Matteo Castagna. Il Paese dei Voltagabbana. Camerata, Dove Sei?

1 Ottobre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno offrire alla vostra attenzione questo editoriale di Matteo Castagna, pubblicato su Agere Contra, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura.

§§§

 

L’EDITORIALE

di Matteo Castagna

IL PAESE DEI VOLTAGABBANA – CAMERATA DOVE SEI?

Le elezioni del 25 Settembre 2022 hanno sancito la vittoria schiacciante della destra. La volontà popolare, di cui la sinistra ha sempre fatto una bandiera ideologica, si è espressa liberamente, in modo inequivocabile. Nei giorni successivi al successo di Giorgia Meloni, tutti i soloni del Pensiero unico progressista si sono scatenati, chi più, chi meno, nel dimostrare rabbia, odio e livore antitaliano. Per Oliviero Toscani, chi ha votato Fratelli d’Italia sarebbe un “deficiente”. Saviano schiuma dalla bocca. Formigli e Mentana sembrano trasecolati. Alcuni Vip, anziché fare il loro discutibile mestiere, si spendono in giudizi politici offensivi. Per non parlare degli “influencer”, ossia i nullafacenti che guadagnano milioni sui “like” di Instagram. Il quotidiano La Repubblica, che da tempo, ha sostituito L’Unità, non ha risparmiato a Meloni neppure vigli attacchi personali. Il mantra dei radical chic arcobaleno è allarmare di un fantasioso quanto sciocco ritorno al Fascismo. Fiano, abbattuto democraticamente da Isabella Rauti, figlia di Pino, già segretario del MSI, si è giustificato dando la colpa agli italiani: “l’antifascismo non è una priorità in questo Paese”. Effettivamente, essendo trascorsi 80 anni dalla fine del Fascismo e con le enormi sfide che l’Italia (e non solo) deve affrontare, tra crisi economica ed energetica e guerra alle porte, appare almeno anacronistico, se non peggio, porre la “questione antifascista”, che risulta solo un totem di chi non ha argomenti, da usare come clava cavernicola, quando gli eredi di Marx o Stalin in salsa Mario Mieli perdono clamorosamente. Anche il buon Paolo Berizzi si sta rotolando in una delle più grottesche rosicate, sempre sbandierando sto’ antifascismo, di cui le nuove generazioni manco capiscono il significato.

La Gingko Edizioni di Verona, ha pubblicato nel 2021 un libro molto interessante, che si intitola “Camerata dove sei? Il Paese dei voltagabbana”. E’ un testo che rivela verità nascoste sui politici e giornalisti italiani nei riguardi del Fascismo, a dimostrazione di quanto siano assurde certe condanne preventive a persone che hanno un loro passato politico ed umano ben preciso e, poi, per mero opportunismo, hanno fatto il salto della quaglia. Come diceva Ennio Flaiano“i fascisti si dividono in due categorie: fascisti e antifascisti. Gli italiani corrono sempre in soccorso dei vincitori”. I personaggi che seguono sgomitarono per salire e non seppero poi farsi da parte, cambiarono cappello e, rinnegando il proprio passato ma mai scusandosi per la gente comune che avevano ingannato o mandato a morire. Mussolini li definì “canguri giganti” perché provvisti di un largo marsupio da riempire e capaci di saltare di là dello schieramento. Invece che alla Storia, hanno preferito passare alla cassa.

Essi sono proprio i punti di riferimento degli inquisitori sinistri e democristiani di sinistra contemporanei. Sarà un caso? Vediamoli. Cesare Pavese (1908-1950) di cui parlò il quotidiano La Stampa l’8 agosto 1990, a seguito del ritrovamento del “Taccuino Fascista” del 1962, scoperto da Lorenzo Mondo fra le carte di Pavese, tenute da sua sorella. Italo Calvino rimase stupito dal contenuto, nutrito si simpatia e lodi per il Regime e consigliò di non pubblicarlo. L’originale, poi, sparì, ma ne fecero una fotocopia ( cfr. “Il Sorriso degli Dei” di Marco Borsacchi, Jouvance, Roma, 2005). Giorgio Bocca (1920-2011) si distinse per i suoi articoli apologetici del Duce, così come Indro Montanelli (1909-2001). Per non parlare di Gaetano Azzariti (1881-1961), ex presidente della Corte costituzionale, che fu anche capo del Tribunale della Razza e divenne comunista con la caduta del Fascismo. Palmiro Togliatti lo scelse come capo di gabinetto, subito dopo la caduta di Mussolini, ben sapendo chi era stato durante il periodo fascista e che sotto la sua direzione erano state create molte leggi fasciste. Dopo il 25 luglio 1943 fu nominato ministro della Giustizia nel primo governo Badoglio. La RSI gli diede una mano, condannandolo a morte in contumacia, come traditore, conferendogli così una patente da antifascista.

Antifascistissimo fu, a suo tempo, un esaltatore del regime fascista, Giulio Andreotti, che nell’ottobre del 1942 redasse per la Rivista del Lavoro (anno XI, n.7/8 ottobre-novembre 1942 – XXI) un articolo apologetico in coincidenza col ventennale del Regime. L’Italia era in guerra e questo fatto, sommato al ricordo della marcia su Roma suscitò in Giulio Andreotti uno stato di esaltazione. Michelangelo Antonioni, che rappresentò con visconti e Fellini il meglio del cinema italiano, per anni “compagno” di Monica Vitti, campione di progressismo era un camerata fedele e disciplinato, seguace di Italo Balbo, esordì nel 1935 sul “Corriere padano” esaltando la cinematografia “programmata e rivoluzionaria” “che agirà in profondità sull’anima del popolo e sarà per il Fascismo (la F maiuscola è di Antonioni!) un mezzo efficacissimo per affermarsi in tutto il mondo…”.Tra i voltagabbana annoveriamo anche Domenico Bartoli, autorevole e apprezzato giudice della democraticità altrui, estimatore stimatissimo di Ugo La Malfa e di Giovanni MalagodiArrigo Benedetti, che collaborò alle più note e fasciste riviste dell’epoca come il Saggiatore, Critica Fascista, Primato, Ottobre, Legioni e Falangi. Il personaggio in divisa di appartenente ai Gruppi Universitari Fascisti, ritratto sotto l’immagine gigantesca di Mussolini, è il comunista Rosario Bentivegna, medaglia d’oro della Resistenza, autore dell’attentato di via Rasella, a Roma, del 23/3/1944, che provocò la rappresaglia tedesca che uccise 335 persone alle Fosse Ardeatine. Ciò non impedì al Nostro di ricevere la medaglia e a sua moglie, Carla Capponi, compagna nell’ “eroica” impresa, di arrivare a Montecitorio e poi a Palazzo Madama nelle liste del PCI.

Alberto Mondadori, direttore di Tempo, era fascistissimo e i suoi giornalisti di punta erano i camerati di provata fede Ezio Maria Gray, Cesare Zavattini, Gian Gaspare Napolitano, Indro Montanelli nonché Carlo Bernari, che prima di diventare comunista era il corrispondente di guerra specializzato nelle esaltazioni dell’esercito e delle imprese belliche del Terzo Reich. Per il salto dall’altra parte ricordiamo altri beneficiati del regime fascista quali il Prof. Giacinto Bosco, poi Vicepresidente del CSM, Paolo Bufalini, Felice Chilanti, l’onnipresente onorevole democristiano Danilo De’ Cocci, avvocato e docente universitario. Convertito al comunismo nel 1945 ci fu Galvano della Volpe, docente dal 1938 all’Università di Messina, che giurò fedeltà al fascismo e scrisse articoli inequivocabili su Critica Fascista, L’Italiano, Primato, Prospettive e Vita Nova. Come dimenticare Amintore Fanfani, che pubblicò per l’Istituto Coloniale fascista di Milano un saggio dal titolo Cinquant’anni di preparazione all’Impero col quale proclamò spettare a Mussolini “la preveggente preparazione di forze nuove per superare la politica del piede di casa”. Poi Pietro Ingrao, ardente di fede in Mussolini espressa nel 1934 su Conquiste. Proseguiamo con Carlo Lizzani e Carlo Mazzarella, Milena Milani, Elsa Morante in ambito letterario e culturale.

Forse qualcuno resterà stupito del fatto che anche Aldo Moro fu fascista. Il 14 Aprile 1938 troviamo la prima citazione ufficiale della sua attività fascista in una cronaca dei “Littoriali della Cultura e dell’Arte”. Interventista, fascista fu Pietro Nenni. Quando i fascisti milanesi incendiarono la redazione de L’Avanti! Il Giornale del Mattino di bologna, diretto da Pietro Nenni, li difese con grande energia. Tra i beneficiati di Mussolini vale la pena citare Ferruccio Parri, presidente del Consiglio poi senatore a vita, impiegato alla Edison e “padre dei partigiani”. Nell’agosto del 1942 Pier Paolo Pasolini su Architrave, giornale dei Gruppi universitari fascisti di Bologna, dedicò un articolo entusiasta all’incontro culturale delle Giovane Europa Fascista. In altre parole, un “gemellaggio” fra le teorie fasciste e quelle naziste; una manifestazione alla quale furono ammessi i più fidati, i più sicuri fra i nuovi elementi dl regime. Pasolini parlava di “neoumanesimo” scaturito dalla “civiltà culturale veramente notevole” dell’Italia di quegli anni. Poi, le cose cambiarono, la guerra andò male e anche P.P.P. scoprì il neo-antifascismo.

Evidentemente, non poteva mancare Eugenio Scalfari, il trasformista, fondatore di Repubblica ove scrivono le penne più rosse d’Italia. Il 24 settembre 1942 in un articolo intitolato: “Volontà di potenza”, Scalfari sosteneva addirittura che non era più sufficiente limitarsi all’”Impero”, ma bisognava andare oltre, facendo leva su due elementi ben definiti: “il popolo” e “la razza”. Lo sapevi, Paolo Berizzi? Nel 1942, l’icona dell’antifascismo radical chic era fascista, imperialista e razzista e perché fosse ben chiaro il suo atteggiamento, egli scriveva articoli intitolati: “Necessità di credere” (11 giugno 1942) o ribadiva le sue tesi di fascista tutto d’un pezzo in un altro articolo, apparso il 1 ottobre 1942. Questo era Eugenio Scalfari prima che il Gran Consiglio rovesciasse Mussolini. Come redattore di Roma Fascista venne mandato a spasso con tutta la redazione direttamente dal Duce, che non apprezzò un articolo commemorativo del ventennale dalla Marcia su Roma. Il solo che, comunque, decise di continuare fu Eugenio Scalfari. Non fosse stato per il 25 luglio 1943, probabilmente sarebbe rimasto lì, a Roma fascista.

Giovanni Spadolini difese Mussolini e il fascismo anche dopo il 1943, con una serie di articoli apparsi nel 1944 sulla rivista fiorentina Italia e Civiltà. Spadolini difese la RSI e la guerra con fede fascista contro ogni avversità.

Fra le colpe del Fascismo, caro Saviano, indubbiamente non vi fu soltanto quella di aver allevato almeno tre quarti della classe dirigente politica di tutta la Prima Repubblica, ma anche quella di aver fatto da balia a coloro che, con una suggestiva quanto menzognera e “moderna” affermazione, potremmo definire i “tecnocrati” dell’attuale regime. Il nome di Gaetano Stammati, che fu una delle persone più influenti nella veste di Presidente della Banca Commerciale, durante il periodo universitario volle abbracciare il “credo corporativo”, plaudendo, in maniera eccessiva, alle conquiste sociali dell’Italia fascista. Fascista fu Paolo Emilio Taviani, così come Arturo Toffanelli.

Nell’agosto 1936 Palmiro Togliatti firmò assieme ad altri un “curioso” manifesto dal titolo: “Per la salvezza dell’Italia e la riconciliazione del popolo italiano”. In tutto il lunghissimo manifesto, il nome di Mussolini viene citato solo con la massima deferenza possibile. Sostanzialmente si trattava di un appello ai fascisti a lottare uniti ai comunisti per “fare l’Italia forte, libera, felice”, nell’ambito del regime fascista.

Anche il Segretario della Democrazia Cristiana eletto il 15 giugno 1975, Benigno Zaccagnini fu fascista. Il camerata Zaccagnini scrisse “Santa Milizia” sul periodico del Gruppo Universitario Fascista di Ravenna. Si trattava di un autentico articolo di denuncia dal titolo: “Problemi razziali: il meticciato”. E moltissimi altri politici, giornalisti, banchieri, economisti, insegnanti, medici vanno ad aggiungersi a questi nomi illustri.

Chi evoca lo spauracchio di un ritorno al fascismo, che è impossibile sul piano storico, economico, militare e sociale delle attuali circostanze geopolitiche, dovrebbe smetterla con la retorica perché un popolo di beneficiati voltagabbana ha costruito l’Italia nata dalla vittoria degli Alleati nel 1945, di cui i partigiani si sono appropriati, scrivendo pagine di racconti apologetici entusiasmanti, ma coprendo i crimini del dopoguerra e tacendo che molti dei “nuovi” potenti, troppi, erano camice nere che avevano tradito per interesse personale, trasformismo, sete di potere. Quindi, basta con la vostra bolsa retorica e basta con la vostra supponenza da professorini col ditino puntato. Il vostro pulpito, come quello dei vostri maestri e predecessori, non è credibile.

Anche se siete riusciti a tenerlo nascosto nelle foibe della memoria di chi non vuole e non può dimenticare.

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agere contra, castagna




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8 commenti

  • ex : ha detto:

    «Fiano, abbattuto democraticamente da Isabella Rauti, figlia di Pino, già segretario del MSI, si è giustificato dando la colpa agli italiani: “l’antifascismo non è una priorità in questo Paese”»

    Dovrebbe dire Fiano: “neanche l’antinazismo è una priorità”, dal momento che inviamo armi al nazistissimo governo ucraino che massacra i proprî “fratelli” (si fa per dire…).

    «Giorgio Bocca (1920-2011) si distinse per i suoi articoli apologetici del Duce, così come Indro Montanelli (1909-2001)»

    Calma!… Non “scambiamo scuèrcele e fave” (le scorze con le fave), come si dice in un dialetto meridionale. Bocca fece parte dei trasformisti giustamente inseriti nell’infame elenco stilato dall’autore. Montanelli non nascose né negò mai, senza peraltro vantarsene, di aver aderito al fascismo durante il ventennio, e nemmeno ripudiò quel suo trascorso pur non facendo più parte dei partiti o movimenti che al fascismo s’ispiravano nel dopoguerra. E neanche, pare, che durante il Fascismo mostrasse quegli stessi slanci amorosi nei confronti del Regime che altri nominati nell’elenco, diventati poi antifascisti e addirittura comunisti, esternavano per il Regime stesso. E quando, nel suo “Giornale nuovo”, poi diventato “Giornale”, che rispetto a quello attuale è come la “Verità” rispetto a “Repubblica”, scriveva di Fascismo, lo faceva “senza astio e senza amore”. Era evidente la sua ricerca di obiettività nell’esprimere il suo pensiero sugli aspetti negativi e positivi di quel periodo dominato dal fascismo in Italia, ovviamente contestabili senza per questo porteci scorgere intenzioni laudatorie o, al contrario, visceralmente biasimevoli, alle quali ultime si abbandonavano i fascisti diventati antifascisti per farsi perdonare preventivamente (qualora emergesse) o a posteriori la loro “colpa” originale. Non per niente Montanelli fu ferocemente osteggiato dal mondo della politica e della “cultura”, prima fascista – il “mondo della cultura” – e poi antifascista…
    Questo va detto prescindendo dal giudizio complessivo che si può formulare sulla persona di Montanelli.

  • Signor Brega ha detto:

    ” Per non parlare degli “influencer”, ossia i nullafacenti che guadagnano milioni sui “like” di Instagram.”

    Nullafacenti? Fanno, fanno eccome… È il capitalismo, bellezze mie, il quale piace tanto a voi conservatori.

    Godetevelo, cari conservatori cattolici, godetevelo tutto, il capitalismo: pacchetto completo (visto che vi piace tanto).

  • Dalle tenebre alla luce ha detto:

    Michela Marzano. Nome di prestigio della cultura che prende lustro dalla scuola normale di Pisa. Già membro del nostro parlamento per conto della sinistra . Attualmente vive e insegna a Parigi.
    I suoi libri presentati in tv.
    (A proposito, il libro di Cionci non mi sembra sia mai stato presentato in tv, o mi sbaglio ? )
    Bene : nella sua ultima fatica libraria narra di una vicenda vera accaduta nella sua famiglia ovvero di come, spulciando vecchie carte, avesse scoperto che un suo antenato fosse stato fascista ,ma fascista di quelli della prima ora che avevano fatto la marcia su Roma.
    E di come la cosa, nel dopoguerra fosse stata tenuta nascosta ai discendenti perché l’intera famiglia si era convertita al comunismo.
    La transizione sembra venga descritta nel libro, dove si afferma che la scelta comunista sia buona e giusta.
    E se fossero entrambe sbagliate ?

  • Januensis ha detto:

    Mi ha stupito trovare nell’elenco il nome di Paolo Emilio Taviani.
    Diversi anni fa presi in prestito alla biblioteca comunale un suo libro in cui si narravanox le imprese dei partigiani sui monti liguri. E Taviani era uno di loro.
    Nel libro mi stupì il fatto che i partigiani facessero riferimento in città a un prete, che credo fosse all’epoca il segretario del cardinale.
    Il prete si chiamava Giuseppe Siri.

  • GUF E DINTORNI ha detto:

    Credo fosse abbastanza normale, dopo il 1929 e la stipula dei Patti Lateranensi che i pochi universitari di allora si iscrivessero ai GUF.
    E non tutti gli esponenti di rilievo del partito erano solo a caccia di poltrone.
    Mi sembra di ricordare che Italo Balbo fosse stato incaricato di una ambasceria da parte di Maria Jose’ nei confronti di Mussolini. Ma l’esito di detta ambasceria fu negativo e, appena ritornato in Libia, Balbo perì in un incidente.

  • Luciano Motz ha detto:

    Come ricordava Matteo Renzi, solo i paracarri non si spostano mai. Ma, in realtà, anche i paracarri si spostano, qualora vengano colpiti!

  • acido prussico ha detto:

    Voltagabbana, voltacasacca e voltatonaca… “Fratelli Tutti”

    “Vescovo dove sei? Fra i “fratelli”.

    “Terni. Inaugurato il nuovo ingresso della Casa Massonica. All’evento il Gran Maestro, il sindaco, il vescovo e alti rappresentanti delle istituzioni/Video”
    https://www.grandeoriente.it/terni-inaugurato-il-nuovo-ingresso-della-casa-massonica-allevento-il-gran-maestro-il-sindaco-il-vescovo-e-alti-rappresentanti-delle-istituzioni-video/

  • Maria Giulia Scacchi ha detto:

    Bellissimo editoriale, lezione di storia e di memoria che dovrebbero, nei sogni, coincidere, ed invece mai. Sarebbe un vero contributo all’educazione del Paese se venisse distribuito alla popolazione italica a mezzo aereo, manifesti, volantini, posta, mail, radio, tv, cinema…ecc. in maniera “martellante” augurerei. Chissà se, inondati dall’informazione, alcuni, anche solo pochi, si sveglierebbero riuscendo a crescere un poco.