Giovanni Lazzaretti, le Elezioni Politiche. Tutte le Scommesse Perse…

11 Ottobre 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti tira le somme di questi due mesi di campana elettorale, e dei risultati del voto, analizzando la realtà. Buona lettura.

§§§

 

Tutte le scommesse perse

 

A grandi linee, un film già visto.

Tanto studio, il voto, la sconfitta, la delusione.

Poi a un certo punto arriva il tuo testo a commento a tirarci un po’ su il morale.

Semmai non metterci un mese come nel 2018…

Ciao. Irma

 

9 ottobre 2022, San John Henry Newman

 

Cara Irma,

meno di un mese, come vedi.

Stamattina ho letto il trafiletto dove si diceva che «nel fine settimana 600 carabinieri porteranno il telegramma ufficiale con la proclamazione ai 400 neo deputati e ai 200 neo-senatori che da lunedì potranno presentarsi nei due Palazzi Romani per le pratiche di rito, a cominciare dalla foto».

Due settimane per sapere l’elenco degli eletti, due settimane per l’attesa del mio testo “consolatorio”, direi che è un’attesa sopportabile.

Patti chiari col testo “consolatorio”: non cercare un percorso lineare. Sono commenti a ruota libera sulle cose che mi vengono in mente. E in 15 giorni me ne sono venute in mente tante.

 

Innanzitutto ringrazio il cielo(1)

Innanzitutto un grosso ringraziamento al Cielo.

Sono lì che sto facendo un percorso pre-elettorale e intanto arrivano le notizie di due eventi traumatici improvvisi che hanno avuto esito positivo, ma che potevano avere esito negativo.

E siccome riguardano persone vicine che più vicine non si può, posso ben ringraziare il Cielo.

Per il secondo evento ringrazio il Cielo nelle persone esplicite di San Bartolomeo Apostolo, San Gennaro e San Pio, per i motivi che ti ho detto(2).

Per cui se ogni tanto mi vedi fermo davanti al negletto altare di San Bartolomeo in chiesa a San Martino, sai il motivo.

 

Devi iniziare a giocare al Lotto

Sconfitta… Ma se volevi vincere c’era un metodo sicuro questa volta: votavi la Meloni ed eri a posto. Vincevi di sicuro, c’era solo da stabilire “quanto”.

Invece ti piacerebbe vincere dopo aver fatto la scelta migliore. Questo è sostanzialmente impossibile. Mi sembra di ricordare che l’unica vaga sensazione di vittoria l’ebbi io nel 2008 quando l’UDC passò il quorum come partito isolato. Tu, nemmeno quella, perché votasti la lista di Giuliano Ferrara.

In compenso nel 2011 patii una tale delusione per la mia scelta (UDC che appoggia la guerra di Libia, UDC che s’imbarca nel Terzo Polo trafficando con l’istituto Aspen, UDC che appoggia il governo Monti) da indurmi a “ritirare il voto” e lasciare Casini al suo destino.

Destino che è stato semplicemente quello di perpetuare se stesso, da dissidente del Partito Popolare a destra nel 1994, a integrato stabile nel PD oggi, senza farne parte: il massimo del trasformismo.

Quindi: scommettere equivale a perdere.

E per abituarti a questa condizione bisogna che cominci a giocare al Lotto. 1 euro, abbonamento per 10 concorsi, lasci perdere la Ruota Nazionale, giochi i numeri della tua data di nascita (tanto un numero vale l’altro), terno su tutte le ruote.

Quando scommetti ti sembra di poter dire «prima o poi vinco» e la realtà provvede a ricordarti che non vinci mai, salvo occasionali miracoli.

 

Quali erano le nostre scommesse

Quali erano le nostre tacite scommesse?

(Nostre nel senso che te le ho proposte: il segreto della tua urna e delle vostre urne resta in vigore; ascolto volentieri le vostre esternazioni, ma non siete obbligate a dirmi come avete votato).

  • Che Italia Sovrana & Popolare entrasse in Parlamento
  • Che qualche partitino antisistema entrasse in Parlamento
  • Che almeno il partito di Paragone entrasse in Parlamento
  • Che il Popolo della Famiglia non facesse una figura indegna.

Tutte scommesse perse, ovviamente (il terno su tutte le ruote non esce mai). Forse entrerà qualcosa della lista Vita della Cunial, per un buon successo localizzato in Sud Tirolo, ma le percentuali nazionali sono impietose.

Mi tocca prenderle da Wikipedia, perché il mitico Eligendo del Ministero degli Interni continua a indicare “Dati in aggiornamento”.

La classifica è questa:

  • Italexit, ossia Paragone, Frajese, ecc. = 1,87%
  • Italia Sovrana e Popolare, ossia Rizzo, Giovanardi, ecc. = 1,12%
  • Vita, ossia Sara Cunial, coniugi Montanari, ecc. = 0,71%
  • Alternativa per l’Italia, ossia Adinolfi/Popolo della Famiglia unito a Exit = 0,15%
  • UCDL, ossia Grimaldi/Terapie Domiciliari unito al Partito Animalista = 0,06%

Se anche si fossero uniti tutti, facevano un 3,91%. Ma poiché quando si riuniscono troppe identità si finisce per perdere la riconoscibilità, il 3% non l’avrebbero raggiunto di sicuro.

Quindi, rassegniamoci al dato di fatto: le forze politiche possono farti le nefandezze più immonde, ma alla fine quando è ora di votare prevale la paura che vincano “gli altri” e si sta sempre sui partiti del “voto utile”.

Così è, non possiamo inventarci una realtà diversa.

Tutti questi partitini erano pieni di persone con la testa, che hanno fatto ottima attività culturale e parlamentare nel buio della inquietante gestione pandemica, ma alla fine non raccolgono voti.

 

Popolo della Famiglia

Adinolfi ha fatto una fine indegna, com’era prevedibile. Ma una percentuale così bassa non me la sarei aspettata.

Ho fatto una fatica terribile ad andare a firmare per la lista e a far firmare altri, perché l’unica cosa riconoscibile di Adinolfi è il simbolo, oggettivamente diverso da tutti gli altri, e il simbolo stavolta non si vedeva.

In un tot di zone non è riuscito a raccogliere le firme, da noi ce l’ha fatta solo per il Senato.

Quel simbolo è il ricordo dell’ultimo atto di militanza collettiva, il Family Day del 30 gennaio 2016. Per me a livello nazionale o europeo il Popolo della Famiglia si deve presentare da solo col suo simbolo, a raccogliere il suo niente (ma non così niente come stavolta).

A livello locale le cose cambiano. Poiché spesso i militanti sono persone intelligenti e attive, possono infilarsi in qualunque lista dia loro spazio; e poiché a livello locale le preferenze ci sono, è possibile che qualche buona testa del Popolo della Famiglia finisca per essere eletta.

Te lo dico come cosa preventiva: se ci sarà un’altra occasione di raccolta di firme per il Popolo della Famiglia, firmo solo se c’è il simbolo vero. E posso anche votarli, ma solo se c’è il simbolo vero.

Gli apparentamenti sono già stati provati alle Europee 2019 e alle Politiche attuali: sono stati fallimentari, e hanno anche fatto disamorare dei militanti di buona qualità. Direi che basta così.

 

La sinistra non vince mai, ma governa spesso

Non mi stanco di ripetere che odio il maggioritario, e immagino che le motivazioni che elenco siano quelle che hai già udito mille volte, anche se non ricordo più in che occasioni.

  • Il maggioritario ci ha tolto le preferenze, che non vediamo dal 1992, trent’anni.
  • Ci ha tolto ogni contatto coi candidati, entità scelte a Roma e catapultate in giro per l’Italia a caccia di collegi “sicuri”.
  • Ci ha tolto anche la campagna elettorale: non una manifestazione pubblica dalle nostre parti, non un volantino nelle buche, tranne quello della Malavasi, inutile perché era la vincente sicura. Tutto virtuale, ormai.
  • Finge di creare governabilità, salvo rimescolare tutto a livello parlamentare, con giravolte che la Prima Repubblica non avrebbe mai avuto.
  • Dall’87,07% di votanti dell’ultimo proporzionale 1992, il maggioritario ci ha rubato il 23,16% del corpo elettorale.

Hanno provato a gestire il maggioritario col Mattarellum (1994, 1996, 2001), poi col Porcellum (2006, 2008, 2013), ora col Rosatellum (2018, 2022). Il risultato finale è sempre quello: la sinistra imperniata sul PD (ex DS ex PDS) non ha mai i voti, ma governa parecchio.

Ti metto una tabella, per ricordare. E’ basata sulla parte proporzionale, che si è sempre salvata in questi trent’anni, e sta lì a ricordarci la realtà del sentire popolare, che poi il maggioritario provvede a modificare (tranne che nel quinquennio 2001-2006, unica legislatura dove una vittoria netta si è trasformata anche in stabilità governativa).

In giallo ci sono i dati della sinistra stile PD (ex DS ex PDS) e alleati.

Normalmente perde di brutto (1994, 2001, 2008, 2018, 2022: da un minimo di 8,51% di distacco a un massimo di 17,70%).

A volte sembra che vinca, ma c’è sempre un trucco alla base.

Nel 1996, nonostante il centrodestra sia privo della Lega col suo 10% di voti, il centrodestra ha ugualmente il 7,26% di voti in più dell’Ulivo. Ma l’Ulivo vince col meccanismo della “desistenza”.

Non poteva imbarcare Rifondazione Comunista nella coalizione, altrimenti i “Popolari per Prodi” si sfaldavano; così fanno l’accordo elettorale di non pestarsi i piedi, evitando di presentarsi in certi collegi e garantendo così una “dose” di Rifondazione Comunista in parlamento, in cambio dei voti di Rifondazione pro Ulivo nel segreto dell’urna. Il salto dal 34,81% nel proporzionale al 41,95% nel maggioritario è la fotografia del trucco.

Il problema è che Rifondazione Comunista diventa determinante al Senato nel sostenere il governo; e quando Prodi comincia a fare “eccessi di globalizzazione”, il governo cade. Da qui i rimescolamenti parlamentari che reggeranno poi i governi non eletti D’Alema I, D’Alema II, e il sempiterno Amato (privatizzatori e globalizzatori all’ennesima potenza).

Nel 2006 l’Unione voleva tenere insieme 13 partiti che andavano da Mastella ai comunisti estremi, e da Paola Binetti a Vladimir Luxuria. “Vittoria” dello 0,07%. Poi inizia il conflitto governativo permanente, ma il compito essenziale (privatizzazione definitiva di Bankitalia) viene svolto egregiamente(3).

Nel 2013 c’è un’inutile vittoria di centrosinistra in un sistema tripolare (vittoria sempre ridicola: 0,37%), con trucco annesso: vincono coalizzandosi con SEL (Sinistra Ecologia Libertà), poi scaricano SEL e usano il premio di maggioranza per governare con altri. “Vince” Bersani, governano Letta, Renzi, Gentiloni.

Quindi alla sinistra mancano sempre i voti. Ma se guardi in quante giornate di governo sono riusciti a imbucarsi, è impressionante la loro “arte parlamentare”.

La Meloni ha stravinto. Ma non le direi “stai serena”: i suoi alleati hanno già mostrato che “in emergenza” sono disposti a governare con la sinistra…

 

Movimento 5 Stelle

Bella sorpresa quella dei 5 Stelle (o brutta sorpresa, per chi li detesta).

Dopo lo sconquasso che hanno avuto dovevano sparire, e invece li ritrovi come terza forza politica, identitari perché corrono da soli, e con numeri che Lega e Forza Italia se li sognano.

La classifica di chi prende dei parlamentari è questa: Fratelli d’Italia 26% // PD 19,07% // 5 Stelle 15,43% // Lega 8,77% // Forza Italia 8,11% // Azione (Calenda) 7,79%

Non nascondo la mia soddisfazione, per questi che erano “i più votabili tra gli invotabili”.

E per me che baso tutto sui princìpi non negoziabili, è un’affermazione forte.

Ma ne riparleremo dopo.

 

Princìpi non negoziabili, non possiamo fermarci

Comincio a essere stanco dei cattolici che si sono fermati a Ratzinger.

E’ palese che papa Benedetto XVI ha dato il via alla dottrina dei princìpi non negoziabili, se non altro perché le ha dato un nome (un po’ come me col copyright sulla nOmismatica, anche se in realtà è a nome della Giulia). Ma è altrettanto palese che, quando si dimise nel 2013, il lavoro non era finito.

I comandamenti sulla proprietà non hanno ancora generato il corrispondente principio non negoziabile. E le vicende terribili della gestione pandemica vessatoria e dello schierarsi con l’Ucraina in guerra non sono state adeguatamente analizzate alla luce dei princìpi non negoziabili.

Vedo insomma un mondo cattolico fermo sull’ovvio. Non possiamo fermarci a divorzio, aborto, contraccezione di Stato, fecondazione artificiale, eutanasia, gender, vessazione scolastica, come inequivocabili violazioni dei princìpi non negoziabili. C’è anche altro, e questo “altro” va studiato e diffuso, non in sostituzione, ma in aggiunta al resto.

Per chi la vuol capire, il principio non negoziabile sulla proprietà è ormai chiaro e definito. Alla luce della condanna dell’usura, il principio non negoziabile da aggiungere è la “proprietà di chi ha bisogno di lavorare per vivere”, mentre non è meritevole di alcuna tutela di principio la proprietà accumulata attraverso gli interessi passivi.

L’altra cosa nuova da capire è che la “proprietà di chi ha bisogno di lavorare per vivere” è attaccata non da una legge, ma da un’assenza di legge: dal far west dell’emissione monetaria privata e senza regole.

Leggere ancora oggi persone che si presentano come “cattolici dei principi non negoziabili” e che al contempo si dicono per la “totale libertà di impresa” mi fa piuttosto male. E’ proprio la “totale libertà di impresa” che ha ridotto il mondo del lavoro allo sfacelo che abbiamo davanti.

Il neoliberismo finirà, come tutte le ideologie, e noi ci troveremo con le macerie da gestire.

Dovremo ritornare a essere “statalisti al punto giusto”. Libertà d’impresa indissolubilmente legata alla tutela della “proprietà di chi ha bisogno di lavorare per vivere” e all’espulsione dell’usura.

Quindi dovranno essere sotto controllo statale tutte le reti strategiche essenziali.

  • Rete elettrica
  • Rete del gas
  • Rete idrica
  • Rete stradale e autostradale
  • Rete ferroviaria
  • Rete dei pagamenti
  • Rete telefonica

E dovranno essere gestite per il bene del popolo, non per il bene dei redditieri che giocano alla borsa del gas di Amsterdam.

Un ritorno al passato? Certamente, ma solo a livello concettuale. Il passato sarà da reinventare completamente, perché quando iniziarono a privatizzare eravamo al top del benessere, mentre adesso siamo nel pantano. In compenso abbiamo strumenti informatici che allora non avevano.

Servono certamente le banche pubbliche e la rete della moneta fiscale, che tutelerebbe il nostro Paese senza metterci in contrasto coi vincoli europei (gabbia che abbiamo volutamente scelto, gabbia che va a beneficio esclusivo dei redditieri e a danno dei lavoratori).

La moneta fiscale consente anche di intervenire in situazioni di emergenza, con strumenti impensabili finché si resta ancorati alla mentalità della moneta “classica”.

Ma a livello cattolico su queste cose non passa niente. Molti cattolici sono più neoliberisti di Draghi, e se capita che un cattolico parli di nOmismatica pubblicamente ci sono scarse probabilità che gli venga concesso un secondo giro.

Così va a finire che il principio non negoziabile della “proprietà di chi ha bisogno di lavorare per vivere” ha più ascolto in ambienti che non sanno nemmeno cosa sono i princìpi non negoziabili.

 

E’ scoccata la mezzanotte, Cenerentola va a letto.

Non ho certo finito, ti manderò un’altra puntata.

Ciao

Giovanni

 

NOTE

(Le note sono per i lettori esterni, non sono presenti nei testi che mando all’Irma)

  • Brano completamente cambiato rispetto al testo scritto all’Irma, visto che lei conosce i due eventi traumatici in dettaglio.
  • Motivi che non posso scrivere, perché tirerebbero in ballo una terza persona. Insomma, per una volta devo stare riservato, io che racconto tutto.
  • Vedere “Storia di Bankitalia”, appendice a “La moneta debito” di Normanno Malaguti. Ho il testo in PDF, per chi lo vuole.

 

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2 commenti

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Non sarà che Adinolfi non lo vota nessuno perché le famiglie come la sua sono lo 0,15% della popolazione?
    Giova ripeterlo, le famiglie cattoliche sono ormai un affare da privilegiati, mentre i musulmani si “accontentano”, eccome…

  • Davide Scarano ha detto:

    Nel merito alcune osservazioni:
    1) Se e’ vero che esistono differenze tra i partiti cd “Antisistema” – evidentemente il nome non ha portato bene, non si può essere contro se non si esiste- è altrettanto vero che in questi due anni vi sono Stati almeno due “Stati di eccezione”, secondo la classica definizione di Carl Schmitt: il primo e’ stato il Covid ed il secondo la guerra. Ecco, a mio parere i partiti, meglio le persone che esprimevano opinioni contrarie alla vulgata dominanante avrebbero dovuto unirsi contro lo “stato di eccezione” mettendo in secondo piano il resto.
    2) Se è vero che come privato investitore posso, avendo la competenze, il tempo ed il denaro speculare sul prezzo del metano è altrettanto vero che da cittadino ci perdo comunque perchè devo subire i Decreti di Cingolani, i consigli di Chef Parisi sulla cottura della pasta e l’impoverimento complessivo della Nazione. A questo dovrebbe serivre la Stato: a fare una sintesi degli interessi che sia sostenibile nel tempo e per tutti, ma ormai la Regia politica è stata affidata ad una serie di Agenzie internazionali.
    In sintesi: l’Italia, vista con gli occhi della globalizzazione, è un paese piccolo e periferico. Agli elettori del centrodestra ed in particolare di Forza Italia chiedo: ha senso sperare nella riduzione delle tasse senza opporsi a sanzioni che impoveriscono l’Italia e, con l’avanzare della crisi, non potranno non portare che ad una patrimoniale sanguinosa, magari in salza ambientalista?