Robert Royal, The Catholic Thing. Alcune Riflessioni sui Nuovi Berretti Rossi.
3 Settembre 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante proporre alla vostra attenzione questo articolo di Robert Royal, nella traduzione di Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore per il lavoro. Buona lettura.
§§§
Alcune riflessioni sui nuovi berretti rossi
Non occorre un profondo senso storico – o un’immaginazione eccessivamente romantica – per essere commossi dai grandi eventi formali che il Vaticano organizza più volte all’anno. Ti portano in un altro luogo e in un altro tempo. Non c’è niente di simile a loro nel mondo moderno – (sebbene la monarchia britannica sotto la grande Elisabetta II, occasionalmente sabbia fiammate analoghe, anche se in tono minore). La mia preferenza è per i grandi eventi che si tengono all’aperto in Piazza San Pietro sotto il lattiginoso cielo azzurro di Roma , che fanno pensare alle grandi liturgie pubbliche nell’antica Gerusalemme e a Roma.
I concistori ordinari di ieri, che hanno confermato venti nuovi cardinali e canonizzato due nuovi santi, si sono svolti all’interno di San Pietro, forse per il caldo di agosto. Ma comunque è stata una faccenda gloriosa: i ritmi del latino, lingua universale della Chiesa globale, erano adorabili. (Ironia della sorte, l’attuale cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e spietato uomo d’accetta del TLM, ha tenuto un discorso di apertura piuttosto sostanziale nel suo latino modulato dall’inglese.) La musica, i paramenti colorati e le ricche decorazioni hanno chiarito che Dio è stato onorato con tutta la bellezza e l’abilità di cui è capace la nostra povera specie decaduta.
L’unico inconveniente ha riguardato la difficoltà di far rimanere in testa le nuove berrette rosse dei Cardinali. Quasi tutte sembravano troppo piccole, un problema che ricordo di aver visto anche al concistoro nel 2001 quando il gesuita americano Avery Dulles ebbe lo stesso “malfunzionamento del guardaroba”. Quest’anno sembrava un problema quasi universale. I sarti non sanno che i chierici hanno la testa grossa? Tuttavia, è stato stimolante vedere quei principi della Chiesa, provenienti da tutto il mondo, addobbati con abiti clericali. (Ma… il cardinale Becciu, quello destituito, era in agguato in mezzo a loro?)
Questo gruppo di cardinali, tuttavia, era molto diverso dai loro omologhi in passato. Tanto per cominciare, il peso degli italiani non era eccessivo. Tre italiani e un colombiano – tutti ultraottantenni e non idonei a votare per il papa nel prossimo conclave – sono stati onorati con cappelli rossi, sostanzialmente come riconoscimento per i servizi resi alla Chiesa. E un ex vescovo di Gand (anche lui ultraottantenne) ha scelto di rifiutare a causa del rimorso per aver fallito nella gestione degli abusi sessuali nella sua diocesi. Ma i restanti sedici sono stati selezionati da un pool geografico molto più ampio rispetto al passato.
L’America Latina ha tre nuovi cardinali (due dal Brasile e un primo cardinale dal Paraguay). E ce n’è uno ciascuno da Spagna, Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. Di gran lunga, però, i nuovi cardinali sono stati scelti da luoghi meno tradizionali, le amate “periferie” di papa Francesco: Corea, India (due di cui uno di casta inferiore “intoccabile”), Timor Est, Singapore, Mongolia (nb, un missionario italiano), Nigeria e Ghana. E anche nelle nazioni più familiari la distribuzione è strana: Marsiglia, non Parigi; Como non Milano; San Diego non Los Angeles.
Quasi tutti, ovviamente, sono interessati agli uomini specifici che papa Francesco ha scelto per aiutarlo a guidare la Chiesa e a come li ha inviati a diffondere il fuoco del Vangelo in luoghi grandi e piccoli.
Ma molti ora si chiedono anche come voteranno i cardinali quando arriverà il momento di scegliere il prossimo papa. Come sa chiunque abbia familiarità con la storia dei conclavi, la maggior parte delle volte le previsioni sono terribilmente sbagliate. Per prendere il caso più recente, i cardinali che hanno eletto Jorge Bergoglio nel 2013 erano stati nominati per la maggior parte da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. C’era da aspettarsi un papa che continuasse la loro linea generale, elaborata in tre decenni e mezzo, dal 1978 al 2013. Invece, abbiamo un papa che ha attivamente rovesciato molto di quello che loro avevano fatto.
Francesco non era ben conosciuto agli elettori e in seguito molti espressero un po’ del rimorso dell’acquirente. E dato che l’intero Collegio cardinalizio non si riunisce in gruppo dal 2015 – non c’è molta conoscenza reciproca fra di loro – un’altra sorpresa è del tutto possibile al prossimo conclave.
Ho accennato ieri in questo spazio che Francesco ha anche diversificato il Collegio in due modi. È molto probabile che le sue scelte dalle periferie risultino più tradizionali dello stesso Francesco. Sono stati i vescovi africani, ad esempio, i principali responsabili del fatto che il linguaggio pro-LGBT+ sia stato tenuto fuori dal documento finale prodotto al Sinodo sui giovani del 2018. I risultati di quel sinodo furono così scarsi che gran parte di esso, apparendo misteriosamentedal nulla, ha prodotto un’enfasi sulla “sinodalità” stessa come argomento per un altro sinodo.
Il secondo modo in cui ha diversificato il Collegio è attraverso scelte più ideologiche, e lo vediamo forse più chiaramente – almeno per un americano – nella scelta del cardinale Robert J. McElroy.
In passato, i papi sceglievano deliberatamente cardinali di diversi orientamenti ideologici per creare una sorta di equilibrio nel Collegio. Così, al concistoro del 2001, a cui ho partecipato come amico del cardinale Dulles, altri americani nominati cardinali erano di opinioni diverse : McCarrick e Edward Egan, insieme ai tedeschi Walter Kasper e Karl Lehmann, e un tale di nome Jorge Bergoglio. Quello era opera di Giovanni Paolo II, un gruppo molto misto.
Non credo che dipenda dal fatto che io sono americano, ma a me è sembrato che papa Francesco fosse particolarmente animato nel suo breve colloquio privato con il cardinale di San Diego Robert McElroy subito dopo il conferimento formale dell’incarico. Ha persino fatto quello che sembrava un ampio gesto con la mano, mentre sorrideva largamente, come per suggerire qualcosa di grande in futuro.
San Diego è una grande diocesi con quasi 1,4 milioni di cattolici. Ma Los Angeles è molto più grande (4,4 milioni) e il suo attuale arcivescovo José Gómez è sia ispanico (nato in Messico) che presidente della Conferenza episcopale americana. Gómez era la scelta logica se doveva esserci un solo nuovo cardinale degli Stati Uniti.
Ma per anni McElroy ha lavorato in modo molto simile a papa Francesco, anche se la sua è sicuramente una voce di minoranza nella conferenza episcopale statunitense. Infatti, nel 2019 McElroy ha cercato di spingere i vescovi statunitensi a includere un paragrafo di una delle Esortazioni apostoliche del papa ( Gaudete et Exultate ) in un documento sul voto e sulla “cittadinanza fedele” che lui, McElroy, affermava che evidenzisse che il papa non considerava l’aborto come priorità assoluta. Altre questioni, secondo McElroy, erano di uguale importanza e continuare a dire quello che i vescovi statunitensi dicevano da anni, sarebbe risultato “discordante” con il papa e “un grave disservizio” per i fedeli.
Ma l’arcivescovo di Filadelfia Charles Chaput ha espresso il proprio disaccordo. L’ha fatto con veemenza. Si è alzato per dire che non gli dispiaceva includere ciò che McElroy ha proposto: Però sono contrario a chiunque affermi che il nostro affermare che [l’aborto] è “preminente” è contrario all’insegnamento del papa. Non è vero. Ciò avvia una battaglia artificiale tra la Conferenza episcopale degli Stati Uniti e il Santo Padre, il che non è vero. . . . Penso che per molti anni sia stata un’opinione molto chiaramente articolata della Conferenza episcopale che la pro-vita sia ancora la questione preminente. Non significa che gli altri non siano uguali in dignità. . .
Molti dei vescovi statunitensi presenti hanno applaudito Chaput.
Questo è certamente solo un incidente, ma rende chiaro il tipo di Chiesa che Francesco, adesso tramite McElroy, vorrebbe vedere in America. Non sfiderebbe un Biden o una Pelosi, non proprio. Sarebbe disposto ad accettare che diverse centinaia di migliaia di bambini uccisi nel grembo materno ogni anno debbano rientrare nei bilanci sponsorizzati dal governo per i programmi sociali e i cambiamenti climatici.
Chaput come vescovo era preoccupato anche per i poveri e per il creato, ma come molti dei vescovi statunitensi, aveva un senso di urgenza per la distruzione e gli insulti alla vita umana che si verificano su scala industriale in questo momento. Ogni giorno.
I vescovi americani rimarranno praticamente quello che sono dopo questa nuova messe di cardinali, così come il cattolicesimo americano. Resta da vedere cosa produrrà alla Chiesa universale l’apertura del Collegio da parte di Francesco alle piccole e lontane comunità cattoliche in tutto il mondo.
Se il Sinodo sulla sinodalità svanisce nelle paludi burocratiche, come sembra probabile che avvenga, i nuovi cardinali di sabato potrebbero essere il vero futuro della Chiesa nel mondo. Potremmo vedere qualcosa di ciò che questo potrebbe significare nelle discussioni durante le “riunioni a porte chiuse” il prossimo lunedì e martedì.
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Tag: catholic thing, robert royal
Categoria: Generale
Ha fatto molto scalpore nei
siti americani la scorsa settimana quando l’attore
Shia Leboef , interprete del
film su Padre Pio in uscita
ad anno nuovo ,quando in
un’intervista con il vescovo
Barron ha dichiarato che
vivendo un periodo con i
frati e
interpretando il Santo non
solo si sia convertito al
cattolicesimo ma anche
alla Messa Tridentina
dichiarando che quella Messa
non gli dà l’impressione che
gli vogliano vendere un’auto;
e di come il cardinale Arthur
Roche ,nemico della Tradizione , geloso fradicio del confratello ,abbia richiesto
all’attore anche per lui
un’intervista dichiarando
di volerlo convincere quanto
la messa di PaoloVI , ostentata
tutti i giorni
dal mandante di Santa Marta
sia superiore .
Che dire ,davvero un
servo inutile.
Non essendo addetta ai lavori, risulterà senz’altro inefficace il mio parere sul modo di ricomporre le stonature evidenziate sull’accessorio dell’abbigliamento di alcuni fra i neo-cardinali. E, quanto espongo non vuole essere affatto un consiglio, non richiesto, bensì una banalissima deduzione.
Con l’aria che tira – e sempre che il vento continui a soffiare nella direzione attuale – i maestri cappellai del settore, specializzato nella produzione delle “berrette” cardinalizie, potrebbero puntare sulla lavorazione artigianale e addestrare gli apprendisti del mestiere alla realizzazione di tali (copri) capi su misura. In tal modo, di sicuro l’aspetto esteriore sarà impeccabile…
A data da destinarsi, invece, l’evenienza che possa permettere di valutare il “peso” effettivo (in senso positivo, ci si augura) sul “vero futuro della Chiesa nel mondo” dei cardinali “creati” il 27 agosto scorso.
Essendo sfumata la possibilità della verifica, attesa dall’estensore dell’articolo, attraverso i resoconti sulle «discussioni [mancate] durante le “riunioni a porte chiuse”» delle due giornate conclusive del Concistoro di questo 2022, convocato nella medesima modalità a distanza di otto anni dal precedente.
COMMENTO PRIVATO
Gentile Dr. Tosatti,
mi chiamo Carolina Maria, ho 34 anni e abito a Milano. Sono, insieme ai miei genitori, una lettrice da lungo corso del Suo blog.
Inserisco qui il contenuto di questa mia breve lettera perché non ho trovato un indirizzo mail a cui inviarla.
Le scrivo, oltre che per esprimerLe il mio sincero ringraziamento per il lavoro che svolge in ogni Suo articolo, anche per segnalarLe una vicenda personale che temo possa coinvolgerla.
Sono oggetto da anni (non so quanti) di gang stalking e intercettazioni illegali che degenerano quotidianamente in bullismo con discriminazioni a 360° (dalla mia frequenza alla S.Messa Vetus Ordo, alla nostra opposizione a partiti e ideologie di sinistra, a comportamenti di vita privata fondati su dottrina e magistero come può essere la castità prematrimoniale, la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, ecc.). Dalla Sua pubblicazione dell’ultimo segreto di Fatima, la situazione è nettamente andata peggiorando e temo che vogliano coinvolgere nelle intercettazioni altre persone, giornalisti cattolici che seguiamo con più frequenza in particolare.
Ho ritenuto mio dovere avvertirLa, consapevole che nulla deve temere chi segue il Bene.
Con tanta stima, immensa gratitudine e un costante ricordo nella preghiera, Le invio i miei più cordiali saluti.
Carolina Maria