Gotti Tedeschi Risponde al Generale Laporta. Come l’Italia Decise la Sua Dipendenza.

25 Settembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, con grande piacere pubblichiamo questa risposta del prof. Ettore Gotti Tedeschi a un commento del generale Piero Laporta a un articolo pubblicato oggi da Stilum. Buona lettura.

§§§

Scriveva il generale:

Caro Professore, tento una risposta ai tuoi dubia.
Come ben sai, un trend di 50 anni non si modifica, tanto meno si inverte in cinque mesi, cioè quanto al massimo manca alla svolta nucleare della guerra.
In quanto al perché non si interviene sulle cause, esse promanano dalla cerchia dominante, ne sono l’essenza del loro potere.
Sarebbe quindi paradossale che i Rothschild, gli Schwab, i Soros, i Rockefeller e via speculando si autoemendino. Schwab ha dichiarato che la popolazione mondiale deve essere ridotta a un miliardo e mezzo, eliminando i mangiatori inutili.
Io eliminerei prima i mangiatori assassini, ma capisco che la perfezione non è di questo mondo.
Mi domando tuttavia se Schwab ha già in mente una data per commemorare questo nuovo Olocausto oppure vogliamo unificarlo col 27 Gennaio?
Cristo Vince, nonostante la lucida pazzia assassina di satana

***

Ed ecco la risposta del professore:

 

Caro Tosatti,mi consenta una risposta argomentata al Generale Laporta.

La cosiddetta crisi petrolifera del 1973 (che di seguito ricorderò) creò un “caso”, un riferimento estremamente importante per intendere meglio il tema che ho descritto nel mio articolo sul PensieroCattolico. Creò la “preoccupazione energetica”, creò l’attenzione al tema delle risorse energetiche scarse. Perché fu importante per trattare il tema -eccesso di popolazione- ed esigenza di frenare le nascite (ricordo: ciò avvenne solo in Occidente).

Perché i neomalthusiani volevano sì, ridurre nascite e popolazione,ma non volevano certo perdere i vantaggi del progresso industriale-economico che sarebbe stato conseguenza di una progressiva deindustrializzazione a seguito del crollo crescita popolazione.Ma neppure volevano perdere il potere geopolitico dell’Occidente …anche esso conseguenza del crollo popolazione ed industrializzazione. Che si inventa allora per convincere della necessità di smetterla di far figli? Da una parte si minaccia il problema ambientale, dall’altra si comincia a presentare l’uomo quale essere avido, sfruttatore della terra, cancro della natura. Da eliminare.

Ma attenzione, questa avversione si crea soprattutto verso l’uomo religioso (cristiano-cattolico soprattutto) che si riferisce alla Bibbia, alla Genesi, dove Dio dice ai nostri progenitori di “sottomettere la terra… e ogni essere vivente”. Nulla di nuovo, in realtà, si trattò di “repechage “ del pensiero di due filosofi del passato: J.Locke, XVII sec, che auspicava l’ambientalismo quale religione universale e D.Hume XVIII sec che spiegò che le religioni monoteiste erano intolleranti e anti ambiente, meglio sostituirle con religioni pagane (magari amazzoniche). Ciò forse spiega l’accelerazione del processo di secolarizzazione che vive la nostra Chiesa da circa, appunto, 50anni?

Ma vorrei portare l’attenzione del lettore sul caso crisi petrolifera del 1973, sempre coeva alla rinascita del movimento neomalthusiano del 1972. Nel 1973 Egitto e Siria fanno guerra ad Israele (Yom Kippur).I Paesi Arabi produttori di petrolio dell’OPEC, che appoggiano Siria e Egitto, alzano i prezzi del petrolio e fanno embargo ai paesi filoisraeliani, generando la nostra crisi energetica e soprattutto imponendo il ripensamento del modello economico dell’occidente (fondato sul petrolio disponibile e poco caro).

L’Italia fa austerità, forse ricordate le “domeniche a piedi” per invitare a risparmiare energia? Bene, ma subito dopo cerca fonti alternative al petrolio, da Gas russo e algerino a Centrali Nucleari. Il Piano Energetico Nazionale del ‘75 aveva previsto ben 8 centrali oltre le 4 in costruzione o appena avviate (Caorso, Trino, Latina, Garigliano). Ma avvengono due incidenti da ricordare. Nel 1979 in Pennsylvania si verifica un incidente in una Centrale, proprio mentre si stava progettando la Centrale di Montalto. Risultato: manifestazioni a Roma contro il nucleare e fondazione di LegaAmbiente. Sette anni dopo (nel 1986) si verifica l’incidente di Chernobyl, nasce ufficialmente l’Ambientalismo organizzato e il partito radicale promuove il Referendum del 1987 dove i SI vinsero con percentuali vicine all’80%. E così la dipendenza energetica del nostro paese diventa strutturale. Con i riflessi, sopra descritti, di carattere socioeconomico e morale. Amen.

§§§

 

 

 

 




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8 commenti

  • Claudio Gazzoli ha detto:

    Premessa: la cosiddetta Transizione Ecologica mi fa venire il mal di pancia.
    Riproporre, oggi, la costruzione delle centrali nucleari sarebbe come suggerire ad un boscaiolo di utilizzare petrolio per riscaldarsi.
    Basta andare sul sito di Terna per informarsi sul picco di potenza elettrica richiesta alla rete nazionale in una giornata come oggi: alle ore 9.45 la potenza totale richiesta alla rete elettrica è stata di 41820 MW, pari alla potenza elettrica che sarebbe in grado di produrre (per semplicità faccio riferimento solo al solare) un sistema di produzione fotovoltaica che copra una superficie di suolo pari allo 0,1 % della superficie totale Italiana, di cui una parte notevole sarebbe fornita dai tetti dei capannoni industriali.
    Occorre solo fare le cose bene, non come si è fatto finora lasciando l’iniziativa ai privati e quindi alle banche e altri… senza alcuna programmazione per l’utilizzo del suolo e, ovviamente, per i sistemi di accumulo.
    Occorre FINALMENTE un PIANO ENERGETICO NAZIONALE che metta d’accordo ENEL, TERNA e via discorrendo. Potremmo essere completamente autonomi entro 10 anni e questo lo dicono studi molto più importanti di quello che posso sostenere io.

  • marzio ha detto:

    All’epoca votai contro le centrali nucleari ed ero in buona compagnia. Lo feci perchè spaventato dal rischio nucleare di Three Miles Island e Chernobyl , come oggi oggi lo sono da quello di Zaporizhia. Ed ero e sono preoccupato proprio con riferimento ad un possibile attacco militare contro le centrali: per un paese che ha rimosso le esigenze della difesa nazionale e l’idea stessa di guerra e che si voleva disarmato per supposta vocazione atavica sarebbe stato come avere tante bombe atomiche predisposte sul terreno, che poco dopo sarebbero state privatizzate: una pistola puntata alla tempia senza possibilità di difesa. Giocava anche il mio pregiudizio antimodernista di cattolico, forse “ad orecchio” ma sincero, che mi faceva sospettare di tutto quello che sa di progresso. E di progressismo. Ora paghiamo le conseguenze di quelle scelte, e ho ripensato anche con pentimento a quella scelta di allora. Ma se avessimo parecchie centrali in Italia, col ruolo bellicista che ci siamo voluti ricavare con la guerra (non nostra) in Ucraina senza avere un apparato di difesa credibile, non mi sentirei rinfrancato da qualche milione di terawatt nostrani.

    • Davide Scarano ha detto:

      Caro Marzio, ha mai pensato al rischio di una guerra chimico – batteriologica combattuta su vasta scala?
      Il Male è nel cuore dell’Uomo, non negli strumenti, teoricamente neutri, dei quali l’Uomo può usare e talvolta abusare.

  • Paolo ha detto:

    Egregio Dottor Tosatti, a beneficio dei suoi lettori suggerisco la visione di un video che spiega meglio di qualunque cosa io abbia letto o ascoltato la questione nucleare/sicurezza: https://www.youtube.com/watch?v=Sm5kFXpJc9k Un cordiale saluto, e grazie per il suo lavoro.

  • piero laporta ha detto:

    Grazie per la cortese, sorprendente e gradita attenzione, caro Professore. Consentimi qualche ulteriore notazione. Sulla guerra dello Yom Kippur litigai coi miei colleghi e il docente di strategia globale alla scuola di guerra, nel 1988. A loro parve esagerata la mia lettura: fu una petrolifera sceneggiata coi morti veri. Iniziò il 6 ottobre 1973, quando la benzina costava 100 lire a litro, si concluse con una bizzarra controffensiva di Ariel Sharon, nel mezzo della quale le due superpotenze decisero di far tacere le armi. Pace, pace, pace! Come dire di no alla pace? La benzina intanto costò cinque volte di più. Quanti, all’inizio della guerra, sapevano come sarebbe finita, divennero straricchi, a Torino in viale Marconi, come a Milano in via Filodrammatici, a Roma in ogni dove e nei pressi di via Caetani. Wall Street e Mosca e Londra e Ryhad non furono da meno. Ariel Sharon non fu l’unico ebreo invischiato in quella guerra, come altri in quella corrente. Tre giorni prima delle ostilità, tentarono di far fuori Enrico Berlinguer a Sofia. Lo avremmo saputo solo a novembre del 1991, un mese prima che la bandiera sovietica fosse ammainata la notte del Santo natale cattolico. Si disse che di Berlinguer non piaceva il compromesso storico. Una balla. Alexander Dubček, quello che solo cinque anni prima, per poco non gli portava via la Cecoslovacchia, fu deposto a ceffoni, letteralmente, nell’agosto 1968, messo da parte e la ghirba salva. L’unico che davvero dissentiva dalle guerre petrolifere, Aldo Moro, non ebbe molto tempo per porre rimedio, si sa. La guerra corrente non è concettualmente differente da quella del 1973. È su un’altra scala, molto più complicata e di gran lunga più pericolosa, se non spartiscono il bottino equamente. La spartizione del bottino è infatti sempre la madre (ignorata più del padre) della pace. Cristo Vince, anche contro i mercanti, nel Tempio e fuori.
    Marco per favore ignora il commento precedente troppo zeppo di errori. Grazie.

  • piero laporta ha detto:

    Grazie per la cortese, sorprendente e gradita attenzione, caro Professore.
    Consentimi qualche ulteriore notazione.
    Sulla guerra dello Yom Kippur litigai coi miei colleghi e il docente di strategia globale alla scuola di guerra, nel 1988. A loro parve esagerata la mia lettura: fu una petrolifera sceneggiata coi morti veri.
    Iniziò il 6 ottobre 1973, quando la benzina costava 100 lire a litro, si concluse con una bizzarra controffensiva di Ariel Sharon, nel mezzo della quale le due superpotenze decisero di far tacere le armi. Pace, pace, pace! Come dire di no alla pace? La benzina intanto costò cinque volte di più.
    Quanti, all’inizio della guerra, sapevano come sarebbe finita, divennero straricchi, a Torino in viale Marconi, come a Milano in via Filodrammatici, a Roma in ogni dove e nei pressi di via Caetani. Wall Street e Mosca e Londra e Ryhad non furono da meno. Ariel Sharon non fu l’unico ebreo invischiato in quella guerra, come altri in quella corrente.
    Tre giorni prima delle ostilità, tentarono di far fuori Enrico Berlinguer a Sofia. Lo avremmo saputo solo a novembre del 1991, un mese prima che la bandiera sovietica fosse ammainata la notte del Santo natale cattolico. Si disse che di Berlinguer non piaceva il compromesso storico. Una balla. Alexander Dubček, quello che solo cinque anni prima, per poco non gli portava via la Cecoslovacchia, fu deposto a ceffoni, letteralmente, nell’agosto 1968, messo da parte e la ghirba salva. L’unico che dissentiva dalle guerre petrolifere, Aldo Moro, non ebbe molto tempo per porre rimedio, si sa.
    La guerra corrente non è concettualmente differente da quella del 1973. È su un’altra scala, molto più complicata e di gran lunga più pericolosa, se non spartiscono il bottino equamente. La spartizione del bottino è infatti sempre la madre (ignora più del padre) della pace.
    Cristo Vince, anche contro i mercanti, nel Tempio e fuori.

  • Mimma ha detto:

    Sono stata socia attiva di Legambiente per alcuni anni, durante la mia giovinezza.
    Mi attirava lo slogan : ” Pensare globalmente, agire localmente “.
    Non mi ritrovai tra fanatici . Anzi. L’annuale pulizia delle spiagge con il coinvolgimento delle scuole, il controllo dei mari da parte della mitica Goletta Verde, temuta dai sindaci della fascia costiera, che si attivavano per il buon funzionamento dei depuratori, in vista dei prelievi, sono ricordi positivi e senza macchia.
    Grazie all’azione di Legambiente fu salvo il porticciolo vecchio di Ginostra e direi l’intera isola, coi meravigliosi fondali circostanti, su cui si erano accesi gli appetiti di cementificatori e mafiosi.
    Furono salve anche le uniche sorgenti libere del fiume Mela, unica risorsa della pastorizia residuale nella omonima Valle.
    Tutte le altre fonti risultando captate, per rispondere alla grande sete del vasto territorio circostante, la politica non riusciva a comprendere che intorno alle sorgenti rimaste intatte, c’è un habitat prezioso dal valore inestimabile, con la presenza di felci preistoriche e fauna rara.
    Vane furono invece le lotte per ridurre l’inquinamento della Raffineria di Milazzo e fermare l’avanzata di elettrodotti rischiosi per la popolazione collinare , così come impari fu l’impegno per l’annosa questione dei rifiuti, tuttora irrisolta.
    Dalla mia esperienza deduco che l’ambientalismo italico ha prodotto e può produrre benefici effetti quando si confronta con le Amministrazioni locali, ma nulla può contro i poteri forti o quando si debba confrontare o peggio, collegare, con associazioni ambientaliste intrnazionali e mondialiste, fortemente ideologizzate e poco interessate al reale benessere delle popolazioni locali.

    .

  • don Z ha detto:

    Finalmente una spiegazione chiara ed esauriente sulla storia del tema energetico. .Grazie