntano il dito su «cittadini russi e stranieri» per l’attuazione del piano che ha colpito il ponte lungo 19 chilometri e costato 3,5 miliardi di dollari allo Zar. E confermano la tesi del camion-bomba emersa fin dai primi minuti dopo l’incendio. Scartando così tutte le ipotesi successive. Come quella del missile, del drone marino e della carica già piazzata sull’infrastruttura. Che hanno comunque scarsi elementi di affidabilità.

La ricostruzione dei servizi segreti russi

«Cittadini russi e stranieri sono coinvolti nell’attacco terroristico sul ponte di Crimea e hanno assistito alla preparazione dell’attacco terroristico», ha detto il Presidente del Comitato investigativo, Alexander Bastrykin. Annunciando che le indagini verranno ora affidate agli 007 dell’FSB e al Ministero dell’Interno. Ieri anche il New York Times ha ribadito la tesi dell’intelligence ucraina dietro l’esplosione. In quello che a prima vista sembra essere un bis del caso Dugina. Ma il quotidiano americano citava in realtà solo l’indiscrezione dell’agenzia di stampa ucraina Unian circolata subito dopo i fatti. Bastrykin ha fornito anche indicazioni sull’identità dei sospetti coinvolti nella preparazione dell’attentato: «Abbiamo già stabilito il percorso del camion dove è avvenuta l’esplosione. È passato da Bulgaria, Georgia, Armenia, Ossezia del Nord, Krasnodar. I vettori sono stati identificati. Con l’aiuto degli ufficiali operativi dell’FSB siamo riusciti a identificare i sospetti di tra coloro che avrebbero potuto preparare un attacco terroristico».

Niente nomi, per ora. Ma i media russi hanno cominciato fin da subito dopo l’attentato a parlare della proprietà del camion-bomba. Che sarebbe in capo al 25enne Samir Yusubov. Il quale, in un video circolato nelle ore successive, ha spiegato che il truck lo aveva invece suo zio, il 52enne Mahir Yusubov. Il canale Telegram Mash, considerato vicino agli 007 russi, ha fornito una ricostruzione del percorso del camion. Secondo questo racconto a settembre il camion era a Krasnodar, il 22 è stato controllato dalla polizia stradale a Tsukerova Balka. Il camion ha viaggiato da Rostov sul Don a Krasnodar. Da lì ha attraversato i distretti di Krasnoarmeisky, Slavinsky e Temryuksky, dove è stato inquadrato dalle telecamere per cinque volte. Il 7 ottobre si trovava nelle regioni di Kanevsky e Poltava. Poi un buio di sei ore. La mattina dell’8 ottobre prima è passato per il villaggio di Strelka e poi è finito sul ponte. Mahir Yusubov, secondo questa ricostruzione, non si è messo in contatto nei due giorni precedenti con i suoi parenti.

L’esplosivo da un paese NATO

Il Direttore del Comitato ha affermato che l’esplosivo usato per l’attentato viene dalla Bulgaria. E ha fatto tappa in Georgia, Armenia, Ossezia del Nord e Krasnodar. Una frase che farebbe pensare che il carico del camion sia rimasto sempre uguale. Ma l’ex consigliere di Putin Serghey Markov afferma che l’autista non era consapevole del carico che stava trasportando. Non un attentatore né un kamikaze, dunque. Ma la vittima di un inganno architettato appunto dai servizi ucraini: un utente gli avrebbe infatti commissionato il trasporto merci via internet. Il mezzo ha superato i controlli sommari della polizia della Crimea, come si mostra in un video circolato nelle ore successive.

L’attacco, aggiungono le stesse fonti, lo avevano inizialmente organizzato per il giorno precedente, il 7 ottobre. In concomitanza con il compleanno di Putin. Ed è stato poi rinviato a quello successivo per imprevisti organizzativi. Difficile non collegare questa affermazione al video con Marylin Monroe che canta “Happy Birthday, mr President” pubblicato su Twitter da Oleksiy Danilov, Segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina. L’esplosivo si nascondeva tra i materiali consegnati all’autista.

Attualmente i sommozzatori russi esaminano l’entità dei danni, e un’indagine dettagliata è in corso anche sulla stabilità dell’infrastruttura sopra la linea di galleggiamento.

Il drone, il missile, la bomba sul ponte

Per ora quindi perdono quota le tesi alternative al camion bomba. Come quella della BBC, che ieri in un articolo dell’inviato Paul Adams ha detto che da un’analisi dei frame delle telecamere di sorveglianza si vedrebbe che il camion è soltanto coinvolto nell’esplosione. E che una spiegazione più plausibile è quella di una carica esplosiva piazzata sotto il ponte. Una tesi che non tiene conto delle immagini delle aree sottostanti al ponte rimaste intatte. Così come l’ipotesi del drone marino esplosivo che sarebbe transitato sotto l’infrastruttura. Una circostanza che non spiegherebbe sia il passaggio del camion che quello del treno che si è a sua volta incendiato dopo l’esplosione. Un’altra tesi invece è quella fatta circolare proprio dall’Ucraina. Inquadra l’attentato al ponte all’interno di una lotta tra i servizi russi e il ministero della Difesa. In questa ricostruzione il ministero avrebbe organizzato l’attentato per dimostrare che gli 007 di Mosca non controllano il proprio territorio. Ma nulla si dice sulla dinamica dei fatti.

Postscriptum

1. A Kiev, gli Ucraini hanno festeggiato posando con un francobollo di grandi dimensioni con una foto (falsa) dell’attentato sul ponte di Kerch.

«Oorlog is geen kwestie van postzegels [La guerra non è una questione di francobolli]» (Fernand Keuleneer).

E non è neanche un’attrazione turistica.

2. Ieri, 9 ottobre 2022, nell’articolo Putin può alzare il livello dell’«operazione speciale»: oggi il Consiglio di Sicurezza a firma dell’inviato a Mosca Marco Imarisio sul Corriere della Sera online si leggeva:

«(…) quel che dovrebbe fare più paura delle parole di Putin è la locuzione “infrastruttura criticamente importante”. Perché rimanda al più recente documento sulla deterrenza nucleare da parte della Russia, il decreto costituzionale del 2 giugno 2022.
Al punto 19, tra le condizioni che determinano l’eventualità di impiego dell’arma finale, si parla di “azione dell’avversario su siti statali o militari criticamente importanti la cui messa in disuso porta ad atti di risposta delle forze nucleari”. Il ponte saltato in aria non sembra essere un sito militare strategico, a prima vista. Ma di questi tempi le interpretazioni possono essere molto larghe.
Anche se proprio il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è subito affrettato a spiegare che l’ipotesi di una ritorsione nucleare «rivela una interpretazione del tutto scorretta della questione». Speriamo che per una volta sia davvero così. (…)».

Poi, oggi, 10 ottobre 2022, l’articolo è stata aggiornato [QUI] e nella parte che abbiamo evidenziato in grassetto nella versione originale riportato sopra, come segue:

«Al punto 19, tra le condizioni che determinano l’eventualità di impiego dell’arma finale, si parla di “impatto del nemico su strutture statali o militari critiche della Federazione Russa, l’inattivazione delle quali comporti l’impossibilità dell’azione di risposta delle forze nucleari”. Il ponte saltato in aria non sembra rispondere a questi criteri: ma di questi tempi le interpretazioni possono essere molto larghe».

In una nota in fondo alla versione aggiornata dell’articolo si legge: «(Questa versione dell’articolo riporta la traduzione corretta del punto 19.c del Decreto del Presidente della Federazione russa del 2 giugno 2022, diversa da quella apparsa in una prima versione. M.I.)».

L’Ambasciata della Federazione Russa in Italia con una nota sulla «distorsione operata dal Corriere della Sera col giornalista Marco Imarisio» aveva osservato che, leggendo l’Art.19 di “Fondamenti della politica statale della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare”, si ricava che la Russia consideri l’opzione nucleare nel caso in cui il nemico colpisca strutture la cui inattivazione comporti l’impossibilità di utilizzare il nucleare (ergo, la possibilità di far leva sul deterrente nucleare): «19. Le condizioni che determinano la possibilità che la Federazione Russa utilizzi armi nucleari sono: c) l’impatto del nemico su strutture statali o militari critiche della Federazione Russa, l’inattivazione delle quali comporti l’impossibilità dell’azione di risposta delle forze nucleari» (Decreto del Presidente della Federazione Russa, 2 giugno 2022 № 355). Con l’aggiunta: «Forse ci sarebbe meno isteria nucleare in Occidente se i corrispondenti esteri a Mosca facessero traduzioni più accurate ed evitassero la manipolazione del testo».

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11 commenti

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Ora qualche ridanciano minus habens finalmente capirà differenza tra… operazione speciale di polizia e… guerra. quando mai s’è vista guerra dove per sette mesi si lasciano tranquillamente circolare treni… energia elettrica assicurata per comunicazioni e condizionatori… centri operativi di comando nemici intenti ricevere giornalisti per fare accurati servizi fotografici… e no un giornalista di stampa occidentale da operetta che mettesse in evidenza questi “insignificanti dettagli”…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • acido prussico ha detto:

    Don’t panic at moment. At moment.
    Le bomboline nucleari si sganceranno solo quando la Big Farm americana avrà approntato un siero antiradiazioni e una pomata contro la desquamazione della pella degli europei.

  • maria ha detto:

    Mi piace sognare l’iperbole.. ..
    Zelensky doveva bombardare il Cremlino con un pizzico di atomica, fare morire Putin e i falchi suoi. Poi
    riappropriarsi di tutto il nucleare consegnato a Mosca alla caduta dell’Urss.

  • giovanni ha detto:

    La provocazione messa in atto in Ucraina dall’egemone e’ parte integrante del grande reset. La strategia e’ prendere tre piccioni con una fava. Provocando la guerra in Europa la fanno tornare indietro di molti decenni e nel contempo la escludono quale possibile futuro antagonista. Fiaccando la Russia con una lunga operazione bellkica, puntano a smembrarla per depredarla delle immense risorse naturali che detiene. Cio’ facendo, porre sotto scacco l’industria Cinese, vero motore della ascesa agli onori mondiali della stessa, che dipende moltissimo dalle stesse . Raggiunto questo stato di cose, il governo unico mondiale sarebbe cosa fatta.

  • Maria Giulia Scacchi ha detto:

    Penso che tutto quello che vedremo da qui a novembre ha come unico scopo il tentativo di salvare l’esito delle elezioni americane, le possibili incriminazioni di Hunter Biden e padre e il crollo delle economie mondiali. Zelensky non è mai stato niente. Niente. Neanche il buffone che per un certo periodo di tempo ha pensato di essere. Il guaio è che la Meloni non ha capito niente. Parafrasando Sirius Black: “bravissima, ti sei applicata e, come al solito, sei giunta alla conclusione sbagliata”! Atlantismo fuori tempo massimo. E adesso la stanno incantando con le percentuali in crescita, e lei abbocca.

  • Mimma ha detto:

    Io non credo che gli USA abbiano paura.
    I cani feroci non la conoscono.
    Forse, si rendono conto che smembrare la preda stavolta è molto più difficle di quanto non abbiano fatto in altre parti del mondo e stanno affilando gli artigli.
    C’è qui un Sansone pronto a morire con tutti i Filistei e si può ragionevolmente supporre che il Signore di tutti, credenti e non credenti, buoni e malvagi, occidentali orientali ,ne abbia abbastanza di menzogna e di violenza.

  • Nicola ha detto:

    https://www.maurizioblondet.it/non-sapevo-che-macron-non-era-vaccinato/

    Fuori Tema. Fate girare il link. PS in Italia sarà lo stesso…

  • Alla ricerca della verità ha detto:

    Mi permetto di farvi osservare che dell’itinerario del camion bomba i telegiornali più visti non ne hanno parlato e che a leggere quanto è scritto negli articoli riportati detto itinerario non sembra affatto lineare.
    Distruggere il ponte avrebbe molto senso se servisse a chiudere il mar d’Azov e venisse così impedito l’accesso al mar Nero alle navi russe.
    Ma distruggere solo una campata sembra più un atto dimostrativo.

  • alessio ha detto:

    Zelenski come comico farà pure
    schifo , ma di certo è un
    abile prestigiatore , che
    mentre ci fa vedere quello
    che lui vuole ,in realtà
    compie un inganno , non visto , come
    quando ha trascinato il
    mondo intero in questa
    escalation di guerra ,
    complici gli U.S.A e i suoi
    camerieri della N.A.T.O ,
    Italia compresa; un po’
    come fa il diavolo negli
    incubi , quando ci mostra un
    sipario e una scena ,ma
    in verità lui ci aggredisce
    nella notte
    e ci vuole togliere il buon
    grano che Dio ha seminato
    in noi , se non siamo
    assidui e pronti nella
    preghiera .
    In questo mondo di pazzi ,
    dove persino l’U.E parla di
    tenersi pronti a lanciare
    bombe atomiche , che non
    sono noccioline , abbiamo
    solo il Cielo a difenderci ,
    nei suoi più alti rappresentanti : la Vergine
    Maria Purissima e i tre
    Santi Arcangeli , che
    dovremmo chiamare tutti
    i giorni per venirci ad
    aiutare in questo mondo
    caduto nelle mani del
    diavolo ,fino a quando il
    Signore Gesù ,vero Dio e
    vero Uomo,non ci libererà
    nell’ultimo giorno.
    Come non citare e pregare
    il salmo 140 ,1-4 : Salvami,Signore
    dal malvagio ,proteggimi
    dall’uomo violento ,da quelli
    che tramano sventure nel cuore e ogni giorno scatenano
    guerre. Aguzzano la lingua
    come serpenti ;veleno d’aspide
    è sotto le loro labbra.

  • Francesco ha detto:

    E come al solito tra i due litiganti il terzo… vince? Ma chi è il terzo, in questo scenario non può che essere il diavolo, l’unico che può vantare ancora qualcosa da vincere, per il resto tutto sarà una perdita. E’ sempre stato detto che con il fuoco non si scherza e men che mai con quello atomico. L’attuale scenario geopolitico lo dobbiamo alla competentissima imbecillità di chi ha preteso di governare non i popoli-umanità ma solo delle sovrastrutture politiche artificiali come la UE e la NATO, ora queste persone cominciano forse a capire cosa potrebbe significare se una situazione critica sfuggisse di mano mentre credevano di dominarla e si ritrovano invece a fare i conti con un nemico invisibile e imprevedibile.

    La complessità e gli assetti della situazione politica, psicologica, umana del mondo è più grande e più grave e anche più importante di qualsiasi interesse nazionale al punto che qualcuno potrebbe intenzionalmente arrivare a sacrificare parti di territori ma anche ivi compresa parte di umanità sull’altare dell’olocausto nucleare.

    Questo perchè non si vuole trattare un disarmo multilaterale si preferisce la retorica della manipolazione della realtà falsificata per continuare a salvaguardare interessi enormi ma solo di pochi.

    Aiuti militari, deterrenza, equilibri strategici, perfino la parola pace e via discorrendo con questo vocabolario che è anch’esso un arma in mano ai soliti potenti, le parole risoluzione, disarmo, mediazione, hanno poco significato per costoro che non riescono e non vogliono comprendere. Al posto di cercare le cause per risolverle, preferiscono la menzogna di alternative che sono solo dei palliativi, le vere cause di ogni guerra rimangono sconosciute ai più ma non a loro, infatti loro più di chiunque altro hanno dimostrato estrema competenza quando si è trattato di raggiungere obiettivi di interesse economico, di potere, di dominio e prevaricazione a scapito di ogni regola morale ai danni di interi popoli. E sembra che non ci sia nessuno (in apparenza) che li possa fermare.

    Il signore che è appena uscito dalla scena politica è riuscito a portare a termine la missione di portare l’inimicizia tra Italia e Russia, bel premio ha ricevuto per una vergognosa e pericolosa farsa.

    Riusciranno a rinsavire prima che intere popolazioni anzi l’intera umanità venga punita giustamente per alcuni ma ingiustamente per molti altri? Forse il digiuno dovuto ad una carestia alimentare servirà? O forse è già oggetto di una nuova programmazione strategica futura?

    A peste, fame et bello libera nos, Domine; Signore liberaci dalla peste dalla fame e dalla guerra, questa invocazione sembrava accantonata perchè ormai il progresso raggiunto in tutti i campi del sapere sembrava aver superato ogni ostacolo, che illusione.

    Prepariamoci con la penitenza e la rinuncia al peccato e al male:

    Rinunciate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio?
    Rinuncio.

    Rinunciate alle seduzione del male, per non lasciarvi dominare dal peccato?
    Rinuncio.

    Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?
    Rinuncio.

    Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
    Credo.

    Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
    Credo.

    Credete nello Spirito Santo, la Santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
    Credo.

    Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci hai liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna.
    Amen.

    • Valeria Fusetti ha detto:

      Facciamo l’ipotesi che arrivi un Angelo e chieda ad una piazza piena di gente ” Rnunciate ai vostri “sacrosanti diritti” quali : L ‘ assassinio dei bambini nascituri? La fornicazione con chiunque a seconda dell’estro creativo del momento ? La garanzia ai bambini del diritto ad una “sana sessualità” anche con adulti ? La garanzia ad anziani, disabili, depressi di ogni età il diritto all’eutanasia ? Gli artistici gay pride, con cui si illustra alla popolazione tutta, le soddisfazioni intellettuali e sociali di vite dedite alla perversione ? All’acquisto di un bimbo “da amare” da una signora molto compiacente, o molto povera, o povera e compiacente, o povera e Ucraina? ” Risposta della maggioranza dei cittadini : I diritti sono diritti. I nostri nonni hanno combattuto per garantirceli. Non li abbandoneremo MAI !
      Risposta dell’ Angelo : ” Mi dispiace per il vostro cervello più duro del vostro cuore, ma il tempo è terminato. ”
      Temo molto che, prima o poi si andrà a parare lì. È vero che i nostri governanti non vogliono capire ragione ma, diciamo la verità, i governati cosa capiscono ?