Viganò. Meditazione nella Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria.

15 Settembre 2022 Pubblicato da 11 Commenti

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri pubblichiamo questa meditazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura.

§§§

MEDITAZIONE

nella Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria

15 Settembre 2022

 

Juxta crucem tecum stare

Et me tibi sociare

in planctu desidero.

 

In questo giorno solenne, nel quale la Chiesa celebra la Beatissima Vergine Maria Addolorata, la mia meditazione avrà come oggetto i Sette Dolori, che nell’iconografia sacra vediamo simboleggiati da sette spade che trafiggono il Cuore Immacolato della Madonna. Li vorrei contemplare nella loro relazione con gli eventi della Chiesa, di cui Nostra Signora è Madre e Regina. Non solo: Ella è figura della Chiesa, e tutto ciò che diciamo della Madre di Dio, possiamo in qualche modo applicarlo alla Sposa dell’Agnello. Questo vale tanto per i trionfi e le glorie di entrambe, quanto per i loro dolori e la partecipazione alla Passione redentrice di Cristo.

 

  1. Nostra Signora nel tempio ascolta la profezia di Simeone

 

Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima (Lc 2, 34-35). Sono le parole di Simeone alla Vergine, nelle quali è annunciata la Passione redentrice del divino Salvatore e la corredenzione della Sua santissima Madre. Ma esse valgono anche per la Chiesa, che è qui per la rovina e la risurrezione di molti, e segno di contraddizione. Anch’essa partecipa nel Corpo Mistico a «ciò che manca ai patimenti di Cristo» (Col 1, 24), nuovo Israele, lumen ad revelationem gentium, città posta sul monte, nuova Gerusalemme.

 

Per questo anche noi, figli della Chiesa, sentiamo trafiggerci l’anima nel vedere la Sposa dell’Agnello, destinata ad essere Domina gentium, salire il suo Calvario, respinta come il Verbo eterno da coloro che camminano nelle tenebre: et mundus eum non cognovit (Gv 1, 10), et sui eum non receperunt (Gv 1, 11). E se alla Madre di Dio fu risparmiato l’oltraggio al quale non volle sottrarsi Nostro Signore, era nondimeno opportuno che il Corpo fosse flagellato e umiliato dal nuovo Sinedrio, come lo fu il suo Capo.

 

Quis est homo, qui non fleret,

Matrem Christi si videret

in tanto supplicio?

 

  1. La fuga in Egitto

 

Dinanzi alla persecuzione di Erode, la Vergine e San Giuseppe fuggono in Egitto, per mettere in salvo il Bambino Gesù. Abbandonano tutto, lasciano la loro casa e l’attività, i parenti e gli amici, per custodire il Signore e sottrarlo alla furia omicida di Erode. Immaginiamo il dolore della Madonna, nel vedere minacciata la vita del Suo Figlio. Immaginiamo la preoccupazione di San Giuseppe, esule in terra straniera, in mezzo ai pagani, solo con la Sposa e Gesù Bambino.

 

Anche noi, come i Cristiani perseguitati, siamo costretti all’esilio, alla fuga, alle mille incognite di doverci allontanare dalla nostra casa e dai nostri cari per porre in salvo il Sacerdozio e la Santa Messa, tramite i quali il Signore perpetua il Suo Sacrificio. Ci troviamo a dover fuggire addirittura dalle chiese, dai monasteri, dai seminari: perché un nuovo Erode cerca di eliminare quel segno di contraddizione che lo accusa, e che vorrebbe sostituire con una religione umana, ecumenica, ecologista e panteista; un Cristianesimo senza Cristo, un Sacerdozio senz’anima soprannaturale, una Messa senza sacrificio. Questa spada che trafigge il Sacratissimo Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria trapassa anche il nostro. Ma come la fuga in Egitto fu relativamente breve, così sarà anche la nostra; aspettiamo che l’angelo ci ripeta le parole che rivolse a San Giuseppe: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino (Mt 2, 19-20).

 

Tui Nati vulnerati,

tam dignati pro me pati,

pœnas mecum divide

 

III. Il ritrovamento di Nostro Signore nel tempio

 

Dopo essersi recati a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, la Vergine e San Giuseppe si uniscono alla carovana per tornare a casa, ma si accorgono che Gesù non è né con loro, né con i loro parenti. Lo cercano per tre giorni, tornando a Gerusalemme, e Lo trovano nel tempio, con i dottori della Legge, intento a schiudere le profezie messianiche dell’Antico Testamento e a rivelarSi loro. Quale tormento devono aver provato Maria e Giuseppe, nel temere di aver smarrito Colui del Quale l’Arcangelo Gabriele aveva detto: «Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33). Grande dev’essere stata la gioia nel ritrovare il giovinetto Gesù nel tempio, ma in quei tre giorni di angoscia senza il proprio Figlio accanto – Lui ch’era sempre stato subditus illis (Lc 2, 51) – tutti i più atroci timori devono averli consumati. Dinanzi a queste reazioni così umane, così vere, noi dovremmo chiederci quale sia il nostro atteggiamento quando, con il peccato, perdiamo anche noi Gesù, che si allontana da noi non per seguire la propria vocazione, ma perché abbiamo sporcato e colmato di sozzure la dimora della nostra anima.

 

Guardando alla situazione presente in cui versa la Chiesa, potremmo chiederci – con le parole della “profezia”[1] del Venerabile Pontefice Pio XII che ripetono quelle di Maria di Magdala (Gv 20, 13) – «dove Lo hanno messo?», quando entrando in una chiesa cerchiamo invano un segno della Presenza Reale, una lampada rossa accesa vicino al Tabernacolo. Ci chiediamo «dove Lo hanno messo?» anche quando, assistendo ai riti riformati, vediamo esaltata la figura del “presidente dell’assemblea”, il ruolo della zelatrice del tempio che legge la preghiera dei fedeli, la suora senza velo che distribuisce con ostentazione la Comunione; ma non vi troviamo alcuno spazio, alcuna centralità, alcuna attenzione al Dio Incarnato, al Re dei re, al divino Redentore presente sotto i veli eucaristici. Chiediamo «dove Lo hanno messo?» quando entrando nella chiesa in cui sino a ieri ci era garantita la celebrazione in rito antico, vi ritroviamo la tavola protestante, e la sede del celebrante posta dinanzi al Tabernacolo vuoto. «Angosciati Ti cercavamo» (Lc 2, 48).

 

Dov’è dunque il Signore? Nel tempio. In una chiesetta clandestina, in una cappella privata, su un altare di fortuna allestito in una soffitta o in un granaio. Dove Nostro Signore ama stare: con coloro che aprono il cuore e la mente alla Sua Parola, lasciandosi sanare da Lui, permettendoGli di guarirci dalla cecità dell’anima che ci impedisce di vederLo. «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2, 49). Quando non troviamo Nostro Signore, e ci abbandoniamo all’angoscia e alla disperazione, dobbiamo tornare sui nostri passi, andare a cercarLo dove Egli ci aspetta.

 

Fac, ut ardeat cor meum

in amando Christum Deum,

ut sibi complaceam.

 

  1. Nostra Signora incontra Gesù che porta la Croce
  2. Nostra Signora ai piedi della Croce
  3. Nostra Signora assiste alla crocifissione e morte di Gesù

 

Ecco un altro Dolore della Vergine e della Chiesa: la vista di Nostro Signore flagellato, coronato di spine, caricato della Croce, fatto oggetto di insulti, schiaffi e sputi. L’Uomo dei Dolori da una parte; la Mater dolorosa dall’altra. Una Madre in cui la consapevolezza della divinità del Figlio, custodita gelosamente sin dal Fiat, strazia il Suo Cuore contemplando il Re dei Giudei ucciso proprio da loro, sobillati dai Sommi Sacerdoti e dagli Scribi del popolo, complice pavida l’autorità imperiale: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33). Ecco il trono di Davide, ecco il regno sulla casa di Giacobbe: il Padre che accetta l’offerta del Figlio, nell’amore dello Spirito Santo, per restaurare l’ordine infranto dal peccato di Adamo ed espiare la colpa infinita del nostro Progenitore. Regnavit a ligno Deus, cantiamo nel Vexilla Regis. Ed è proprio dalla Croce che Cristo regna, coronato di spine.

 

Ma se il capro espiatorio che veniva simbolicamente caricato delle colpe e dei peccati del popolo era fatto oggetto di disprezzo e inviato a morire fuori delle mura di Gerusalemme, quale destino poteva attendere Colui di cui quel capro era figura, se non prendere su di Sé i peccati del mondo per lavarli nel proprio Sangue, fuori dalle mura di Gerusalemme, sul Calvario? Il dolore della Madre di Dio nel vedere il proprio Figlio oltraggiato e condotto a morte come un criminale Le valse il titolo di Corredentrice: «Così ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che ella abbia redento con Cristo il genere umano» (Benedetto Pp XV, Inter sodalicia).

 

Anche la Chiesa, ad iniziare proprio ai piedi della Croce con la Vergine e San Giovanni, ebbe a soffrire enormi dolori nel contemplare la Passione del suo Signore. Anche noi, suoi figli nel Battesimo per grazia di Dio, abbiamo il cuore trafitto nel vedere come è trattato dai Suoi stessi ministri Gesù Sacramentato, come è considerato quasi un ospite ingombrante, che toglie visibilità agli egocentrici della actuosa participatio e ai fanatici del dialogo ecumenico. Ci sentiamo strappare il cuore quando sentiamo i più alti esponenti della Gerarchia negare la divinità di Cristo, la Sua Presenza nel Santissimo Sacramento, i quattro fini del Santo Sacrificio, la necessità della Chiesa per la salvezza eterna. Perché in quegli errori, in quelle eresie, in quelle stolide menzogne leggiamo non solo la pavidità e la sordida cortigianeria verso i nemici di Cristo, ma quello stesso atteggiamento spezzante e ipocrita del Sinedrio, disposto a ricorrere all’autorità civile pur di mantenere un potere usurpato e amministrato contro il fine per cui Cristo lo ha istituito. La perversione dell’autorità ecclesiastica è quanto di più atroce e straziante possa esistere, come se un figlio dovesse assistere all’adulterio della madre o al tradimento del padre.

 

Cujus animam gementem,

contristatam et dolentem

pertransivit gladius.

 

VII. Nostra Signora riceve nelle sue braccia Gesù deposto dalla Croce

 

Colei che aveva portato in grembo e dato alla luce il Figlio dell’Altissimo nello squallore di una mangiatoia ma circondata dai cori degli Angeli, si trova a dover accogliere le morte membra del Salvatore, come custode della Vittima Immacolata. Quale dev’essere stato il dolore sordo e cupo, nel reggere il cadavere adulto di quel Figlio che Ella aveva tante volte stretto a sé da bimbo e poi da fanciullo! Le membra abbandonate dalla vita saranno sembrate ancor più pesanti per Lei, che custodiva la Fede mentre tutti gli Apostoli erano fuggiti. Mater intemerata, diciamo nell’invocazione delle Litanie: una Madre che non conosce timore, che è disposta a tutto per il proprio Figlio; una Madre che il mondo infernale del Nuovo Ordine odia di un odio inestinguibile, vedendo in Lei la forza invincibile della Carità, pronta a immolarsi per amore di Dio e del prossimo per amor Suo. Questo mondo apostata cerca di cancellare la Mater intemerata corrompendo l’immagine stessa della maternità, facendo di colei che deve proteggere il proprio figlio la sua spietata assassina; rovesciando la Mater purissima con il peccato, l’immodestia e l’impurità; rendendo brutta e avvilendo la femminilità per togliere da ogni donna ciò che ricorda la Mater amabilis.

 

Oggi la Chiesa soffre con l’Addolorata nell’essersi piegata alla mentalità secolarizzata, nell’esaltare una femminilità ribelle, che aborrisce la verginità, deride la santità coniugale, demolisce la famiglia e rivendica un distorto diritto all’uguaglianza dei sessi. Oggi la Gerarchia tace i trionfi di Maria Santissima e rende culto alla Madre Terra, al sordido idolo infernale della Pachamama. Perché la Vergine e la Chiesa sono il più grande nemico di Satana; perché la Vergine e la Chiesa sono le custodi del piccolo gregge, riunito nel Cenacolo, per paura dei Giudei.

 

Offriamo queste nostre sofferenze, unendole a quelle di tutta la Chiesa e di Maria Santissima Addolorata, perché la Maestà di Dio ci conceda il privilegio di assistere al trionfo della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, come dopo tre giorni risorse glorioso il suo Capo, mentre le guardie dormivano. Allora vedremo la Vergine Addolorata riprendere le vesti regali, per intonare l’eterno Magnificat.

 

Fac me cruce custodiri

morte Christi praemuniri,

confoveri gratia.

 

 

 

+ Carlo Maria, Arcivescovo

 

 

15 Settembre 2022

In festo Septem Dolorum B.M.V.

 

 

[1] http://www.itreamoribianchi-araldidelvangelo.com/fatima-verra-un-giorno-la-profezia-ritrovata-di-pio-xii/

§§§




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11 commenti

  • alessio ha detto:

    Maria Santissima ,è l’ Altare
    Privilegiato e Purissimo di
    Dio , perchè quando Giuseppe
    di Arimatea e Nicodemo
    deposero il Signore Gesù
    ormai morto tra le braccia
    della Madre , lei si fece
    altare e offrì suo Figlio al
    Padre molto più di Abramo ,
    sicura molto più del Patriarca
    che lo avrebbe riavuto
    indietro ,ricordando nel suo
    Cuore le parole dell’Arcangelo
    Gabriele : il suo Regno non
    avrà mai fine .
    Devo fare proprio i miei
    complimenti a Mons .
    Viganò per la bellissima
    meditazione e vediamo
    che lui parla con autorità
    e non come lo scriba
    bergoglio che dà tormento
    alle povere pecore senza
    pastore ; che la preghiera
    del Sommo Pontefice
    Benedetto XVI ci sostenga
    in questo periodo di vacche
    magre , perchè guerre ,
    fame , pestilenze , sono
    segno che Dio è stanco di
    essere nominato invano
    dall’occupante di Santa
    Marta e dalle bestemmie
    dei suoi amici del nuovo
    ordine mondiale.

  • Mimma ha detto:

    Grande dolore mi affligge, e affligge molti con me, Eccellenza Reverendissima, carissimo Padre.
    Mi permetto di chiamarLa Padre, perché così mi pare di superare la condizione di orfana in questa strana Chiesa, che da poco, con voto dei vescovi Germania, a maggioranza,ha deciso che l’omosessualità praticata non è peccato e che pertanto bisogna correggere il Catechismo.
    Sappiamo che non è l’ultimo schiaffo al Corpo Mistico.
    Perciò abbiamo bisogno di Lei, delle Sue parole che confermano nella Fede e rinvigoriscono la Speranza, mentre calmano lo sdegno che rischia di farci mancare di Carità.
    Grazie di cuore.

    • ex : ha detto:

      «questa strana Chiesa, che da poco, con voto dei vescovi Germania, a maggioranza,ha deciso che l’omosessualità praticata non è peccato e che pertanto bisogna correggere il Catechismo»

      Non solo il catechismo, ma anche la Sacra Scrittura (cfr. Rom 1,26-28 e 1Cor 6,10). Insomma, il fondamento del Cristianesimo.

  • enricog ha detto:

    Venga presto il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria !

  • Veronica Cireneo ha detto:

    “Ci troviamo a dover fuggire addirittura dalle chiese, dai monasteri, dai seminari: perché un nuovo Erode cerca di eliminare quel segno di contraddizione che lo accusa, e che vorrebbe sostituire con una religione umana, ecumenica, ecologista e panteista; un Cristianesimo senza Cristo, un Sacerdozio senz’anima soprannaturale, una Messa senza sacrificio. Questa spada che trafigge il Sacratissimo Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria trapassa anche il nostro”.

    Disse Gesù piangente a Padre Pio, riferendosi ai sacerdoti:” sono macellai!”

    E a Luisa Piccarreta, nei primi del ‘900:”permetterò la chiusura delle chiese (già successo nel 2020), giacché le loro celebrazioni mi sono più d’ offesa, che di lode”.

    Povero Gesù!
    Beato chi ha compassione di Lui e dell’Addolorata. Beato!

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Grazie, Eccellenza, per questa meditazione che mi regala un ulteriore appiglio nello sforzo – al di sopra delle mie possibilità – di fronteggiare le afflizioni di un momento interminabile.
    Completamente abbandonata fra le braccia della Madre, cui fummo affidati dal Figlio nell’Atto estremo del compimento del piano di salvezza.
    Braccia che, come accolsero Colui che era stato esaltato con il sacrificio di Sé, stringono amorevolmente i poveri “crocifissi” dalla vita e dagli esaltati nella propria miseria umana.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Maria Michela, ha mai letto il Diario di Santa Faustina Kowalska?
      Se cerca “appigli”, credo ne troverebbe molti tra queste pagine che parlano al cuore…

      Un caro saluto e una santa domenica!

      • Maria Michela Petti ha detto:

        Occhi Aperti! caro (sperando sia corretta l’aggettivazione quanto al genere),
        rispondo solo ora, e me me scuso, per le difficoltà di accesso ai contenuti di SC, specie ai commenti , quanto a maggiori limitazioni orarie per questi ultimi.
        La ringrazio per la premura e la segnalazione preziosa, di cui terrò conto al termine della lettura di due volumi ben “corposi” sulla vita, opere e virtù di Mons. Marini che ha lasciato una fortissima eredità spirituale nella mia diocesi d’origine, di cui fu Arcivescovo (Amalfi) per il quale è stata avviata la Causa di Beatificazione, che accompagno con la preghiera, appellandomi alla Sua paterna vicinanza dall’ Alto…
        Con riconoscenza, rivelo di aver ricevuto qualche … segnale confortante.
        Cordiali saluti e Serena notte!

        • OCCHI APERTI! ha detto:

          Mi fa tanto piacere, carissima Maria Michela.
          Le letture spirituali sono corroboranti e necessarie! Possa Mons. Marini intercedere per i suoi fratelli vescovi più che mai!

          Per parte mia, sono oltre 20 anni che rimaneggio il Diario della santa polacca e non me ne stanco: è per me un punto fermo, che apro anche “a caso” per un pensiero (sempre sorprendente!) della giornata.
          Spero le farà bene almeno quanto ne ha fatto e continua a farne a me!

          Oggi inizia la Novena a San Michele Arcangelo: chiediamo il suo aiuto per tutti e per la nostra amata e inguaiata nazione!

          Un fraterno saluto e grazie!

          • Maria Michela Petti ha detto:

            Grazie a Lei, caro Occhi Aperti!
            Il Suo auspicio riguardo la mediazione a beneficio spirituale dei membri dell’episcopato contemporaneo da parte di Mons. Marini è anche il mio. Come vorrei che fosse bene e diffusamente conosciuto!
            Quanto a noi della diocesi di cui fu Pastore – amato ed apprezzato per le Sue doti umane e la spiccata preparazione biblico-teologica, che lo rese predicatore ricercato ed apprezzato – ne affidiamo quotidianamente la glorificazione all’intercessione della Vergine Santa. Perché “il profumo della carità, soprattutto verso gli orfani e i bisognosi” – al tempo: in particolare i sopravvissuti alla guerra – che continuano a sprigionare testimonianze orali e opere materiali da Lui volute, si effonda oltre i confini della Chiesa di Amalfi, a gloria di Dio e per il bene delle anime, così da impregnare con l’essenza della “carità perfetta” – e non propagandata e/o strumentalizzata – il tessuto sociale e gli stessi “pastori” in un rapporto simbiotico…
            Alla preghiera secondo questa intenzione comune, ogni giorno – e più volte al giorno – unisco quella di Leone XIII a San Michele Arcangelo (che mi porto anche nel nome), perché mi sorregga nella lotta e mi (…ci…) liberi dalla schiavitù del male e affossi ogni progetto diabolico e funesto.
            Un saluto cordiale e Buona serata.

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            Grazie, Maria Michela.

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