Mascarucci: Quel Maldestro Tentativo di Avvenire di Riabilitare Buonaiuti

4 Settembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci offre alla vostra attenzione questo commento su un articolo pubblicato nei giorni scorsi da Avvenire. Buona lettura.

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Quel maldestro tentativo di Avvenire di riabilitare Buonaiuti

Avvenire, il giornale dei vescovi, ha dedicato un lungo articolo all’esaltazione, in chiave chiaramente riabilitativa, del teologo Ernesto Buonaiuti, fra i massimi esponenti del movimento modernista di inizio Novecento, più volte processato e condannato dalla Chiesa per le sue tesi eretiche e infine scomunicato da Pio XI. L’articolo, firmato da Luigino Bruni, ha l’obiettivo di rileggere l’opera di Buonaiuti attraverso due direttrici; da un lato esaltando la sua figura di intellettuale antifascista pronto a rinunciare all’insegnamento, sua unica fonte di sostentamento, pur di non giurare obbedienza e fedeltà al regime mussoliniano, dall’altro a mitigare l’immagine del Buonaiuti eretico e presentandolo come vittima dei pregiudizi della Chiesa pre-conciliare. In verità è dai tempi del Concilio Vaticano II che i cattolici modernisti cercano senza successo di ottenere la piena riabilitazione del teologo scomunicato, presentandolo come un profeta, anticipatore delle istanze rinnovatrici che poi il Concilio ha in parte realizzato. Un’operazione speculare a quella di un certo mondo laico, come dimostra l’opera di Giordano Bruno Guerri, edita una prima volta con il titolo Eretico e profeta, Ernesto Buonaiuti un prete contro la Chiesa, e pochi mesi fa ripubblicata con un titolo ancora più provocatorio, ovvero Eretico o Santo, Ernesto Buonaiuti il prete scomunicato che ispira Papa Francesco. Poco importa che Giordano Bruno Guerri sia uno storico orgogliosamente anticlericale, autore fra gli altri di un libro teso a screditare la santità di Maria Goretti dove la stessa viene descritta alla stregua di una povera deficiente; Avvenire lo cita per supportare parte delle considerazioni sul carattere profetico del Buonaiuti, salvo poi dissentire laddove le considerazioni di Guerri finiscono con l’evidenziare il carattere effettivamente eretico del teologo. Insomma, laddove Guerri per esempio dà per scontato che Buonaiuti non credesse alla presenza reale di Cristo nell’eucaristia, Luigino Bruni interviene a dire che no, non è vero, al punto che sulla sua tomba volle che fossero impressi i simboli del calice e dell’ostia. Guerri insomma va bene quando critica l’oscurantismo clericale dell’epoca ispirato dalla lotta antimodernista di san Pio X e di Benedetto XV e anche l’ostilità del liberalismo crociano nei confronti del prete scomunicato, ma diventa improvvisamente inaffidabile laddove certifica come le idee di Buonaiuti fossero effettivamente in contrasto con la dottrina della Chiesa.

Il tentativo è evidente, ed è quello di spingere Papa Francesco a riabilitare Buonaiuti, fino a convincere il pontefice regnante di essere lui stesso il miglior erede del teologo modernista; un profeta incompreso dunque, punito ingiustamente da una Chiesa che sempre troppo tardi sa riconoscere la forza profetica. In realtà fino ad oggi la riabilitazione del Buonaiuti è stata resa impossibile proprio da quei suoi convincimenti modernisti che Avvenire oggi cerca di ridimensionare, negandone il carattere eretico. In realtà il cristianesimo di Buonaiuti era quanto di più lontano potesse esserci dalla dottrina cattolica e dal magistero della Chiesa. Un cristianesimo fondato sull’aspettativa della venuta del Regno di Dio, la stessa aspettativa delle primissime comunità cristiane, quando non c’erano papi a guidare la Chiesa, non esistevano gerarchie e soprattutto non c’erano dogmi imposti ai fedeli. I dogmi della fede per Buonaiuti altro non erano che invenzioni umane senza nulla di realmente rivelato e senza alcun fondamento nel Vangelo, così come nulla di ciò che la Chiesa proclamava trovava a suo giudizio rispondenza nei testi sacri, che Buonaiuti invitava a leggere ed interpretare liberamente con spirito critico e non seguendo l’interpretazione rigida e indiscutibile della Chiesa. La libera interpretazione delle sacre scritture, in un’ottica razionale e con riferimento ai progressi scientifici, era a suo giudizio l’unico modo per proiettare il cristianesimo nell’attualità, formare una sana coscienza cristiana e quindi ammantare di spiritualità i contesti politici e sociali dell’epoca. E poi ancora; Buonaiuti riteneva che neanche la transustanziazione, ovvero la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, trovasse fondamento nel Vangelo, sostenendo come l’Eucaristia dovesse tornare ad essere banchetto di condivisione fraterna intorno all’unico pane e vino, tesi queste che lo avvicinavano inevitabilmente al mondo protestante. Eppure nonostante certe convinzioni, di marca chiaramente eretica, c’è chi nella Chiesa vede in Buonaiuti un profeta e in qualche modo un padre del Concilio Vaticano II; al punto che sono state adottate nel corso degli anni numerose iniziative da parte di certo cattolicesimo progressista per ottenere un riconoscimento postumo. Ma nessun papa finora ha accolto questa richiesta, che si è fatta ancora più pressante dopo che Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno riabilitato figure molto controverse della Chiesa, anch’esse provenienti dal mondo modernista, come Henri De Lubac e Hans Urs von Balthasar. Con la differenza che mentre i suddetti filosofi e teologici dopo aver contribuito a diffondere errori nella Chiesa hanno riconosciuto come pericolose le derive moderniste portate avanti da Karl Rahner, Hans Kung e altri, e si sono adoperati per confutarle, contribuendo a contenere i danni conciliari, Buonaiuti non ha mai riconosciuto come errate le sue teorie, rifiutando di abiurarle in punto di morte e limitandosi a giurare fedeltà alla santa Chiesa. Quella Chiesa che però avrebbe volentieri trasformato in un appendice del protestantesimo, togliendo prestigio all’autorità papale per ricondurla sotto il potere delle comunità. Papa Francesco sarà sensibile al richiamo modernista? Va detto che nonostante Guerri consideri il teologo scomunicato il massimo ispiratore del pontificato bergogliano, in questi nove anni non abbiamo mai sentito il pontefice regnante citare Buonaiuti, neanche una volta in nessuna occasione. E ci torna alla mente il precedente dell’abate Giovanni Franzoni, ridotto allo stato laicale da Paolo VI per il suo esplicito sostegno al comunismo, che molti auspicavano riabilitato da Francesco prima di morire. Invece Franzoni è morto senza alcuna riabilitazione ma anzi fra la delusione di tanti suoi estimatori che non hanno visto compiere dal papa argentino quel gesto di perdono e di misericordia da più parti invocato. Sorte diversa toccherà a Buonaiuti? Considerando l’ostilità del teologo modernista nei confronti della Compagnia di Gesù sarebbe davvero un paradosso che la sua riabilitazione fosse opera del primo papa gesuita della storia.

Americo Mascarucci

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15 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Gentile Tosatti,
    il mio commento è ricomparso…In cambio sotto all’intestazione dell’articolo sono citati 6 ( sei ) commenti. In realtà sono già nove .

  • Adriana 1 ha detto:

    gentile Tosatti,
    desideravo solo sapere se la mia risposta a Enrico, qui prima comparsa, l’ha tolta lei, oppure se il vuoto attuale fa parte delle stranezze di questi giorni. Grazie.

  • emma ha detto:

    povero Avvenire . Concordo con Mascarucci sulla scivolata di Avvenire , sulla irrilevanza dell’articolo e su chi lo ha scritto. Tutte cose di poco conto.
    Rimpiango Boffo e i tempi di Boffo .

  • don Z ha detto:

    mah , un papa che riabilita Lutero può ben far riabilitare un Bonaiuti qualsiasi . Ciò che mi lascia perplesso , e su cui devo riflettere , è perchè lo faccia fare da Luigino Bruni, artefice di Assisi 2020 , consacrato Focolarino , “esperto ” di economia medioevale . La cui credibilità è forte solo fra i dieci lettori (paganti) di Avvenire . Mistero .

    • Topo gigio ha detto:

      Sono ignorante,caro don, ovvero non so chi sia Luigino Bruni.
      Ma gli incontri ecumenici di Assisi, a partire dal primo, negli anni 80 del secolo scorso, regnante Woitjla, non mi sono mai andati a genio.
      Vorrei aggiungere che Mascarucci mi sembra voler denigrare senza motivo, l’opera di Guerri, dal nome perfettamente molto discutibile. Un mio caro amico affermava che , essendo appunto molto discutibili le affermazioni di Giordano Bruno, se il suddetto non fosse stato condannato al rogo, tutto il mondo si sarebbe ben presto dimenticato di lui.

  • paola caporali ha detto:

    Che dire? Verrebbe da trarre una conclusione, stante l’impianto logico di questo articolo:
    1) Bonaiuti era modernista;
    2) il modernismo è un’eresia, la peggiore di tutte, secondo san Pio X, giusto giusto festeggiato ieri;
    3) Bonaiuti era eretico;
    4) le idee di un eretico hanno “ispirato” un Concilio, di cui oggi vediamo i frutti;
    5) lascio a voi stabilire il punto conclusivo.

    • Audietur et altera pars ha detto:

      Per ascoltare l’altra campana non credo sia necessario acquistare il libro di Guerri, perche’ ,forse sarebbe piu’ corretto rifarsi alle fonti , cioe’ alla voluminosa mole degli scritti del Buonaiuti. Ma, mentre la sua voluminosa Storia del cristianedimo, continua, a distanza di decenni dalla sua morte ad essere ancora ristampata, ben diversa e’ la sorte della sua autobiografia, dal titolo IL PELLEGRINO DI ROMA.
      ieri, per curiosita’ ho provato a inserire questo titolo e mi sono ritrovato su di un sito sconosciuto, in cui e’ pubblicato gratis l’intero libro. Precede il libro stesso una prefazione di Carlo Arturo Jemolo, studioso certamente con maggiori credenziali del pur simpatico Giordano Bruno Guerri. Da leggere. Ho anche letto le prime pagine del libro e la commovente descrizione della sua vocazione sacrrdotale. Vi prego, leggetela anche voi…

  • Una precisazione ha detto:

    Di recente la cattolicissima editrice san Paolo ha pubblicato una serie di libretti dedicati a una serie di personaggi cattolici ma perseguitati dalla Chiesa nel corso del secondo millennio. Alcuni perfino bruciati sul rogo. Mi sono domandato a quali acrobazie avessero dovuto ricorre gli autori per riuscire ad attenuare le persecuzioni attuate dalla chiesa nei loro confronti. Per riabilitarli, insomma.
    Se Buonaiuti avesse voluto diventare protestante avrebbe potuto farlo serenamente, perche’ glielo avevano chiesto autorevoli esponenti di quella denominazione. Nel secondo dopoguerra un pastore evangelico gli dedico’ un libro edito dalla Claudiana.

    • Continua ha detto:

      Pero’ puo’ darsi che Giordano Bruno Guerri sia venuto a conoscenza di un libriccino scritto da Giulio Andreotti, in cui si parla di 4 seminaristi del collegio romano che alla sera si recavano alla Chiesa del Gesu’. Due dei 4 sono divenuti famosi : si tratta di Angelo Roncalli e di Ernesto Buonaiuti.
      Se Buonaiuti ha influenzato lRoncalli, allora forse qualcuno potrebbe dedurre che , tramite Roncalli si sia potuti arrivare anche piu’ lontano.
      La mia impressione , da dilettante e’ che la defiñizione di modernista venga applicata in modo indiscriminato sia ai distruttori veri e propri della Chiesa , come Loisy, sia a coloro che si volgevano alla Santa Scrittura per mettere in evidenza le differenze tra la chiesa delle origini e l’attuale.

    • Enrico Nippo ha detto:

      ” … una serie di personaggi cattolici ma perseguitati dalla Chiesa nel corso del secondo millennio. Alcuni perfino bruciati sul rogo”.

      Una dimostrazione di vera Carità!

      • Adriana 1 ha detto:

        Enrico,
        se non ricordo male si riteneva – la distruzione del corpo dell’eretico – segno e prova di vera carità nei confronti delle tante anime che, dai discorsi o dagli scritti dello ” sciagurato” avrebbero potuto essere indotte ad errori esiziali e, quindi, alla dannazione eterna.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Una sola parola: ORRORE.

          Ho la vaga, vaghissima sensazione, che lo spirito rogaiolo sonnecchi in parecchi apologeti/apologete.

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico,
            ” Ci sono persone che si dedicano alla coltivazione dei fiori solo per poterne strappare i petali ” ( Y. Mishima ).