Il Matto. Meditazione sull’Oggi, e sul Cristo Sole di Leon Battista Alberti.
23 Luglio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Il Matto ci offre questa interessante riflessione
OGGI – HONJITSU
Premessa
In giapponese 本日 honjitsu e 今日 kyō significano entrambi “oggi”. Tuttavia honjitsu è molto più formale di kyō. Pertanto, nella conversazione quotidiana si ascolterà quasi sempre kyō piuttosto che honjitsu.
L’ideogramma 日, che vuol dire sole o giorno, nella lettura On (di origine cinese) si pronuncia infatti nichi o jitsu, invece nella lettura Kun (di origine giapponese) si legge hi, ni o ka. Infatti, per esempio in 日本 Nihon, che vuol dire Giappone o Sol levante, 日 si legge NI, invece in 日曜日 nichiyōbi, che vuol dire domenica, lo stesso ideogramma si legge NICHI, che si ritrova in 大日 Dai Nichi: Grande Sole.
*****
HONJITSU, OGGI, latino HODIE, contrazione di HOC DIE: in QUESTO GIORNO, il giorno nel quale ci troviamo. Attenzione a “ci troviamo”, giacché se per un verso ci si trova sempre in qualche luogo, con ciò acquistando importanza lo spazio, per l’altro verso “trovarsi” significa inventarsi, cioè riscoprirsi, riacquisendo il PURO SENSO DI ESSERE che trascende lo spazio come anche il tempo ed il pensiero, insomma ritrovando l’OGGI.
E questa invenzione di sé nel Sé, cioè in Dio, non può darsi che OGGI, certamente non “ieri” né “domani” che sono un pensiero concettuale- immaginativo. Di fatto, è il pensiero l’offuscatore dell’OGGI che in se stesso è vuoto e permanente, e proprio per questo permette ogni tipo di pieno e movimento, a partire proprio dal pensiero, anch’esso non potendo darsi che OGGI; pensiero a cui si accompagna spesso, per non dire sempre, il senso del tempo “passato” e “futuro”, con tutte le conseguenze, non propriamente amene, che ne derivano.
OGGI non “dura” 24 ore, bensì presiede alle 24 ore. Allo scoccare della mezzanotte, OGGI né si conclude né ricomincia, bensì, senza soluzione di continuità, OGGI È. Di giorno e di notte è OGGI, anzi OGGI è giorno e notte. Gli è che il cammino del sole, assieme alla consultazione dell’orologio, confonde la coscienza inducendola a credere che il mattino, il mezzogiorno, il pomeriggio e la sera scandiscano il tempo dell’OGGI, e che OGGI si concluda col sopraggiungere della notte, talché la mattina ci si sveglia credendo che la notte sia trascorsa in assenza dell’OGGI e che OGGI sia un “altro” giorno.
Invece, immancabilmente, OGGI È: vuoto e permanente, non è condizionato dal tempo né dallo spazio né dal pensiero pur presiedendovi: se siamo svegli lo siamo OGGI, se siamo dormienti lo siamo OGGI. E quando pensiamo e agiamo, che lo si sappia o no (ma per lo più non lo si sa), lo si fa OGGI, che presiede alla luce del giorno e al buio della notte, così come presiede alla luce e al buio della nostra coscienza. Se siamo coscienti, cioè svegli(cosa rarissima) lo siamo OGGI, e se siamo incoscienti, cioè addormentati (cosa diffusissima) lo siamo OGGI. “Ieri” e “domani” non si può essere né svegli né addormentati, non si può essere né nella luce né nelle tenebre. “Ieri” e “domani” non può accadere nulla. Non possiamo pensare e fare nulla. OGGI, HONJITSU, immancabilmente È; “ieri” e “domani” immancabilmente NON SONO.
OGGI trascende la nostra coscienza ordinaria smarrita nel tempo, addormentata dal (e nel) pensare e dal (e nel) fare. OGGI è QUI E ORA, 24 ore su 24. OGGI è 中今 NAKA-IMA: AL CENTRO ADESSO. Possiamo dire altrettanto della nostra coscienza?
Abbiamo già osservato come il cammino del Sole, assieme alla consultazione dell’orologio, confonda la nostra coscienza, ma il Sole, a ben vedere, non è il responsabile di tale confusione, bensì lo è la nostra mente (la macchinetta tuttofare!) che congettura una sequela temporale del tutto estranea al Sole. Ognora splendente, il Sole non nasce e non tramonta se non ai nostri occhi assonnati: est, ovest, nord e sud sono punti cardinali escogitati dalla limitata prospettiva umana, ma che non esistono per il Sole la cui centralità trascende la prospettiva, cioè il punto di vista: alba, mattino, mezzogiorno, pomeriggio, crepuscolo e sera e notte sono appellativi della qualità, non certamente della quantità delle 24 ore, alle quali presiede immancabilmente l’OGGI che è alba, mattino, mezzogiorno, pomeriggio, crepuscolo, sera e notte, come anche primavera, estate, autunno e inverno.
Per inciso vale la pena di notare come alle sette fasi della giornata (cui segue quella della notte) corrispondano le sette ore canoniche: Lodi (alba, alle 3), Prima (primo mattino, alle 6), Terza (mattino, alle 9), Sesta (mezzogiorno, alle 12), Nona (pomeriggio, alle 15), Vespri (crepuscolo, alle 18), Compieta (sera, alle 21). Da notare anche come tali ore scandiscano altrettante pause, in ciascuna delle quali, per così dire, ci si sottrae al flusso del tempo ritornando all’OGGI.
In R. P. Kaushik, Alchimia organica, troviamo che:
«Il tempo è relativo e non assoluto. Per la luna, il sole e la terra il tempo non esiste. È solo un concetto che trae origine dallo studio del movimento della terra e del sole. Il tempo, come molti altri concetti e nozioni, serve all’uomo per funzionare nel mondo materiale, ma in assoluto questi concetti non esistono. La terra, ruotando sul proprio asse e attorno al sole, crea con i suoi moti l’alternarsi del giorno e della notte e il succedersi delle stagioni. Nello spazio assoluto giorno e notte non esistono. Essi esistono solo sul pianeta Terra e su altri pianeti e satelliti in relazione a un sole. Dividiamo il movimento della Terra sul proprio asse in ventiquattro parti, divise a loro volta ciascuna in sessanta parti. Indi dividiamo ciascuna di queste sessanta parti ancora e arriviamo ai secondi. Ma è chiaro che le ore, i minuti e i secondi non esistono se non nella mente o negli orologi».
Lo stesso valendo quando parliamo di lustri, decenni, secoli e millenni, cioè di varie quantità convenzionali di tempo che non possono evadere dalla qualità assoluta di OGGI, HONJITSU.
Eppure, se ad ogni ora del giorno e della notte riuscissimo a re-inventarci, a tornare a noi stessi, cioè dalla periferia (dal pensiero-desiderio) al Centro (al Silenzio), potremmo constatare che è sempre OGGI, HONJITSU, e che se ci mettessimo ad aspettare “domani” avremmo un bell’aspettare!
E non sarà una mera coincidenza il fatto che in giapponese OGGI si dica KYŌ 今日oppure HONJITSU 本日, in entrambi i casi comparendo l’ideogramma hi 日 che significa sia giorno sia Sole, quest’ultimo simbolo di Luce perenne e quindi dell’OGGI quale GIORNO intramontabile. Col suo ininterrotto splendore il Sole trascende giorno e notte, quindi “ieri” e “domani”, quindi l’egocentrismo e la vasta gamma di dualità dilanianti di cui esso si nutre. Ritroviamo 日hi anche nel detto giapponese:
«Ichinichi isshō” 一日一生 “Un giorno, un vita»,
da cui si arguisce che c’è un solo un giorno, OGGI, e quindi una sola vita, cioè quella che si vive OGGI. HONJITSU.
«La vera contemplazione è immergersi nell’azione del momento»
recita l’Hagakure. Dice «del momento», cioè OGGI. HONJITSU.
La Contemplazione è del tutto libera da ogni tipo di legame spazio-temporale, quindi è Munen-Muso 無念無想: senza pensiero e senza desiderio. Come il Sole, come l’OGGI, la Contemplazione è libera da ogni oggetto e tuttavia presente ad ogni oggetto, non separata da ogni oggetto ma distinta da esso e senza volerlo o doverlo possedere: si pensi alla relazione fra lo Specchio e tutto quanto vi si specchia: né afferrare né respingere, questa la Virtù dello Specchio. Lo Specchio, come il Cielo, non pensa e non desidera. Dice infatti Confucio:
«Parla forse il Cielo? Eppure le stagioni seguono il loro corso e le creature continuano a nascere. Che parla forse il cielo?».
Contemplazione, Sole, Specchio e Cielo coincidono OGGI. HONJITSU.
«Tu sei mio figlio,
io OGGI ti ho generato»
Salmo 2, 7
E così il Cristiano che sa re-inventarsi è Figlio (Giovane Fanciullo!) del Padre poiché affratellato al Cristo-Sole 日 proprio OGGI. HONJITSU.
Qui sotto, quale Sintesi di tutto quanto sopra, Il sole col volto di Cristo fanciullo di Leon Battista Alberti (Firenze – Basilica di Santa Maria Novella).
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Categoria: Generale
Se non sono indiscreto… in merito alla lunga disquisizione sul “peccato originale” e sull’ “albero della conoscenza del bene e del male”, per me è sto illuminante questo capitolo dell’ “Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta:
http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/1/xvii-la-disubbidienza-di-eva-e-lubbidienza-di-maria
Rolando, come altre volte la devo ringraziare, Lei e ‘ una miniera di sapere e mi porta a conoscenza di tante cose, e io tipo semplice, cresciuto in campagna, posso solo ringraziare.
Lei dice : ” Conosci “L’affare Macropulos” di Janacek? Anche ci fosse concesso di vivere più vite come la protagonista, dopo 317 anni si stanca, rinuncia all’immortalità si lascia morire per tedio.” …grazie, perfetta esemplificazione di cio’ che ho cercato di dire, imperfettamente, sino ad ora e che ci differenzia sul piano interpretativo. Per me infatti e’ la conferma di quanto affermato sin qui : la morte, il massimo della sofferenza, quella che tutti cerchamo di evitare,
inorriditi, e’ in effetti il compimento di tutto …. infatti senza la morte, senza la sofferenza, afferma la protagonista dell’opera, non avrebbe senso la vita stessa.
Si lascia morire perche’ continuare a vivere rappresenterebbe una ulteriore distanza rispetto al suo Fine.
La lascio, affettuosamente, con parole che Le sembrereranno assurde e che segnano la differenza, spero non insanabile ! , tra noi.
“Oh giorno eterno, giorno desiderato, ti attendo con nostalgia e impazienza , tra non molto l’Amore fara’ cadere i veli e Tu diverrai la mia salvezza.
Oh giorno stupendo, momento impareggiabile, in cui la mia anima conoscera’ il Signore dei Signori, il custode della mia anima,.
Sento che non avro’ timore.
Oh giorno solennissimo, giorno luminoso, in cui conoscero’ Dio nella sua potenza, e mi immergero’ tutta nel Suo amore, constatando che sono finite le miserie dell’esilio.”
(santa Faustina K.)
Esilio…. dall’ eta’ dell’oro perduta…Esiodo e tutte le religioni del mondo tranne, forse, il Taoismo che non e’ propriamente un re-ligere .
Per tutte le altre “lassu’ “si stava meglio, ed e’ li’ – ma solo dopo aver appreso, conosciuto, l’Amore, attraverso la nostra stessa carne – che il buon Dio ci ha destinato a tornare.
Un caro saluto.
Amore e Morte, Eros-Thanatos…una doppietta vincente anche nel ” settore” cristiano. Infatti se si aspira all’eternità dell’amore, non si può che aspirare alla morte…
Come dimostrò il grande scrittore e poeta Kleist che realizzò a questo scopo un famoso suicidio à deux.
Si, cara Adriana, così come scrivi, ma non dimentichiamo (sottovalutiamo) ER ( Hros, ma scritto con la eta a differenza dell’altro che ha la epsilon iniziale ). Sembra che questo Mito sia conosciuto solo da Platone, percui alcuni studiosi,tra cui G. Gentile, opinano che sia sua invenzione (Repubblica libro X se memoria non falla).
È alquanto inesatto tradurlo in italiano come ER, ma penso serva per non confonderlo con il più noto Eros. Tuttavia è Eros anche quello.
Vero…confidiamo dunque nel Daimon.
Scusami Adriana cara, G.Reale. Da vecchio sforzo troppo l’attività neurale. E pretendo perfino che supplica al movimento delle gambe…. C’è chi dice che fa bene. Sarà, dum vivimur sic est.
“Un pover’uom tu se’. Ben me lo disse il vento che rapisce degli uomini il sospir, come dentro il tuo petto eterne risse ardon che tu né sai, né puoi lenir”
Ricordi?
Altrochè, la tengo ancora a memoria…da bimba ne appresi numerose par coeur, talvolta ( spesso ) danno ritmo alla vita…ritmo interiore.
Un sentito ringraziamento per avermi segnalato il nome di Giovanni Reale di cui youtube riprende alcune conferenze ( chiamiamole così ). Sorgenti di acqua fresca e corroborante per lo spirito.
@Rolando: ecco allora che il passo di Resp. 614b, ἀλλ᾽ οὐ μέντοι σοι, ἦν δ᾽ ἐγώ, Ἀλκίνου γε ἀπόλογον ἐρῶ, ἀλλ᾽ ἀλκίμου μὲν ἀνδρός, Ἠρὸς τοῦ Ἀρμενίου, τὸ γένος Παμφύλου, era eccellentemente tradotto già da Marisilio Ficino con “Equidem tibi non Alcini apologum, sed praestantissimi viri Eris Armenii, genere Pamphylii referabo”. *** Eros non c’entra, ma chissà se Platone e Greci del suo tempo in quell’Ἦρ sentivano risonare la forma contratta di ἔαρ (èar, “primavera”, cfr. il latino “ver”), ossia un richiamo alla stagione della rinascita? Non per portare un goccio d’acqua al mulino del compianto professor Reale, scommetterei di sì (ma è solo una scommessa).
Stilobate caro, grazie ancora per la precisione apportata sul nome del personaggio di questo Mito cristiano, cattolico romano ante litteram.
Forse ( lo ripeto timidamente però e comunque limitatamente al pensiero di Filone pervenutoci) bisogna dar ragione anche a Filone alessandrino quando ipotizzava che un po’ di Mosè lo vedeva anche in queste grandi menti del pensiero greco. Ma come scrive A. Ferrabino nel testo di Clara klaus, Filone alessandrino ed un’ora tragica della storia ebraica, “…il quale pur avendo fallito l’intento di conciliare Ellenismo e Giudaismo teoreticamente, ha nondimeno tracciato un immenso affresco ricco di chiaroscuri…”.
Nonostante tutto, il fallimento è confermato anche oggi nel diniego da parte del Rabbino capo di Roma alla proposta di Francesco di parlare di teologia. Ti tutto, ma non di Teologia.
Tornando al Mito però mi stuzzica un pensiero: è mai possibile, come invece afferma Epitteto, che “uno di cultura greca che recita la parte del giudeo” e che – aggiungo io -nacque a Tarso nella confinante Cilicia, lo ignorasse del tutto.
Vero è che questo tale è molto complesso, ma oltre il realismo di una nube senza risurrezione, parla, visto che tardava, di un corpo spirituale, se non erro. Non ti obbligo, ma mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero in merito. E un bacio di grazie. Comunque nel dogma cattolico cristiano è stato sposato in pieno, mi pare…
Che dire, Rolando, non abbiamo elementi per determinare se a Paolo di Tarso fosse giunta notizia del mito di Er (ma allora anche di altri passi platonici di analogo tenore, come il mito del Carro in “Fedro” 246a e segg.). Non possiamo escluderlo. Come non possiamo escludere che Gesù stesso nel periodo trascorso nell’Egitto ellenizzato… *** Si tratta però di illazioni, suggestioni, e niente più. Io sono più incline a pensare che in Platone (e in Socrate) abbia soffiato lo Spirito, che in alcune illuminazioni della sua opera spiri un vero e proprio vento profetico (il professor Reale, da lei ricordato, ne era oltremodo convinto, e prima di lui lo furono molti altri). *** Mi è invece del tutto estranea l’ipotesi che Paolo abbia confezionato una fola per gonzi impastando fantasie mitologiche raccattate qua e là. Al contrario, penso che quello che spesso viene bollato come fantasia mitologica di questa o quella tradizione/cultura sia più spesso di quanto si creda il frutto di profonde intuizioni o, se si preferisce, di ispirazioni sulla vera costituzione delle cose. *** E proprio per questa ragione le congetture – spesso whishfulthinkingly antitradizionali e sempre, by necessity, antiteoretiche – di folologi e biblisti mi trovano piuttosto indifferente. Viene da dire: “Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia…”. *** Un cordiale saluto.
Rolando, Ἠρός (Ēròs) nel testo del mito platonico è il genitivo di Ἦρ, non il nominativo di un ipotetico genitivo Ἠροῦ (nel qual caso si sarebbe potuto rendere con “Ero”, anziché con “Er”). La traduzione “Er” è dunque corretta e non è motivata dalla necessità di evitare la possibile confusione con “Eros”. *** La forma genitiva Ἠρός, che appare nelle battute introduttive del mito, è dovuta all’accordo con il genitivo ἀνδρός (andròs, ‘d’un uomo’), riferito all’accusativo ἀπόλογον (apòlogon, ‘racconto’). *** Circa l’ipotesi avanzata da Reale, va detto che si tratta, per l’appunto, di una mera congettura, una supposizione priva di concreti elementi a favore o a sfavore (in sé il fatto che il mito non sia attestato in altri testi della frazione di scibile ellenico che ci è pervenuta non può dimostrare alcunché). *** Resta il fatto che il mito di Er figlio d’Armenio è tra le pagine più belle e giustamente celebrate dell’opera platonica e che rileggerlo è sempre un’ottima occasione per meditare su un tema importante e decisivo. Dunque grazie per averlo chiamato in causa. *** Non ho partecipato di proposito all’interessante confronto sull’oggi (tempo/eternità ecc.) e sul Sole (sue valenze simboliche, anche in ambito cristiano), perché troppe sarebbero state le cose da dire e gli sviluppi/precisazioni da proporre (anche sul fronte giapponese). Ma ho letto tutti gli scambi, che sono stati, come spesso accade con le “insalate mistiche” del nostro amico Matto, simpatici e istruttivi. *** Un cordiale saluto a Lei e ad Adriana 1, della quale leggo sempre i commenti con interesse.
Ecco…la sua presenza mi mancava. Grazie infinite.
Grazie Stilobate per la puntuale segnalazione grammaticale del nome Hros con la eta e la omicron. Ma ho ancora dei dubbi circa una traduzione con Er.
Comunque è un Mito platonico assai pregnante. Questo conta.
Grazie ancora Stilobate per la precisione grammaticale e logica del nome greco, tradotto con Er. Vero è anche che esiste il nome di un sacerdote che viene tradotto con Ero a conferma di quanto hai scritto. Grazie. I tappeti orientali son tutti molto belli, ma proprio in quei paesi mi hanno fatto notare che in tutti c’è un’imperfezione di trama perché la perfezione appartiene solo ad Allah.
Anche a Gesù hanno fatto dire: Estote perfecti sicut perfectus est Pater vester qui in coelis est. Infatti esistette anche un cristianesimo di Celicoli. Ma il Padre di coloro che Gesù spronava alla perfezione sembra non fosse il suo stesso Padre. Infatti dice: “la casa del Padre mio” riferendosi senza dubbio alcuno al Tempio di YHWH che era Uno come Uno Israele come Uno il Patto.
Stilobate carissimo, ventata di giovinezza, quando si è anziani, e lo dico per me, il ricordo dimenticato dei bei tempi del liceo arriva proprio come una dolce e nostalgica brezza di giovinezza come quel genitivo oggettivo che m’hai fatto ricordare.
Purtroppo quel “qualcosa che ancor cerca, ancor pensa” del Viatico di Pascoli, surclassa….
Ciao.
“Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte / ingenerò la sorte.
Giacomo Leopardi
Caro Luca Antonio, ma c’è bisogno che l’amore che sperimenti in questa realtà sia/corrisponda per forza di cose razionali o di fede a quello che tu neanche conosci, né puoi immaginare in una esistenza supposta “altra”?
E così vale per ogni essere pensante.
Al massimo io posso essere col Cristo pensante sulla collina delle croci a Vilnius! Col Cristo messia che è in ciascuno di noi che opera la propria redenzione, pensando, cioè patendo conoscere. Ma il dio? Ciascuno ha il proprio, come Gesù ebreo che rimprovera quelli della sua stessa stirpe dicendo che hanno per padre il diavolo e siccome sappiamo che i diavoli sono tanti, ma sono pure tutte divinità, logica vuole che ciascuno abbia la sua. Insonna il dualismo, per me, è la più grande devianza metafisica. Tuttavia ci permette di elucubrare con spassosità. La realtà è una e solo una. E adesso non andiamo subito a divagare tra le divinità della storia del pensiero umano. Riposiamoci, ciascuno con la propria. Salvo Gesù Cristo nella sua metà umana. Interessa, nonostante il cardinal Ruini mi dicesse che non serve a niente questa sola metà del personaggio. Dualismo anche qui. A meno che l’uomo non sia il dio. Cioè la Natura.
Caro Luca Antonio, probabilmente non riusciamo a capirci perché qualche ingranaggio non relaziona bene.
Tu scrivi anche ( per questo io spezzo le mie risposte): “la morte il massimo della sofferenza, quella che tutti…”.
Non penso proprio che la morte sia il massimo della sofferenza! Anzi, ne è la risoluzione totale. Esimimi dalle citazioni. Esimimi da toccare il problema dell’eutanasia in “questa povera Italia sacrestia [ipocrita, aggiungo io] dell’altare”.
Dico solo questo: se non ci fosse la morte, nessuno si porrebbe fantastiche metafisiche, dottrine e rivelazioni di ciò che non è più necessario. Da sé farebbe come la protagonista dell’Affare Makropulos. E cercherebbe, per assurdo un Dio, che lo faccia morire; ma com’è evidente non ce n’è bisogno. QUESTO DIO SI CHIAMA NATURA. Se Spinoza meditando sul Levitico restò convinto del suo sacro materialismo perché io navigando nelle fantasie metafisiche delle dottrine di rivelazione dovrei “sciogliermi” ( = “trascendentalizzarmi”) da questa realtà che mi è ancora tanto, tanto ignota? Per farlo non basterebbe conoscere in toto gli ingranaggi di questa realtà, saperli smontare e rimontare ottenendo ancora la stessa realtà, così come diceva Richard Feynman. Eppur ci sono dentro.
Anima immortale? Suvvia! È più stuzzicante parlare di “credo nella risurrezione della carne” che di vita eterna di un’anima immortale con implicita contraddizione perché se l’anima è immortale…. Ma se per caso si desse risurrezione della carne, vorrei scegliere io con quale “carne” risorgere, cioè… senza incappare in una immortale vecchiaia [ seneptus ipsa morbus est]. Conoscerai certo un ben noto Mito esilarante a proposito…. Immortale con la carne è un disperante affare. Rimando all’Affare…
Ma poi anima non ha a che fare con animato, animale, movimento…con aria, vento? E spirito? Con vento che spira, con respiro, con arsura e bruciore di gola e naso cui era tanto soggetto anche ELOHIM YHWH. Forse la sua principale patologia dovuta all’invidia per la devozione (fiducia/fede) umana ad altri ELOHIM e/o demoni concorrenziali. Basta dualismo alla Mani, a cui va, secondo me, solo il merito di aver rimproverato per iscritto Gesù di non aver lasciato niente di scritto di sua mano. QUID PER ALIUM DIXIT SIBI DIXISSE PUTATUR. Gesù Cristo è la penna di tutti coloro che han scritto di lui quia cum homo sit, deum faciunt eum. E ciascuno ha il suo: ecce deus fortior me qui veniens dominabitur mihi.
Corrige. QUIS QUID PER ALIUM DIXIT SIBI DIXISSE PUTATUR
“Non penso proprio che la morte sia il massimo della sofferenza! ” …e no !, altrimenri i suicidi, specie nel passato, quando la vita fisica era davvero dura, vedi solo il fastidio continuo di pulci, zecche e pidocchi, quando bastava un piccolo incidente a rendere storpi , sarebbero stati moltissimi, e anche oggi, dove alla sofferenza fisica si e’ sostituita quella psicologica della mancanza di senso e/o di piacere, pur essendo i suicidi di piu’, la gente non e’ che si ammazza tanto volentieri, e anche se decide di farlo lo delega agli altri, segno evidente che la cosa non solo spaventa, ma anche, per inciso, che quel chiedere agli altri di fare una cosa che si potrebbe fare da soli non e’ altro che una richiesta di aiuto, un ultimo tentativo di trovare qualcuno che ci aiuti a dare un senso a quella sofferenza, un affetto….sentirsi amati.
“…se non ci fosse la morte, nessuno si porrebbe fantastiche metafisiche, dottrine e rivelazioni di ciò che non è più necessario. ” … ma guarda caso la protagonista dell’opera si lascia morire -contro la Natura che come dice Lei ci spinge a perpetuare noi stessi – proprio perche’ la vita senza uno scopo non ha appunto nessun valore; ma questa non e’ forse gia’ di per se’ una fantasticheria metafisica, un bisogno di dottrine, di rivelazioni ?, di significanti e di un significato ?, e, sopratutto come mai questa domanda – scrive Heiddeger “l’uomo ha la forma di una domanda – ce l’abbiamo cosi’ impressa nel cuore ?. Sara’ che….
Ah, Luca Antonio caro, proprio non ci siamo . Il tuo argomentare proprio non lo comprendo. Mi sembra senza logica.
Non si muore contro la natura, ma per natura ed a causa del dolore/sofferenza da essa ed in essa genetati in quanto possibile proprio all’uomo che pensa, disperato fin che vuoi, ma che sceglie la morte come un bene per lui in quanto pone fine a tutte le sue sofferenze fisiche e psichiche.
Mi sa che Gn 3,22 o non l’hai capita o fai finta o la spieghi come uno che deve fare il proprio lavoro per guadagnarsi da vivere. In più disconosci il vincolante principio antropico implicito anche nel passo citato, che cristiano/cattolico non è, ma rubato. Inoltre sembri ignorare la Genesi vera del primo dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio cristiano cattolico, attraverso il quale passa l’empietà dell’uso di Dio a favore del Potere delle Istituzioni che ti vorrebbero miserabile, povero, servo, schiavo e disperato, ma vivo in nome di una croce in più! Nega se puoi. Parlami d’amore…
“Mi sa che Gn 3,22 o non l’hai capita o fai finta o la spieghi come uno che deve fare il proprio lavoro.”
E’ vero Rolando, mi sono guadagnato e mi guadagno da vivere anche contrastando gli errati ragionamenti altrui, ma in ben altre sedi e con ben altri compensi di questo ! 😂😂😂
I miei ragionamenti stanno li’, credo comprensibili a tutti, e quando magari non lo sono, se invitato a farlo, cerco di chiarirli sempre. Succede la stessa cosa a Lei con i suoi ?.
Comunque, a beneficio di chi legge, questa e’ la mia interpretazione di Gn 3,22 :
“Partiamo da testo Cei, ma gli altri non divergono : “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male.”
Ora la prima domanda che uno si fa e’ questa : come e’possibile dire cio’ alla fine, DOPO la catastrofe dell cacciata ?, quale bene hanno conosciuto?.
Occorre indagare….e la parola chiave qui e’ “conosciuto” , nel senso ebraico pero’ di “fare esperienza” , sperimentare, fare proprio, praticare, cioe’ stabilire, loro, Adamo ed Eva, cosa sia il bene e cosa sia il male.Da qui la “cacciata” , che altro non e’ che l’autoesclusione dalla comunione con Dio, essendo venuto meno quell’affidamento a Lui con lo stabilire “cosa mi conviene e cosa mi nuoce”. Ma, come gia’ scritto, non essendo l’uomo un assoluto, men che meno di Amore, finisce per trovare un nuovo padrone, molto peggio del primo, il proprio Ego.
Solo cosi’ a me i conti tornano e, assieme a questa, tante tessere del puzzle vanno al loro posto.”
Questa interpretazione non la trova d’accordo ? , me ne faro’ una ragione, del resto da Lei ho ricevuto ben altre provocazioni, ultima, qui, in questa pagina, il Gesu’ “calunniatore”…🤦♂️, ma dai !😂🤣😂
Caro Luca Antonio, temo ci sia una grande, troppo grande distanza tra me e te. Tra il mio relazionarmi nel dibattito ed il tuo.
E semplicemente lo dimostri tu con le tue stesse parole quando esplicitamente scrivi di “ERRATI RAGIONAMENTI ALTRUI” [il maiuscolo è mio], mentre io scrivo semplicemente della mia ignoranza a non comprendere il tuo pensiero, che è appunto un pensiero altrui. Tu non hai un tuo pensiero a mio modo di vedere su Gn3, 22 sul significato di quelle parole per quello che letteralmente e materialmente dicono e me lo dimostra il fatto della tua fede nella CEI, cioè nella dottrina cristiano cattolica di quel passo come base di una morale che discrimina tra veritieri ed erranti nelle scelte di “convenienza” personale. Ripeto, per te e per tutti quelli che la pensano come te: rispetto la Fede ed anche la lotta per la difesa delle vostra dottrina che la supporta, ma molto spesso sul piano di una libera e spoglia e disinteressata discussione, salvo il nobile interesse a “capire”, noto che la relazione della comprensione razionale risulta quasi sempre un fallimento. Ma è sempre un fallimento tra ragioni di fede, con la differenza che una si basa su dogmi indiscutibili ed irrinunciabili, l’altra su assiomi pur rivederli. E poi, diciamola fuori dai denti, la pretesa di SAPERE cosa conduce alla Salvezza eterna, quindi la continua insistenza, come terme sia nei dibattiti come nei fatti di imporre una Morale superiore stabile e permanente, indiscutibile ed inalterata, quando ciò è semplicemente, secondo me, incomprensibile perché non a portata dell’uomo di ragione. IL MATTO che ha causato questa nutrita pagina è molto più comprensibile razionalmente nelle ragioni che espone anche se sembra, dico sembra, indurre in una relazione folcloristica. Ma è bella e buona sia alla ragione sia al cuore. E trascina…
Caro Luca Antonio delle 8;35. Lì tu domandi con chiarezza: “come e’ possibile dire cio’ alla fine, DOPO la catastrofe della cacciata ?, quale bene hanno conosciuto?”.
Hanno conosciuto il dono della “coscienza di aver coscienza” nella scelta per una ottimale condizione omeostatica della loro esistenza istante per istante.
E ti pare poco? Mentre un “dio” del “DOPO”, che onnisciente sembra proprio non essere, quando si accorge del furto di una dote preziosa, lo scaccia dal suo giardino, dichiarando che ciò che l’uomo ha acquisito/rubato, non può più sottrarglielo perché lo ha reso a Lui simile. Letteralmente la bella favoletta può essere “ragionevole” se un altro dio ha dato all’uomo questo gran bene e questo è un altro Dio proprio il Serpente, Ras/Resed degli Accadi che come l’altro è nel subconscio di ciascun uomo che già da bambino ha paura di ciò che potrebbe nascondersi dietro l’uscio della porta. Appunto gli Accadi adoravano tale divinità con il simbolo del serpente dietro l’uscio della porta di casa. A dimostrazione della possibile correttezza della favoletta nella sua materialità letterale, sta poi tutta la gelosia di ELOHIM YHWH per qualsiasi altra divinità in tutta la bibbia ebraica di Dio.
Infatti quand’è possibile una gelosia concorrenziale?
È chiarissimo che questo non è un latrocinio perpetrato autonomamente dall’uomo. Come fa uno senza coscienza rubare la coscienza? Allora la favola cristiana inventa con Girolamo la mela e l’albero di tanta coscienza, come per incanto, diventa un melo! Favola a favola.
Però non può più accedere all’albero della vita. Ma quale vita?
Quella per peccatum mors? Ma il CUI CONTIGIT NASCI INSTAT ET MORI era forse scisso nell’Adamo senza il latrocinio o il dono della coscienza. Mi sembra irrazionale ammetterlo visto che la stessa bibbia dice che anche gli ELOHIM muoiono come gli uomini e lo stesso Gesù conferma che anche noi uomini siamo ELOHIM. Dilemma dibattuto anche in Qunram, secondo le testimonianze pervenuteci.
Comunque l’errore ha più cause: Filone, Paolo, Agostino e si chiama PECCATO ORIGINALE, ma è proprio questo il Peccato: quello di essere un errore. L’ignoranza secondo Platone è il vero peccato.
In aggiunta poi, caro Luca Antonio, mi sembra che nel tuo intervento faccia timido capolino il problema dell’eutanasia tanto caro ai cattolici. Ma per imporre per amore….
Luca Antonio,
alcune osservazioni…
” è diventato come uno di noi “: NOI majestatico oppure NOI Elohim ( dalla lunga ma mortale vita come viene ricordato nel noto Salmo ) ???
Mi pare opportuno ricordare che il Tetragramma dice a Mosè che per la prima volta Egli a lui si è rivelato e che i di lui antenati ( a cominciar da Abramo ) non lo avevano conosciuto.
Non mi convince questa interpretazione e presentazione del ” peccato ” come un cocktail di concretezza testamentaria, spiritualismo platonizzante e psicoanalisi freudiana.
Se fossimo di fronte ad una formula matematica, si direbbe che non è “elegante “.
In prosieguo… nelle sue risposte pare che lei abbia dell’umanità la medesima concezione che della ” greggia ” aveva Leopardi nel ” Canto notturno di un pastore errante nell’Asia “, esibendo un atteggiamento molto vicino sia all’ottimismo di un Terenzio Mamiani in attesa delle ” magnifiche sorti e progressive “, sia alla concezione lineare del tempo cristiano…in progress darwiniano ambedue. La faccenda mi pare un tantino ambigua così come le faccette ridanciane inserite nel suo testo, visto e considerato che è proprio in questo ” luogo ” che lei dovrebbe ricavare il suo compenso più alto : quello di convertire le anime.
Luca Antonio,
mi inserisco qui, mancando il -Rispondi- nella sede opportuna.
” Da lei ho ricevuto ben altre provocazioni…” , come ” ci azzecca ” con le ” strepitosonazze ” lodi precedenti rivolte da Lei a Ronaldo? Ai non meno strepitosi ringraziamenti per averla illuminata con la sua scienza ( e coscienza )?
Come si concilia la dichiarazione della propria ignoranza ” campagnola “, con le accese diatribe culturali perfino su Janaceck? Sembra proprio che i topi di campagna usino indossare la toga di città per mostrarsi roditori in gamba.
Le mie lodi a Rolando sono per il suo sapere, quando mi fa conoscere cose nuove, tipo il dramma in questione , per il resto con lui e’ un po’ in gioco che si trascina da due anni, a volte con ironia, per continuare a beccarci da distanze siderali.
La continuazione di un rapporto passa anche dallo sdrammatizzare certe sue posizioni radicali che di margine di dialogo se prese seriamente al 100% ne lascierebbero davvero poco. Come Miserere Mei sono preoccupato per la sua anima; tutta la sua costruzione mi sembra scaturire da un solo pensiero “..non e’ risorto non e’ risorto, e’ marcito nella tomba..” come fa dire Benson al suo sulfureo protagonista.
La mia interpretazione di Genesi 3, 22 scaturisce da una semplice domanda, che ripeto ancora e che non ha mai trovato risposta da alcuno, perche’ Dio DOPO la cacciata, dice che Adamo ed Eva hanno conosciuto il bene e il male?, che BENE hanno conosciuto ?, e aggiungo ora, perche’ vengono cacciati ma si ritrovano nello stesso mondo fisico di prima, con gli animali, innocenti e non cacciati via, le piante e tutto il resto, solo con in piu’ la fatica, il sudore e i dolori del parto ?. Quale condizione e’ cambiata per loro ?…non e’ che forse, domando, la condizione che e’ cambiata e’ IN loro ?. Potrei continuare Adriana, perche’ le questioni che si inanellano da qui in poi, compreso Caino inventore della tecnica, sono parecchie, ma mi fermo qui, ci rifletta , se lo ritiene opportuno, forse la risposta e’ semplice e sono io che non la vedo, ma a questo mio domandare senza malizia nessuno ad oggi ha saputo rispondere.
Un caro saluto, a Lei, e a Rolando che sicuramente legge, e grazie per i suoi sempre ficcanti interventi.
Luca Antonio…sembra alle prese con un libro giallo…dopo, prima…si potrebbe rispondere con una certa ironia che il bene e il male vennero esperimentati dalla coppia ” copulando ” ( dato che malum, -la mela o il male- traducono l’ebraico che indica l’atto sessuale ). Il luogo non era cmq più il Gan Eden ( luogo recintato e protetto ), e i poveri pro-genitori della stirpe dell’astuto Giacobbe potrebbero aver rischiato di far concorrenza agli Elohim con la scoperta di una maniera autonoma e non sofferta per riprodursi dando luogo ad una stirpe particolarmente intelligente e longeva .
Mi pare che a parlare di gioco sia unicamente lei che, al tempo stesso, si dichiara sempre intenzionato a salvare ( poco giocosamente ) l’anima di un Rolando assai compiacente e compiaciuto di tanta attenzione. A me non pare sia così. Che vuole?…tot capita, tot sententiae…
IL MATTO
25 Luglio 2022 alle 18:40
«Nel centro del nostro essere c’è un punto in cui non può arrivare né il peccato, né l’illusione, né l’inganno. Pura verità che appartiene solo a Dio. Di cui neppure noi disponiamo. Inaccessibile alla nostra mente e alla nostra volontà. È come un diamante puro, folgorante di luce invisibile. È in tutti e, se potessimo vederlo, scorgeremmo milioni di punti luce uniti nel fulgore di un sole che diraderebbe tutte le nostre tenebre».
Thomas Merton, trappista (1925-1968)
Non è meraviglioso?
Non posso non esternare un ricordo dei lontani primi anni 60, quando per la prima volta, caro il mio simpaticissimo MATTO, lessi queste parole di Thomas Merton in un suo famoso testo già presente nella Biblioteca dei Padri Eremiti Camaldolesi della Rocca del Garda. Osai portarlo fuori, nonostante un avviso, appeso dietro la porta della biblioteca. In esso si proibiva pena la scomunica latae sententiae di Clemente XII di asportare libri dalle biblioteche degli eremiti. Io osai.
Successivamente scrissi al Prioe di Monte Rua ciò che avevo osato fare con l’elenco dei tre libri prelevati.
Mi rispose un eremita per iscritto ” De mandato Patris Prioris absentis”. Mi scriveva di star tranquillo che non c’era bisogno che mi presentassi dal Sommo Pontefice perché il grado di tale scomunica non lo richiedeva e che comunque era già decaduta da tempo. Mi autorizzata a tenermi i tre libri, ma mi ingiungeva di recitare in ginocchio 7 Pater, Ave, Gloria per gli interessi della loro cara Congregazione. Si tratta infatti degli Eremiti riformati di Monte Corona del beato Giustiniani.
Belli i commenti a questa ciacolata sincretica su oggi e sole in salsetta di soia con ideogrammi copia-incolla🥷
“Ciacolata”: mi piace un sacco (come “supercazzolaro”).
“Sincretica”: in dialetto arrupigno significa: ariosa.
Ciao 🤠
Come al solito vuoi sempre avere l’ultima parola. Per te è come la pipì: non resisti, il tuo ego incontinente te lo impone💧Mingi di qua mingi di là 🧻 semina gocce di banalità. Quanto sei lontano dal misticismo su cui ti piace ammaestrare!
Sono un gran mingione 😊, che tu assocerai a minchione😂.
Ma dimmi, niente niente pretenderesti di avere tu l’ultima parola?
Ciacolada, non ciacolata ( che pare una cioccolata ).
Ciacolata è la versione italianizzata, con l’occlusiva intervocalica dentale sorda. Ops… la versione italianizzada🤠 La sostanza non cambia: non è cioccolato ma una spremuta di saccenza minta dall’io ipertrofico di un pataccaro anticattolico🤡🤡🤡🤡🤡
Poi c’è chi se la beve di gusto, perché oggi/sòle il contronatura tira alla grande🤣🤣🤣
Perchè ha dovuto ” tradurre ” in italiano una parola della lingua veneta, con pessimo effetto sonoro? Mah!? Solo per spregio nei confronti dell’autore dell’articolo, e di quelli che possono, per varie ragioni interessarvisi? E, siccome di solito, le metafore preferite emergono dal proprio vissuto e dalle proprie abitudini, faccia attenzione a non soffocarsi abusando della pratica della ” pioggerella dorata ” .
“Pataccaro”: sublime!!! 🖐
Un sentito ringraziamento a (n ordine alfabetico):
Adriana, Luca Antonio, Miserere mei, Rolando e Stefano Raimondo
che con i loro interventi hanno reso viva e vibrante anche questa tornata del blog.
Un grazie anche Boni e No Clown per le risate che mi hanno donato con le loro dolci nerbate.
Infine un grazie anche a Forum Coscienza Maschile, anche se non gli riesco simpatico neanche un po’.
Nessuna partita a tennis puo’ esser fatta se la pallina e’ nell’ immaginario di ogni contendente.
Buona norma sarebbe rispondere alle questioni poste anziche’ eluderle con sempre nuove letture parziali e tendenziose di questo o quel passo, di questo o quel fatto.
Ad esempio Adriana ha posto la questione della concretezza o meno del Dia-ballo, rispondo che il Male e’ assenza di Bene e quindi potrebbe non essere “reale” , ma poi l’esperienza mi ha insegnato, in modo terrificante, e da ex ufficiale dei paracadutisti non sono certo un tipo pauroso, che c’e’ qualcosa la “fuori” , fuori, non dentro la mente, fuori, di concretamente malvagio e qui mi lego con quanto detto Matto a proposito dell’origine dei pensieri, il cervello e’ una ricetrasmittente, l’ harware, il sofware e’ in parte fuori da esso, se si sintonizza sulle frequenze giuste – buone opere, buona fede – ha pace, se, al contrario – dopo aver abbandonato il Bene / Amore e “sciaguratamente”, risposto al male abbandonandosi al proprio egoismo e avidita’ – si sintonizza sui canali errati, son dolori, seri, e duri come il granito.
Se non vi fosse una “grammatica universale” a cui la mente si collega in qualche modo, non riusciremmo a comunicare nulla a nessuno secondo Noam Chomsky.
Non siamo un’isola.
Che ne dice di questa “Ispirazione del poeta” di Poussin?
Io la trovo eccezionale.
https://www.analisidellopera.it/wp-content/uploads/2017/10/Poussin_Ispirazione_del_poeta.jpg
Un distinto saluto.
“Narrami o musa…”, cosi’ cominciavano i grandi poemi del passato, segno evidente che la storia che si viene a raccontare e’ esterna al poeta, quasi che questi si limiti a trascrivere e sia semplice voce narrante di una storia scritta altrove.
Discorso complesso e scivoloso ma tuttavia frutto di osservazioni minuziose della mente testimoniata da numerosi artisti , con Rimbaud che arriva a dire “È falso dire: Io penso: si dovrebbe dire io sono pensato. Io è un altro…”.
Un tale Jaynes, psicologo, si cimento’ nel tentativo di dare una spiegazione materialista del fenomeno con il libro Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza, ma con assai scarso successo. Come funziona? non lo so, esiste , ma puo’ essere solo intuito.
“Io non sono io, sono colui che cammina accanto a me senza che io lo veda, che a volte sto per vedere e che a volte dimentico, colui che tace, sereno, quando io parlo, che perdona, dolce, quando io odio, che cammina la’ dove io non sono, e che rimarra’ qui quando io moriro’ “. (Jimenez)
Oh, Matto,
almeno qui c’è un po’ di musica e danza e bellezza consolatrici per l’uomo non alterato totalmente dal misticismo.
” C’è qualcosa là fuori ” …finalmente.
—e. in ogni modo, non avevo estrapolato una frase ( anche se ne avevo citato una parte ) per rispondere, bensì per 2 volte avevo riassunto il suo intervento che secondo me, e ora anche secondo lei, era erroneo.
Cara Adriana, se non ho capito male per Lei la posizione di Agostino del male come assenza di bene e quindi privo di una reale consistenza non è condivisibile. Il ragionamento però fila che è una meraviglia in quanto il Diavolo se fosse una sostanza e cioè fosse uscito dalle mani di Dio dovrebbe essere necessariamente “cosa buona” ; purtroppo lo stesso ragionamento si scontra con evidenze empiriche difficilmente spiegabili senza una “essenza” e qui occorre prendere atto di quello che diceva il premio nobel francese Alexis Carrel : molta osservazione e poca teoria portano al risultato giusto, molta teoria e poca osservazione al risultato sbagliato.
Che ci sia qualcosa là fuori, di Santo ma anche di malefico, è indubbio, ma non sappiamo con precisione cosa sia, anime dannate ?, angeli decaduti ?, vibrazioni negative ?,… boh… potrebbero esserci delle spiegazioni che permettono di conciliare Agostino con l’esistenza concreta del Dia-ballo ?, forse … pensiamoci… e Rolando non citi Isaia 45,7 !, che, se qui pare acconcio, da altre è un colabrodo.
Un caro saluto.
Agostino fu un genio e una personalità affascinante, ma le sue opere servirono a molte derive ideologiche ( a seconda delle interpretazioni ). Non prendo mai l’uomo come guru di una verità assoluta… Quanto al cosiddetto Isaia, gli esami linguistico-filologici ne prospettano 3.
Caro Luca Antonio, “L’uomo non è un’isola” pure un testo famoso di un contemplativo! Vedo che il problema del male, gran grattacapo, spesso emerge nei tuoi interventi e la citazione di Agostino come assenza di bene una costante.
Mettendo la questione su un piano metafisico di una corrente classica del pensiero greco, quella stessa che poi va a confluire nel Mito di Er [Hros] platonico come trascendentale conclusione e che nulla conclude perché eterna sarebbe la separazione di bene/male, buoni/cattivi, salvati/dannati, nulla si risolve, nulla si spiega. Anzi il tutto torna a favore dell’aspetto di forza malvagia del Potere dell’uomo di originare sempre nuova sofferenza. Ecco: sofferenza, quella ben espressa da Lucrezio con queste parole: “… mente fruatur iocundo sensu cura semota metuque”, cioè assenza di preoccupazioni mentali quali fonte di malessere fisico.
Ecco quindi come mi pongo il problema del male: come dolore fisico, malattia, sofferenza. E come tale è inscindibile non solo dall’umana concreta realtà, ma dalla vita stessa animale e vegetale; non solo, anche nel “mistero” scientifico dell’entropia. Nessuna dottrina religiosa risolverà mai questo che per l’uomo costituisce il più grande problema/tragedia!
A voglia pronunciare una parola che trova quasi sicuramente la sua semantica originale in “lampo di luce”: dio!.
Infatti tante dottrine religiose umane, insieme al vecchio Platone, perpetuano all’infinito la non risoluzione del rebus che pur le loro fantasie non sanno risolvere…
Mi viene sempre in mente quel Monaco del Monte Athos che mi disse che lì si pregava anche per la salvezza del demonio perché sicuramente Dio è la risoluzione di ogni problema.
Dio così concepito merita fiducia e amore, contrariamente a quello delle dottrine alla platonica-paolina-cristiana ad uso anche politico del Potere, come Storia documenta.
Oggi il grand’uomo Bergoglio chiede scusa per sofferenze e dolore fisico procurato realmente da “teste fasciate” da convinzioni supportate da una fede. Non sono casi limitati e basta. La Storia la facciamo noi uomini anche con le nostre convinzioni di fede, compresa quella del peccato senza perdono che grida vendetta al cospetto dello spirito di Elohim YHWH, padre del Signore nostro Gesù Cristo “secondo il mio [= di Paolo] vangelo”. Ritorno testardamente a Is 45, 7 perché anche questa è una parola del dio e se la equivochiamo, lo stesso dio in un salmo ci avverte che le equivochiamo tutte e quindi corre la possibilità che quella di Is 45,7 sia l’unica intesa correttamente alla lettera.
Opino…è stata poco o niente trattata dai teologi dell’Apologetica?
Qualcuno ne ha postulato la cogente logica per una concettualizzazione di un Principio Assoluto di Tutto. E proprio in nota ad un testo biblico cattolico. Ma c’è anche Amos. Ma chiarissimo è Isaia e non da adito ad alcuna metafisica interpretazione. Il verbo usato per “creare” il male è lo stesso usato per la formazione/creazione delle cose concrete. Quindi il termine ebraico per “male” esclude ogni velleità metafisica. È concretezza di sofferenza, dolore, disgrazia, insomma ciò che non ci conviene e quindi per natura lo scartiamo, a meno che, come la fatica del lavoro, non ne consegna un bene concreto. Proprio a conferma di ciò risulta importante anche il passo di Amos per la sua concretezza: disastro/guerra procurata/voluta/realizzata da YHWH.
Caro Rolando, Le giuro che ho prima scritto la mia risposta ad Adriana, e solo ora leggo questo suo intervento precedente, Isaia 45,7 , telepatia ?, no, non siamo un’isola , bel tema, ma ora voglio concentrarmi un attimo su questa sua affermazione “Ecco quindi come mi pongo il problema del male: come dolore fisico, malattia, sofferenza”; bene , qui mi sembra vi sia lo “sfondo”, da cui poi emerge, per contrasto, come il triangolo di Kanizsa, la sua Weltanschauung… la mancata accettazione dell’inevitabile sofferenza … ma “conoscere non è soffrire ?” come Lei m’insegna e la conoscenza non è, sempre secondo il suo pensiero, il fine dell’uomo ?. Non si può fare una frittata senza rompere le uova diceva qualcuno, e noi abbiamo, tutti , chi più chi meno, il guscio bello duro.
Si dovrebbe lavorare di più, a parer mio, su questo comprensibile, umano, rifiuto, e pensare di più che la vita è un’esperienza miracolosa, mandando a mente cosa diceva uno che aveva capito tutto : “E se noi, pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte, più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amor di Dio con gran pianto che ci
apra e méttaci pur dentro, e quelli più scandalezzato dirà: “Costoro sono
gaglioffi importuni: io gli pagherò bene come sono degni”, e uscirà fuori
con uno bastone nocchieruto, e piglieràcci per lo cappuccio e gitteràcci
in terra e involgeràcci nella neve e batteràcci a nodo a nodo con quello
bastone; se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza,
pensando le pene di Cristo benedetto, le quali noi dobbiamo sostenere per lo
suo amore: o frate Leone, scrivi che in questo è perfetta letizia.”
La sofferenza, se accettata con umiltà è la chiave con cui lo Spirito apre il forziere del nostro tesoro,
“Sia benedetta la tua sofferenza, che donò la forza della pietà e il potere della conoscenza…”, dice Parsifal ad Amfortas a conclusione dell’opera che tanto fece infuriare Nietzsche , il quale di demoni se ne intendeva assai.
La sofferenza è senza senso al di fuori di una forte fede ?, forse, ma vale anche la pena rammentare che il più grande umanitario è , come recita un grande Al Pacino, il Diavolo… chissà perchè?.
Scusami, Luca Antonio caro, Agostino ti risponderebbe: ubi amatur non fatigatur, si fatigatur labor ipse amatur.
Te lo immagini tu un umano, come fantasia vuole, a cantar felice in eterno attorno al trono di Dio: Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth.
Conosci “L’affare Macropulos” di Janacek? Anche ci fosse concesso di vivere più vite come la protagonista, dopo 317 anni si stanca, rinuncia all’immortalità si lascia morire per tedio.
Ma che centra la fatica del lavoro o del conoscere, che tanti ebrei interpretano come vero fatto redentivo, con il male che ogni uomo sano di mente allontana da sé con ogni mezzo possibile ed inorridisce di fronte al dolore dei bambini malati terminali? [Avrei tre circostanze di questo papa molto eloquenti nel loro diverso susseguirsi: 1) Dio è muto 2) Dio è muto, ma sta a guardare [orribile!] 3) il papa fa silenzio accanto a bambini malati terminali.]
Ti prego: tu puoi credere nel Peccato. Io non posso crederci nè accettarlo: non solo io, ma la bibbia stessa non parla mai di alcun Peccato Originale. Peccato non è sinonimo di delitto. San Giovanni Calabria da curato in un paese del veronese disse che era preferibile un terremoto devastatore del paese intero piuttosto che una bestemmia!
Bisogna sfogliare qualche pagina più avanti per trovarci di fronte a Ras, il Dio del Male ( concreto: assassinio, guerra, ecc.) degli Accadi ben documentato ad Ebla.
Mi sa che troppa fantasia sul to theion, sul divino, porti all’empietà di attribuire passioni di vendetta al Dio (e di mortificare l’uomo con inesistenti peccati). Ma questo è SPECIFICAMENTE il dio della Bibbia o meglio della dottrina della bibbia, dalla quale, una volta assunta, non si può prescindere. Ma è meglio che mi fermi qui.
Il Monaco dell’Athos infatti prega anche per il demonio perché è certo che il suo Dio risolve bene perché non è passionale.
E il Parsifal… dove si dà solo redenzione umana per il maschio, la donna, simbolo di peccato non può essere redenta.
Cioè la Redenzione è affare umano. Amfortas e Parsifal.
Kundry, simbolo del Peccato, non può essere redenta perché non esiste.
Luca Antonio, quale incongruo finale per asseverare la sua tesi…
Il monologo dell’Avvocato ( ispirato al ” Paradiso Perduto ” di Milton ), sembra dimostrare che a credere in Dio rimanga solo il Diavolo, molto più religioso degli umani e che godrebbe della più stretta correlazione con il Medesimo. Mentre, con grande acume, Baudelaire notava che il vero trucco del Diavolo consisteva nel far credere agli umani di non esistere.
Era solo una citazione per alleggerire un tema che, per quanto qualcuno senza fede ci giri inconcludentemente intorno, rimane.
Avrei potuto citare, per il medesimo concetto, Soloviev, Benson, Biffi ecc.. per esprimere quello che dovrebbe essere chiaro a tutti, almeno qui, l’anima e’ immortale e la possibilita’ di perdere la felicita’ in Dio che l’attende reale. Il “diavolo” , il vero male, “creato” o “alimentato” dall’ egoismo umano, e’ umanitario perche’ orienta solo verso i regni e piaceri di questa terra con la scusa di volere l’eliminazione di ogni sofferenza, ma quindi, in ultima istanza, l’eliminazione della vita sensibile stessa, inestricabilmente legata, costituzionalmente impastata, con la medesima, inevitabile, sofferenza.
Certo, se l’anima non e’ immortale, e anche se lo fosse comunque e’ salva, allora ha ragione Rolando, ma anche lui parte da assiomi indimostrabili …. e la partita a tennis con ogniuno la propria, immaginaria, pallina, continua.
Simpaticissimo Luca Antonio, dice Gesù nel vangelo secondo Matteo: rivolto ai suoi interlocutori: Ma non avete un cervello per giudicare autonomamente?”.
Possiamo a uffa citare dallo scibile personale quanti sembrano confermare i personali pensieri correndo solo il rischio quasi sicura di apparire saccenti a tanti a cui ciò da fastidio. Ed a ragione. Infatti bisognerebbe ricavarne la bella lezione di presentare e mettere in discussione solo il proprio parere consci che se ne abbiamo uno questo dipende dalla formazione culturale in cui siamo nati. E quindi legati da necessità a riferirvisi. Ma nonostante ciò un pensiero personale è possibile e nobile. Pertanto io riduco la cultura sul Dio ad una plautiana NEKESSITAS geograficamente applicata: il dio è questione geografica.
Detto ciò non posso concepire amore umano scevro da passione, cioè amore puro per il Dio da parte dell’uomo mortale se non per egoismo antropocentrico chiamato “non voler morire”, essere sempre coscienti. Ciò confligge con la natura che attribuiano al dio per essere dio, cioè principio assoluto di tutto, compreso ciò che sa che ci fa bene e ci fa male e si diverte come il gatto con il topo prima di fagocitarselo.
Immaginarsi poi la favola del dio che ha due nature. Realisticamente parlando questo è l’uomo avvolto nell’Ignoto che ancora non può fagocitare con la sua conoscenza.
Comunque di fede si vive, anche se non esistono sufficienti ragioni. Ci pensa la Natura quella che l’uomo disprezza anche in nome di un dio.
Caro Luca Antonio, Gesù direbbe: “Rompere le uova non è il male. Non l’uomo è stato fatto per le uova, ma le uova per l’uomo e gli altri animali”. Similmente per le dottrine religiose: non l’uomo per esse; ma esse nella misura in cui possono essere convenienti per l’uomo. Pertanto nessuna condanna o premio per esse, ma solo se le usiamo anche contro l’uomo che non le vuole perché non le trova convenienti al proprio bene e per la personale relazione col Dio.
«Nel centro del nostro essere c’è un punto in cui non può arrivare né il peccato, né l’illusione, né l’inganno. Pura verità che appartiene solo a Dio. Di cui neppure noi disponiamo. Inaccessibile alla nostra mente e alla nostra volontà. È come un diamante puro, folgorante di luce invisibile. È in tutti e, se potessimo vederlo, scorgeremmo milioni di punti luce uniti nel fulgore di un sole che diraderebbe tutte le nostre tenebre».
Thomas Merton, trappista (1925-1968)
Non è meraviglioso?
Il misticismo chiacchiere e nippodistintivo del matto è uno spasso. Fa pena ma anche tenerezza. 😍
😂😂😂😂😂😂
ma che vi siete messi d’accordo per farmi scoppiare dalle risate?
Non sto scherzando!
Sono un “supercazzolaro” 🤣🤣🤣 per BONI che però mi trova simpaticissimo. E adesso NO CLOWN (ma forse il NO è di troppo 😂) mi dà del chiacchierone penoso ma anche tenero!
Sennonché, molto spesso, per non dire sempre, i birbaccioni che tacciano gli altri di essere dei chiacchieroni sono i primi a non muovere un dito per divellere la zavorra umanoide che li attira nella tomba senza via d’uscita.☠🤪
Sempre con cordialità.
P.S. Chi dà fastidio è prezioso per una vita viva, frizzante! Immaginate che mortorio sarebbe questa grigia esistenza umana se non vi fossero i rompiscatole. 😎
Vuoi sempre avere l’ultima parola🤓 Sei un chiacchierone🤪 Fingi di divertirti quando ti offendi🤥 Hai un ego gonfio come una mongolfiera🎃 Scrivi un sacco di fregnacce🥱 Parli del sole☀️ per rifilare sòle🥾🥾🥾 !!! MA NON DAI FASTIDIO, ma proprio per niente🤠 Fai simpatia perchè sei pittoresco🤡 e ti vogliamo bene❤️ un bene da matti😂😂😂🤣🤣🤣
Quello che conta di più è che mi vogliate bene.
Così più fregnacce scrivo e più bene mi volete!😉
Quindi … AVANTI TUTTA! Misericordiosamente AVANTI TUTTA!
Profetico anche il NO CLOWN, con la sua “tenerezza”. È la tenerezza della Kènosis del dio in ciascun mortale!
Caro IL MATTO, ho visto adesso la tua citazione di Thomas Merton e il tuo intervento del 25 alle 18;40. dopo aver inviato la risposta a Luca Antonio.
Che dire?
“Nel centro del nostro essere c’è un punto in cui non può arrivare né il peccato, né l’illusione, né l’inganno. Pura verità che appartiene solo a Dio.”
Mi sembra una soddisfacente spiegazione a Is 45,7.
Non posso che concordare. E poi sospendere il pensiero in quel “punto”. Un bacio.
🙏
BONI
25 Luglio 2022 alle 12:23
rispondendo a FCM che si lamenta dell’apostasia (dice lui) serpeggiante su questo blog:
“prenditela con chi da’ spazio ai simpaticissimi e scatenati supercazzolari”
🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣
non so perché ma questa dolce-caustica esortazione mi ha fatto sbottare in una sonora risata.
“Supercazzolari”: un termine che mi piace un sacco.
Grazie a Lei, Boni! 🤣🤣🤣🤣🤣
Vista l’atmosfera funerea che incombe …
Né va dimenticata la “Città del Sole” di Tommaso Campanella.
Mai il matto invece sta costruendo la Città delle sòle🥿👞🩴🥾👡👠👟
In ogni caso, dato che ho la fortuna di avere le finestre di casa volte ad Oriente, contemplo il Sole che sorge, il Sole che si ELEVA sulla Terra. Dai Nichi, il Grande Sole secondo i Buddhisti.
A questo particolarissimo momento cosmico corrisponde (non a caso) l’ELEVAZIONE dell’Ostia Solare nella Santa Messa dopo la Consacrazione.
Per quanto mi riguarda, contemplo questo momento cosmico-sacramentale e, dimenticando chi sono, lo vivo come Comunione con il Cristo-Sole.
Stupendo pensiero che confligge tra ” si eleva” e “contemplo”.
Cioè tra la realtà delle cose tutte come stanno ed evolvono e la contemplazione umana.
L’uomo contempla, venera, pensa ciò che gli appare “elevarsi” mentre è in movimento con Lui.
L’uomo non sta alla finestra, né il Sole si eleva, ma sono una cosa sola.
L’OGGI, per come bene inteso dal Matto, permette anche la consapevolezza circa il radicamento nel luogo, posto che se ci concentriamo sull’OGGI non possiamo che concentrarci sul luogo in cui siamo e non su luoghi diversi in cui potremmo essere in futuro, luoghi quindi possibili, probabilmente irrealisti e utopici. Questo dato è importante poiché ogni tentativo politico culturale di restaurazione del pensiero veritativo e dell’ordine naturale parte dal luogo (dell’OGGI). L’OGGI, per come inteso dal Matto, esclude a priori lo sradicamento e tutte le visioni nomadiche, non stanziali. Su questo punto sono chiari sia Jünger, sia Schmitt, sia Heidegger.
Meravigliose le note “culturali” giapponesi dello scritto del Matto.
PS – Il discorso specifico sul tempo è complesso, poi lo riprenderemo, io poi ho una formazione più sbilanciata a favore dello spazio nella dicotomia spazio vs tempo (De Benoist…); per cui ho trovato ostacoli anni fa nel mio riavvicinamento al cristianesimo (per quanto quest’ultimo sia un po’ diverso dall’ebraismo, ma parliamo sempre di concezione lineare del tempo).
Ti ringrazio per l’apprezzamento dei riferimenti culturali giapponesi.
Dai Nippon! Grande Giappone! Civiltà raffinatissima!
Ne avremmo di cose da imparare, noi Occidentali saccenti e presuntuosi!
Bella la sottolineatura dell’ininterrotto splendore del sole, così da superare la dicotomia giorno/notte.
Io Enrico non sono in grado di approfondire molti dei concetti da te riportati, non sono un orientalista (a parte Guénon), quindi relativamente ai tuoi scritti farò più domande che riflessioni argomentate.
Grazie. Mi hai ispirato subitaneamente quanto segue.
“L’ininterrotto splendore del sole”: esteriorizzazione, simbolo del Cristo-Sole che splende al centro della nostra coscienza soporizzata da mille e mille distrazioni (e presunzioni) di ogni genere.
E’ la nostra coscienza la tomba del Cristo-Sole.
Ma Esso splende oltre il giorno e la notte, oltre la vita e la morte.
Non c’è dottrina che fra i suoi artigli sillogistici possa intrappolare questo Sole.
Il Silenzio, soltanto il Silenzio di TUTTO quello che siamo, sappiamo e abbiamo, ci lascia scorgere il Suo levarsi in noi e per noi, dato che di per Sé splende da un’ininterrotta eternità.
Ciao.
*Subitaneamente* è importante perché dimostra che le migliori intuizioni non sono ragionate ma intervengono immediatamente, è entrata in funzione solo la parte destra del cervello, quella appunto intuitiva e non razionalizzante (quando s’inizia a ragionare poi si va fuori strada, finiamo per adeguarci al mondo esterno).
Confermo che Il Matto non è un libero pensatore (concetto illuminista-progressista) ma uno spirito libero (Freigeisten, concetto nietzscheano). Spirito libero =/= libero pensatore. Lo spirito libero non ama l’adulazione e detesta il gregge.
Ah, dimenticavo di aggiungere che quel EL che tu dici che significa Sole, nella bibbia ebraica è quello stesso che “ha posto nel Sole la sua dimora”, come testualmente si legge in un salmo. E come mal gli capitò a Galileo il citarlo in sua difesa. Le Istituzioni come fonti di violenza. Che abbia voluto insinuare proprio questo Benedetto XVI nella sua omelia dell’ultimo Natale da papa? Infatti non ha smentito. Se l’è cavata con la natura divina dell’amore…. Ma come ho osservato prima….
Ho letto, caro IL MATTO, e aggiungerei che EL è anche lo stesso Allah. Identica semantica del termine. Così come le storie delle religioni altro non sono che prodotti dell’unica storia religiosa umana in cui il dio viene usato dagli uomini e dalle loro Istituzioni nella loro breve esistenza tormentata dalla ricerca di “senso”. E da queste stesse Istituzioni scaturisce “un di più di male/sofferenza” nelle relazioni umane personali e dei popoli soprattutto.
Se il dio ama gli uomini, come essi pensano, che bisogno ha allora di subordinare gli uomini stessi alla sua volontà divina e di privarli della loro stessa volontà cosciente, la cosa più preziosa che ha donato loro? Non esiste alcuna necessità in dio! Anzi la patente di uguaglianza nella capacità di scelta umana è proprio il dio che la riconosce nel testo di Gn 3,22! Se questo EL YHWH avesse avuto dei bisogni, non avrebbe scacciato da sé l’uomo. E poi siamo sicuri che l’uomo abbia veramente bisogno di tal dio delle religioni se proprio il suo autentico legame “religioso” è a sé stesso nel suo indelebile istinto di sopravvivenza? E cosa ha da spartire questo istinto con l’amor del dio? Forse che il dio non sa dare una risposta a queste domande o piuttosto è l’uomo che non sa e bara?
Caro Rolando, leggo solo ora e debbo scappare, mi limito quindi a due sole domande, Lei afferma ” E da queste stesse Istituzioni scaturisce “un di più di male/sofferenza” nelle relazioni umane personali e dei popoli soprattutto.”
Sicuro che il male/sooferenza scaturisca dalle istituzioni ?, non e’ un po’ limitativo considerando che la somma delle parti assume necessariamente le caratteristiche delle parti stesse , gli uomini in questo caso. ?. Non e’ che il male/ sofferenza sia nell’uomo stesso ?.
Collegato con quanto sopra Genesi 3,22 , e’ sicuro che quella conoscenza del bene e del male sia un “bene” ? non e ‘ che invece, non essendo l’uomo un assoluto, sia di fatto la “presunzione” che lo esclude da paradiso terrestre, dalla comunione con Dio, Lui si’ Assoluto e quindi Unico conoscitore del Bene ?.
Un caro saluto. e grazie per le eventuali, e’ si’ eventuali, Lei a volte svicola… 😉🤗 risposte.
Luca Antonio,
mi sembra che il collocare il male nell’uomo,- nel senso che è unicamente l’uomo l’artefice del male-, trasformi l’umanità in una divinità Kattiva e le attribuisca poteri talmente potenti da ostacolare i disegni di un Dio ipoteticamente buono, ma debole di fronte agli uomini.
Del resto, mi pare che tale concezione sia molto antica, derivi dalla aspirazione dei primi gnostici ad appartenere al ” club” dei Sethiani e non dei Noacidi.
Che dalle nostre Istituzioni scaturisca un di più di male/sofferenza già lo pensarono e scrissero tanti altri pensatori compreso Charles Darwin in cui ci vedeva il reale Peccato Originale di gratuite sofferenze umane.
E a dimostrarlo basti citare il viaggio Penitenziale del grande uomo Mario Bergoglio oggi in Canada.
Ma stendiamo un velo pietoso.
Sono d’accordo, si chiama brama di potere, che crea e usa delle sovrastrutture per accrescersi sempre di piu’, basti pensare ai 70 miliardi del Pnrr per la digitalizzazione che accentrera’ – assieme ai QR code, all’abolizione del contante, ad obblighi vaccinali che cancellano l’habeas corpus, e altre diavolerie – nelle mani di pochissimi un potere immenso, come mai ve ne fu dalla fondazione del mondo.
Ma la radice della mala pianta e’ nel cuore dell’uomo assieme a “…tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita…”, “…non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo ma quello che esce…”
p.s. in risposta anche ad Adriana, se non si tiene fermo questo punto ogni religione , tutte, nessuna esclusa , e’ priva di senso. Meglio , aboliamole, direbbe qualcuno…no religion too …cantava John Lennon prima di finire ammazzato da uno che aveva creduto nel delirio di un mondo migliore fatto solo dall’uomo.
Forse non mi sono espressa chiaramente…
se tutto il male sta solo nel cuore dell’uomo, non occorre andare alla ricerca di Lucifero, o del Diavolo, o come preferisci chiamarlo…perchè il diavolo è l’uomo.
” Forse la terra è l’inferno di un altro pianeta ” ( A. Huxley ).
Citi bene, caro Luca Antonio, non ciò che entra dalla bocca di un uomo, ma ciò che esce….
Si dà il caso che se non entra niente dalla bocca, dopo un poco, non uscirà alcunché, né di materiale, né di equivoco “spirituale”. Insomma bisognerebbe nutrirsi solo di cibi koser secondo la morale cristiana!
Ma bisognerebbe chiederlo a Gesù se intendeva riferirsi alla dogmatica morale cristiana, cattolica!
Bene Adriana 1, il diavolo sta nei dettagli.
Caro Luca Antonio, mi è svuggita un’osservazione alla tua del 24 alle 18;28.
Tu là domandi: “Collegato con quanto sopra Genesi 3,22 , e’ sicuro che quella conoscenza del bene e del male sia un “bene” ? non e ‘ che invece, non essendo l’uomo un assoluto, sia di fatto la “presunzione” che lo….?”
Risposta:
1) Se non ci fidiamo della parola di Dio in questo stesso versetto in cui il Dio inizia col dire che l’uomo è diventato come Dio …. Ma la interpretiamo a nostro piacere come uno scherzo ed una smorfia di Dio…
2) Quindi un ingannevole equivoco indotto nell’uomo da parte del Dio Assoluto [Che poi, girala come vuoi, qui è tutto, ma non un Assoluto metafisico!]
3) Annullo sia il 1) che il 2) punto perché la traduzione greca della LXX tradisce ed equivoca l’ebraico ed è eretica nei confronti di questo. Ma qui lasciamo andare… e facciamo finta che gli ELOHIM siano gli Theoi greci abili nell’ingannare….
Segua il mio ragionamento.Partiamo da testo Cei, ma gli altri non divergono : “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male.”
Ora la prima domanda che uno si fa e’ questa : come e’possibile dire cio’ alla fine, DOPO la catastrofe dell cacciata ?, quale bene hanno conosciuto?.
Occorre indagare….e la parola chiave qui e’ “conosciuto” , nel senso ebraico pero’ di “fare esperienza” , sperimentare, fare proprio, praticare, cioe’ stabilire, loro, Adamo ed Eva, cosa sia il bene e cosa sia il male.Da qui la “cacciata” , che altro non e’ che l’autoesclusione dalla comunione con Dio, essendo venuto meno quell’affidamento a Lui con lo stabilire “cosa mi conviene e cosa mi nuoce”. Ma, come gia’ scritto, non essendo l’uomo un assoluto, men che meno di Amore, finisce per trovare un nuovo padrone, molto peggio del primo, il proprio Ego.
Solo cosi’ a me i conti tornano e, assieme a questa, tante tessere del puzzle vanno al loro posto.
Un cordiale saluto.
Stamani, appena svegliato dopo un sonno profondo senza sogni, sono stato afferrato, alla lettera, dalla considerazione che espongo.
Il pensiero è un dono di Dio? Un dono o un’arma a doppio taglio?
Di più, l’uomo ha anche il dono, che non è certamente un’arma, del non-pensiero.
Anche se non facile, si può anche non pensare, ciò che comporta un cambiamento di coscienza: cosa resta dopo la sparizione della fantasmagoria cogitativa? Cosa c’è oltre gli oggetti mentali, cioè i nomi ed i costrutti che ne derivano?
Nome: “vocabolo con cui si qualifica ciascuna cosa o persona, per distinguerla e riconoscerla fra le altre” (etimo.it).
La possibilità di distinguere ciò che compone il molteplice postula un Indistinto, che, in quanto uno-sintesi trascende la molteplicità-analisi. Un Indistinto, quindi, “gravido” di ogni possibilità. Un Anonimo donde derivano tutti i nomi.
Senza tale Anonimo, trascendente ma anche immanente, l’uomo non potrebbe né pensare né parlare.
Non è un caso che il Silentium sia un esigenza basilare della spiritualità (e corporeità), in quanto purificatore dell’occhio della coscienza.
E se proprio il Silentium fosse l’Anonimo? Ma sì che lo è!
Soltanto nel Silentium – integrale di mente e di corpo – la coscienza veramente possiede il significato dei nomi, poiché, per così dire, li vede nascere, al contrario della coscienza ordinaria che non può che limitarsi a prenderne atto e restare irretita nell’allusione che essi costituiscono, giacché ogni nome, come ogni parola, non cessa di alludere a ciò che li trascende.
Infatti, in senso eminente, anche la Sacra Scrittura è allusiva. Se così non fosse la comprensione cerebro-intellettuale di Essa sarebbe già una realizzazione, eventualità sulla cui assurdità non è necessario dilungarsi.
Serena Domenica a tutti.
Caro il MATTO, tu scrivi:
“Il pensiero è un dono di Dio? Un dono o un’arma a doppio taglio?”.
Terribile e tragica domanda. Stando al libro di Genesi, il libro della creazione, in ben due versetti il supposto Dio Signore,
ELOHIM YHWH, dopo averci creati dotati di pensiero, ne proibisce “la formazione” perché cattivo è il cuore dell’uomo.
Ma come? La formazione?
Quando mi vengono i pensieri cattivi, non sono certo io a farmeli venire. Al massimo posso solo reprimerli, scacciarli. Anche Gesù insegna che vengono dal cuore. Ma cosa vuol dire? Che sono io a volerli, desiderarli? E poi è il cuore cattivo che produce pensieri cattivi o sono i pensieri che rendono il cuore cattivo e adultero come insegna Gesù?
Insomma sembra proprio che il Dio ci abbia fatto dono di quest’arma nascondendocene il lato fatale, come il mito del cavallo di Troia. Eppure sempre lo stesso dio signore conferma che una volta diventati simili a lui nella scelta di ciò che conviene e ciò che costa personalmente possiamo arrangiarci in libertà! Che stia giocando come il gatto con il topo? È un cattivo pensiero. Ma si dà che effettivamente il gatto gioca col topo prima di mangiarselo! E quanto gratuito dolore e sofferenza in Natura! Ma Dio soggiace al risentimento, alla gelosia, alla passione? Ma questo è l’uomo!!!
Secondo la mia esperienza, e facendola breve, non c’è un pensiero che l’uomo possa concepire senza essere ispirato. L’ispirazione superiore produce la Poesia e l’Azione nobile; l’ispirazione inferiore produce i pensieri ordinari e le azioni ordinarie; l’ispirazione infera produce pensieri e azioni infere.
In ogni caso, l’uomo di per sé non esiste: la sua mente (ed il suo corpo) si attivano grazie all’ispirazione, necessaria anche ai fans della ragione: nessun ragionamento e nessuna logica potrebbero darsi senza ispirazione. Ciò valendo anche per chi ascolta i pensieri altrui e vede le azioni altrui: senza l’ispirazione non vi sarebbe alcun ascoltare e alcun vedere.
La finisco qui perché l’argomento “ispirazione” è terribilmente complicato poiché entrano in ballo gli Angeli, oppure anche i … Tengu della mitologia nipponica 😃
L’argomento della “ispirazione” cui tu ti riferisci è condivisibile senz’altro. Ma se mi chiedo: donde l’origine? È realistico rispondere: in Natura. D’altronde è magistrale in ciò la grande confusione equivoca che la cosiddetta “ispirazione divina cristiana” fa in Gv 3, 5-8 che è impossibilitata dallo svincolarsi della parola “vento” [pneuma]. Cioè questo pneuma altro non è che la Natura anche quando lo si definisce “santo”, che altro non vuol dire che “separato”. Ma separato da chi/cosa, se senza chi/cosa non si dà “vento” veruno, né separazione? Da dove spira poi annulla ogni separazione! Anche se non lo so. Anche se fosse solo fantasia pura. Che “pura/separata” non è!
Stai ponendo l’irrisolta (a mio avviso) questione di Naturale e Soprannaturale? Che si porta dietro quella di Immanenza e Trascendenza? E anche quella di Profano e Sacro?
Sembra che, a rigore, si dia soltanto il Soprannaturale, il Trascendente, il Sacro.
E che il Naturale, l’Immanente, il Profano siano , per così dire, un escamotage dell’Uomo spiritualmente castrato per giustificare il tragico impasse in cui si trova.
Sembrare, essere. Questi vuoti termini (troppe lingue umane non usano il verbo “essere”) sono il “sembrare” del sensibile.
Il mistico è al di là di tanto ragionamento!
@ Matto,
gratta il Buddista e trovi il Platonico…
con tanti saluti :-).
😊
Gratta il platonico e trovi il pataccaro😂
Per Adriana (e per chi chiunque a cui possa interessare).
“Quello dell’Anima-Cervo è un tema prediletto nell’arte romanica e ha una collocazione specificamente astrale. Il Sagittario è il segno zodiacale posto a suggello del Solstizio invernale, l’antico Sol invictus mutato nel cristiano Sol salutis. La sua freccia raggiunge il Cervo, cioè il Capricorno, la successiva costellazione solstiziale, ma trafigge anche il Cristo-Sole, disceso in un cielo cristallino popolato di astri, immagini dell’immutabilità divina, origine e causa del divenire. Il Cervo è quindi il Cristo-Sole precipitato agli inferi nei giorni del suo occultamento invernale. Tracce di questa mitologia si ritrovano sin nell’Antico Testamento, in Lamentazioni 3, 12-15 e Zaccaria 9, 13: il Signore è l’arciere, le frecce scoccate dal suo arco mutano gli eventi, determinano la storia. Nel nostro capitello il Cervo è ghermito dagli artigli di una fiera, è l’animale sacrificale immagine del Cristo corporeo, il Sole caduto nell’oscurità”.
estratto da:
https://www.simmetriainstitute.com/it/orientamenti-tradizionali/826-gesu-e-il-teriomorfismo-dei-magi-di-ealbrile.html
Di assoluto interesse anche tutto il testo.
Le numerose ” rimostranze ” presenti mi ricordano quanto mi disse un intellettuale di valore, G.R. Morteo, non certo di destra né tradizionalista, quando mi fece notare quante volte i suoi ” compagni ” premettessero ad ogni intervento la dichiarazione ” programmatica ” di essere ” compagni ” ortodossi al di là di ogni dubbio…e aggiungeva come egli ( o chiunque altro come lui ) , che del comunismo era convinto, non sentiva alcun bisogno di queste autocertificazioni che erano niente altro che una ammissione di debolezza e insicurezza interiore.
Era anche l’unico che durante un convegno culturale alla Biennale di Venezia, non si vergognasse di parlare e di pranzare con una signora che fu vittima dei Partigiani cui era scampata per miracolo. Molti ” compagni di fede ” solevano mostrarsene altamente scandalizzati…
Ogni tanto spunta qualcuno che si scherma dietro il solito Giuda per avallare la propria “ortodossia”.
Giuda è lo stereotipo cui si riferisce il torquemada di turno, tutto dottrina e dogma.
Ora, Giuda avrà fatto quel che ha fatto ma mi permetto di dubitare che gli “ortodossi” arroccati nel castelletto della dottrina, abbiano mai provato per i propri peccati il terribile dolore del rimorso che ha indotto l’Apostolo al suicidio.
Si dice che sia all’inferno non perché si è suicidato ma perché ha disperato del perdono dei Dio.
Mah … non ne sarei così sicuro. Dio solo sa.
Veramente impossibile l’indagare i meandri mentali di un Giuda…E’ che dalle nostre parti i traditori vennero sempre guardati male…da Tarpea a Ganelon. E sembra pure che Qualcuno mostri di provare una grande simpatia per Giuda…non a causa del suo pentimento, ma a causa del suo tradimento.
No! Secondo la sana dottrina Giuda, se esiste ed ha tradito Gesù, è in Paradiso come tredicesima stella.
Perché mai dev’essere reale ciò che racconta una faccia della medaglia? Comunque c’è anche la dottrina contraria circa il traditore.
Quando traduciamo, in realtà spesso tradiamo, cioè mostriamo una faccia della medaglia. Di quella medaglia, che anche secondo Pio XII, ha due facce: recto, verso. Anche se la medaglia evolve…
Invece lo spretato involve🎃
Il pensiero è un dono di Dio, non qualcosa di cui disfarsi. Oggi ce n’è fin troppo poco eppure la gente non sembra né “illuminata” né “risvegliata”.
Qui si parla più di Sole che di Cristo, che ha ruolo residuale per dare una finta patina di cristianesimo al pezzo.
Il paragone (quasi un’equivalenza) di Cristo al Sole non è affatto comune nel cristianesimo. Forse è una coincidenza, forse no che l’immagine dell’Alberti risalga al Rinascimento, quando iniziò la lenta scristianizzazione d’Europa, che a partire da allora cominciò a darsi a Cabala e magia.
In compenso, la tematica è molto sentita nei gradi intermedi della Loggia, dove il Sole viene adorato come un dio. Il Fratello Muratore Mascagni ne ricavò anche un inno, che non vale a cancellare l’impressione di una stolta credenza pagana, che prelude a ben altre sulfuree credenze man mano che si sale, meglio si scende, la scala dell’iniziazione.
Iniziazione gentilmente offerta anche qui, in stile (e livello) Reader’s Digest, ai pochi cattolici rimasti.
Suggerisco a chi cerca il sole e non Cristo di andare al mare. E’ la stagione.
Dopo aver messo qualche goccia d’olio di Elicriso (anti stress) fra le giunture della macchinetta mentale, vedere:
– il Sole-IHS di san Bernardino da Siena (pure lui un rinascimentale?)
– “Un sole che sorge dall’alto” (Vangelo di Luca, certamente un rinascimentale ante litteram).
– il Cristo-Sole su un carro trainato da cavalli presso l’Helios del mausoleum dei Giuli negli scavi Vaticani, risalente al II secolo (ovviamente secolo rinascimentale) .
L’Ostensorio (oggetto rinascimental-massonico?) è un Sole al cui centro si trova il Cristo Sacramentato.
https://www.ruggeromarino-cristoforocolombo.com/curiosita/714-dal-culto-del-sole-al-cristo-sole.html
https://www.arteefede.com/articoli/articolo.php?file=SIMBOLI%20SOLE.htm
La rigiri come vuole ma il suo non è pensiero cattolico, nell’essenza come negli scopi.
La sua presenza su questo sito è indica il livello da bacio di Giuda cui è giunto il cattolicesimo italiano, persino quello controcorrente.
Poi leggiamo in altra pagina che Dio susciterebbe una Giovanna d’Arco (che in Italia mai ci fu) per salvare il un Paese divenuto peggio di Sodoma e Gomorra. Può darsi ma ne dovranno succedere di cose “prima”.
L’elicriso lo prenda lei visto che se ne intende, e anche un po’ di acqua benedetta
E’ vero.
Il mio è un pensiero mistico, comparativo inter-tradizionale e inter-culturale.
E allora? Soltanto una mente maliziosa può vedervi chissà quale pericolosa apostasia.
O forse Lei spera in un Sillabo ben aggiornato che chiuda la bocca a tutti meno che agli “eletti”?
Ma Le pare ragionevole?
E a lei (e non solo a lei) pare normale propinarci questa roba accanto alle lettere di Mons. Viganò?
Sui siti massonici e New Age si trovano le omelie del Card. Burke?
“Propinarci questa roba”: a parte il tono dispregiativo, se poi dico di nuovo che Lei è un integralista (che non è una parolaccia) certo non mancherà il Suo risentimento (ingiustificato).
A parte il fatto che i cattolici mons. Viganò e card. Burke dicono (legittimamente) la loro ed hanno anch’essi i loro bravi (legittimi) contestatori cattolici, Lei, da integralista, sembra non rendersi conto che sulla faccia della terra non esiste solo il Cattolicesimo bensì anche altre antichissime religioni e culture che, mi dispiace per Lei, non sono affatto di origine satanica.
Ci sono persone che amano il paraocchi e proseguono diritte per la strada che gli si para davanti, in ciò essendo libere di farlo. Ma ci sono persone che amano guardarsi intorno ed apprezzare ciò che vedono, anch’esse altrettanto libere di farlo.
Né le prime né le seconde possono arrogarsi il diritto di puntare il dito accusatore sulle altre.
L’unico giudice è l’Onnipotente di cui nessuno può dichiararsi un fidato lacchè, cadendo nella superbia, primo vizio capitale (vede come sono cattolico?).
prenditela con chi da’ spazio ai simpaticssmii e scatenati supercazzolari
Lei impugna la fede cattolica, dalle mie parti questo si chiama apostasia e superbia (vanno sempre di pari passo).
Chiama integralista chi aderisce alla fede di sempre ma l’integralista è lei, solo di banda opposta. Nessuno è più integralista degli anticattolici e lei è dei loro
Ma piantala lì Forum Coscienza Maschilista!! Tanto ormai abbiamo vi abbiamo capiti: tu sei un finto cattolico che gioca a fare l’integralista. Il Matto è un supercazzolaro vanesio che fa il saccentello mistico a tempo perso.
In parole povere mi sembra che tu stia dicendo che il Cristo paolino è il Sol Invictus, sulla cui testimonianza sorge la basilica di San Pietro in Vaticano. E non solo. E che Cristo altro non è che un Orfeo cristiano.
Come il bel libro di Tafuri dimostra, su documenti presso l’archivio storico vaticano. E come già detto: tutte le dottrine religiose si equivalgono; sono una: l’istinto umano di sopravvivenza personale.
Siamo come mosconi che amano la morte alla luce della lampadina. Termine greco antico quest’ultimo!
Si tratta di Matteo Tafuri, “Commento agli Inni Orfici”?
Esatto. Ciao.
E non dimenticare che per i cattolici romani quel “DESCENDIT AD INFEROS” è un Mito diventato Dogma, declamato nel Credo.
Poi si sa che la fantasia dei Padri della Chiesa arriva a dire che son tutte parodie del diavolo in dispregio del Redentore.
Vedi Eusebio di Cesarea, che volendo “incantare” sulla scia del moktheròs finisce per scoprire gli altarini…
Ma, ho già accennato al vero calunniatore citando Gv la dove mette in bocca all’ebreo Gesù, morto per di più come Re dei Giudei, che questi ultimi, ligi alla legge di Mosè e figli di Abramo hanno per padre il demonio e per questo non possono capire il “suo” messaggio! Ma chi è il vero calunniatore menzogne secondo logica e buon senso?
Il ” conviene che lui cresca ed io diminuisca” pronunciato da Giovanni Battista in riferimento al Cristo ed a sé sottende la figura del Sole al solstizio d’estate. Non per niente la festa liturgica del Battista è fissata al 24 giugno quando la luce di uno dei due soli (il Battista) comincia a diminuire, mentre l’altra (Yehoshua) era arrivata al suo culmine.
Da notare che ancora oggi un residuo di Mandei crede che il Messia vero sia il Battista e che Gerusalemme cadde perché Dio vendicò l’assassinio del Battista. Quindi nella diatriba, il sole più luminoso è Gesù, autentico Messia.
A tutti coloro che hanno fede in Gesù Cristo vero uomo e vero Dio, chiederei umilmente una risposta alla domanda già posta, il 24 c.m. alle 21;41:
“Ma chi è il vero calunniatore menzognero secondo logica e buon senso?”
Strano che nessun credente in Gesù Cristo non abbia una sua risposta. Luca Antonio, dai!
Il tempo è contato attraverso il movimento di corpi celesti. L’uomo ha l’intelligenza per darsi un criterio, usarlo e misurare. Mi viene in mente la finale dei 100 metri piani, misurando i distacchi in millesimi di secondo, mentre gli esseri umani più veloci percorrono la distanza tra i blocchi e il filo di lana.
Mi viene in mente chi dice che il tempo è superiore allo spazio, frase piena di idee e ideologia, ma in se stessa priva di fondamento.
L’Eterno ha creato la luce per vedere e l’ha riempito di cose da vedere. All’uomo ha dato facoltà di amministrare il creato, dando un nome alle specie della terra. Ha dato facoltà di computo. Non la facoltà di toccare ciò che non gli compete. Arraffare lì è peccato: da quello originale alle sue copie è disorientamento… fuori strada… è malattia grave, dare i numeri…
” … Non la facoltà di toccare ciò che non gli compete”.
Vorrebbe delucidare?
Grazie.
La creatura deve restare al suo posto. Se mette le mani sul sole si brucia. Ed è il sole creatura. Se le mani le mette sul Sole divino altro che bruciarsi! Maschio, femmina, il DNA… l’amministratore non ha facoltà di spadroneggiare. Ha una delega, ma non in bianco. Alla luce del Sole, non con il favor delle tenebre… Non è roba per furbacchioni che rubacchiano. E’ materia grave, deliberato consenso, piena avvertenza. Mortale per l’anima.
La ringrazio, ma non vedo il nesso con il contenuto del mio articolo.
L’esercizio della contemplazione è un centrarsi sull’Assoluto, decentrandosi dall’uomo.
Il rischio che corriamo, anche ritenendoci dei contemplativi, è di fare di Dio un ragionamento umano.
Ho colto nell’articolo l’arguta citazione sulla relatività del tempo e della sua connessione con il movimento. Poi ho fatto notare i rischi dell’alchemica, qualora pretendano di mettere le mani sul Sole.
Dio non è un nostro ragionamento/creatura, mentre noi siamo sua creatura. Creatura attualmente (dopo il peccato) bisognosa di salvezza. Da Lui. Tutto lì.
Ma se questo le par fuori tema, metta pure al centro l’articolo, contemplando quello.
La ringrazio dell’esplicazione.
Mi permetta, però, di esprimere un perplessità in merito a quanto Lei afferma.
Nello stato contemplativo (di un certo grado) non è possibile il sorgere di qualsiasi “ragionamento umano”, poiché ci si trova in una temperie sovra-cogitativa, ove non c’è più né pensante né pensato.
Meno che mai, quindi, può darsi un Dio quale “nostro ragionamento/creatura”.
Del resto è proprio lo stato contemplativo ad esigere l’abbandono radicale di tutto ciò che è umano. In sintesi; pensieri e desideri.
Il tema è impervio, ma non per questo peccaminoso.
MISERERE MEI caro, tu scrivi:
“L’esercizio della contemplazione è un centrarsi sull’Assoluto, decentrandosi dall’uomo.
Il rischio che corriamo, anche ritenendoci dei contemplativi, è di fare di Dio un ragionamento.”
Confermo quanto ha risposto IL MATTO. In più aggiungo che con le tue parole sopra riportate, tu, in realtà, dichiari impossibile ogni rapporto umano personale col dio-mistero. A meno che, come desumo, non sia quello di una rivelazione istituzionalizzata ad uso di un Potere umano. Le cui chiavi esplicative stanno solo in mano di un Dittatore di turno nello scorrere della storia. Ma questo non è il Dio della cerva che anela alla fonte di acque fresche e tranquille.
Grazie di cuore al Matto e a Rolando per gli arguti commenti, molto sapienti e miti (la mitezza è già sapienza).
Sui sentieri di montagna ho imparato che, con qualsiasi passo, tempo o luce, l’importante è non mettere un piede in fallo. Non è come in città dove mal che vada calpesti i bisogni di un amico fedele.
Contemplando l’Eterno e l’Infinito stiamo andando sui sentieri più arditi e le povere creature come noi, anche le più esperte e prestanti, restano tali, necessitate a guardare anche dove si mettono i piedi (o le mani).
L’Essere ha Un Ordine. In che cosa consiste il piede in fallo, ovvero l’inciampo (cioè il peccato)? Nel rifiutare la natura per quello che è: la divina e l’umana soprattutto negli aspetti che non dipendono da noi, essendo così e basta. Ad esempio lo gnosticismo ha sempre rifiutato l’ordine dell’essere, pretendendo di poter fare (come prassi, come produzione, come volere) ciò che non ci appartiene. La contemplazione della creatura umana tende asintoticamente alla Realtà di Dio, ma -se non per grazia Sua- resta sempre solo nella natura umana.
Sarebbe solo tangenziale, se non nell’Incarnazione e non per un merito umano, ma solo per Volontà di Dio.
Se il reale non ci limita nelle pretese, pretenderemo, da presuntuosi, di inerpicarci nell’irrealtà, compresa quella che Dio ci offre. In Eden andò così. Lo gnosticismo rifiuta l’ordine reale, di natura, e così succede di poter scivolare rovinosamente.
Un rapporto ordinato con la realtà permette la pura contemplazione (la teoria, da theorein), viceversa può scapparci qualche pretesa di produrla, ma “secondo me”. Una prassi, volontaristica, in cui l’uomo primeggia e Dio viene come contenuto in un da-fare o saper-fare.
Non ho detto che voi la pensiate così, ma cercavo di far capire il rischio grave di uno gnosticismo non riconosciuto, ovvero un contemplare panorami dalle altezze montane senza stare attenti a dove metto piedi e mani.
Ma come fa l’uomo a ” rifiutare la natura per quello che è: la divina e l’umana soprattutto negli aspetti che non dipendono da noi, essendo così e basta.” ?
Ma se vi è necessitato!!! E cos’è mai che dipende da noi, che non sia la natura stessa a rendercelo possibile?!!!
Se non ha capito che la rivoluzione viene dal rifiuto dell’ordine e che l’uomo pensa di trovare nella “natura” l’anti-natura fino a disumanizzarsi (è cronaca) allora non ha ancora capito né il peccato originale, né lo gnosticismo attuale al potere e con che arroganza!
La Rivelazione ( e massimamente l’Incarnazione del Verbo) è tutto un fluire di grazia che l’uomo riceve ed accoglie. Quanto più pensa di appropriarsene, ecco il fai da te. E se pensa di produrlo… Dio non serve più! L’inganno satanico consiste nell’instillare nelle fantasie umane esattamente questo delirio di onnipotenza. Che il mondo sia sempre più un inferno è un dato di fatto.
Dolcissimo MISERERE MEI, tu mi rispondii:
“Se non ha capito che la rivoluzione viene dal rifiuto dell’ordine e che l’uomo pensa di trovare nella “natura” l’anti-natura fino a disumanizzarsi (è cronaca) allora non ha ancora capito né il peccato originale, né lo gnosticismo attuale al potere e con che arroganza!
La Rivelazione ( e massimamente l’Incarnazione del Verbo) è tutto un fluire di grazia che l’uomo riceve ed accoglie. Quanto più pensa di appropriarsene, ecco il fai da te. E se pensa di produrlo… Dio non serve più! L’inganno satanico consiste nell’instillare nelle fantasie umane esattamente questo delirio di onnipotenza. Che il mondo sia sempre più un inferno è un dato di fatto.”
Se non hai ancora capito che anche Gesù ebreo fu un rivoluzionario e molto fine che portò il fuoco della rivoluzione cristiana nella Storia e che le sue idee, per quel che possiamo sapere [QUIS QUID PER ALIUM DIXIT SIBI DIXISSE PUTATUR] sono rivoluzionarie tanto quanto ogni altra idea che fonda demagogie di Bene e Male, figli della luce e figli delle tenebre di egizia ed essena memoria, sul mito di un inesistente Peccato Originale, io non so che farci. Tu lo adori come un Dio ed io ti rispetto per la tua fede. Io invece lo amo e compatisco come l’uomo delle sofferenze, emblema di ogni umana sofferenza che non risparmia alcuno, colpevole od innocente, rivoluzionario o pacifico che sia. Un uomo così era stato descritto e profetizzato anche da Platone, quello stesso Platone che nella sua fervente fantasia descrisse accuratamente anche il mito di Er, perfetta dottrina cristiana: morte, giudizio, inferno, paradiso. Quando lo vedo rappresentato crocifisso, vedo il crimine dell’uomo sempre giustificato da una teologia politica. Come la pensa il dio di questa faccenda, io non oso neanche cristianamente concepirlo, prima che umanamente pensarlo. Non ci sono ragioni nella fede, se non quella comprensibile dell’istinto umano di sopravvivenza personale e quello beluino del…rivoluzionario, un Piacere della vita.
Gesù è Dio. Se non hai questa fede, perché insisti?
Sono parole vane…
Caro MISERERE MEI, perché insisto?
Perché mi stuzzicano e mi incuriosiscono tutte le preoccupazioni di quelli che hanno ancora questa fede e mi piace leggere tutti i contributi intellettivi umani a sostegno delle ragioni di una specifica fede per la stesura d’una storia migliore.
Dunque quelli come lei osservano divertiti e interessati le “bestie strane” che professano la fede nel Signore Gesù Cristo, ritenuta sciocca e sorpassata. Ne sono passati di anni… La dura cervice non si smentisce.
Caro MISERERE MEI, mi dispiace che tu scriva questo:
“Dunque quelli come lei osservano divertiti e interessati le “bestie strane” che professano la fede nel Signore Gesù Cristo, ritenuta sciocca e sorpassata. Ne sono passati di anni… La dura cervice non si smentisce.”
Lo dici da te o altri te l’han detto di me? Mi dispiace comunque che ti sia autoregradato a “bestia strana”. Nei miei interventi, compresa questa pagina, sempre ho espresso rispetto ed onore per l’uomo di fede.
Quanto all’osservare divertito poi, è un’altra profonda ingiuria alla comune limitatezza e tristezza del pensiero umano che un autentico uomo di Fede, penso non possa neppure concepire.
Quando San Paolo parla di carboni ardenti e San Tommaso d’Aquino di un di più di gioia, oltre la visione beatifica, concessa ai salvati in Paradiso, nel vedere anche le pene dei dannati all’inferno, vuol dire che già da qui, ora, Dio non basta per provare sufficiente piacere. Così mi dice la ragione.
Dovrebbe essere logico e ragionevole che se osservo è perché le ragioni dell’uomo ondeggiano in una perenne irrequietezza, come un basso continuo, alla ricerca di conoscenza continua. Si dice che la fede abbia le sue buone ragioni, ma non le vedo nelle dottrine, neanche in quelle del più fedele “depositum” e purtroppo oggi nemmeno in quell’ “auctoritas” che salvò Agostino come lui scrisse chiaramente: “EGO VERO EUANGHELION NON CREDEREM NISI ME AUCTORITAS SANCTAE ROMANAE AECCLESIAE COMMOVERE”.
Tu poi parli di “fede nel Signor nostro Gesù Cristo”. Mi sapresti spiegare però quale era LA FEDE del Signor nostro Gesù Cristo, semplicemente, come uomo radicato nella cultura della sua gente. Penso tu conosca la diatriba tra Gregorio di Nazianzo e Giuliano imperatore che a spiegare Matteo e Luca lo rimanda nella sua chiesa, ma io sono interessato invece a capire quanto I costruttori di una dottrina sono “come ladri di un bene altrui”. Forse di Piacere ci si sazia, ma di conoscere mai perché è la passione più nobile di un uomo [Patendo conoscere. Aganmenon.Eschilo]. Vedi tu ora se meritavo la tua risposta. Ammiro la tua Fede. Ma fammi capire le ragioni, in base alle tue capacità.
Sono del tutto indifferente al fatto che uno come te “ammiri la mia fede”. Sono invece preoccupato per la sorte della tua anima che vaga nei meandri dell’elucubrare e del conoscere e dello studiare, senza però riuscire a credere nel Signore Gesù Cristo. Visto l’atteggiamento (ma è un mio giudizio) ci vedo più sicumera e narcisismo che non la richiesta a Dio di una grazia che ponga fine alla pena. Contento te…
C’è un grosso equivoco, caro MISERERE MEI.
Ammiro, stupefatto ma rispettoso TE che hai fede, non il credo che confessi. Penso che tu sappia bene la distinzione tra emunà ebraico e pisteueo greco di Paolo. Passa un’enorme differenza. Se non avessimo fede in tante cose non arriveremmo a sera! Crederci è altro affare.
Dum medium silentium tenerent omnia et nox in suo cursu iter haberet….
Caro MISERERE MEI, tu scrivi:
“Il tempo è contato attraverso il movimento di corpi celesti.”_
Ogni corpo infatti lo “conta” alla sua propria maniera nel senso che il movimento dei corpi “è” il tempo. Quindi il tempo
cronologico in sé non esiste a meno che non si voglia far metafisica del tempo. Un noto professore dell’università di Berlino Piter Sloterdick scriveva che un concetto di trascendenza nasce proprio dall’incapacità dell’uomo di porsi come misura del tempo. I tempi evolutivi dell’Universo, cioè lo stesso universo, ci frastorna. Contiamo ed immaginiamo le apparenze. Nos animalia uno vere die (Platone).
SULLA SITUAZIONE ATTUALE DELLA CHIESA
“Molti nella Chiesa non osano più insegnare la realtà della salvezza e la vita eterna. Nelle omelie si avverte uno strano silenzio circa il fine ultimo. Si evita di parlare del peccato originale. È ritenuto arcaico. Il senso del peccato sembra scomparso. Il bene e il male non esistono più. Il relativismo, una candeggina terribilmente efficace, ha rimosso tutto al suo passaggio. La confusione dottrinale e morale raggiungono il parossismo. Il male è il bene, il bene è il male. L’uomo non avverte più il bisogno di essere salvato. La perdita del senso della salvezza è la conseguenza della perdita della trascendenza di Dio.
Non sembriamo preoccupati da ciò che ci accadrà quando avremo lasciato questa terra. In tale prospettiva, preferiamo considerare che il demonio non esiste più. Alcuni vescovi sostengono addirittura che si tratti solo di un’immagine simbolica. Dunque, Gesù Cristo mente quando afferma invece che esso è reale, che più volte è stato tentato da lui, dal Principe di questo mondo!”
Cardinale Robert Sarah
Cos’ parla un vero cristiano, cattolico, anche se in questo caso l’affermazione proviene da un prelato molto ondivago, che non ci risparmia professioni di devozione ed obbedienza la falso papa Bergoglio e, anzi, protesta apertamente contro chi vorrebbe dipingerlo come un antibergogliano…
Ma purtroppo anche Sarah è ormai fuori dalla realtà attuale di questa Chiesa allo sbando, occupata da una gerarchia eretica, apostata e traditrice e incamminata a grandi passi verso l’abisso infernale, dove vorrebbe condurre anche il gregge affidatole da NSGC.
Un solo, piccolo, banale esempio, scelto così, a campione, fra gli innumerevoli che ci presenta la realtà ecclesiale bergogliana :
“TG serale di un’emittente diocesana, con un servizio da una sagra di una vallata montana: grigliate, volontari al lavoro, c’è anche il parroco, con i paramenti sacri; intervistato, parla al microfono della TV diocesana, dicendo “per la nostra comunità è importante il dato dell’ inclusione, [?], dobbiamo impegnarci nell’inclusione, specialmente per valorizzare le diversità [??]…..certo che la piaggeria, il lecchinaggio e l’asservimento alle gerarchie eretiche, apostate e traditrici dilagano nel basso clero, ormai da evitare come la peste, assieme ai loro malefici superiori. ”
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4601_Catholicus_Inclusione_e_valorizzazione.html
Carissimo Catholicus.
Tu scrivi: “Il relativismo, una candeggina terribilmente efficace, ha rimosso tutto al suo passaggio. La confusione dottrinale e morale raggiungono il parossismo.”.
Più che alla candeggina, io paragono il Relativismo all’efficacia di una medicina, la quale come una purga porta via con sé la malattia, rendendo la sanità all’ammalato. Specialmente a colui che non sa di esserlo, ritenendosi sanissimo e soprattutto di mente. La candeggina corrode, brucia tutto il tessuto, lo rende fragile e fa piazza pulita di ogni dogmatica.
La libertà nella ricerca personale del dio è la via alla libertà del dio. Libertà che ci svincola da ogni mosaica Dittatura, falsa sicurezza, e dal Mosè che, per fragile debolezza, sussiste in ciascuno di noi umani.
E già che siamo in argomento…. i Giudei avevano per padre Abramo e per Legge Mosè; eppure Gesù dice loro chiaramente in Gv che per padre hanno il diavolo e per questo non possono accogliere e comprendere la parola di Gesù.
Pertanto per Gesù sono figli del diavolo. Mi sembra che colui stesso che ha posto questa terribile discordia sia il colpevole e non coloro che la subivano seguendo il loro Mosè!
Caro Rolando, la metafora della candeggina non è mia, ma del Card. Sarah, un vero cattolico, a volte, e un fedele Bergogliano, altre volte. Lascia un poco perplessi, purtroppo.
Caro Catholicus, mi è capitato anni fa di sentire la predica di un anziano prete redentorista durante la quale disse chiaramente che i buoni dopo morte vanno in paradiso, ma i cattivi….. E non ebbe il coraggio di dire per intero, chiaro e tondo quanto dicono i novissimi che ci hanno inculcato fin da bambini! Proseguì balbettando che queste anime “si annullano”. Che dire? Mi è venuto da ridere!
Non per polemizzare,
ma allora ” gloria mundi ” non ” transit ” mai, bensì vive nell’eterno presente.
Osservazione “polemica” molto appropriata.
Soltanto che lo stato contemplativo – l’OGGI – trascende ogni “transito” e, insieme, presiede ad esso.
Ed è cosa ardua da esprimersi in parole.
Provo ad usare un linguaggio da cartoons…
si può ipotizzare che lo stato contemplativo faccia ” Slurp! ” sul transeunte ingoiandolo e, automaticamente, faccia ingoiare il contemplante nell’Eterno Presente, realizzando il Vero Vuoto ( …che non è il vuoto che si immagina! ).
Per le inesattezze chiedo venia…domina il caldo 🙂
Eccellente.
Con questo caldo lo “slurp” anche per una granita di limone non guasterebbe. 😊