Antonello Cannarozzo. Risorgimento: italiani brava gente, ma non sempre…

16 Luglio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Antonello Cannarozzo offre alla vostra attenzione questa riflessione come sempre ben documentata su fatti esecrabili del Risorgimento Italiano. Buona lettura

§§§

 

Risorgimento: italiani brava gente, ma non sempre

Antonello Cannarozzo

Leggendo le notizie sulla tragedia che ha colpito il popolo ucraino dal 24 febbraio scorso e della violenza che continua a subire, si rimane addolorati e sconcertati, senza che all’orizzonte ci sia un barlume di pace.

Paesi, città le loro storie, infrastrutture e soprattutto innocenti civili uccisi, tra cui tanti bambini, pone una riflessione, non solo sulla assurda crudeltà della guerra, ma di come nessun Paese, guardando alla propria storia, si possa sentire estrano a queste crudeltà.

La Russia è descritta come una nazione spietata, senza pietà per i vinti, ma cosa avrebbero detto le “anime belle” che oggi condannano Putin se avrebbero dovuto commentare, ad esempio, le stragi avvenute poco dopo l’Unità d’Italia verso la povera gente del Sud strappata al Regno Borbonico?

Una vecchia storia, si dirà, ma pensiamo che vada ugualmente ricordata.

Il giovane Governo italiano, centosessant’anni fa, in nome della nascente Patria, non esitò, attraverso l’esercito per piegare, umiliare, perseguitare proprio coloro che erano andati a “liberare”, soprattutto al Sud, un po’ come oggi i russi nel Donbass, non esitando a scatenare rappresaglie tali che troveremo solo nella seconda guerra mondiale per mano nazista.

Così nelle nostre città, fin nei paesi più piccoli, c’è sempre una strada, un monumento, una scuola dedicata a personaggi che a volte di eroico non hanno proprio nulla eppure vengono considerati addirittura dei “padri della patria”, anche se mai lo furono.

In questa nostra storia, abbiamo il primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, a cui il destino aveva demandato l’onere di unificare, dopo tanti secoli, l’Italia e così fece, ma fu anche il mandante di dure repressioni attraverso i suoi uomini, specialmente verso i territori dell’ex Regno Borbonico, considerandolo, al di là delle parole altosonanti come Patria, gente solo da conquistare e, addirittura, da dover rendere civile.

Tutto questo con un costo di vite umane assai più numerose di tutte le guerre risorgimentali messe insieme.

 

Le promesse dei liberatori

 

Con grandi speranze, la povera gente del Sud aveva visto in Garibaldi, non solo il “Liberatore”, ma una specie di nume tutelare a cui rivolgersi, anche per le sue promesse di dare, tra l’altro, le terre ai contadini e ridisegnare il latifondo, ormai divenuto una vera piaga per il riscatto economico di questa gente.

Assicurazioni però che si dimostrarono, ben presto, semplice propaganda.

L’esasperazione per le promesse mancate, le nuove leggi piemontesi, la leva obbligatoria e tanto altro ancora, crearono un vero e proprio cocktail che di lì a poco sarebbe scoppiato in violenza dove, già presente il brigantaggio, divenne in poco tempo un vero atto di guerra verso l’Italia unita, senza esclusione di colpi e di crudeltà che durò quasi dieci anni con l’esercito, ormai italiano e non più piemontese, formato prevalentemente dal corpo dei bersaglieri con 17 battaglioni su 34 dell’organico complessivo, incrementando così la presenza di altre forze già impegnate per la repressione delle numerose rivolte.

Il rischio assai concreto era che dalla Sicilia alla Calabria, dall’Irpinia alla Lucania fino ad arrivare all’Abruzzo queste rivolte si potessero unificare, con tutto quello che avrebbe creato nelle fragili strutture della giovane nazione.

A Napoli addirittura si organizzarono manifestastazioni che inneggiavano alla deposta dinastia borbonica e, nell’aprile del 1861, venne sventato un complotto composto da soldati e ufficiali del disciolto esercito delle Due Sicilie che portarono all’arresto di oltre 600 congiurati.

Ma le insurrezioni erano ormai assai diffuse, anche, dove era possibile, con l’insediamento di municipalità legittimiste, ovviamente, a questi atti seguiva l’azione repressiva delle forze italiane.

Nonostante questi fatti sempre più numerosi, a Torino nessuno si domandava concretamente delle ragioni profonde di queste insurrezioni, i ribelli, per costoro, erano solo dei briganti e come tali andavano perseguiti, ma cosa c’era realmente dietro a tanta violenza e il nascente astio verso questa nuova Italia sembrava non avesse importanza, nonostante una vera e propria guerra civile tanto più dolorosa perché vedeva contrapposti due eserciti nelle cui fila combattevano italiani contro italiani, in una nazione appena nata, ma già con tutti i vizi dei politicanti.

Un errore fatale che paghiamo ancora oggi e che non dobbiamo mai dimenticare.

 

Le spedizioni punitive

 

Molti furono i generali che comandarono spedizioni punitive anche violente e tra questi vogliamo ricordarne uno in modo particolare: Enrico Cialdini.

Prima di continuare il racconto, per la cronaca, è stato tolto nel 2016 a Palermo, come a Catania, il suo nome alle strade per i suoi comportamenti violenti nei confronti del Sud.

Detto questo, Cialdini venne inviato a Napoli con pieni poteri soprattutto contro il brigantaggio, dopo le dimissioni del conte Gustavo Ponza, inadatto ad una politica repressiva.

Subito si sentì sul territorio la mano del militare che non badava a facili sentimentalismi, avviando subito una lotta senza esclusione di colpi verso i rivoltosi.

Rafforzò dapprima l’esercito, arruolando uomini del disciolto esercito di Garibaldi, e perseguendo il clero e i nobili considerati nostalgici del vecchio regime con arresti in massa, fucilazioni dopo processi sommari, devastazioni di casolari, masserie e contro interi centri abitati.

In quegli anni furono rasi al suolo, al grido di “avanti Savoia” decine e decine di paesi e massacrati gli abitanti anche solo sospettati di brigantaggio mozzando loro le teste per appenderli in teche di legno, visibili ancora in molte foto dell’epoca, e poste all’ingresso dei paesi come monito per terrorizzare gli abitanti del luogo.

In una lettera inviata all’allora capo del governo Camillo Benso di Cavour, Cialdini scrive testualmente: “Questa è Africa! Altro che Italia. I beduini a confronto di questi cafoni sono latte e miele”.

Ma il personaggio non era certo nuovo a certe considerazioni nei confronti dei nemici.

 

L’assedio di Gaeta

Alcuni mesi prima, durante l’assedio di Gaeta dove si era rifugiato Francesco II di Borbone per l’ultima eroica difesa del suo regno, il generale non esitò a puntare i suoi cannoni a lunga gittata verso la cittadella colpendo deliberatamente obiettivi civili e soprattutto l’ospedale dove erano ricoverati altri italiani che avevano l’unico torto di esserlo dalla parte sbagliata per i vincitori.

Un’ azione, come fu detto, per fiaccare lo spirito degli assediati, ormai allo stremo delle forze.

A chi gli faceva notare che tutto questo non era nei codici d’onore militare, l’uomo, con ironia, rispondeva che: “I proiettili dei suoi cannoni non avevano occhi, dunque colpivano dove capitava”.

Fatta questa esperienza, il generale si distinse, come accennato, specialmente nella lotta al brigantaggio combattuta dai contadini e non solo, come risposta alle violenze dei vincitori piemontesi, loro liberatori.

Una pagina della nostra storia studiata, tra l’altro, da Antonio Gramsci nel suo saggio sul Risorgimento, nel quale evidenziava gli errori e le tragedie che colpirono il Meridione, nel quale, da politico, si ribellava alla concezione che davano quei: “scrittori salariati che si ostinarono a infangare con il nome di briganti”.

Davanti agli eccidi ed ai massacri perpetrati nei confronti spesso di gente inerme, potremmo oggi ricordare una celebre frase di Mao Tse Tung, quando affermò, durante la Rivoluzione Culturale:” Educarne uno per educarne cento” e così fece il Cialdini per dare una lezione ai ribelli.

Pontelandolfo e Casalduni erano due comuni campani della provincia di Benevento, ribellatesi ai liberatori piemontesi.

Una storia, purtroppo tra le tante, che va ricordata.

 

La vendetta sulla popolazione

 

Tutto ebbe inizio l’11 agosto del 1861 quando un commando di quaranta soldati, altre fonti dicono 20, insieme a quattro carabinieri ebbe l’ordine di compiere una ricognizione per appurare la portata di una recente sommossa.

Arrivati a pochi passi dai centri abitati tra Pontelandolfo e Casalduni, vennero catturati dai briganti, un azione che trovò l’appoggio delle popolazioni locali esasperate dal nuovo Governo italiano.

Il destino che attese questi soldati fu la loro condanna a morte, un atto che non possiamo esimerci dal definire criminale anche se, non dobbiamo dimenticare che questa era ormai una vera e propria guerra non dichiarata con morti e feriti da ambo le parti.

I tragici avvenimenti arrivarono in un baleno al comando centrale delle operazioni, dove, davanti alla notizia che dei suoi soldati avevano trovato la morte per mano dei briganti, il generale Cialdini non esitò a ricambiare questo crimine con altrettanta ferocia, pretendendo una immediata: “Vendetta che ripagasse il sangue col sangue” e accecato dalla rabbia tuonò: “Li voglio tutti morti! Sono tutti contadini e nemici dei Savoia, nemici del Piemonte, dei bersaglieri e del mondo. Morte ai cafoni, morte a questi terroni figli di puttana, non voglio testimoni, diremo che sono stati i briganti”.

Parole di odio e vendetta e non di giustizia, come avrebbe dovuto fare essendo rappresentante dello Stato, ma solo rappresaglia.

Di Pontelandolfo e Casalduni non rimanga pietra su pietra” così Cialdini nei suoi ordini rivolti ai suoi sottoposti, anticipando di due anni la legge del senatore del Regno Giuseppe Piga che consentiva di fucilare sul posto anche solo i sospetti ed era usuale favorire di non usare misericordia ad alcuno e tutti quanti se ne avessero tra le mani, dunque, massacrarli senza, per altro, fare prigionieri.

Seguì, dunque, un vero e proprio eccidio, dimenticato troppo facilmente dal governo italiano e subito ridimensionato dalla storiografia dei vincitori.

L’ordine del generale venne rivolto al colonnello Pier Eleonoro Negri ed al maggiore Carlo Melegari che erano a capo di due reparti dell’esercito rispettivamente diretti a Casalduni e Pontelandolfo.

 

Distruzione, fucilazioni e stupri

 

Il primo comune fu trovato quasi deserto poiché i cittadini vennero avvertiti della rappresaglia mentre a Pontelandolfo la sorte fu meno benevola ed il destino di quelle genti fu segnato da morte e distruzione.

I cittadini vennero infatti sorpresi e colpiti nel sonno, le case distrutte ed incendiate, le chiese profanate, gli uomini brutalmente fucilati.

Le donne prima subirono percosse e violenze sessuali e poi vennero uccise.

I due paesi vennero rasi al suolo come il generale Cialdini aveva ordinato e affinchè questi avvenimenti non sembrino una fake news, riportiamo integralmente le modalità dei fatti perpetrati scritte bersagliere Carlo Margolfo presente ai fatti, nelle sue memorie tra cui leggiamo:

Al mattino del giorno 14 (agosto) riceviamo l’ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma molte donne perirono ugualmente) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l’incendio al paese.

Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava…Casalduni fu l’obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava.”

Questi erano gli avvenimenti, agli albori dell’Unità d’Italia, che avvenivano nel Mezzogiorno in nome del Re galantuomo e della ritrovata Unità della Patria da poco proclamata.

Fatti e tragedie certamente relegate ad un tempo ormai lontano, con fermenti ideali anni luce dalla nostra quotidianità, ma ricordarli significa, nel bene come nel male, capire anche la nostra storia attuale, e non è certo cosa da poco.

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17 commenti

  • Iginio ha detto:

    Le leggende truculente su Pontelandolfo e Casalduni sono state smentite, dopo accurate ricerche d’archivio – che i pliniani non fanno mai, chissà perché – da, pensate un po’, due preti. Lo spiega bene Dino Messina qui:
    https://www.solferinolibri.it/libri/italiani-per-forza/
    Presentazione:
    “Fu colonizzazione del Mezzogiorno o nascita di un Paese moderno? A centosessant’anni dall’Unità d’Italia, un’inchiesta storica che prende le distanze dal mito dell’impresa eroica e senza macchie ma ridimensiona soprattutto le ricostruzioni di un Meridione felice e florido sotto i Borbone, aggredito a tradimento dai Savoia.

    Il Regno delle due Sicilie era davvero una grande potenza economica in ascesa tra cantieristica, acciaierie, tessile e agroalimentare? Quali erano effettivamente il tenore di vita di un abitante del Regno e il suo livello di istruzione? E nell’impresa dei Mille quanti furono i patrioti di origine meridionale? Quanti i liberali che insorsero e si unirono ai garibaldini? Quale fu in quegli anni il vero ruolo della malavita organizzata e quello del brigantaggio?

    I capitoli controversi analizzati e «rivoltati» dall’autore sono molti: dai fatti di Fenestrelle agli incendi di Pontelandolfo e Casalduni sul cui fuoco continuano a soffiare i «neoborbonici». Tappe cruciali per sgombrare il campo dai molti equivoci di parte e comprendere come avvenne il processo di unificazione della Penisola e come si integrarono le regioni meridionali nel nuovo Stato unitario, come nacque la «questione meridionale» a fine Ottocento e come si è arrivati a quella di oggi.”

    Forza, leggete e studiate, altro che riassuntini da libretto nero pliniano. Qualsiasi Paese ha nella sua storia pagine di lotte e di guerre civili: ma a nessuno viene in mente di sfasciare la Francia o l’Inghilterra o la Svizzera solo perché qualche secolo fa vi furono guerre civili.

  • Adriana 1 ha detto:

    A prescindere… ora più che mai, prendiamo nota delle migliori teste pensanti italiane:
    https://www.kartacanta.it/2022/07/11/il-siero-ha-inquinato-la-specie-umana-la-dottoressa-anna-rita-iannetti-spiega-con-lepigenetica-gli-effetti-della-vaccinazione-di-massa/
    Testo lunghetto, ma chiaro ed esaustivo in merito alle attuali fasulle ma sbandierate conoscenze sul DNA.
    Testo che motiva bene l’Ordinanza della Giudice di Firenze Susanna Zanza, ( attualmente sotto tiro da parte del Ministro “Malomasculo” Speranza e del suo lacchè Parenzo, nonchè degli altri compagni di merende… ).
    Non c’è nessuno nella parrocchietta di S. Marta, ricchissima di Dicasteri per la vita e la famiglia ( ?? ), disposto a leggere – in semplice italiano- qualcosa di differente dai testi burosaurici e involuti del Ministro/Morte?
    Onore alle donne capaci e coraggiose da qualsiasi regione provengano.

  • Torelli Luciano ha detto:

    Ogg gli emigranti vengono sostituiti dagli africani e dagli zingari(questi ultimi si chiamano così in ITALIANO…. inutile insistere con denominazioni non nostrane a casa nostra)

  • Cancel culture ha detto:

    Sicuri che la cancel culture sia una invenzione recente ?
    Quando la Chiesa proibi’ a circa meta’ del 1300 di leggere la Bibbia in privato, non fu forse una fgorma di cancel culture ?
    Bisognerebbe leggere la monumentale oppera di fra Paolo Sarpi, sacerdote e scienziato, per capire se il tanto osannato Concilio di Trento porto’ la Chiesa cattolica piu’ vicina o piu’ lontana dalla tradizione.
    Arriviamo all’800. Mi par di ricordare che fu nel 1948 che furono concessi i benefici dei diritti costituzionali ai protestanti, o meglio ai valdesi e ad ebrei. I valdesi, almeno cosi’ mi pare di ricordare fino a quel momento confinati nelle valli valdesi o nei ghetti.
    Stare coi Savoia significava stare coñ ilbdiritto di piena cittadinanza qualsiasi fosse la religione praticata..

    • Errata corrige ha detto:

      Curiosamente l’aggeggio fa le bizze.
      Comunque l’errore piu’ grande e’ la data in cui vennero concessi i diritti civili.
      La data esatta e’ 17 febbraio 1848.

    • Torelli Luciano ha detto:

      Infatti un Savoia firmò le famigerate leggi razziali

      • Ebreo per caso ha detto:

        Giusto. Le leggi razziali furono firmate nel 1938 cioe’ 90 anni dopo l’uscita degli ebrei dal ghetto.
        E lo stato italiano non era piu’ uno stato laico, avendo firmato i Patti lateranensi. Nel governo mussolini c’era anche come ministro colui che aveva curato la pubblicazione in Italia del libro “I protocolli dei savi di Sion”.
        Parabola discendente del regno sabaudo.

    • .marco l'altro ha detto:

      I Savoia presero abbondantemente dalla chiesa e dagli ordini religiosi per se , per lo stato italiano appena costituito e per gli amici . Ai Savoia e ai loroministri interessavano gli interessi dinastici della casa più che quelli degli italiani.
      La logica con cui fu fatto il nuovo regno italiano fu di co conquista militare degli altri regni e di espansione politico amministrativa del piccolo regno sabaudo con tutte le conseguenze che ne derivarono allora e di cui forse ne paghiamo le conseguenze tuttora . Certo fu fatta l unita d’Italia ma a che prezzo.!!

  • Milly ha detto:

    In effetti non si capisce perché trucidarono i preti se non nello spirito anticristico di tutti gli attori coinvolti in questa immane tragedia.
    Ha fatto molto bene l’Autore a riportarla alla luce affinché sia di monito anche alla situazione attuale, perché , pur con riflessi diversi, ripropone lo stesso spirito distruttivo, di tradimento e di bramosia di quelli che stanno “in alto” nei confronti di tutto il resto dell’Umanità che (secondo loro) sta in “basso!

  • Antonello ha detto:

    Mi sono sempre chiesto che diamine è venuto in mente ai Savoia di unificare una penisola cin popoli e storia così diversi. Infatti il tutto è stato un disastro di cui paghiamo le conseguenze ancora oggi. Ah, si potesse reinstituire il Regno delle due Sicilie! Quale giovamento per tutti!!!

    • luca antonio ha detto:

      I Savoia non hanno avuto nessuna idea, la corona britannica voleva distruggere il cattolicesimo e li pago’ e li armo’, forse per vendicarsi della liberta’ di culto cattolico che negli stessi anni, se non ricordo male, Albione dovette accettare in Irlanda con intervento del Vaticano. Gruppi di avventurieri, briganti e assassini vennero reclutati per fare terra bruciata di una cultura arcaica e profondamente religiosa ma tutt’ altro che arretrata, il regno di Napoli era piu’ sviluppato del Piemonte , la prima ferrovia italiana, la seconda in Europa dopo Londra, era la Napoli-Portici. Gli anglo sono adusi a tale comportamento, armano dei criminali per sovvertire Paesi e poi chiamano briganti, terroristi, quelli che cercano di opporsi alle loro nefandezze.
      In Ucraina sta avvenendo lo stesso, bande di tagliagole pagati dagli Usa-Uk , dopo un colpo di stato, si sono impossessati del potere e termineranno la guerra solo quando avranno terminato l’ultimo disgraziato ucraino.
      Ma forse, stavolta, hanno fatto i conti senza l’oste.

      • Antonello ha detto:

        Una ferrovia non fa primavera. Non credo proprio che il regno delle 2 sicilie fosse più progredito del Piemonte. La storia degli anglo che spinsero i Savoia a Sud è nota. Su l’Ucraina anche io spero e credo che stavolta abbiano fatto i conti senza l’oste.

  • Marco l'altro ha detto:

    Per non parlare del regime fiscale italiano con le sue storture e squilibri i cui guai i iniziarono proprio allora e legislazione dopo legislazione come in una stratificazione geologica ci ritroviamo in un ginepraio inestricabile di tasse .balzelli. imposte . bolli e contributi vari che ci opprimono.
    A Tal proposito illuminante è il colloquio tra don Pietrino e padre Pirrone (pag 156 del libro il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa )in cui il don Pietrino l l’erbuario del paese lamentava la fiscalità del comune che chiedeva 20 lire l anno x commerciare l erba officinale che che Domine Dio aveva creato che il sole le leccava e che lui riduceva in polvere con il mortaio che aveva ricevuto in eredità da suo nonno. Cosa centrava il Municipio in tutto questo padre Pirrone??

  • LUCIANO MOTZ ha detto:

    Leggo in apertura; ” ma cosa avrebbero detto le anime belle che oggi condannano Putin se avrebbero dovuto commentare,” al posto del corretto: “avessero”. Vabbè che anche il presidente della camera dei deputati è stato beccato per i suoi strafalcioni, ma la conoscenza della consecutio temporum è importante.

  • Januensis ha detto:

    La repubblica di Genova entro’ a far parte del Regno di Sardegna molti anni prima dell’unita’ d’Italia.
    A occhio l’annessione della Repubblica di Genova risale al nuovo ordine europeo uscito dalle trattative tenutesi al Congresso di Vienna (1815).
    Molte sono le leggende che circolano qui , ma di quelle citate da Alessio non ho mai sentito parlare.

  • Mimma ha detto:

    Sono contenta che questi fatti,noi meridionali li conosciamo bene per tradizione orale e li deploriamo inutilmente, comincino a circolare.
    Ma ahimè, poiché le nostre città sono governate da massoni, vie e piazze sono intitolate tutte a pseudoeroi, o meglio, a delinquenti col titolo di eroi e a traditori .
    Bisognerà riscrivere il cosiddetto Risorgimento.
    L’unificazione dell’Italia, formata da popoli diversi ma affini che Roma caput mundi aveva saputo amalgamare con il suo formidabile sistema giuridico, il famoso diritto romano, era necessaria, dopo lo sconquasso delle invasioni barbariche.
    Era il sogno di Dante. È il.modo che ancora offende, potremmo dire, parafrasando proprio il gran Fiorentino.

  • alessio ha detto:

    Bisogna aggiungere che la
    spedizione dei mille ,
    capeggiata dal massone
    garibaldi si avvalse della
    scorta di cannoniere
    francesi e del tradimento di
    generali della marina
    borbonica , divenuti poi
    pari grado nell’esercito
    piemontese.
    Allo sbarco in Sicilia si
    sono avvalsi dell’aiuto dei
    mafiosi perché i siciliani
    erano ostili a garibaldi ,
    e tali mafiosi erano feroci
    nell’uccidere la popolazione ,
    come risulta anche da
    alcune opere di Pirandello.
    Ma non solo hanno fatto
    stragi nel Meridione , ma
    in tutta Italia ; una volta
    occupati tutti i regni hanno
    confiscato tutti i territori
    di coloro che non erano
    complici e
    venduto all’asta case e
    terreni buttando fuori da
    essi i contadini che rimasero
    senza terra e in molti casi
    dovettero emigrare in
    America perché crepavano
    di fame ,quando mai ,in
    nessuna epoca gli abitanti
    italici erano stati costretti
    ad emigrare .
    I Piemontesi si avvalsero di
    traditori locali come il
    barone ricasoli in Toscana ,
    divenuto prima governatore
    che dissestò le casse del
    granducato e poi divenne
    primo ministro del regno
    d’ Italia , e si dice che il
    suo fantasma si aggiri ancora per il castello di Brolio. A Genova ci furono
    casi di stupri di massa sulla
    popolazione .
    Il brigantaggio non riguardò
    solo il meridione , ma anche
    altre parti d’Italia ed essi
    erano in molti casi ex soldati
    ritrovatisi senza occupazione .
    Con questo ho toccato solo
    pochi argomenti , ma è
    talmente ampio l’argomento
    anche riguardo alle implicazioni
    anti-cattoliche dell’invasione
    che andrebbero versati
    fiumi d’inchiostro .