Investigatore Biblico. Dio Revoca una Condanna. Non “Si Pente”. Perché l’Errore?
12 Settembre 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione questo articolo di Investigatore Biblico, che ringraziamo per la cortesia, e che sottolinea qualcosa che ieri, durante la messa, mi aveva colpito. Buona lettura.
§§§
Esodo 32, 7-14
Nella prima Lettura di questa Domenica (XXIV del T.O.), che si leggerà in tutte le Parrocchie di rito Romano (Esodo 32,7-14), si trova un grossolano errore di traduzione (parlo sempre della versione CEI 2008). Per la precisione al versetto 14.
Non sto qui a polemizzare sulla scarsa preparazione dei neotraduttori, perché vi accorgerete voi stessi dello strafalcione riportato in suddetta traduzione. Il mio lavoro si limita a mettere in guardia i lettori dalla “poco attendibile” (per essere buoni) versione CEI 2008. Per questo non mi stancherò mai di consigliarvi la buona “vecchia” versione CEI 1974. Ancora reperibile su qualche sito internet, di seconda mano.
Andiamo al testo:
CEI 1974: “Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo” Es 32,14
CEI 2008: “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” Es 32,14
Avete notato la differenza? La ‘74 usa “abbandonò il proposito”, mentre la ‘08 traduce con “si pentì”.
Prima di scrivere due righe di riflessione sull’errore andiamo a vedere il termine originale ebraico.
Il termine in questione (in ebraico traslitterato) è: “waynnahem”.
Su tutti i vocabolari di ebraico biblico questo termine ha un significato preciso: “REVOCARE”, nel senso di revocare una condanna.
Quindi, è molto più attendibile la traduzione del ‘74.
Il termine “pentimento” infatti in ebraico è “teshuvà”. Pertanto, la mia domanda è la seguente: perché hanno tradotto con “pentimento” un verbo che, invece, ha come significato “revocare una condanna”?
L’errore può sembrare di poco conto, ma non lo è. Dietro questi “piccoli” errori ci può essere tutta una teologia. Può essere che Dio dica una cosa e poi si penta?
Leggete Numeri 23,19 e capirete.
Può essere che i neotraduttori vogliano far passare un altro messaggio. Forse un “dogma” non è per sempre: Dio si può “pentire” di aver detto una cosa, poi cambia…eccetera…
Dove porta questo tipo di traduzione? A far dire a Dio e alla Sua Parola tutto e il contrario di tutto.
Non sto a dilungarmi poiché penso di essere stato esaustivo, seppur breve. Lascio a voi lettori le varie riflessioni in merito. Il mio studio biblico si limita a presentarvi gli errori. Le conseguenze le stiamo vedendo…
Investigatore Biblico
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Categoria: Generale
“Allora mi chiedo come può fare un uomo ad essere contrario coscientemente alla volontà divina che rimane, appunto, velata dal mistero.”
ADRIANA carissima, non me ne voglia se intervengo anch’io al suo interrogativo, senza peraltro rispondere.
Solo per sottolineare che anche le creature angeliche ricevettero da Dio il potere della scelta, al par di noi, ma con una enorme differenza: per loro, “la volontà divina” NON era “velata dal mistero” . Gli angeli La conoscevano perfettamente.
E fu esattamente per questa ragione che, per i ribelli, non ci fu più posto in Cielo.
Persino gli angeli, allora, han potuto essere contrari al Suo Volere, pur conoscendolo senza veli!!!
Se l’uomo sbaglia e si pente sinceramente, mutando vita e propositi, trova l’abbraccio del Padre come fu per il figliol prodigo proprio perché non possiede la perfetta conoscenza della Sua volontà. Come invece hanno gli angeli.
Dovremmo riflettere bene che la nostra condizione è nel tempo, è limitata, non è ancora definitiva.
Possiamo scegliere da noi la rotta, è vero, ma fin tanto che viviamo. Poi, resteremo per sempre vincolati alla scelta fatta in vita…
L’eternità. Inizia qua…
Naturalmente non intendevo affatto distoglierla dall’edificante confronto con don Ettore.
Solo, mi sembrava l’occasione per aggiungere un sol ciocco al suo fuoco.
Un caro saluto!
Occhi,
ringrazio di cuore per le sue amorevoli parole e per la sua significativa metafora “infuocata “.
Comunque a me pare che, fin dai tempi di Adamo ( a seguire il dettato biblico ), l’uomo sia stato messo nella condizione di giocare una partita ( a polo?, a scacchi? ) con la benda sugli occhi. Come dice lei, le Intelligenze Celesti ” sapevano”… conoscevano non solo la volontà ma anche le motivazioni divine di quella volontà ( per lo meno in gran parte ). L’uomo no. Ad Adamo spettava l’ obbedienza a ordini privi di spiegazione, Ahimè! Adamo era stato ” costruito ” con un cervello specializzato nel chiedersi il perchè delle cose.
Inoltre, come lei fa notare, gli Angeli -pur creati- avevano/ hanno in dotazione una vita eterna ( nel bene o nel male , nei luoghi ad essi consentanei) : l’uomo terrestre poveraccio, no. Le di lui malattie o sventure non sono ” disgrazie ” che riguardino gli Angeli. L’Inferno per le Intelligenze angeliche ribelli, la cui esistenza è stata creata per sussistere eternamente, mi sembra ” inadatto ” per creaturine di breve durata come gli umani. Lo pensava anche Origene che con la sua Apocatastasi immagina , inoltre, che lo spirito d’amore ” paterno ” di D’ perdoni, ad un certo punto, anche Lucifero ( quanto più gli umani ), perchè , attraverso la spirale del tempo ciclico, quel gioco ” divino e misterioso” possa continuare tra Esseri misteriosi ( all’uomo ) e divini. E per quanto spesso io ritenga che l’uomo ( a cominciare da me ) sia la peggior creatura chiamata ad abitare il pianeta, so che questa creatura mi fa, altrettanto spesso, una pena infinita.
Un caro saluto.
Adriana, le sue obiezioni sono pertinenti e chiare, espresse con convinzione e umiltà, come di una mente e di un cuore in sincera ricerca di “senso” e di verità specialmente sul mistero della sofferenza e del male, e non tanto per remar contro o per disertare fieramente il “luogo comune”.
Questa la mia impressione, almeno.
Senza queste premesse, da ambo le parti, ritengo che confrontarsi sarebbe un inutile “pour parler”. Soliloqui in bella mostra, e nulla più. Dove nessuno cresce ma si resta tali e quali. Irraggiungibili dagli uomini come da Dio.
Ha la mia attenzione, dunque. Sono e resto in ascolto, per quel che mi è dato comprendere.
Parto da una constatazione: a volte ho l’impressione sia diffusa una certa mentalità che vanta diffidenza e dubbio sulla bontà divina. Come se questo atteggiamento fosse una virtù di cui andar fieri. Come se pensare male di Dio, nostro Creatore e Padre, fosse un vantaggio – e non invece un limite – che presunte menti “autonome” sbattono in faccia al cattolico medio per deriderlo della sua ingenuità. Nel migliore dei casi.
Ma la fede – che NON è uno stile di vita! – oltre ad essere un dono gratis dato (nonché virtù teologale), è fiducia. E chi non ha fede, è ovvio che diffidi.
Se si diffida, sorge inevitabilmente – come inevitabile conseguenza – una visione del tutto antropocentrica e catagogica che priva Dio di qualunque diritto e lo pone, come schiavo, al servizio di qualunque capriccio l’uomo desideri soddisfare. Che è poi ciò che alcuni intendono per preghiera: piegare Dio al proprio volere!!!
Per cui mi chiedo: la “benda sugli occhi” siamo proprio certi sia stato Dio ad averla posta sulla creatura che chiamò alla vita con tanta liberalità e amorevolezza?
Non può essere che quella benda cinse il capo dell’uomo allorquando cedette alla tentazione del giudizio? La disobbedienza dei progenitori si dette per poter giudicare! E giudicare è atto divino per eccellenza…
L’orgoglio che portò Lucifero alla perdizione doveva allora essere assolutamente replicato, per invidia, nell’uomo fatto di poco inferiore agli angeli… “Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono”, si legge in Sap 2,24.
L’obbedienza è – come dice l’etimo della parola – ascolto.
Lei si chiede perché l’uomo è costretto ad obbedire a “ordini privi di spiegazione” (e qui si dovrebbe meditare sull’obbedienza – non priva di domande e spiegazioni! – della Vergine Maria e su quella del suo castissimo Sposo). Io mi chiedo, invece, perché l’uomo ascolti ed obbedisca con più facilità a Lucifero piuttosto che a Dio, suo Padre…
Perché mai diamo maggior credito al Serpente?
Ognuno tenti una risposta. Onesta, se possibile.
Riguardo alla vita eterna, temo di non aver capito bene, giacchè ogni uomo – benchè “creaturina” – ha in sé il germe di questa vita. Diciamo, quel tanto che permette la sua condizione di viatore e trasparendo tanto quanto Dio desidera, diversamente per ognuno. In base al grado di amicizia che si ha con Dio (mi si perdoni la semplicità del linguaggio a favor di immediatezza: magari sarà data altra occasione per “tecnicismi” di sorta).
Sant’Agostino non diceva forse: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”?
L’Inferno, allora, non è una realtà standard per soli angeli decaduti ma è – come il Paradiso – commisurato a ciascuno. Confezionato sostanzialmente da noi medesimi, in base a scelte consapevoli fatte durante la vita.
Che poi Origene – con Von Balthasar e altri, in tempi recenti, e non escludendo Francesco I– immagini una Apocatastasi, può essere piacevole e oltremodo comodo pensarlo, ma è oggettivamente in netto contrasto col pensiero di Cristo, tanto che la Chiesa di sempre condanna questo concetto, restando pertanto ufficialmente relegato ad ambito protestante e universalistico. O, almeno, così dovrebbe…
Il suo ultimo pensiero, sull’uomo, mi ricorda – per certi versi – Simone Weil. Una figura straordinaria che mi ha appassionato e appassiona grandemente per la sua probità intellettuale.
Il suo approccio a Dio e all’uomo non può non segnare anche il cattolico più “puro”. Perché l’intenzione si coglie, eccome…
La si può celare, la si può camuffare, la si può negare ma la verità giunge ugualmente in quello spazio recondito dell’anima dove ogni uomo opera le proprie scelte. Per Dio o contro Dio. Non c’è inconsapevolezza in questo. Ci può essere tutt’al più ritardo nel comprendere.
Con gratitudine e stima.
PS: Rileggendola con la dovuta calma, Adriana, è chiarissimo cosa volesse dire della “vita eterna” degli angeli, paragonata a quella “terrestre” dell’uomo…
Sì, lo dicevamo, sono due nature differenti, l’angelica e l’umana.
L’uomo passa attraverso “malattie” e “sventure” che però non sono “disgrazie”, se ci si pensa bene, in quanto l’unica vera disgrazia è non avere la grazia di Dio.
Acc…quanti ciocchi…! 🙂
Occhi,
Simone Weil? troppo onore.
Ma, per entrare in ” medias res “, ( e come ” antipasto ) ti cito alcune frasi a proposito della autentica e disinteressata preghiera ( che dovrebbero incontrare la tua approvazione ):
“Mio Dio, tutto il bene che hai decretato in questo mondo per me, donalo ai tuoi nemici. Tutto quello che hai preparato per me in Paradiso, donalo ai tuoi amici. Se ti ho adorato soltanto per paura dell’Inferno, bruciami nel tuo fuoco. Se ti ho adorato solo per la speranza del Paradiso, privami di esso. Ma se ti ho adorato solo per amore di Te, non privarmi dell’adorazione del Tuo Volto ”
P.S. Sì, intendevo che la natura delle Intelligenze Angeliche , essendo completamente spirituale -secondo la dottrina cristiana- resta avvantaggiata ( nel tempo e nello spazio ) fin dalla loro creazione rispetto all’uomo.
Alla prossima prosecuzione del dialogo, per libera scelta, in reciproco spirito di sincerità.
Occhi,
e sempre per cominciare, ricordo che il libro della Sapienza, ( Mehalim ) secondo studi storici e filologici, è il più tardo dei libri testamentari. Eppure, eppure, nella Bibbia Cattolica viene collocato tra i Salmi e l’Ecclesiate… Eppure, eppure…
in esso non si conosce la Resurrezione, non si condivide la Trinità, non si attende un Messia, ( nonostante Gesù fosse morto da poco )… nonostante, addirittura, sia stato scritto dopo la crocifissione di Gesù da Filone d’Alessandria, 15 a.C.-45 d.C. ( secondo l’opinione di S. Girolamo ) .
Che dirle? Lei mi piace, Adriana.
E’ schietta e dritta come una schioppettata. Per quel che ho potuto vedere sinora.
L’antipasto che mi ha servito, a base di “preghiera disinteressata”, l’ho gradito.
La “mistica” autentica si coglie per tale, infatti, solo se origina da Dio…
Ripensavo a Rolando, che mi è molto caro.
Una volta lessi per caso, da un articolo che non ricordo, un suo commento. Diceva pressapoco così: “Il trovarsi d’accordo cela l’insidia dell’equivoco”. Un aforisma di grande e misconosciuta verità, un elogio al sano confronto, una lode alla veracità e una lezione indimenticabile ai malsani fruitori del rispetto umano e agli ipocriti di qualsivoglia “fazione”.
Pertanto, le dico sì: in “reciproco spirito di sincerità”! Sottoscrivo le sue parole, carissima Adriana.
Alla prossima!
Adriana,
ben sappiamo che la Bibbia non ordina i suoi libri in base alla “età”. Non si rispetta un ordine cronologico.
Vuol forse alludere alle incertezze sulla datazione? Ma ci sono anche sull’autore, poi!
S. Girolamo – dando credito ad alcuni scrittori antichi, a detta del Ricciotti – attribuì la paternità dell’ultimo (presunto, per alcuni) testo dell’Antico Testamento a Filone di Alessandria, è vero, eppure oggi gli esperti credono si tratti piuttosto di un ebreo della comunità ebraica di Alessandria d’Egitto, molto pio e per questo intenzionato a rivolgersi soprattutto ai Giudei, giovani, troppo esposti al “fascino” ellenista senza alcuno che li “richiamasse” alla tradizione dei padri.
Ma, tornando alla data, le mie fonti – diversificate – danno per molto probabile “dopo il 30 a.C.” in quanto l’occupazione romana dell’Egitto – il periodo è quello dell’impero di Ottaviano Augusto – dà il via all’era della kràtesis (sovranità), termine greco che ricorre UNICAMENTE nel presente libro!
Non mancano altre tesi – e lei stessa se ne fa portavoce, evidentemente – ma godono di scarsa attendibilità, come questo particolare mi pare ben evidenzi. Al momento non ho modo di approfondire.
Per mancanza di tempo e per non cavillare mi fermo, ma si potrebbero aggiungere tanti particolari, e se altri stilumcuriali partecipassero al confronto penso potremmo non uscire più dall’arena, Adriana. 😊
Concludo con la convinzione di un approccio ai Testi Sacri – soprattutto ai Testi Sacri! – da “uomini pneumatici” e non da “psichici”… Una scelta che personalmente ho tentato di attuare, non senza chiedere aiuto dall’Alto, per poter comprendere il più possibile – limiti e volontà di Dio permettendo – ciò che mi era ostico e oscuro.
Il mio approccio era inconsapevolmente sbagliato. E Fides et Ratio sono complementari.
Un caro saluto.
Occhi,
si sarà accorto che ho trascurato il nome dell’autore di quella preghiera….si tratta di Rabi’a Adawyya ( nota anche come Rabi’a Bosri, Bassora, 713-801 ) , fu chiamata con venerazione ” La Madre dei Sufi ” ).
Trascorse la sua vita a piangere e a pregare…ogni altra cosa la ” distraeva ” da Dio, fosse pure Maometto o la Kaaba o legami umani… Forse così, e solo così si può giungere a quella disinteressata preghiera di amore a Dio che lei auspica….annichilendo sé stessi.
Non voleva essere un tranello nascosto da parte mia,
bensì uno stimolo al dialogo. Per il momento finisco qui per mancanza di tempo. Ringrazio delle bellissime parole….alla prossima.
Occhi,
Posto qui,
in assenza di segnalino…
ciò che intendevo far notare era la discrasia – o il contrasto- tra la reiterata attesa del MESSIA, espressa nei testi dell’A.T., e l’assenza di citazione del Cristo nell’ultimo, biblico libro ( coevo di Gesù ) della Sapienza: ( titolo che pare alludere a tutta la Sapienza del popolo di Israele nei confronti di un’attesa tanto auspicata e desiderata, ma dove non si fa il minimo cenno di Gesù ).
Occhi,
posto qui di seguito al mio precedente ragionamento sulla Sapienza, per il solito motivo, e concludo affermando che le sentenze di tale testo ( da un punto di vista eminentemente cristiano ), valgono quanto le sentenze di Confucio o di Lao Tze, o di quelle trasmessoci dall’Antico Egitto. Encomiabili, ma non ” divine “.
Occhi,
E.C.: ” TrasmEsseci. Chiedo scusa per la battitura…mon clavier mi fa scherzi strani…
Occhi, concordo sulla considerazione che Lucifer ( o come si intenda chiamarlo ), sembri molto più ” ambito e richiesto” di un Dio buono e amorevole….Fin dai tempi -almeno – di Nietzche che ritenne ” defunto ” il Dio dell’Antico e Nuovo Patto. Mi pare, anzi, che ogniqualvolta l’uomo si atteggi ad Angelo, o a Dio benefico, egli si trasformi automaticamente in Diavolo, o Dèmone distruttore
( consapevole o inconsapevole che egli ne sia ).
Intervenissero gli Angeli ( o dèi delle Nazioni ) ad interrompere tale scempio!
Adriana carissima,
si fatica enormemente a proseguire il dialogo, in quanto i suoi messaggi non mi appaiono a distanze di tempo ragionevoli, come immagino capiterà anche a lei.
Si resta pertanto inevitabilmente disorientati.
Perdoni dunque il ritardo con cui le scrivo in questa caotica e distraente giornata.
La sua Rabi’a: direi evidente che attinge da Dio in modo molto singolare!
Segno per me, ancora una volta, che Dio – per ogni dove, nella libera scelta del quando e del chi – “parla”.
Ed oggi non può essere poi tanto diverso, nonostante il pullulare di mistificatori e pseudomistici, con evidenti secondi fini (vanità a parte), che spingono a supporre il contrario.
Riguardo all’accenno di un necessario annichilimento per giungere a un dialogo d’amore con Dio, senza altro interesse di sorta, colgo l’occasione per sfatare un luogo comune che troppo di frequente si appioppa al cattolicesimo: per il mistico, come per l’uomo delle vie ordinarie, il sacrificio di sé (l’atto) non ha e non dovrebbe avere nulla di stoico, di masochistico o di funereo.
E’ una spoliazione, una “espropriazione” volontaria di tutto ciò che si è e si ha, per amor di Dio e, in secundis, del prossimo (Salus Animarum), con la certezza di una “riappropriazione” (che poi è in sostanza la stessa Santissima Trinità) di proporzioni incalcolabili, già ravvisata nell’esperienza del divino.
Credo sia importante sottolineare, nel cattolicesimo (quand’anche parlassimo di scelte eremitiche o di romitaggio), che Dio e il prossimo sono inscindibili. San Giovanni Ev. docet (se non ami il prossimo che vedi, come puoi amar Dio che non vedi?).
Così, chi si vanta di aver fede e si riempie la bocca di amor di Dio e poi non ha alcun tipo di attenzione, delicatezza e rispetto per il prossimo, trattandolo a pesci in faccia con una insolenza da manuale psichiatrico, non può essere ciò che dice di essere. Mi pare molto logico.
Penso, poi, che il Libro della Sapienza faccia il suo percorso, Adriana. In mani d’uomo.
E’ così che, in base alle fonti cui ci si affida, si traggono conclusioni diverse.
Le “vicissitudini” di questo testo sono particolari (per autore e datazione, soprattutto; lei, invece, forse è più perplessa del “contenuto manchevole”. Ho come l’impressione, però, che certe fonti mirino a screditare la Bibbia con la Bibbia e l’operazione mi pare subdola e interessata) ma credo ciò che conti di più sia porsi in ascolto affinchè, menti investigative e irrequiete, soprattutto, non finiscano col perdersi nei meandri che la Cultura – intendo idolo! – spesso impone per relegarci nel Labirinto di Cnosso…
La seduzione di indulgere, poi, ad una sorta di “cerebrofeticismo” fa il resto! Mi consenta questo sperimentalismo un pò spinto ma credo possa rendere bene l’idea. E “Lucifer” sa il fatto suo, del resto.
Riporto ora anche un pensiero molto profondo del Prof. Gotti Tedeschi, postato a commento del nuovo articolo dell’IB, tra l’altro:
“Caro Investigatore Biblico, traduzione ed interpretazione a parte, sono convinto che oggi il significato di Mammona sia piuttosto: CULTURA, è infatti la cultura cosiddetta dominante che sceglie ed impone i Valori di riferimento (quale la ricerca della ricchezza, se vuole). E’ la Cultura impregnata di nichilismo a confondere l’uomo e imporgli di servire altri valori alternativi a Dio. Lo spiega anche Benedetto XVI nella introduzione a Caritas in Veritate. Provi a rifletterci su. Grazie. Gotti Tedeschi”.
La mia vita, dopo la conversione, è Dio ma anche Chiesa, Adriana, e credo pertanto di non poter offrire a nessuno quell’originalità e apertura di pensiero a qualificarmi per quel che, tra l’altro, scelgo di non essere.
Ognuno ha una formazione specifica per la vocazione cui è destinato, d’altronde.
Ma posso assicurarle che la porta che chiudo a determinate insinuazioni che generalmente non convincono chi viaggia sul “mezzo” Fides et Ratio, è poi la medesima che spalanco a chiunque mi si presenti davanti con onestà e veracità.
Va da sè, carissima, che il suo “stimolo al dialogo” l’ho grandemente apprezzato; e così – non in altro modo – l’ho recepito!
I suoi interventi sono sempre preziosi per me (che la osservo da un pò) e stia certa che non li “lascio” qui ma saranno oggetto di riflessione nelle mie giornate e preghiere.
E’ stato un gran piacere per me. Nuovamente.
A presto, Adriana, e grazie.
Occhi,
posto qui in mancanza del solito segnalino.
Grazie della risposta, nonostante i ” dispetti ” del blog che affliggono entrambi.
Premessa necessaria ( forse ): io non intendo convincere nessuno. Io cerco. E se qualcuno mi suggerisce una via praticabile, ne prendo atto volentieri.
Arrivo all’esimio Gotti Tedeschi. Risposta ottima quella di lui…ma totalmente ” laica “, ( come lo è quella di Ratzinger a cui si ispira ). Mammona scompare, e con esso, la fede ancestrale, ma anche moderna, nella potenza della divinità ( buona o cattiva che essa sia) . Mi pare che anche la formula del battesimo sia cambiata oggi nel senso di un indirizzo:
” moderno/accettabile “.
Chi è, qui, che subisce di più la
” tentazione ” del cerebralismo intellettualistico?
Vede: confesso ( mea culpa ) di non sopportare l’esibizione di giaculatorie, di manine giunte, di condanne certe e precostituite all’Inferno per chi non si dimostri devoto secondo un certo canone ( quale? ) al 100/100.
Ma sono altrettanto diffidente nei confronti di chi usa il linguaggio della sociologia, o della economia, o della psicologia, o della parafilosofia per sostenere dettami che sono sicuramente adatti alla conversazione elitaria di un salotto intellettuale, ma che non parlano al cuore dell’uomo che si rivolge all’Eternità ( che non dipende e non deriva dalla
quotidianità- ). Provvisoriamente termino qui. Grazie per tutta la sua considerazione di cui mi sento indegna, ma che pure mi fa piacere -come negarlo?-. A buon risentirci ( se se la sente ), Adriana.
La premessa non era necessaria, Adriana. 🙂
Non potersi stringere la mano né vedersi non è affatto uno svantaggio. Qui si è costretti a non usare i sensi corporei a favore di un discernimento che tenti di cogliere nella verità chi si ha “di fronte”. Trovo sia congeniale alle mie propensioni, dato che, di mio, bado molto poco agli “orpelli esteriori”.
Ciò non di meno apprezzo grandemente la sua sincerità e il suo intervento, che trovo particolarmente “gustoso” e interessante.
Condivido in toto il suo pensiero riguardo ad un preoccupante lassismo sul fronte “fede” ma mi assillano oltremodo le posizioni estremistiche sempre più emergenti di un falso tradizionalismo “tutto cappa e spada”. Che non è quello di BXVI, come laicismo e modernismo, del resto.
Per capire un testo, così come una persona, non ci si può affidare solo alla “lettera” ma diventa essenziale coglierne lo “spirito”. E, certo, parlare “al cuore dell’uomo che si rivolge all’Eternità” va fatto con un linguaggio attuale, perché l’Eternità comincia qui e ora.
Sul “cerebralismo intellettualistico” da salotto (ma anche no) credo la mia posizione sia ben chiara nell’ambito dell’arena stilumcuriale, per chi è attento. Oltretutto, cercando di amare le anime, prediligo il tête-à-tête anche nella vita.
Non serve, dunque, io dica altro quando chi osserva può trarre da sé le sue conclusioni.
Termino: oggi mi ritrovavo a leggere un commento del Matto che citava la Weil e ho sentito desiderio di dire la mia. Mi chiedevo allora (non perchè mi risponda), pensando alla Weil, se lei avesse letto “Lettera a un religioso”.
La ringrazio del suo tempo, Adriana. Non è scontato darne generosamente e qualitativamente…
A buon risentirci, allora!
Non avrei mai sospettato – ma con un po’ di malizia ci sarei arrivato lo stesso – che questa disgraziatissima Nazione fosse popolata di così tanti colti esegeti di lingue antiche e scritture sacre. Ma tant’è! Sarebbe bastato ricordare i palinsesti televisivi nei quali si discute a parole di sport o di politica per convincersi di quanti e tali professionisti ed esperti la società sia colma.
Intendiamoci, io non ne so nulla: né delle materie suddette (buone solo a confondere le menti) né delle lingue antiche e delle traduzioni bibliche (“buone”, volendo, a confondere le anime).
Non me ne vorrete, pertanto, spero, se anch”io, che ho natali italici almeno dal 1300, anch’io do’ il miio piccolo e assolutamente non qualificato contributo alla discussione.
E allora aggiungo queste premesse:
1) La Verità non la si serve con la polemica;
2) La Verità non la si serve con l’orgoglio e la presunzione; se anche si avesse ragione, in tali casi, la si perderebbe perché, anzi, la Verità si piega e diventa vera quando è servita con vera umiltà.
3) La Verità non la si serve senza praticare la Misericordia.
4) La divisione sappiamo da dove viene; e sappiamo pure che non può servire la Chiesa (tutta intera) che comunque è governata dallo Spirito Santo nei modi e nei tempi che Lui sa.
E infine (tranquilli… ho quasi finito):
Le categorie che conosciamo non sono naturali, sono gli strumenti che il Buon Dio ha fornito agli uomini per comprenderlo almeno un po’, quello che serve. Così, ad esempio, non siamo genitori e figli perché la natura così ha provveduto ma perché, se non fossimo padri, madri e figli non capiremmo mai la paternità di Dio né l’amore suo viscerale, incommensurabile, eterno, altrimenti incomprensibile per noi suoi figli.
Allora, Dio si pente o non si pente?
Dio, in quanto Dio, non si pente. Dio, in quanto Padre, può pentirsi.
Capita a tutti i padri umani di pentirsi in ragione di certe decisioni giustissime prese per la correzione, anche dura, dei figli, dopo che, per misericordia e amore, vede la loro sofferenza o ascolta le loro suppliche.
La punizione sarebbe stata sacrosanta… ma il perdono e la misericordia, l’amore più di tutto, sono ben più forti della giustizia, la quale sarà soddisfatta in altro modo.
Dio è Amore! E non di quello sdolcinato di cui il mondo parla d sempre, ma il Suo. Dio non può tradire se stesso. Dio mi ama, ama voi, ama le sue creature, Dio può tutto, anche “pentirsi” per il Suo Amore. Il Signore attira a sé e lo Spirito Santo parla ai cuori, li istruisce.
A forza di disquisire sulle parole e spaccare il capello in quattro si capisce bene che la Parola di Dio diventa un pretesto sullo sfondo; alla ribalta pare che gli attori siano altri e la discussione prende una piega farisaica che inquieta.
Farisaica, ho detto: ricorda nulla?
Ringrazi il cielo di essere in possesso della Verità, per la nobiltà ( relativamente ) antica dei natali di cappa e spada.
Veda…noi, volgari plebei, invece, dobbiamo studiare… e ci piace pure farlo.
*
sgsdfhjgj
*
Gentile Tosatti,
i numeri sono aumentati…in cambio da stamattina sono scomparsi tre nuovi interventi di don Ettore.
Gentile Tosatti,
sotto il titolo dell’articolo rimane fermo il numero di 73 lettori nonostante gli interventi siano arrivati a 77.
Il sito fa quello che vuole. A breve cambierà tutto.
Rispondo alla meraviglia di don Ettore e di Enrico sulla confusione e ignoranza dei Cattolici a proposito dell’Antico Testamento con questo link
https;//www.luigialbano.it/era-permesso-leggere-la-bibbia.html/
…inoltre i Cattolici si trovarono ,molto a lungo, davanti ad autorevoli istruzioni come queste: ( A Catholic Dictionary ):
” La Tradizione precede, racchiude, accompagna e va oltre le Scritture “;
” La Chiesa…afferma che tutta la Scrittura è la parola di Dioò, ma nello stesso tempo, sostiene che esiste una parola di Dio non scritta superiore alla Scrittura.”
Quindi, capirete bene come, presi dalle due ganasce di questa tenaglia, scarso desiderio avessero i Cattolici di approfondire le Scritture.
Vero: Tradizione e Scritture. Singolarmente non hanno valore.
Non tutta la Parola di Dio è espressa nelle Scritture, poiché tra l’altro vi fu, DOVETTE esservi, anche una Tradizione ORALE: «una parola di Dio non scritta superiore alla Scrittura».
Argomento gigantesco e delicatissimo, poiché oltretutto vi è coinvolta anche la mistica, la quale, in un modo nell’altro, non si accontenta della fede nelle Scritture e nella dottrina che ne è stabilita.
È assolutamente vero anche ora: Antico e Nuovo Testamento altro non sono che tradizione orale messa per iscritto. C’è stata prima l’oralità e poi la scrittura
Ciò non toglie che la Scrittura vada conosciuta secondo le proprie possibilità
Povero Investigatore biblico! Chi lo loda e chi lo sbroda.
L’investigazione, che in genere serve a chiarire, diventa invece motivo di confusione.
Ma, a parte questo, e visto che in ambito cattolico la confusione regna sovrana, molto interessante risulta il pentimento di Dio. Sembra infatti assodato che Dio “si pentì”.
Insomma, da quanto risulta scritto, Dio è come l’uomo: prende decisioni e poi si pente, oppure, come nei giorni della creazione è contento (“e vide che era buono”).
Vale a dire: l’uomo è come Dio perché Dio è come l’uomo: nutre sentimenti contrastanti e quindi è soggetto a turbamenti e ripensamenti.
Dico bene?
S. Agostino, da qualche parte, scrive di non intorbidare ciò che si legge. Saranno almeno tre i commenti in cui ho parlato a chiare lettere di linguaggio antropomorfico. E tant’è lei continua come un disco rotto a dire sempre le stesse cose.
Tutta la Scrittura usa un linguaggio antropomorfico e analogico, anche Gesù nel Vangelo.. Allora, o buttiamo via tutta la Bibbia, dicendo che non è abbastanza razionale per i nostri gusti oppure cerchiamo di capirla, abbassando un po’ la cresta. Non crede?
A don Ettore e ad Enrico,
perdonate se mi rivolgo ad entrambi per osservare: 1) che la conseguenza finale dedotta da Enrico mi pare non collimare con le sue premesse, ma piuttosto sulla interiore e ” ascetica ” separazione tra il SE’ e l’IO che avviene, secondo Jung, durante un sacrificio e, in particolare, durante quello della S.Messa.
2 ) Che l’appello di don Ettore ad un modo più ” concreto”, meno arzigogolato
di interpretare il senso del messaggio religioso, forse, non tiene conto dell’influenza che può aver esercitato su animi sensibili, alla ricerca dell’Assoluto, la concezione ” interiorizzata ” di Benedetto XVI per il quale -in un certo modo- non è cogente ispirarsi a quanto suggerito da fonti esterne di fede e di storia, ma piuttosto a quanto già si trova nel cuore e nella psiche dell’uomo.
Chiedo perdono ad entrambi per questa non richiesta “intrusione”, ma al vostro dialogo molto interessante mi pareva opportuno aggiungere il povero ( e forse erroneo ) frutto del mio sincero pensiero.
Adriana,
“Che la conseguenza finale dedotta da Enrico mi pare non collimare con le sue premesse”.
Per favore, potresti esplicare un pochino?
Grazie.
E … buondì.
Enrico,
ma solo un pochino perchè la faccenda è lunga e complessa…
tu ti rifai ad un: ” Così in basso come in alto “…apparentemente. Invece mi sembra che tu aderisca piuttosto alla concezione delle immagini numinose archetipiche di Jung e al loro effetto sulla coscienza che può essere duplice. 1) La coscienza ne viene arricchita; 2 ) ne viene disorientata fino alla possibilità di scissione ( o anche di frammentazione ) tra l’Io e il SE’.
L’Archetipo più potente dell’inconscio collettivo, il nostro più intimo centro è il SE’….Ed il SE’ ( nei tempi più recenti ) aveva fatto la sua comparsa nelle vesti di un determinato uomo: il Gesù di Nazareth. Prima….beh!…
( per…agevolare https://www.psicheweb.net/il-simbolo-divino-in-carl-jung/ )
Il basso e l’alto, il cielo e la terra, sono distinti ma non separati. Questa non dualità è nella mente o coscienza dell’uomo.
Non c’è nulla fuori della la mente o coscienza dell’uomo. Tanto la Trascendenza (il Regno dei cieli) quanto l’immanenza sono dentro di esso.
Tutto il gioco si gioca nel campo della mente o coscienza dell’uomo.
Qui entra in ballo la pretesa dell’assolutismo religioso che tende fortissimamente ad imperare sui cervelli all’ammasso.
Enrico,
rispondo qua dove c’è il segnalino, sparito altrove.
Sull’ argomento dell’assolutismo trovo molto ” istruttivo” il vecchio, ma sempre valido film di Bunuel: ” La via lattea “.
Ma, probabilmente tu lo conosci…
Caro don Ettore,
non mi prenda per un sofista ma … io suono il disco che mi vien di suonare, come Lei e ciascun altro suona il suo. Insomma ognuno suona il suo disco rotto (o la stessa musica che dir si voglia).
Si sa che il significato letterale di ciò che è scritto è il primo gradino a cui seguono l’allegorico, il morale e l’anagogico (quest’ultimo, si deve dirlo, causa di non improbabili sfarfalleggiamenti esegetici).
Ora, non è che il significato letterale si possa scavalcare con una certa disinvoltura, e i commenti su questa tornata del blog, come in numerose altre, lo dimostrano.
Per esempio, fiumi di parole (di dischi rotti) sono scorsi sulla famosa modifica del Padre nostro da “non ci indurre” a “non abbandonarci”: ognuno ha suonato la sua musica. E, a meno di non ricordare male, nessuno ha fornito spiegazioni anagogiche in merito.
In ogni caso, attendo da Lei la spiegazione del senso anagogico del “si pentì”, perché io, lo ammetto, non ci arrivo.
A meno che non si smetta di riconoscere a Dio la personalità con le sue “sfumature” antropologiche. Ma lei sa meglio di me dove si va a finire (oltre che incappare nell’anatema dei puri e duri).
intanto, a proposito di dischi rotti, occorre distinguere tra le proprie opinioni personali e l’insegnamento costante della Chiesa, che mi risulta assistita dallo Spirito Santo. Io non le ho proposto le mie personali interpretazioni, ma quelle che fornisce la Chiesa. Mi pare che lei abbia l’abitudine di mettere tutto sullo stesso piano, ossia le personali opinioni sue (o mie), con quelle che personali non sono, ma si fondano sull’autorità conferita da Cristo alla sua Chiesa, sempre che ci muoviamo ancora in un ambito di fede cattolica. Se non è così, lo dica pure: perché mi pare assurdo dare risposte cattoliche a chi cattolico non è o non è più.
Quanto all’espressione “si pentì”, significa semplicemente che in previsione dell’intercessione di Mosè Dio sapeva dall’eternità che non avrebbe distrutto il popolo da Lui stesso scelto.
Siccome l’Autore sacro scrive con le conoscenze di oltre 3000 anni fa riporta il dialogo come se Dio in quel momento avesse cambiato idea. Ciò che è un modo antropomorfico (tutto l’Antico Testamento ne è pieno zeppo) di rappresentare l’agire di Dio.
Oppure può fare come Mauro Biglino, Corrado Augias e Piergiorgio Oddifreddi e leggere la Bibbia al di fuoridi ogni Tradizione ecclesiale: e sarà tutto un coacervo di contraddizioni, di follie e di crudeltà.
Essere cattolico non significa buttare il cervello all’ammasso e farselo pilotare dalla “autorità” che ti dice cosa e come devi pensare. L’assolutismo religioso è una gran brutta bestia e la storia ce lo racconta.
In quanto a “contraddizioni, follie e crudeltà” stendiamo un velo pietoso.
Leggendo i vari commenti scandalizzati riguardo al “pentirsi” di Dio ho l’impressione che molti non abbiano mai letto né ascoltato l’Antico Testamento che utilizza spesso e volentieri un linguaggio antropomorfico.
Ha ragione, don Ettore. Ho avuto la stessa impressione. Oltre a nutrire più di un dubbio sull’affidabilità delle indgini dell’Investigatore biblico, che è stato còlto in fallo più di una volta (anche qui, per es. da Giovanni Episcopo).
Egregio Investigatore, uno studioso di lingua ebraica, seppure alle prime armi, dovrebbe essere in grado di traslitterare correttamente la voce verbale in questione: “wayyinnàchem”, e non come scrive lei “waynnahem”. Quindi, non essendo in grado di trascrivere il termine, sono autorizzato a ritenere che non è in grado nemmeno di pronunciarlo correttamente e tantomeno di riconoscerne la morfologia. La grafia che lei indica è sommamente erronea, perché scambia la ‘he’ con la più aspirata ‘het’ (da me resa con ‘ch’ come fanno alcune grammatiche) e addirittura omette il doppio ‘yodh’ indicato dal daghesh; ergo lei non conosce la regola del raddoppiamento della consonante del prefisso all’imperfetto, che viene quasi sempre osservata dopo il ‘waw’ inversivo; omette poi di trascrivere il punto vocalico relativo allo ‘hîreq’, cioè la lettera ‘i’. Ne viene fuori il suo “waynnahem” che non significa nulla. La voce verbale in questione, invece, con radice נחם, nella coniugazione Niphal, la quale ha valore medio-passivo-riflessivo, all’imperfetto con waw inversivo, cioè proprio “wayyinnàchem”, come da Testo masoretico relativo a Es 32,14, accompagnato dalla preposizione “ ‘al” com’è proprio il caso in ispecie, significa esattamente «(ed) egli si pentì». È la prima traduzione possibile. Ma in verità lei non è nuovo a queste uscite, e mi fermo qui. Un consiglio mi sento di dare: lasci perdere le Bibbie interlineari. Ma un po’mi meraviglia che le “anomalie” che propone vengano prese in considerazione da blog degni di una certa considerazione.
La ciliegina sulla torta in merito alle traduzioni, alle esegesi e compagnia bella!
Perciò: Dio si pentì. Esattamente: si pentì!
Enrico,
esatto. Ma torneranno alla carica come prima. Qua pare che nessuno si prenda la briga di leggere e studiare l’Antico Testamento, né in ebraico né in italiano; eppure- se non erro- fu proprio Paolo VI a concedere, dopo secoli, questo ” lusso “.
Perdoni l’intromissione ma ci sono altri punti nella Bibbia in cui compare il verbo “pentirsi”/“wayyinnàchem”?
Oltre ad Es 32,14 non andrebbero almeno verificati per un doveroso confronto 2Sam 24, 16, Ger 18,8 e Genesi 6, 6-7, ricordato da don Barbieri?
E in Gl 2,13-14 spunta un “ravvedersi”: fu usato wayyinnàchem o altro verbo? Aiuterebbe a capire, credo.
Al di là del suo commento pertinente e molto interessante – non l’unico – credo sia importante non abbassare la guardia, da un pò di tempo in qua: questo l’intento primario dell’Investigatore Biblico!
Non focalizzerei, allora, l’attenzione solo sul dettaglio – importantissimo! – ma anche sul senso di queste ricerche…
Soprattutto dopo il cambiamento ufficiale, e molto significativo, del Padre Nostro nella Liturgia.
Saluto cordialmente, auspicando un intervento – sarebbe molto gradito, a questo punto – dell’Investigatore Biblico!
Giusto, Occhi aperti. Però Lei capisce che non si possono seminare dubbi a caso. Quando si armeggia con i testi, tanto più con i testi sacri, bisogna essere precisi. Altrimenti si rischia di segnalare cattive intenzioni là dove non ci sono, screditando così la buona causa in cui la sorveglianza che Lei giustamente caldeggia consiste. *** L’intento è lodevole e in vari casi l’Investigatore ha lavorato bene. Ma occorre stare attenti a non vedere spettri dappertutto, innescando pericolosi fai da te. Credo che nel caso specifico le puntualizzazioni di don Ettore Barbieri siano saluberrime.
Stilobate, bentrovato!
Il suo commento mi trova concorde in toto.
Inoltre, plaudo con lei alle ottime, puntuali precisazioni di DON ETTORE BARBIERI.
Carissimo Occhi aperti, nei forum internet è raro incontrare persone che danno al prossimo il bentornato anche a distanza di tempo. In genere l’interazione è temporanea e i rapporti fra le persone durano quanto il battito d’ali di una farfalla. Mi pare che Lei rappresenti, sotto questo profilo, una luminosa eccezione. *** Troppo spesso tendiamo a dimenticare che dietro a ogni commento c’è una persona in carne e ossa, e mente, e spirito. Dai Suoi commenti mi sono fatto l’idea di una persona che a partire da chiari punti di riferimento conduce un serio lavoro di ricerca interiore. Mi sembra di percepire, dietro i Suoi interventi, un lungo percorso. *** Del Suo saluto La ringrazio davvero e lo ricambio con cordialità. Fraternamente in Cristo.
Stilobate carissimo,
impossibile per me dimenticare i suoi interventi. Mi hanno segnato e arricchito sempre grandemente, più di quanto non si possa dire, molto al di là della cultura che possiede e – cosa più importante – riesce a trasmettere. Già questo è un raro dono, rivelativo. Sebbene non il più prezioso in suo possesso, io credo.
Spero pertanto la nostra conoscenza possa consolidarsi nel tempo, superando anche eventuali punti di disaccordo, per aiutarci a crescere nelle nostre rispettive vocazioni.
Come non darle dunque il mio bentrovato da questa bella ma impegnativa “terra di missione” che è Stilum?
Ringrazio e ricambio di cuore il suo fraterno saluto in Xsto.
@OCCHI APERTI:
Gentilissimo, rispondo alle sue curiosità:
1) Gn 6,6s, Bibbia CEI 2008:
E il Signore SI PENTÌ di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato … perché SONO PENTITO di averli fatti».
Il Testo masoretico riporta al v. 6: wayyinàchem YHWH kî-‘āśāh et-hā’ādām;
al v. 7: kî nichàmtî kî ‘ăśîtim
Il verbo è il medesimo: “nichàm” al perfetto e all’imperfetto Niphal con waw inversivo.
2) 2Sam 24,16:
“E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore SI PENTÌ di quel male”.
Nel Testo masoretico: wayyinnàchem YHWH ‘el hārā‘āh
3) Ger 18,8:
«io MI PENTO del male che avevo pensato di farle»
wənichamtî ‘al-hārā‘āh ’ăšer chāšàvtî;
Pure qui il verbo è quello: “nichàm”
4) Infine Gl 2,13s:
“Egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, PRONTO A RAVVEDERSI riguardo al male. Chi sa che non cambi e SI RAVVEDA e lasci dietro a sé una benedizione?”
Leggiamo in ebraico:
wənichām ‘al- hārā‘āh (v. 13)
mî yôrēª‘ yāšûv wənichām (v. 14).
Mi pare che non ci siano dubbi. Il verbo ebraico è sempre il medesimo di Es 32,14, nella coniugazione Niphal (medio-passiva-riflessiva) trascritto alla 3ª sing. del perfetto come “nichàm”. La costruzione ricorrente, che spesso adopera le preposizioni ‘al (su, sopra, contro) e ’el (a, verso), indica proprio questo atteggiamento di “ripensamento, cambio di sentimento o atteggiamento rispetto a un’azione o atteggiamento”.
Mi dispiace, ma l’Investigatore – ribadisco – dovrebbe lasciar perdere le Bibbie interlineari, che possono essere fuorvianti. Consiglio invece vivamente di rinverdire le conoscenze grammaticali dell’Ebraico biblico. Infine, una preghiera al curatore del blog: nell’ipotesi che dovesse ancora capitare, credo sia utile sottoporre le osservazioni, in via preliminare, a qualche studioso collaudato delle materie in ispecie. Cordialmente.
Mi ha tolto ogni dubbio e curiosità. È stato gentilissimo e davvero sul pezzo!
Spiace il silenzio dell’Investigatore.
Un sincero: “ho sbagliato” o “perdonate le mie conclusioni frettolose” lo avrei gradito.
Faccio notare – per spezzare una lancia a favore del dott. Tosatti – che su Duc in Altum era stato pubblicato il medesimo articolo il giorno prima, mi pare. Ma Valli non ha “la diretta” della comunità stilumcuriale…
Ad ogni modo ci sono stati ottimi interventi a chiarire. La cosa si chiude in positivo.
La ringrazio di cuore.
Incredibile. E meno male che a me sul suo blog, questo investigatore ha detto: “Conosco il significato dell’ebraico in tutti i suoi contesti. Per questo ti dico: studia l’ebraico a Gerusalemme. Poi ne possiamo riparlare”😄
Le interminabili divergenze sui significati delle Scritture fanno pensare anche ai Compositori delle medesime.
E cioè: è stabilito che gli Scrittori erano ispirati da Dio e quindi le Scritture sono Parola di Dio.
Ma gli Scrittori erano esseri umani, e come tali afflitti anch’essi dai limiti umani. Non sarà quindi un azzardo chiedersi se l’umanità abbia partecipato alla stesura delle Scritture, ovvero quanto lo Scrittore ci abbia messo del suo.
Stesso discorso per i traduttori, dato che, come si dice, tradurre è un po’ tradire.
La Chiesa ha sempre insegnato che l’Autore divino, ossia lo Spirito Santo, ha fatto in modo che gli autori umani scrivessero solamente ciò che Egli voleva che fosse scritto per la nostra salvezza, senza per questo eliminare o compensare i loro limiti, le loro conoscenze, la loro mentalità.
L’ispirazione biblica non equivale ad una sorta di scrittura automatica in cui il medium tiene in mano la penna, ma questa scrive da sola: queste cose le fa il demonio.
Dio rispetta sempre la nostra umanità e porta avanti il proprio disegno senza violentare la nostra intelligenza e la nostra volontà.
È per questo che esistono criteri interpretativi molto precisi per quanto riguarda la Scrittura, che furono delineati già dal Padri della Chiesa: la Bibbia è data alla Chiesa e la Chiesa ha i mezzi per interpretarla correttamente. Altrimenti c’è illiberale esame luterano con la conseguente frantumazione della comunità cristiana in una miriade di gruppi e gruppuscoli.
Scusi, don Ettore, non è che voglia fare il pignolo, però lei conferma le mie perplessità scrivendo:
” La Chiesa ha sempre insegnato che l’Autore divino, ossia lo Spirito Santo, ha fatto in modo che gli autori umani scrivessero solamente ciò che Egli voleva che fosse scritto per la nostra salvezza, senza per questo eliminare o compensare i loro limiti, le loro conoscenze, la loro mentalità”.
Se non fu scrittura automatica vuol dire che ci furono contributi/aggiustamenti umani: non si può affermare che gli autori umani hanno scritto soltanto le parole di Dio, perché questa sarebbe stata scrittura automatica.
Gli elementi umani non impediscono allo Spirito Santo di farci conoscere ciò che è utile o necessario per la nostra salvezza . Che è un po’ come dire che Dio scrive dritto sulle righe storte. Dio compie la sua volontà attraverso la storia umana: non l’ha fatto con il proprio Figlio? Giuda ha voluto tradirlo, le autorità ebraiche volevano ucciderlo, Ponzio Pilato se n’è lavato le mani, ciascuno ha fatto quel che ha voluto, ma attraverso queste singole volontà si è realizzato il disegno di salvezza.
Don Ettore,
allora menzione al merito peri ” cattivi “, i veri -terreni- motori della salvezza.
Infatti, signora Adriana, tutti compiono la volontà di Dio, anche i demoni: Dio, nella sua Provvidenza, volge anche il male al bene per la confusione dei cattivi.
Don Ettore, sembrerebbe, a quanto afferma, che ( in causa seconda o terza…) Dio si ” diverta” a “comandare ai dèmoni”, a “giocare” con loro una lunghissima partita… però a spese dell’uomo.
In effetti, potrebbe sembrare così. È il mistero mai risolto dell’incontro fra la libertà divina e quella delle creature.
Ciò di cui possiamo essere certi è che Dio ha in mano le redini di tutto e che volge tutto al bene, tranne quando uno si sottragga volontariamente e definitivamente al suo disegno di salvezza.
Don Ettore, Il mistero, per sua definizione, dovrebbe essere inconoscibile. Allora mi chiedo come può fare un uomo ad essere contrario coscientemente alla volontà divina che rimane, appunto, velata dal mistero.
Sono domande tremende, me ne rendo conto…e ,forse, non trovano risposta udibile. Non ci rimane che la Speranza.
Molto interessante. Grazie. Condivido in pieno
Dio non ha nulla di cui pentirsi.
Perché non ha nulla di cui chiedere scusa.
Il pentimento è necessario al peccatore, non a Dio.
Anche ImplorarLo perché allontani i flagelli, meritati dai nostri peccati, è nostro compito.
Le osservazioni dell’Investigatore Biblico possono apparire giustificate. Pur tuttavia, cercando nel Dizionario di Ebraico Biblico di Luis Alonso Schökel, che credo sia uno dei migliori in circolazione, il verbo in questione, nella forma Niphal, col waw inversivo – cioè “wayyinnachem” (scritto con ‘het’ e non con ‘he’) – è così tradotto: «PENTIRSI, dolersi, affliggersi, rammaricarsi, deplorare, lamentare, dispiacere/rincrescere a qcno; consolarsi, alleggerirsi, lenirsi, calmarsi, placarsi; compatire, condolersi, impietosirsi, avere pietà, provare pena, compassione, pietà». Non vedo “REVOCARE” tra i possibili significati. Questo ad onor del vero.
È ovvio, è quello che ho scritto anch’io ma Tosatti ha censurato. Si vede che questo gli è scappato.
Gabriele, lei ha scritto circa centosette commenti con lo stesso testo. Ne ho pubblicato uno, o due.
Pino, non solo non c’è “revocare”, ma c’è la citazione del versetto Es 32,14 ad esempio di “pentirsi” . Più chiaro di così non si può, è pazzesco.
God seems to be taking care of America, at least where I am the smoke is terrible from all these forest fires. You can look at the online map here:
https://fire.airnow.gov/
Numeri 23,19:
<>
Exodi XXXII, VII-XIV (Esodo 32, 7-14)
Locutus est autem Dominus ad Moysen, dicens: Vade, descende: peccavit populus tuus, quem eduxisti de terra Aegypti.
Recesserunt cito de via, quam ostendisti eis, feceruntque sibi vitulum conflatilem, et adoraverunt, atque immolantes eu hostias, dixerunt: Isti sunt dii tui, Israël, qui te eduxerunt de terra Aegypti.
Rursumque ait Dominus ad Moisen: Cerno quod populus iste durae cervicis sit:
dimitte me, ut irascatur furor meus contra eos, et deleam eos, faciamque te in gentem magnam.
Moyses autem orabat Dominum Deum suum, dicens: Cur, Domine, irascitur furor tuus contra populum tuum, quem eduxisti de terra Aegypti, in fortitudine magna, et in manu robusta?
Ne, quaeso, dicant Aegypti: Callide eduxit eos, ut interficeret in montibus, et deleret e terra: quiescat ira tua, et esto placabilis super nequitia populi tui.
Recordare Abraham,Isaac, et Israël, servorum tuorum, quibus jurasti per temetipsum, dicens: Multiplicabo semen vestrum sicut stellas coeli: et universam terram hanc, de qua locutus sum, dabo semini vestro, et possidebitis eam semper.
Placatusque est Dominus, ne faxerete malum, quod locutus fuerat adversus populum suum.
Da questo passo si evince che noi, come Mosè, dobbiamo intercedere presso Dio perché non stermina il Suo popolo. Intercedendo placchiamo l’ira di Dio e, in un certo senso, Gli leghiamo le mani. Dio non vuole sterminare il Suo popolo, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che esso si converta e viva. Dio pronunciando le punizioni ci mette in condizione di intercedere per la conversione e la salvezza dei peccatori.
Se c’è chi si converte è perché c’è chi prega ed intercede presso Dio per la loro conversione.
Mosè intercede presso Dio ricordando i Patriarchi, noi possiamo intercedere invocando il Sangue di Cristo.
non ho parole.Demenziale!
La signora Margherita ha dato il suo contributo.
Lei è riuscito a contribuire – criticandola – senza dar nulla di nulla. Proprio…demenziale…
Ho letto nei commenti una frase davvero singolare. C’è chi ha dato dello schizofrenico a Dio. Chissà se Dio si è offeso. Il Dio del Vecchio Testamento di sicuro si è offeso. Che poi è lo stesso del Nuovo Testamento. Capisco che per crederci ci vuole un atto di fede e non sempre è facile avere fede. Sì, penso che anche il Dio del Nuovo Testamento si sia offeso. Non è facile digerire quella parola offensiva. Ha creato il mondo, ce l’ha messa tutta, gli pareva pure di avere fatto una cosa buona dopo l’altra fino alla creazione dell’uomo, cosa molto buona, compimento di tutto il creato. Poi un giorno l’uomo volle fare una cosa che Lui gli aveva proibito. Così lo ha allontanato, ma non era un benservito… infatti altro che solo dolore e morte… Adamo ed Eva generano la vita, hanno dei figli… ed Eva ringrazia perché ha avuto un figlio. Poi l’umanità tutta è destinata a non uscire dalla morte. E Dio che fa? Manda Suo Figlio a soffrire e a morire per dare vita e luce all’uomo, per farlo RISORGERE. È schizofrenico? Con queste premesse questo Dio schizofrenico me lo tengo. Come se lo tenne Giobbe, il quale, con tutte le sue disgrazie, non lo rinnegò, anzi ne riconobbe grandezza e bontà.
Zefiro,
le pare che scrivere: ” ce l’ha messa tutta…gli pareva di aver fatto una cosa buona..” riferito all’Onnipotente e Onnisciente sia un giudizio particolarmente onorevole?
utinam
Mah?
Milano, 12.09.2022 – Santissimo Nome di MARIA
Buona sera Dottor Tosatti, ieri mattina, in macchina, avevo la radio accesa, verso le ore 08,15, sono sobbalzato nel sentir dire che D.. si pente. Sarebbe gradito un intervento di S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi.
Cardinal Ravasi, La prego, se possibile, ci faccia sentire il Suo autorevole commento a tal proposito.
Buon lavoro!
Grazie
Cordialmente
F.D.E.
Allora il Signore si pentì del male che aveva detto di fare al suo popolo.
Arnoldo Mondadori editore, 1968.
Imprimatur di Salvatore Baldassarri, arcivescovo di Ravenna.
Apro e … il vuoto.
volo
Le traduzioni servono i sistemi, non sono oggettive. Il sistema è cambiato e con esso la traduzione. Il sistema non cerca più la verità e la traduzione slitta verso altri significati e nuove filosofie. Tutto si capovolge. L’uomo non va giudicato perché sennò poverino gli viene una crisi a pensare che HA SBAGLIATO, perciò si assecondi la delicatezza d’animo e gli si faccia credere che non ha sbagliato. Come fa satana quando, dopo aver fatto peccare la creatura, gli fa credere che non c’è nulla di male. Dio invece si pente perché ha sbagliato a pensare quello che ha pensato. Si pente e cambia idea su tutto. La morale di prima non c’è più, ne è sorta una nuova, dove non è Dio a dire all’uomo quello che non deve fare, ma è l’uomo pieno di sé, l’ empio, a dire quello che si deve fare (cioè tutto quello che a Dio dispiace). Così non c’è più traccia della MISERICORDIA di Dio che per misericordia abbandona un proposito di punizione e questo con il solo scopo del ravvedimento dell’uomo a cui concede un altro po’ di tempo essendo che senza ravvedimento non può esserci salvezza. La traduzione del 2008 serve a quella che chiamano Chiesa della misericordia?
Permesso?
Così l’Eterno cambiò intenzione circa il male che aveva detto di fare al suo popolo.
La nuova Diodati
Revisione 1991
Grazie all’INVESTIGATORE BIBLICO.
Ieri mattina, a messa, ascoltando la prima lettura letta, devo dire, ma è una rarissima eccezione, in modo dignitoso, da una signora, mi sono sorpreso nel sentire “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” Es 32,14. Mi chiedevo, ma come è possibile che il Signore si possa pentire ?. Come può il Signore dire, promettere o fare qualcosa di male ?. Ecco puntuale la risposta e le conclusioni sono molto interessanti per capire, ma l’avevamo già capito, dove ci vogliono portare. Arrivano pure ad attribuire a Dio stesso parole, pensieri, atteggiamenti tipicamente umani, pur di riuscire a giustificare l’orrore nel quale sono immersi.
La LXX che dice?
Un Dio umanizzato è il modello ideale per l’uomo che brama una vita senza limiti alla sua libertà, soprattutto ai giorni nostri, impregnati di perdonismo dilagante. Ed eccolo il Dio “pentito” che fa al caso nostro.
In questo clima, qualcuno che ha lo “Spirito”, che provi a correggere “con dolcezza” un fratello “sorpreso in qualche colpa”, deve vigilare soprattutto su sé stesso, per non cadere in tentazione… (cfr. Gal 6,1)
Gen. 6,6 è un caso simile; ma la risposta si trova già in 2 Tim. 2, 13. O forse Dio “si pente” di essere un Dio misericordioso, che non cambia in sè ma che in quanto Padre paziente “si adegua” alla fragilità dell’uomo, aspettando il ritorno di ogni “Figlio Prodigo” che, LUI, si pente. Questo Dio forte non è…..una “donna mobile”!
@INVESTIGATORE BIBLICO
Ottimo intervento!
Prendo spunto dalla sua più che opportuna osservazione per far notare che, procedendo con la Scrutatio (a mio avviso, non opzionale) dopo ES 32,14 Cei 2008 “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo”, troviamo anche:
– 2Sam 24, 16 Cei 2008: E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo devastatore del popolo: “Ora basta! Ritira la mano!”; e persino
– Ger 18,8 Cei 2008: “ma se questa nazione, contro la quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di farle”
Interessante sarebbe includere nell’investigazione anche
– Gl 2,13-14 Cei 2008: “Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male. Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?
Qui mi fermo ma, dei versetti presi in esame, le segnalo che potrebbe trovare interessante (sempre che non l’abbia già visionata) anche la versione della Bibbia del 1958, “del Ricciotti”, oltre che la versione Cei 1974.
Ringraziandola, spero di leggere ancora esiti e approfondimenti di sue investigazioni.
Buon lavoro!
E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.
Gen 6,7 Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti».
(Genesi 6, 6-7).
Questo è un caso di “pentimento” di Dio contenuto nella traduzione del 1974: qui Dio addirittura ritorna sui suoi passi per quanto riguarda la creazione. È chiaro che si tratta di un linguaggio antropomorfico molto comune soprattutto nei primi libri della Bibbia.
Può essere che la Bibbia del 2008 traduca male il passo indicato dall’investigatore biblico, però non ne trarrei le conclusioni che ne trae, perché, altrimenti, le stese cose si potrebbero dire di alcuni passi della Bibbia del 1974. La traduzione del 2008 lascia molto a desiderare soprattutto per quanti riguarda la resa in italiano e che vi sono in essa effettivamente dei punti tradotti per compiacere certe posizioni teologiche, ma in questo caso mi pare si tratti di una traduzione un po’ libera.
Caro don Ettore,
traduzioni di qua, traduzioni di là, traduzioni di sopra, traduzioni di sotto.
Non Le sembra che siamo in un bel pasticcio?
Intenzioni di Dio, minacce di Dio, pentimenti di Dio, revoche di Dio, dolore e morte quale retribuzione di Dio, misericordia di Dio…
E poi, davvero il Dio del Vecchio Testamento è lo stesso del Nuovo? Un cambiamento radicale!
Ma insomma, chi lo sa, tra gli umani, come stanno davvero le cose?
Un distinto saluto.
Caro Enrico, il Dio dell’Antico Testamento è proprio lo stesso del Nuovo: altrimenti dovremmo buttare via anche questo che fa continuamente riferimento a quello (Cristo compreso, naturalmente).
Capisco benissimo le difficoltà che possono emergere di fronte a certi passi dell’Antico Testamento, ma appunto per questo la Chiesa lungo i secoli ha dato criteri interpretativi che aiutano a capire il senso di ciò che leggiamo. Altrimenti, come Lutero, cadiamo nel libero esame e ciascuno se la suona e se la canta.
Beh, ci sarebbe da discuterne.
Come fa una determinata interpretazione – viste anche le colossali divergenze nel tradurre – a presentarsi come univoca?
Si vuol dire che bisogna suonarla e cantarla in un modo solo?
E’ un problemonaccio.
Le interpretazioni del medesimo passo possono essere anche molteplici, nel senso che la Parola di Dio appunto perché è divina racchiude in sé inesauribili ricchezze. E così è stato dall’inizio della storia della Chiesa.
Però, è qui entra in campo la Chiesa, queste interpretazioni non possono essere contrarie alla fede.
Sembra un circolo vizioso, ma non lo è.
Un esempio pratico: Enzo Bianchi, nel lodare Amoris laetitia, diceva che la concezione della sessualità è molto diversa a seconda dei libri biblici che si prendono in esame. Affermazione vera da un punto di vista “materiale”, ma totalmente in malafede da un punto di vista cattolico: infatti, se nella Genesi era tollerata la poligamia, è chiarissimo che dopo non lo è stata più; se nella legge mosaica era ammesso il ripudio, poi Gesù lo ha escluso. Sto applicando il principio elementare – che Bianchi certissimamente conosce, ma fa finta di non ricordare – per il quale la Rivelazione è progressiva, ciò che vien dopo chiarisce e anche modifica ciò che viene prima.
Il Nuovo Testamento è compimento e realizzazione dell’Antico e questo va letto alla luce di quello.
La traduzione Cei 2008 di Es 32,14 è perfetta, secondo il dizionario ebraico Schökel.
Sono lieto di leggere queste poche righe chiare ed esaustive. Sentendo la lettura ho fatto identica riflessione. Dubito che siano meri errori di traduzione, c’è una perversa volontà di rendere tutto fluido. In linea con un certo fuorviante magistero.
La traduzione del Ricciotti del 1940 (Edizioni Piane isbn 979-12-80131-27-0) è ancora migliore credo delle conciliari:
Il Signore si placò, e non fece il male che aveva minacciato al suo popolo.
Avevo indirizzato il mio primo commento all’Investigatore Biblico, senza riportare per esteso i versetti appuntati durante la Scrutatio provenienti dalla Bibbia del Ricciotti, proprio perchè su questa Bibbia “preconciliare” si ritrova il “si pentì”….
Potrà anche lei verificare.
Il “si placò” è, appunto, specifico dell’unico versetto investigato.
Il Ricciotti resta per me di grande valore e aiuto nel dubbio.
Saluti.
Quel che personalmente mi inquieta è la seconda parte di entrambe le traduzioni, ovvero quel “NUOCERE al suo popolo” e “male che aveva MINACCIATO di fare al suo popolo”.
Un Creatore che si propone di nuocere alle sue creature o che minaccia le sue creature: qualcosa di veramente inquietante.
Ed il fatto che poi “revochi” o “si penta” non cambia la questione di una virgola, anzi la complica.
Dopo il benservito ai Progenitori a base di dolore e di morte (evidentemente Pentimento e Misericordia non erano previsti nell’Eden), ecco che Dio può decidere di essere di nocumento e/o minaccia salvo poi tornare sui suoi passi revocando e/o pentendosi.
Scusate, carissimi Amici, ma qui c’è qualcosa di assai nebuloso.
Caro Enrico, non ti viene da pensare a quanto afferma Gesù sulla distruzione di Gerusalemme, distruzione poi veramente verificatasi nel 70 dopo Cristo e poi ancora nel 142 ?
Non è così facile. Gesù predice la distruzione di Gerusalemme che è operata dai Romani, non direttamente da Dio.
La faccenda è talmente ingarbugliata che mi fermo qui.
Chiami Dio e glielo chieda direttamente, a tu per tu.
Per carità! Ce ne sono già troppi di quelli che hanno il filo diretto col Padreterno!
Arrigo/Enrico,
non solo qui c’è qualcosa di nebuloso e non solo nell’impiego di determinati vocaboli nelle traduzioni.
Basti pensare al Libro di Giobbe ( pare sia uno dei testi biblici più antichi ) dove il Misericordioso accetta la sfida dell’Avversario permettendo la distruzione pratica del Giusto e Innocente Giobbe, figliolanza compresa. Si tratta di un unico Dio leggermente schizofrenico o della riduzione al forzato monoteismo di una ( precedente? ) religione che contemplava l’esistenza di due divinità di pari potenza?
Osservazione di non poco conto.
Dio è infinita misericordia, ma anche infinita giustizia. San Paolo dice che eravamo tutti meritevoli di distruzione. La misericordia non è un diritto.
Nell’Antico Testamento, Dio deve inculcare al popolo ebraico l’idea dell’unicitá divina. Non dimentichiamo che soltanto dopo il ritorno dell’esilio il popolo, finalmente, accetta il monoteismo.
Sia lodato Gesù Cristo e Buona sera, Don Ettore.
Grazie per questo intervento semplice, verace, chiaro.
Si. Eravamo e siamo tutti meritevoli di condanna se si considera l’ingratitudine umana, nei confronti della Vita, dell’amore, della Verità.
Impossibile il politeismo.
Impossibile per il fatto che solo Uno, non due o tre, ha preferito lasciar uccidere Se Stesso per liberarci dalla condanna, liberarci dall’inferno.
Ma chi considera l’amore di Costui?
Da Lui solo pretese.
Attualmente è fatto passare come Colui che ha sbagliato e sbaglia tutto. Il peggiore, tanto che Satana è più venerato, e non solo a parole. La fede nel maligno è molto concreta!
Siamo agli antipodi della Verità e guardando e ascoltando, ovunque è dolorosamente palese.
Preghiamo, che per Grazia, salvezza e dannazione sotto fatti individuale.
Grazie.
Ave Maria
Don Ettore,
sicuramente il Popolo dell’Antico Testamento doveva essere di dura cervice se Dio era stato ” costretto ” ad educarlo con mezzi correttivi che Egli stesso ammise di aver impiegato:
” Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito per atterrirli, perchè riconoscessero che sono il Signore. ” ( Ezechiele, 20:26 ). Io non nego che in tal modo Egli sia stato Giusto e Misericordioso; lei però vorrà ammettere, mi auguro, che con questo tipo di rivendicazioni seguite da ulteriori serque di atroci, concrete minacce nei confronti di varie città e popoli e perfino di Gerusalemme medesima – qualora non obbedisse al suo Signore quando i ” reduci ” da Babilonia fossero tornati ad abitarla e quando si fossero sentiti ripetere e ripetere la Sua volontà attraverso la voce tonante di Ezechiele – , ammetterà, glielo chiedo ancora una volta, che per gli Ebrei del tempo sarebbe stato un pochino difficile sottrarsi a tali imperativi senza sentirsene intimoriti . A questa conversione al monoteismo, inoltre, concorse indubbiamente il miraggio della ricostruzione del Tempio e l’introduzione di nuovi compiti per la casta sacerdotale, poichè Ezechiele , forte del suo carisma, seppe prevedere sia le misure del primo, sia la ritualità opportuna e innovativa per i secondi. Siamo di fronte ad un mix di terrore e speranza ed Ezechiele fu un grande, convincente visionario, anche se non ” tutti ” rimasero convinti, dato che
una porzione di ” esiliati ” preferì comunque rimanere a Babilonia affascinata dalla magnificenza , dalla cultura e dal benessere di una civiltà di cui non avrebbe mai potuto sospettare l’esistenza .
E.C.
Era stato costretto ad educarlo con ” QUEI ” metodi correttivi…
Gianni Baget Bozzo, non ricordo più dove, scrisse che nell’Antico Testamento Dio nasconde il suo amore sotto il linguaggio dell’ira.
Lei sa bene che i bambini si affezionano di più a chi è severo con loro se intuiscono che sotto quella severità c’è un amore autentico verso di loro.
Nel leggere molte volte (sono nel Breviario) le minacce dei profeti ho sempre sentito sotto quelle parole il “dolore” di Dio davanti alla disobbedienza del popolo.
La “follia” divina: chiamare un popolo di nomadi, ignoranti, rozzi, continuamente portati ad assimilarsi ai popoli pagani, di cui probabilmente sentivano il fascino.
Lo dice Dio stesso: se ti avessi mandato ad un popolo dalla lingua astrusa ti avrebbero ascoltato.
Don Ettore, cercherò di risponderle brevemente.
Anche nel Forum Ebraico si cerca di ” difendere ” la azione del Tetragramma al proposito di Abramo e Isacco sostenendo l’interpretazione di alcuni midrash sulla importaza della fede nel gesto omicida che mai avrebbe potuto realizzarsi perchè D’ l’avrebbe sicuramente impedito ( ciò che contava era il ” salire ” su per la montagna ). Anche al Forum piace attribuire a tutti i costi i sacrifici ( specie umani ) ai pagani. E, personalmente ho sempre notato la somiglianza tra il sacrificio ( mancato ) di Isacco e quello ( mancato ) di Ifigenia, sostituita non da un montone, bensì da una cerva.
e poi c’è la figlia di Jefte… e tanti luoghi dell’AT dove il terribile D’, guerriero e geloso, pretende sacrifici e violenze e uccisioni dei nemici e dei disobbedienti..
un esempio di dolcezza: ” Figlia di Babilonia devastatrice/ beato chi ti renderà il contraccambio di quanto ci hai fatto./ Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra/ “. ( Salmo 137, 8-9. )
Non capisco perchè lei voglia presentare questo popolo bellicoso e il suo D’ altrettanto bellicoso come una scolaresca di bimbi un po’ tonti, ma assolutamente angelici. ( I Malachim non avevano le alucce ed erano figure concrete ).
Don Ettore,
ammetto che lei mi è simpatico per il suo equilibrio. Però, però… rendere equipollenti le minacce di collocare l’allievo discolo dietro alla lavagna da parte di un ideale maestro deamicisiano all’obbligo ” reale ” di un sacrificio cruento della prole ( roba che neanche il famigerato Moloch pretendeva con tanta frequenza ), mi sembra ” pietisticamente ” eccessivo. Gianni Baget Bozzo ( geniale a modo suo ), poteva aver letto- tra le righe- quello che più gli fosse piaciuto…Sta di fatto che il linguaggio dell’A.T. è estremamente crudo e quel che vi si dice corrisponde ad una concezione di una ” rugosa realtà ” dura ed efficace. Oggi, in tempi di pol-cor, chi oserebbe paragonare una città, o una civiltà a una ” cattiva signorina ” ( cit. Gozzano ) con le gambe del lurido sesso spalancate ad accogliere il fallo del primo che capita e che paga? Oppure chi, come Ester medesima, – nell’omonimo libro- oserebbe affermare che la propria stima della corona e del proprio titolo di regina, equivale a quella per una pezzuola sporca di mestruazioni che lei avesse avuto la fantasia di innalzare sul proprio capo? Come ho letto nel suo ultimo intervento, lei si duole della mancata pratica di lettura dell’A.T. da parte dei buoni cattolici. Sono d’accordo. Ma sarebbe necessaria, prima di tutto, una pratica e non “idilliaca” istruzione sugli usi, costumi, mentalità antiche. Tanto per citarne un esempio: quando i figli maschi prestavano giuramento al loro padre ” toccandogli la cintura “, significava che giuravano sul suo fallo, toccandolo, fallo che era simbolo antichissimo del potere patriarcale ; per le benedizioni si intendeva il lascito di pingui pecore ecc.., ecc… A forza di ” spiritualizzare “mi sa che diventiamo -entelechie-, o meglio: veri e propri fantasmi..
Il sacrificio di Isacco viene richiesto per mettere alla prova la fede di Abramo e per suggerire l’idea che Dio non vuole sacrifici umani; e, infatti, nel resto dell’Antico Testamento non solo Dio non ne chiede, ma nella legge e nei profeti li proibisce e condanna chi li offre ad altre divinità.
Le espressioni o iriti così lontani dalla mostra sensibilità sono tali appunto perché pronunciate o compiuti per gente vissuta tra i 2500 e i 4000 anni fa.
Dio, soprattutto nel Pentateuco, è come un padre con un bambino che non capisce nulla e fa i capricci. Più avanti è come un padre con un adolescente ribelle. Lei si meraviglia di certe espressioni, ma probabilmente era l’unico linguaggio che capivano.
Teniamo conto, poi, per quanto riguarda il paganesimo antico, soprattutto orientale, che esso era un coacervo di nefandezze di ogni tipo e il buon israelita giustamente lo disprezzava.
Forse abbiamo dimenticato che Dio è Deus tremendae majestatis: a me questo aspetto non fa paura e nemmeno mi scandalizza. Dio è padrone delle nostre vite. I popoli pagani erano di una crudeltà inaudita. È stato il Cristianesimo a mitigare progressivamente tale crudeltà.
I pagani erano per certi aspetti meno colpevoli degli uomini secolarizzati di oggi, che hanno conosciuto la vera religione e l’hanno buttata via; però, erano anch’essi gravemente colpevoli e penso anche del tutto ostinati nei propri peccati: pensi, ad esempio, al faraone. Quanti faraoni, oggi, che rivendicano, ad esempio, come un diritto umano il fare a pezzi un bambino nel ventre materno, non meriterebbero di essere “votati allo sterminio”, per usare un’espressione veterotestamentaria?
Lei mi dirà: perché allora sì e oggi no? Mi pare di poter dire che Dio, nell’Antico Testamento, ha voluto sottolineare la sua trascendenza, nel Nuovo la sua misericordia. Questi due aspetti sono complementari: senza il primo, Dio non è più tale, senza il secondo non è più Dio di amore.
Però, la distanza infinita tra noi e Dio resta.
Mi pare sia San Giovanni della Croce ad affermare che una grazia che Dio ci fa costantemente è quella di non farci sentire l’abisso infinito che c’è tra Lui e noi: ne resteremmo annichiliti.
Dio rimane sempre un Mistero inaccessibile e sarà così per tutta l’eternità.
E le dirò di più: anche nel Nuovo Testamento vi sono pagine terrificanti; non possiamo costruirci un Dio a nostra misura. Dio è buono, è misericordioso, è paziente, ma è sempre Dio.
con Ettore,
sono d’accordo sul mistero e sull’Apsu ( o abisso ) che ci distanzia dall’Assoluto. Ma non mi parli del Faraone kattivo, visto che sta scritto che fu D’ a “indurire il cuore del Faraone “.
Per quanto riguarda il faraone, lei sa che l’Autore sacro attribuiva a Dio la causa di ogni cosa, buona o cattiva che fosse; non vi è il concetto di causa seconda e nemmeno la distinzione – importantissima – fra volontà vera e propria e permissione.
Ringraziando l’Investigatore Biblico per le interessantissime segnalazioni d’errore, avrei una domanda da fare in merito all’argomento trattato in quest’articolo.
In tutte le versioni della Sacra Bibbia, compresa la CEI 1974 al versetto Gn 6, 6 si dice:
“E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”
Qui viene forse usato un altro verbo ancora? Oppure bisogna interpretarlo diversamente? Mi piacerebbe avere una spiegazione, sono molto interessata, grazie di cuore!
Non c’è alcun errore di traduzione. Chi è capace ad informarsi di prima mano senza bersi passivamente ciò che gli dicono gli altri, consulta il dizionario ebraico Schökel e vede che quel verbo ha come primo significato proprio “pentirsi”, e cita pure il versetto in questione Es 32,14 sotto quel significato.
Grazie di cuore signor Gabriele, sia per la “dritta” a consultare il dizionario ebraico Schökel sia per l’incoraggiamento a non bermi tutto quello che dicono gli altri, consiglio che seguirò scrupolosamente smettendola di essere così stupidamente e supinamente credulona! Mi informerò dunque a dovere prima di prendere in seria considerazione le altrui asserzioni comprese, naturalmente, le sue. Buona giornata!
….sempre io, professor Gabriele, quella che si beve passivamente tutto…ho scoperto che il dizionario ebraico Schökel non ha un formato consultabile online, bisogna comprarlo! Ma, che diavolo, è chiaro che ogni persona che ragiona con la propria testa deve fornirsi di un cotal dizionario! Mi stia bene.