In Onore dell’Immacolata. Di Fra’ Bonaventura, a cura di Boccacci e Russo.

3 Ottobre 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Sergio Russo e Rosanna Maria Boccacci hanno ricevuto, offrono alla vostra attenzione, le riflessioni di un sacerdote, che si firma fra’ Bonaventura. Buona lettura e meditazione.

§§§

L’IMMACOLATA

 

 

Vorrei rileggere con voi un passaggio della Genesi che ci parla della creazione dall’uomo all’origine, ad opera di Dio stesso:

“Dio creò l’uomo a propria immagine, a immagine di Dio li creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e sottomettetela…’ (Gen 1,27-28)… “Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco era molto buono” (Gen 1,31). Dio ha dunque comunicato all’uomo ciò che Egli è, perché “solo Dio è buono” (Mc 10,18 e Lc 18,19).

È molto importante ricordare sempre questo testo ispirato quando vogliamo sforzarci di comprendere il mistero dell’uomo e della donna, come erano all’origine, prima della caduta di Adamo ed Eva, provocata dal serpente e dalla debolezza dei nostri progenitori che non vivevano abbastanza nella gratitudine e nella riconoscenza per la bontà di Dio che li aveva collocati nel magnifico e glorioso Giardino dell’Eden dove nessun male poteva toccarli, prima della venuta del serpente. È bene sottolineare che Dio, dopo aver creato “l’uomo a sua immagine e somiglianza… li benedisse e disse: ‘siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e sottomettetela…’” (Gen 1,26-28). L’uomo riceve una missione: quella di sottomettere la creazione unicamente alla legge di Dio, questo essendo il riferimento assoluto e universale. Ecco perché dice l’Apocalisse: “Felice è la morte di coloro che muoiono nel Signore… perché le loro opere li accompagnano” (Ap 14,13). La missione dell’uomo è di essere sempre, e in verità, nella più perfetta comunione possibile col suo Creatore e Salvatore.

Ecco perché il Salmo 3 proclama: “Yahvé, quanto numerosi sono i miei avversari, numerosi coloro che si levano contro di me… Ma tu, Yavhé, tu sei uno scudo che mi avvolge, mia gloria, colui che mi fa tenere alto il capo”.

Non appena l’uomo vuole dirigere la propria vita mettendo tra parentesi il continuo riferimento a Dio, il diavolo prende il posto di Dio e spinge l’uomo alla rivolta e all’errore. Ormai il destino del genere umano è legato al povero Adamo; noi in Adamo siamo caduti ed abbiamo perduto numerose grazie e privilegi (Rm 5,12-9); dato che, nella sua immensa bontà, Dio ci aveva resi partecipi della sua gloria, della sua bontà e della sua dignità: “Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco era molto buono” (Gen 1,31).

A causa dell’infedeltà di Adamo ed Eva, tutta “la creazione è stata sottoposta alla vanità” (Rm 8,20) ed ha perduto una parte della sua gloria, “la gloria che viene dal Dio unico” (Gv 5,44). Ecco perché, prima di affidare a suo figlio Salomone la costruzione del Tempio, il re “Davide benedisse Yavhé sotto gli occhi dell’intera assemblea e disse: ‘La ricchezza e la gloria vengono da te, che sei padrone di tutte le cose; nella tua mano stanno vigore e potenza… Ora dunque, o nostro Dio, ti celebriamo e lodiamo il tuo magnifico Nome” (1 Cr 29,10-13).

Nella Trasfigurazione Nostro Signore Gesù Cristo si mostra nello splendore della sua gloria divina (Mt 17,1-9; Mc 9,2-10; Lc 9,28-36; Gv, 1,14). Si manifesta allora senza il velo della nostra umanità decaduta, e lo può fare perché è il Figlio di Dio e dell’Immacolata.

 

Per illustrare la mia tesi, desidero leggere con voi alcuni testi dei Padri della Chiesa che spiegano ciò molto meglio di me:

 

1) San Giustino (+165): “Noi abbiamo saputo che Gesù procede dal Padre… si fece uomo e nacque da una Vergine, affinché la disobbedienza causata dal serpente fosse distrutta… poiché Eva che era vergine e senza macchia, accettando la parola del serpente, produsse la disobbedienza e la morte; ma la Vergine Maria produsse la fede e la gioia, quando l’Angelo le portò la lieta novella che lo Spirito Santo sarebbe venuto su di lei, che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe coperta con la sua ombra, e che il Bambino che sarebbe nato sarebbe stato chiamato Figlio di Dio; allora ella rispose: ‘Sia fatto di me secondo la tua parola’.” (Tryph 100).

 

2) Tertulliano (+220): “Dio ha recuperato la sua immagine e somiglianza che il diavolo aveva distrutto, mediante un’operazione contraria. Poiché in Eva ancora vergine entrò la parola che produsse la morte; allo stesso modo in una Vergine discese il Verbo di Dio che ricreò la vita; così che colui che per una donna aveva portato la perdizione, pure per una donna portò alla salvezza. Eva aveva creduto al serpente; Maria ha creduto a Gabriele; la colpa che l’una aveva commesso credendo, l’altra l’ha distrutto credendo.” (De Carn. Christ. 17).

 

3) Sant’Ireneo (+202): “In stretta connessione col Verbo noi troviamo che Maria sempre Vergine obbedì dicendo: ‘Sono la tua serva, Signore; sia fatto di me secondo la tua parola’ (Lc 1, 38). Eva al contrario fu disobbediente; disobbedì quando era ancora vergine… Se dunque Eva fu la causa della morte per sé stessa e per tutto il genere umano, Maria sposa di un uomo predestinato per lei e vergine, divenne la causa della salvezza per sé stessa e per tutto il genere umano… Il nodo fatto dalla disobbedienza di Eva è stato disfatto dall’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la Vergine Maria lo ha sciolto con la sua fede.”(Adv. Haer. III,22,34).

 

4) San Cirillo di Gerusalemme (315-386): “A partire dal momento nel quale tramite Eva, una vergine, venne la morte, tramite una vergine, o meglio tramite la Vergine, doveva venire la vita; e come il serpente aveva ingannato la prima, così Gabriele portò la buona novella.” (Cat. XII,15).

 

5) Sant’Efrem il Siro (+378): “A causa di Eva si è estinta la bella e desiderabile Gloria degli uomini; ma essa è tornata a risplendere grazie a Maria.” (opp. Syr II, p. 38).

 

6) Sant’Epifanio (320-400): “Maria è colei che fu preannunciata da Eva quando questa ricevette il titolo di Madre dei viventi… Da Eva viene il genere umano secondo la carne. Ma in verità è da Maria che è stata generata la vera vita del mondo, in modo da permetterle di generare tutti i viventi e divenire la madre dei viventi… Eva è divenuta la causa della morte dell’uomo… Maria è la causa della vita… questa vita che distrugge la morte e vive immortale.” (Haer 78,18).

 

7) San Gerolamo (331-420): “Da Eva la morte, da Maria la vita.” (Epist. XXII,21 ad Eustoch.)

 

8) Sant’Agostino (354-430): “Da una donna la morte, da una donna la vita.” (oppt V Serm 232). E ancora: “È un grande sacramento che a causa di una donna è divenuto nostro destino la morte, e ancora per una donna abbiamo ricevuto la vita.” (oppt VI De Agon Christ c 24).

 

9) San Pietro Crisologo (400-450): “Benedette fra tutte le donne, perché, fra tutte le donne, una donna fu maledetta e ci portò il castigo, così un’altra donna, Maria, fu benedetta e ci ottenne la fede e la salvezza. Ora una donna è diventata, per grazia, la madre dei viventi, come un’altra era stata la madre dei morenti… La creatura non può contenere Dio, ma una giovane fanciulla lo accoglie e se lo porta in seno; ora per diritto e come ricompensa per la sua opera materna, ella domanda ed ottiene la pace per la terra, la gloria per il cielo, la salvezza dei condannati, la vita per i morti, una nascita celeste per gli uomini della terra, l’unione di Dio stesso con l’umanità.” (Serm 140).

Maria ha dunque avuto nella nostra redenzione il ruolo inverso a quello di Eva nella nostra caduta. Eva aveva ricevuto da Dio una grazia, un dono celeste, superiore alla natura, per affrontare vittoriosamente la prova suscitata dal maligno. Adamo ed Eva erano stati dotati del principio divino dello Spirito Santo in vista della felicità soprannaturale ed eterna alla fine del pellegrinaggio terrestre. Perché Dio non ci lascia mai sprovvisti di difesa di fronte al nemico della nostra anima: “Nessuna tentazione che oltrepassasse la misura umana ci ha mai assalito. Dio è fedele: non permetterà mai che voi siate tentati al di sopra delle vostre forze, ma con la tentazione vi darà il mezzo per uscirne e la forza di sopportarla.” (Cor 10,13). Ci ha creati a “sua immagine e somiglianza” (Gen 1,26) e desidera che siamo sempre in comunione con lui: “Dio ha inviato suo Figlio, l’Unigenito, nel mondo, affinché viviamo per mezzo di Lui.” (Io 4,9).

È dunque chiaro che la Santissima Vergine Maria ha cooperato in modo vero e reale, ella ha avuto una parte decisiva nella distruzione del peccato. All’origine, fin dalla creazione, anche Eva era immacolata, ma è stata “l’immacolata infedele”. Ecco perché è necessaria, per la salvezza di tutto il genere umano, la santa e immacolata Vergine Maria, la santa Madre di tutti i viventi. Così ella ha diritto a tutto il nostro amore e a tutta la nostra venerazione. Ella è l’unica e incomparabile gloria della nostra natura decaduta.

Era necessario che la Madre del Verbo incarnato risplendesse sempre degli splendori di una perfettissima santità, e che, preservata dalla lordura originale, ella ottenesse sull’antico serpente il trionfo più completo. La sua grande santità era necessaria perché ella doveva essere “sostanzialmente… la Madre del solo e proprio Figlio di Dio Padre e della Vergine”, ossia di quella in cui si opera la generazione umana di Colui che è eternamente generato in seno al Padre, come insegna il concilio di Calcedonia (451). Era ciò che si richiedeva dalla Madre, corrispondente alla santità trascendente dell’essere del Figlio, per cui l’incarnazione in essa lo fa divenire un solo e proprio Figlio unico di lei e del Padre.

I Padri e Dottori della Chiesa hanno professato che la gloriosissima Vergine è stata la riparatrice della sua stirpe e una fonte di vita per il genere umano; che ella era eletta prima di tutti i secoli: che l’Onnipotente l’aveva preparata per sé; che Dio l’aveva predetta quando disse al serpente: “Io porrò inimicizia fra te e la donna”, ed è lei che ha schiacciato la testa velenosa del serpente. (Gen 3,15).

Il carattere personale della Maternità divina che rende la santissima Vergine Maria al tempo stesso “la Madre e la Sposa”, la costituisce “adjutor similis eius” (Gen 2,20) del nuovo Adamo. Ella entra con tutta l’anima nell’opera redentrice del Figlio, per la quale ella è stata eletta e riempita di grazie. Si tratta di una scelta divina alla quale Maria aderisce pienamente. Ella rende soddisfazione a Dio per i peccati del mondo in quanto ha co-offerto insieme a Cristo il prezzo per la nostra redenzione. Maria ha riscattato le anime perché ha aderito intimamente, per la sua fede e il suo amore per Cristo il quale solo, propriamente parlando, ci ha riscattato e ci ha meritata la grazia della salvezza. (Lumen Gentium n.° 61).

Dopo la caduta di Adamo ed Eva, l’umanità è stata trascinata dalla dialettica del peccato. Gli interventi gratuiti di Dio vogliono condurre alla vittoria su questa eredità (Gen 3,11). A partire da Adamo, gli interventi di Dio si fanno sempre più pressanti ed efficaci: Isacco, Giacobbe… per arrivare infine al fiore eletto di Israele: la Santissima Vergine Maria. Dio ha scelto e purificato un lignaggio affinché il Cristo nascesse senza compromesso col peccato (ecco perché nella Santa Scrittura si parla della genealogia e degli antenati del Cristo); Dio ha suscitato una fede sempre più perfetta ed esplicita affinché la sua divina venuta sia la risposta a un desiderio, a un’attesa, a una speranza, in uno spirito di libertà e di amore. La lunga purificazione iniziata dopo Abramo doveva permettere la liberazione dai legami del peccato originale. Quest’ultima tappa viene realizzata da Dio “al primo istante della concezione di Maria”; è il trionfo della sola grazia di Dio. “Nel seno stesso del mondo ormai vecchio, l’Amore divino riprende la creazione alla fonte”, secondo le parole dell’abate Laurentin (Court traité sur la Vierge Marie, ed. Lethielleux, 1968, pp. 112-116). È l’applicazione magistrale della parabola della pecora smarrita (Lc 15,4-7) insegnata da Nostro Signore Gesù Cristo.

Dal momento che si parla dell’“immacolata infedele”, si comprende meglio il dramma della caduta di Adamo ed Eva e la grandezza necessaria e misteriosa della Santissima Vergine Maria, la santa e Immacolata Madre di tutti i viventi che ci guida verso la vita eterna dove, secondo le parole di san Giovanni, “saremo simili a Dio, perché lo vedremo come Egli è” (1 Gv 3,2). Questo non può realizzarsi senza l’opera della nostra santa e immacolata Madre, la Santissima Vergine Maria, la nuova Eva, la stella del mattino. Maria, al tempo stesso in cui riceve la natura umana dai suoi genitori, riceve da Dio una “pienezza di grazia” (Lc 1,28) per guidare tutti gli uomini verso il loro bene eterno.

Dopo questa breve meditazione, possiamo leggere con profitto la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione fatta per tutta la Chiesa e per tutti i tempi dal Papa Pio IX (8 dicembre1854):

“Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina secondo la quale la benedetta Vergine Maria fu dal primo istante della sua Concezione, per una grazia e un privilegio speciale di Dio onnipotente, in ragione dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, preservata ed esentata da ogni macchia del peccato originale, è rivelata da Dio, e che di conseguenza tale dottrina dev’essere creduta formalmente e costantemente da tutti i fedeli.”

 

Per concludere, vorrei leggervi tre orazioni della festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria: 1) la colletta; 2) la preghiera sulle offerte; 3) il post communio. In queste orazioni abbiamo un riassunto della dottrina e dell’insegnamento della Chiesa.

 

1) “Signore Iddio, hai preparato per tuo Figlio una dimora degna di lui mediante l’Immacolata Concezione della Vergine, che tu hai preservato da ogni peccato per una grazia che già scaturisce dalla morte di tuo Figlio; per sua intercessione concedi anche a noi di essere puri, e di giungere fino a te. Per Gesù Cristo…”

2) “Accogli con benevolenza, Signore, il sacrificio di salvezza che ti offriamo festeggiando l’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria; poiché riconosciamo che l’azione della tua grazia l’ha preservata pura da ogni peccato, concedici, per intercessione di lei, di essere liberati da ogni colpa. Per il Cristo…”

3) “Che la nostra partecipazione a questi sacramenti, Signore nostro Dio, risani in noi le ferite del peccato originale dal quale tu hai preservato in maniera unica la beata Maria, nella sua Immacolata Concezione. Per il Cristo…”

 

Fr. Bonaventura

(a cura di Sergio Russo e Rosanna Maria Boccacci)

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31 commenti

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Leggendo i vari commenti di Adriana in particolare, ma anche di Nippo, la tentazione era di offrire alla vostra vista la “mia” visuale, non appena possibile e in modo dettagliato, a precisare anche tante “inesattezze”. Per dirla con tatto.😊
    Ma poi, a ben riflettere, ho considerato quanto in fondo la “sostanza” sia già stata data attraverso Maria.

    A me non resta, allora, che la volontà di condividere con tutti il luminoso e saggio pensiero di un “commentatore” occasionale, colto ma dotato della rara grazia di intus-legere, che tempo fa regalò questa perla dai molteplici riflessi:

    “L’intelligenza si nutre di delizie. Non le servono trattati filosofici uguali a pasti sontuosi, tomi pesantissimi come banchetti esagerati, perché capisce presto che da quelle pagine, simili a radure spinose, complesse, si esce spesso peggiorati, nervosi, strutturati sì da astrattezze magnifiche, anche stupende, ma in fondo destinate a frustrati e vanesi naufragi nel proprio io inascoltato. A volte allora conviene deragliare nelle delicatezze più efficaci del nonsenso, in un sorridere di nuca, voltando le spalle, perché è inutile metterci la faccia e sfidare a viso aperto scuole o dottrine, Soloni e saloni, consorterie imbalsamate e ciarpame sussiegoso”….

    Un fraterno saluto ad Adriana, Nippo e Maria e una buona domenica a tutti!

    • Adriana 1 ha detto:

      Occi,
      Gradevole…ti sei inc-avolato solo su Forum. Hai pure ragione…ma gli altri problemi rimangono. E…c’è anche un’altra spiegazione sull” altra guancia “: quella di evitare l’anello padronale.” ( come a dire: ” masochismo niet” ) Ciao. Con affetto, Adriana.

      • OCCHI APERTI! ha detto:

        Sempre spiazzante, la mia cara Adriana…😉

        “Eppure eppure” come direbbe lei😊…

        Eppure, eppure il problema non sono i problemi…

        Con reciproco affetto e stima!

        PS: “E…c’è anche un’altra spiegazione sull” altra guancia “: quella di evitare l’anello padronale.” ( come a dire: ” masochismo niet” )”.
        Assolutamente geniale la sua osservazione. Ispirata, direi. La salvo. Grazie…

  • Enrico Nippo ha detto:

    Carissima Maria,

    la precisazione di Adriana circa le notizie su santa Rita, raccontate per la prima volta a 150 anni dalla sua dipartita non è di poco conto.

    Ci troviamo infatti nell’ambito agiografico che, com’è noto, è composto da scritti a modo di esaltazione o ammirazione incondizionata per un dato personaggio.

    Non si tratta quindi di Sacra Scrittura (con tutte le perplessità che questa può comportare a causa delle traduzioni e delle interpretazioni).

    Chi vuol credere ciecamente all’agiografia è padrone di farlo, ma non può pretendere che tutti debbano farlo.

    Di nuovo un saluto.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    @MARIA
    Ho apprezzato i suoi interventi e, più ancora, l’intenzione che li ha mossi, cara signora Maria.
    Mi permetto solo di citare – a spiegare certe posizioni contrapposte e ontologicamente inconciliabili – quel genio sottovalutato che fu il cardinal Biffi:

    “Mi è rimasto impresso il rilievo dato da don Carlo (Colombo) a quanto è detto da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (2,10-15). Il principio conoscitivo adeguato per accedere alle “profondità di Dio” e ai “segreti di Dio” – traguardo inalienabile della sacra doctrina – è lo Spirito Santo che, ACCOLTO in noi, ci rende “pneumatici”.
    Non esiste possibilità NEPPURE DI PARLARE CORRETTAMENTE DELLA REALTA’ (che nel disegno di Dio ha tutta un’intrinseca relazione al destino “soprannaturale”), se non ci si avvale della capacità penetrativa che CI E’ DATA DALL’ALTO. Il che significa che SOLO LA FEDE mette in condizione di “teologare” e solo “teologando” si può arrivare al senso dell’universo.
    SOLO per la presenza attiva in noi del “Pneuma” si è in grado di essere “teologi”: “di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (1Cor 2,13).
    Invece l’uomo “naturale” (psychicòs) in questo campo è COME L’ANALFABETA DI FRONTE A UN LIBRO: “L’UOMO NATURALE NON COMPRENDE LE COSE DELLO SPIRITO DI DIO; esse sono follia per lui, e NON E’ CAPACE DI INTENDERLE, perché se ne può giudicare SOLO per mezzo dello Spirito”.
    Si capisce di qui quale sia lo “statuto” proprio della scienza teologica. E’ scientia Dei e scientia Christi non solo nel senso oggettivo, ma anche in quello soggettivo: è Dio che in noi conosce se stesso, così come noi POSSIAMO GUARDARE ADEGUATAMENTE DIO, CRISTO, L’UOMO, L’UNIVERSO, PERCHE’ ABBIAMO GLI “OCCHI DI CRISTO”.
    Questa pagina di san Paolo, che sembra supporre una sostanziale incomunicabilità tra l’uomo “pneumatico” e l’uomo “psichico”, non dovrà mai essere disattesa – aggiungo io – quando si vuol riflettere sulle possibilità e i limiti del “dialogo” tra credenti e non credenti. Senza dimenticare però che lo Spirito “spira dove vuole” (Gv 3,8) e può provocare preziosi “lampi di verità” in qualunque intelligenza, anche la più remota da Lui.”

    E’ stato un piacere leggerla, Maria!
    Fraternamente, saluto.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Caro Occhi Aperti,

      Lei afferma giustamente:

      “SOLO per la presenza attiva in noi del “Pneuma” si è in grado di essere ‘teologi’ ”.

      Nulla da eccepire ma …CHI stabilisce se uno è “penetrato dall’Alto”?

      Lei sa che si può essere anche penetrati dal Basso, ovvero da ombre mascherate di Luce.

      • OCCHI APERTI! ha detto:

        Enrico carissimo, ben fa a mettere il dito nella piaga. Perchè, questa, è piaga attualissima, ignorata! E così posso scagliare una pietra e nascondere la mano (purtroppo vado di fretta, cosa che mal si concilia con un buon dialogo):

        “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”.

        DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE.

        Ora, la vera domanda è: che si intende per “frutti”?

        Invito chiunque alla riflessione ed eventualmente, tempo e voglia permettendo, a lasciare traccia del suo contributo.

        Un caro saluto a tutti per ora.

        PS: In realtà io non ho affermato nulla di mio, Nippo; ho semplicemente ritenuto opportuno trascrivere il pensiero di quel maestro di teologia anagogica che fu e che resta il cardinal Biffi Giacomo.

        Mi chiedo quanti sacerdoti conoscano le sue originalissime riflessioni, in particolare quelle sul Concilio…

        @SACERDOTI (vescovi e cardinali compresi): rispolverate il card. Biffi!!!

        • Adriana 1 ha detto:

          Occhi,
          perdoni ma, qui il Card. Biffi si appropria semplicemente della triplice divisione dell’umanità in tre categorie: (quella dei pneumatici, degli psichici e degli ilici ).
          Nessuna novità : è patrimonio dello Gnosticismo dei primi secoli. Egli ne fa un gentile adattamento eliminando ” per cortesia cristiana ” quello degli ilici che suonerebbe male con la ” misericordia “. Il termine ” ilico ” allude alla quercia tagliata o abbattuta…che, grazie al marciume, agli insetti e ad animaletti vari si trasforma in altra materia, e sulle prime, non certo in ” spirito “, perciò scompare come albero fresco. Noto che, stranamente, Bergoglio ha adattato a sua volta questo concetto di
          “ilici “quando ha affermato che i peccatori, nell’aldilà, vengono obnubilati. Gli “ilici” però non sono peccatori consapevoli, sono creature ” rozze” , alquanto insensibili e stupide. Pare che la miniera dello Gnosticismo sia ancora aperta.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Io non so se sono un ilico, uno psichico o un pneumatico, o forse un intruglio dei tre.

            Che devo fare?

            Eh sì, perché si può parlare oggettivando indefinitamente, ma poi soggettivamente come stanno le cose?

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico,
            i pneumatici e gli ilici NON hanno mai alcun dubbio…gli uni perchè sanno tutto, gli altri perchè non sanno , non vogliono sapere e sono troppo superbiosamente stupidi per voler sapere…Quelli in perpetua crisi sono gli psichici che rischiano in continuazione di imboccare una strada sbagliata…i guai dell ‘intelligenza personale e del dubbio se li pigliano tutti loro- che, però sono la maggioranza-.
            Criterio soggettivo….
            C’è una profonda “favola” di O. Wilde che tocca tale argomento: ” Il Pescatore e la sua Anima “. L’Anima, separata dal pescatore, gira il mondo alla ricerca del vero dio….e lo trova: nascosto dai sacerdoti e segreto…è uno specchio.

  • Adriana 1 ha detto:

    Se il muro avesse coinciso con tutta la terra, il luogo del Paradiso terrestre sarebbe stato subito invaso dalle genti che abitavano già la terra su cui si erano moltiplicate e che tanto timore suscitavano in Caino. Gan Eden significa luogo recintato e protetto. Forse Adamo era inizialmente Androgino ( Brebis alchemico ) o forse ci troviamo di fronte ad un operazione simile a quelle attuate da Enki e Inanna nel paradiso/laboratorio sumero, ma qua descritta in modo assai più sommario, dove però Adamo viene immerso nel sonno -o anestetizzato-.

    • Il Matto ha detto:

      Dunque propendi per il poligenismo?

      • Adriana 1 ha detto:

        Che devo risponderti? Poteva esserci anche l’emafroditismo- come per le lumache-…Io non c’ero.

        • Enrico Nippo ha detto:

          “Io non c’ero”: affermazione vera e dalle conseguenze pesantissime.

          A chi “non c’era” (quindi tutti) non resta che credere a chi racconta, che però … non c’era neppure lui.

          Così il racconto s’impone all’intelletto con i suoi innumerevoli particolari nessuno dei quali può essere messo in discussione pena l’anatema.

          Se poi si tiene conto dello scoglio delle traduzioni e delle montagne di esegesi cui non è estraneo il contrasto …

          Si tirerà in ballo la famosa “ispirazione”: altro argomentino da prendere con le pinze, poiché anch’essa non è verificabile ma creduta e attribuita, a parte il fatto che abbraccia possibilità infinite.

      • Adriana 1 ha detto:

        ec-: ermafroditismo. Del resto ho letto che certe aragoste- o forse tutte- riescono a rinnovare arti e nervi ad infinitum e vivrebbero eternamente se non intervenissero fattori estranei. Forse i progenitori ( ma solo di Israele ) erano stati dotati di tali qualità che poi…

    • Adriana 1 ha detto:

      Tenendo conto anche che la creazione del Genesi, secondo i filologi, è stata scritta DOPO la prigionia babilonese durante la quale gli Ebrei avrebbero avuto modo di conoscere le antiche versioni mesopotamiche della suddetta. Il senso di colpa, del peccato originale, assieme alla morte è, a sua volta, un ” parto” di S. Paolo.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Eh sì, ma anche san Paolo è Sacra Scrittura e va (andrebbe) creduta senza se e senza ma.

        Insomma, quella che va per la maggiore è la versione paolina del Cristianesimo.

        • Adriana 1 ha detto:

          Con aggiunte…non meno problematiche ( v. Tertulliano, S.Agostino, ecc… ) che hanno rafforzato, ma anche indebolito l’Istituzione Chiesa.

  • Franz ha detto:

    Bella e interessante l’immagine di Maria che con la sua fede e obbedienza scioglie il nodo creato da Eva con la sua incredulità e disobbedienza. Grazie ai bravissimi autori!

  • Il Matto ha detto:

    Io sono, dunque penso.

    E’ scritto “maschio e femmina LI creò”, ma invece dovrebbe essere “LO creò”, visto che soltanto dopo averlo creato, il Creatore estrae da Adamo la sua zelah o metà. Come dire che Adamo è stato creato androgino. Domanda: perché addomesticare l’accaduto?

    Riguardo a “‘Siate fecondi e moltiplicatevi”, tale precetto viene dato PRIMA del cosiddetto “peccato originale”, sicché ne discendono due considerazioni:

    1) che l’Eden coincideva con la terra intera e non era un giardino conchiuso, ed il muro lo ha alzato Dio dopo aver misericordiosamente cacciato via i Progenitori con tanto di maledizione;

    2) che il precetto del moltiplicarsi non si concilia con la situazione dopo la caduta, poiché, come ricompensa del Dio vendicativo, il genere umano s’è visto appioppare la sofferenza e la morte che il Dio redentore non è venuto affatto ad eliminare ma addirittura a confermare: sarebbe cioè volontà di Dio nascere per soffrire e morire (non di rado anche in modi orripilanti). Tutti felici e sorridenti quando uno nasce, gioiosamente inconsapevoli di quello che lo aspetta.

    Beh, qualche matta perplessità concedetemela.

    • Adriana 1 ha detto:

      Guarda che la morte per punire il peccato dei progenitori è una ” trovata ” di S. Paolo. Se fai il conto degli anni vissuti da ciascun Patriarca per un bel po’ di generazioni, puoi constatare che era gente che viveva centinaia di anni…solo lentamente, col tempo, il numero degli anni andò in calo.
      Analogo conteggio degli anni di vita dei re ” prediluviani” mesopotamici lo trovi in Berosso…e poi c’è il Salmo 83.

      • Adriana 1 ha detto:

        Dove “il Signore “, riunito ( a tavola ) con gli Elohim ( corrispondenti agli Annunaki ? ), raccomanda loro di comportarsi bene perchè anch’essi sono ” mortali ” come gli umani ( nonostante godano di una vita lunghissima ).

    • maria ha detto:

      E si, matta perplessità,….
      Non c’è scritto da nessuna parte che Dio ha maledetto l’uomo. La maledizione è per il serpente, maligno ingannatore dell’ingenua ma disobbediente Eva.
      Il Dio, che lei definisce vendicativo, in realtà sta progettando la salvezza per i disobbedienti. E comincia col vestirli perché la perdita dell’innocenza li fa vergognare della nudità.
      Il male non è una punizione divina ma una realtà che preesiste alla creazione dell’uomo ma dal quale Dio li aveva messi in guardia. È il fallimento della prova della libertà. Eva, lasciata libera, lo mangia quel male, portandone tutte le conseguenze per sé, per i posteri, e per Dio che si ritrova a dover risolvere il guaio di un’umanità da restaurare. Oramai si sono avvelenati, e in parte assatanati, rendendosi incompatibili con la purezza dell’Eden. La polpetta avvelenata del serpente è stata una comunione satanica. L’uomo progettato “simile a Dio” è diventato anche simile a Satana.
      Lei descrive sempre Dio come un malvagio e non come un Padre (parole di Gesù) che si è trovato a dover risolvere i guai delle loro disobbedienti creature.
      Le ho già detto una volta che non può misurare con la sensibilità sua il dolore degli altri. La croce è personalissima. Esistono le persone forti che sanno trasformare il dolore in amore creativo. Guardi quanto è bello il Gesù della Sindone! Il massimo della sofferenza ma non dell’infelicità. Dicevano i vecchi che “chi soffre con amore non lo sente il dolore”
      Ultimo, la morte per quanto brutta è passeggera e non è la fine.

      • Il Matto ha detto:

        “Alla donna disse:
        «Moltiplicherò
        i tuoi dolori e le tue gravidanze,
        con dolore partorirai figli.
        Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
        ma egli ti dominerà».
        17 All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
        maledetto sia il suolo per causa tua!
        Con dolore ne trarrai il cibo
        per tutti i giorni della tua vita.
        18 Spine e cardi produrrà per te
        e mangerai l’erba campestre”.

        Cara sorella Maria, non sembra un augurio di buona vita!

        E poi non “misuro” proprio niente. Uso della facoltà di riflettere e rivendico il diritto, dal momento che ce l’ho, di poterla usare liberamente.

        E adesso …”misuro”: di fronte a una piccola porzione di “persone forti che sanno trasformare il dolore in amore creativo” ce n’è una oceanica che non sa dove sbattere la testa, e questo, almeno a me, provoca un indicibile disagio visto che non me la so cavare limitandomi a citare la dottrina.

        Perciò non mi viene tanto da ammirare i privilegiati graziati (beati voi) quanto di considerare, con dolore nell’anima, le schiere immani degli esclusi disgraziati.

        Che ci posso fare? Sono matto.

        Un cordiale saluto.

        • Adriana 1 ha detto:

          strana ” sincronia”…ho appena udito da un sito cattolico citare un episodio avente per protagonista S. Giovanni Bosco. Rifiutò di andare da una madre di un bimbo di due anni, malato, per pregare /ottenere la sua guarigione. Disse ad un amico che era volontà del Signore che il piccolo morisse perchè la madre l’avrebbe educato ( spiritualmente ) male. La presunzione di conoscenza di Giovanni Bosco mi pare orribile, ALTRETTANTO LA SUA DUREZZA DI CUORE…eppure veniva commendata.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Sembra che alcuni Santi abbiano avuto il carisma del vedere nelle anime e nel futuro. Non mi azzardo a dare un giudizio, ma ciò non toglie che ciò mi provochi un grosso disagio. Si tratta del famoso “filo diretto”, oggi “chat diretta” col Padreterno, che anche di questo tempi annovera adepti, per cui l’imperscrutabilità della volontà di Dio va a farsi benedire.

            E poi ti confesso che sono stanco di star a sentire le testimonianze altrui circa le meraviglie che compie il Signore in chi le racconta. Mettere in piazza i privilegi celesti ottenuti (con beneficio d’inventario) lo trovo non solo di cattivo gusto, ma rivelano in chi lo fa l’ignoranza di un’ importante legge spirituale, e cioè che chi parla delle sue esperienze interiori le danneggia poiché le dissipa in parole. Senza dire dell’esaltazione orgogliosa che nasce all’insaputa del soggetto “miracolato”.

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico…brevemente : concordo.

          • maria ha detto:

            @ Il Matto –
            Veggenti e profeti, a prescindere dalle loro virtù o difetti, ci sono sempre stati. Se Mosè non ha avuto il filo diretto con Dio noi dovremmo snobbare i Comandamenti.
            Certo, si esprimevano secondo la loro cultura e il loro carattere ma i credenti di tutti i tempi hanno sempre saputo cogliere il cuore del messaggio.
            Io fatico a vedere Dio, sommo bene che ha in sé ogni pienezza, come un meschino vendicativo offeso. Secondo me “sia maledetto il suolo” significa: ” Ora per il tuo peccato anche il suolo è maledetto…..ora anche il parto ti sarà doloroso… Cioè, ora il mio progetto è ferito … Ma il male non può venire da Dio. Non perché lo dice il catechismo ma perché sarebbe illogico.
            C’è scritto da qualche parte che “ci fu una guerra in cielo prima della creazione del mondo” e l’uomo è per Satana strumento di odio contro Dio.
            Poi, pure io rifletto e mi esprimo a modo mio.
            Saluti.

          • maria ha detto:

            @Adriana 1
            Non conosco l’episodio ma dico che il Bosco poteva pregare benissimo da lontano anche celebrando una messa, e magari l’ha fatto. Non era il medico..
            Se Dio non ha guarito il bambino, con la preghiera o meno di don Bosco, non era Sua volontà. Ma Il bambino è andato in Paradiso al sicuro e nella felicità.
            Non si tratta di durezza (Bosco non era per niente duro di cuore né presuntuoso) ma di fede e FORTEZZA che è uno dei sette doni dello Spirito Santo. I santi al Paradiso ci credono davvero, altrimenti non si spiegherebbe perché S.Rita da Cascia abbia pregato intensamente e insistentemente perché i suoi due ragazzi morissero prima di diventare omicidi. Era una scelta coraggiosa per salvarli dall’inferno. E da Dio fu esaudita.
            Pure la mamma maccabea della Bibbia fece dichiarazioni di fortezza esortando i figli, uno dopo l’altro, a sopportare tortura e morte anziché offendere la legge di Dio e dei padri. Non era una madre cattiva ma una madre fortissima con tanta fiducia in Dio.

          • Adriana 1 ha detto:

            Maria,
            le prime notizie su S. Rita risalgono al padre agostiniano Agostino Cavallucci, che ne scrisse la biografia nel 1610.
            Anche sul libro dei Maccabei sorgono molti dubbi….ma, cmq., buona giornata.

    • maria ha detto:

      Ancora