Laporta. Il Mistero degli Anagrammi nelle Lettere di Moro Prigioniero.

1 Luglio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta ha compiuto un minuzioso e incredibile lavoro di indagine e ricerca sulle lettere che Aldo Moro ha scritto durante la prigionia. I risultati della sua opera sono qui, e  la Procura di Roma li riceve sotto forma di esposto. Buona lettura.

 

§§§

Il 23 Maggio ribadii l’assenza di Aldo Moro in via Fani il giorno della strage [vedi https://bit.ly/3yoxu2t]. Quattordici giorni prima, il 9 Maggio, depositai (mediante PEC) un esposto [vedi https://bit.ly/3OgXN02] presso la Procura della Repubblica di Roma, dando conto di 4 anagrammi nella prima lettera del 29 Marzo a Francesco Cossiga, partendo dal lemma “sopratutto”, scritto con una sola “t”.
A questo indirizzo https://bit.ly/3HSgK6U è possibile leggere la lettera di Aldo Moro a Cossiga, nella quale sono le frasi anagrammate, a partire dalla parola “sopratutto” (FIGURA 1).

laporta 1

Aldo Moro usò “sopratutto” in altre due lettere, per la Signora Moro e per Benigno Zaccagnini.
Se al lemma “sopratutto” in queste due ulteriori lettere non corrispondessero altrettanti anagrammi, quanti sono già ostili ad accettare i primi (FIGURA 1), potrebbero asserire sia una mia forzatura partire da “sopratutto” e gli anagrammi, direbbero, sono solo un risultato casuale di tale forzatura.
Nell’ esposto https://bit.ly/3OgXN02 alla Procura della Repubblica di Roma abbiamo spiegato il metodo scientifico: 1) per individuare univocamente le frasi da anagrammare, ben distinte fra centinaia di frasi delle lettere di Aldo Moro; 2)perché gli anagrammi non possono “matematicamente” essere differenti da quelli qui individuati.
Gli ostili agli anagrammi (ostili per una quantità di cause, dalla politica maligna all’ignoranza) s’aggrapperebbero al “sopratutto” presente in un’altra lettera che non fosse parte d’un anagramma. D’altronde Aldo Moro correttamente scrisse pure “soprattutto” (in altre numerose lettere dal carcere) con due “t” centrali. Diventerebbe quindi facile sostenere l’uso indifferente di una o due “t” sa parte di Aldo Moro.
Non è così perché lo Statista – oltre che nella lettera a Cossiga  (FIGURA 1) – ha usato solo due altre volte la parola “sopratutto”, con una sola “t”, come ho detto prima, in una lettera alla Signora Moro e in una a Benigno Zaccagnini.
Ebbene, gli scettici si mettano l’animo in pace, anche queste due lettere in corrispondenza del lemma “sopratutto”recano altri anagrammi, coerenti con i precedenti quattro in FIGURA 1; anagrammi nuovi e ricchi di sorprese.
Conseguenza: “sopratutto” è univocamente determinato quale sorgente di anagrammi nelle lettere di Aldo Moro; i nuovi anagrammi si interconnettono fra loro e ai precedenti con un logico e infrangibile legame.
Terroristi Ignoranti
Non basta. Aldo Moro ha scelto proprio quell’errore e non altri per un preciso motivo.
Dal 16 al 29 marzo, quando Aldo Moro invia la lettera a Cossiga con gli anagrammi, lo Statista ha avuto 13 giorni e 13 notti per guardarsi intorno, studiare il nemico e fare proprie osservazioni. Torniamo alla FIGURA 1. Il primo anagramma ci dice “dove”. Il secondo anagramma fornisce maggiori dettagli al “dove”. Il terzo anagramma dice “come” è arrivato lì, “preso con elicottero”, non sa per mano di “chi” (no volti noti) e infine dice di interrogatori già iniziati, “ho dato un minimo”, cioè ha dato risposte alle domande postegli durante gli interrogatori.
Mentre questo avviene in quei tredici giorni, Aldo Moro trova un aiuto nei delinquenti che sbobinano i nastri degli interrogatori[1].
L’allegato 2 alla relazione della minoranza della “prima commissione Moro” contiene quanto è rimasto delle sbobinature nel “testo del memoriale moro trovato dai carabinieri in via montenevoso n. 8 a milano”.
Il lettore che possa, lo apra col programma Adobe Acrobat, con la funzione “trova”, nella finestra “modifica” come in FIGURA 2.

laporta 2

Come si vede, qui “sopratutto” appare, così come è presente in altre pagine. Ve n’è innumerevoli anche con due “t”.
Aldo Moro, notato l’uso di “sopratutto” con una t oppure con due “t”, da parte del carceriere, approfitta quindi dell’errore, certo che non verrà censurato, scrivendo “sopratutto”. E fa centro. Tre lettere contenenti “sopratutto” arrivano ai destinatari.
Conclusione. “Sopratutto” univocamente si determina quale parola chiave per individuare gli anagrammi nelle lettere di Aldo Moro. Lo è per tre ragioni concatenate: 1) Gli anagrammi in corrispondenza di ogni “sopratutto” ci sono effettivamente; 2) i carcerieri, adottando a loro volta la parola “sopratutto”, non hanno motivo di insospettirsi; 3) non vi sono infine anagrammi in corrispondenza di “soprattutto”, scritto con due “t”.
Lettera Non Recapitata
Facciamo un passo indietro. La caccia all’«assenza di Aldo Moro in via Fani» partì a marzo del 2020, dopo aver riletto la lettera alla moglie, alla «carissima Noretta», scritta nel giorno di Pasqua, il 26 Marzo 1978. Lettera non recapitata. Fu ritrovata nel covo di via Montenevoso a Milano.
È indispensabile tener conto delle tossine, sparse a partire dalle 10.10 del 16 Marzo 1978, quando tale Morucci Valerio telefonò all’ANSA per rivendicare la strage alle BR.
La valanga di falsità dai BR, dalla stampa e dalle Istituzioni è incessante dal 16 Marzo 1978, costruendo una contro-verità alterata, impossibile da smantellare rapidamente.
Fra tante tossine, spicca la mancata consegna della lettera del 26 Marzo 1978. La lettera è accorata, intensa, pagine prigioniere, mai consegnate alla «carissima Noretta» nonostante ricorra la Pasqua. Perché tale crudeltà?
Dev’esserci un motivo. Una persona equilibrata, quantunque carceriere, non è sadica. D’altronde non s’affida a un sadico la custodia d’un personaggio di quel livello. Ebbi sentore di qualcosa d’inspiegato nella crudeltà del censore. Rilessi più volte (FIGURA 3), dandomi infine dello stupido. Il cattedratico di diritto processuale penale – se fosse davvero stato a via Fani – non avrebbe scritto una tale sciocchezza (grassetto aggiunto):
«Sempre tramite Rana, bisognerebbe cercare di raccogliere 5 borse che erano in macchina. Niente di politico, ma tutte le attività correnti, rimaste a giacere nel corso della crisi. C’erano anche vari indumenti da viaggio».
Quale fosse il regime di custodia delle borse, lo dice la signora Eleonora Moro (grassetto aggiunto): «Contenevano, la prima, medicinali. Infatti, da molti anni, avendo sempre molto viaggiato, aveva l’abitudine di portarsi dietro questa valigetta di pronto soccorso che, ogni tanto, serviva a togliere dai guai qualcuno che si sentiva male; ricordo che ben due volte, durante la sua vita parlamentare, venne usata alla Camera per aiutare qualcuno che si era sentito male in Aula. Lui si portava sempre dietro questa borsa. La seconda borsa era quella dei suoi documenti personali, i suoi occhiali, i denari, le chiavi di casa, tutte quelle cose che riteneva riservate e che si portava sempre dietro: se scendeva dalla macchina questa borsa scendeva con lui, se veniva a casa se la portava su, se andava in ufficio se la portava in ufficio ecc. Le altre tre borse contenevano giornali e, in quel momento, tesi di laurea, nonché le cose che stava scrivendo».
Se Aldo Moro, il cattedratico di procedura penale, fosse stato a via Fani, il professore avrebbe avuto (ed ebbe certamente) cognizione dell’impossibilità di “raccogliere 5 borse”, per mano di Nicola Rana, il suo segretario. Le 5 borse erano sequestrate dal magistrato o dai BR. Tertium non datur.
Aldo Moro si distaccò dalle cinque borse, ce lo dice lui stesso. Aldo Moro non sa quindi nulla di via Fani. Egli intuisce, non conosce la verità, avverte il fetore tombale dietro il distacco dalle 5 borse e dagli uomini della scorta, essi soli in viaggio con le borse. È il cervello d’un genio, intuisce lo iato fra lui e la realtà, fra lui e le cinque borse.
Le borse sono quindi andate da una parte con la Fiat 130, invece Aldo Moro è andato in un’altra direzione. Perché? Come? Per mano di chi? Non un inquirente se lo chiese.
BR, Istituzioni e stampa certificano Aldo Moro glaciale spettatore della strage della sua scorta a via Fani, dal primo all’ultimo secondo. Dopo, secondo i medesimi analisti, Aldo Moro è cinicamente indifferente al ricordo dei 5 massacrati. Se questo fosse vero come avrebbe potuto supporre che Nicola Rana potesse “raccogliere 5 borse”?
Abbiamo d’altronde la “prova diabolica” del movente censorio sulla lettera mai consegnata alla Signora Moro, quella del 26 Marzo.
La lettera del 26 marzo non parte. Tre giorni dopo, il 29 Marzo, Aldo Moro scrive proprio a Nicola Rana (FIGURA 4). La lettera è regolarmente recapitata. In essa non v’è il minimo cenno alle borse da recuperare.

laporta 4

Tre giorni prima chiede alla moglie di incaricare Rana di “raccogliere 5 borse che erano in macchina” e la lettera non parte. Tre giorni dopo scrive a Rana senza fare cenno alle borse da recuperare. Questa lettera arriva puntualmente.
L’invito a “raccogliere 5 borse che erano in macchina” è quindi la causa della censura alla lettera del 26 marzo.
In conclusione, egli dice di sé attraverso la borsa da cui non si separava mai e le altre quattro che furono con essa: «Io non sono con le mie borse. Delle borse non so nulla, così come ignoro la sorte della scorta; intuisco che altri stiano soffrendo ma non so nulla».
Trenta righe prima Aldo Moro scrisse proprio così nella stessa lettera mai arrivata alla moglie: «Intuisco che altri sono nel dolore. Intuisco, ma non voglio spingermi oltre sulla via della disperazione». “Intuisco”: è evidente che egli immagina ma non ha assistito; non riferisce quanto ha visto ma quanto ha intuito. Le borse sommate all’ «intuizione» sono abbastanza affinché il carceriere blocchi la lettera.
La consorteria impegnata a disinformare colse il vantaggio derivatole dalla mancata consegna della lettera alla Signora Moro. Quando la lettera affiorò anni dopo nella melma di via Montenevoso, i disinformatori avevano già fatto il loro lavoro nel corso dei 55Giorni: «Lo vedete? È un cinico. Non una parola di pietà per la scorta! Crucifige!» e poi liberarono i barabba.
Altri Due Anagrammi
L’assenza di Aldo Moro a via Fani poggia quindi su basi autonome e ben solide, ben prima del 9 Maggio 2022, quando compilai l’esposto e misi a parte il procuratore Francesco Lo Voi.
Aldo Moro, come si è detto più volte, usò il lemma “sopratutto” nella lettera del 20 Aprile per Benigno Zaccagnini, recapitata il giorno stesso a Don Antonello Mennini e resa pubblica il 23.
In questa c’è la seguente frase: «Ricordi la mia fortissima resistenza sopratutto per le ragioni di famiglia a tutti note. Poi mi piegai, come sempre, alla volontà del Partito».
Nella precedente lettera alla moglie, del 7 Aprile, Aldo Moro scrive: «La faccia è salva, ma domani gli onesti piangeranno per il crimine compiuto e sopratutto i democristiani».
Ricostruito l’anagramma nella lettera a Zaccagnini, affiorano due frasi:
Prima frase originale: «Ricordi la mia fortissima resistenza sopratutto per le ragioni di famiglia a tutti note»
Primo anagramma: «costole rotte tortura milza sfinito spia sismi punita arma radiotelegrafa i dirigenti»
Seconda frase originale: «Poi mi piegai come sempre alla volontà del partito»
Secondo anagramma: «preda ipnosi mi tempra moto epigeo località valle»
I primi 4 anagrammi partono dalla parola “sopratutto”. Anche questi sono centrati sulla stessa parola “sopratutto” nella lettera a Zaccagnini.
In quanto alla seconda lettera, quella alla Signora Moro, non è il caso per ora d’avventurarmi negli anagrammi. Il motivo lo spiegherò solo al procuratore Francesco Lo Voi.

laporta 5
Tortura e Depistaggio
I malpensanti siano liberi di credere che quest’ultimi anagrammi non esistono. Questo non toglie nulla al legame logico e indistruttibile fra i primi quattro (FIGURA 1) e quest’ultimi due.
Il significato di questi anagrammi è ancor più drammatico dei precedenti.
Sono sfinito dalla tortura sulla milza perché mi hanno rotto le costole; c’è una spia del SISMI (già punito, dai/dei Carabinieri?) che radiotelegrafa ai dirigenti (del SISMI?)
Mi ipnotizzano, mi giovano passeggiate all’aperto (moto epigeo) in un luogo (valle) più in basso (di quello dove dimoro).
Aldo Moro torturato e sfinito. Le costole rotte sono un dato di fatto accertato nel corso dell’autopsia.
Questo scempio è ignorato in tutte le relazioni, anche quelle di minoranza.
Neppure Leonardo Sciascia vi fa cenno nella propria relazione. È un dato di fatto davvero strano perché egli è altrimenti acuto e attento osservatore d’ogni pur minima vicenda di Aldo Moro. V’è altro, ben documentato, lo sveleremo al magistrato.
È strano tuttavia che quel documento sia rimasto sepolto negli archivi parlamentari, depistando i commissari e le relazioni di maggioranza e minoranza. Salvo un nostro errore, neppure i tribunali e le procure sono finora stati interessati da questo referto.
Nessuno si chiede come sia possibile che quattro costole rotte, palesemente in tempi diversi, perché oggettivamente diversi sono i tempi di calcificazione, non abbiano indotto fin dal primo esame autoptico a esplorare quelle fratture con più attenzione, come almeno si sarebbe fatto con una mummia egiziana.
Come è stato possibile con quattro costole fratturate sul fianco sinistro che Aldo Moro si sia adagiato proprio su quel fianco per farsi sparare. I dolori lancinanti e insopportabili mai gli avrebbero consentito una tale posizione prima che gli sparassero.
Si vuole consegnare la verità su Aldo Moro al silenzio dei futuri millenni, quando i documenti oggi segretati da Giuseppe Fioroni sveleranno la verità? Eppure almeno su questo punto, sulle fratture, le moderne tecniche di indagine potrebbero raccontarci almeno i tempi che dividono le cause delle fratture di due costole quasi guarite dalle rimanenti fratturate più di recente. C’è una verità da tenere ad ogni costo seppellita? Aldo Moro è stato torturato e i suoi aguzzini sono in libertà.

Copia di questo articolo, quando i lettori lo avranno letto, sarà già stata inviata via PEC al Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi.

[1] L’allegato 1 alla relazione della minoranza della “prima commissione Moro” raccoglie le copie dei dattiloscritti del memoriale dello Statista. Qualcuno (Aldo Moro?) sigla l’autenticità delle pagine.
Questo allegato è nel Doc. XXIII n. 5 volume secondo, rubricato “Relazioni di Minoranza Della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Strage di Via Fani sul Sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul Terrorismo in Italia” (Legge 23 novembre 1979, n. 597). Il documento è a questo indirizzo https://bit.ly/3yoHjxf dell’archivio di Gero Grassi. Esso contiene le relazioni di minoranza titolate a : 1) Covatta, Martelli, Barsacchi e Della Briotta; 2) Franchi e Marchio; 3) Sciascia; 4) Sterpa; 5) La Valle.
Il lettore perdoni tanta pedanteria. Sarà necessaria per stringere il cappio intorno al collo di (per ora) ignoti delinquenti, imbroglioni, depistatori delle commissioni parlamentari d’inchiesta e della Giustizia.
L’allegato 1 di tale documento reca la copia di tutte le lettere di Aldo Moro mentre era prigioniero.
Torneremo su questo Allegato 1. Per ora concentriamo la nostra attenzione sull’Allegato 2.

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80 commenti

  • Tonino T ha detto:

    Anche io credo che l’Onorevole Moro non fosse in via Fani al momento della strage, e mi domando chi ancora crede che fosse stato lì? E perchè?

  • Tonino T ha detto:

    A che orari gli aggiornamenti dei commenti e per quanti giorni è concesso commentare qua? La versione Pro con aggiornamenti immediati ed illimitati è gratis?

    • Marco Tosatti ha detto:

      Divertente.

      • Tonino T ha detto:

        Grazie mille carissimo Dott Tosatti, però l’idea mi pare buona di una versione blog a commenti illimitati e istantanei, magari non per tutti gli articoli ma quelli selezionati.(io per l’idea accetto volentieri il pass per i commenti illimitati)
        Su FB ho ancora almeno un giorno di sospensione, più altre limitazioni varie un pò prolungate, per cui mi dovrete sopportare qua ancora per un pò. E grazie per lo spazio aperto ai commenti.
        Saluti e buon lavoro, Dio la benedica sempre

        • Marco Tosatti ha detto:

          Caro, grazie per la presenza. Io sono uno, e uno resto…cerco di essere il più attento possibile, ma mangio, dormo, e faccio un paio di altre cose…:-)))

          • Tonino T ha detto:

            Di nuovo grazie.
            Il mondo non so se saprà mai l’immenso lavoro di verità che ha svolto con la diffusione di articoli su varie tematiche ne comprenderà quanta pazienza ha portato tuttoggi nel vedere che ancora gente non ha preso consapevolezza della realtà, ne la cognizione di chi sono i veri e competenti articolisti storici, culturali, religiosi, ecc… e quelli che sono invece complici della vera disinformazione e della comunicazione che induce al degrado morale, civile, etico, religioso, e che pilotano le masse alla perdizione.
            Spero che qualcuno leggendo magari si metta a disposizione ad alleviarle un pò di mole di lavoro in qualsiasi necessità che possa occorerle.

  • conti della serva ha detto:

    L’Italia è nel mirino della setta da almeno 50 anni.
    Moro è stato uno dei martiri. Nel 1992 altri due.
    Il 1978 è anche l’anno di Giovanni Paolo I.

    Sono sospetti anche i maneggi attorno alla Banca di Italia: nel marzo 1979 il governatore Baffi e l’incaricato della vigilanza Sarcinelli furono accusati dalla Procura di Roma di interesse privato in atti d’ufficio e favoreggiamento personale. Furono assolti qualche anno dopo, e pare che l’incriminazione fosse stata voluta dalla P2 per impedire alla Banca d’Italia di vigilare nei confronti del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
    Nel 1981 venne avviato il processo di (Ministro del tesoro Andreatta) “divorzio” fra lo Stato e la sua banca centrale. Cessa la monetizzazione del debito pubblico italiano.

    Il 1981 è l’anno del referendum sul divorzio.
    Seguono anni di palude ed omicidi eccellenti (Dalla Chiesa, che indagava su Moro, muore nel 1982) che sfociano nei fatti del 1992: Mani Pulite, il prelievo di Amato dai conti correnti, il Britannia (le privatizzazioni), Falcone e Borsellino.

    Nel 1982 Draghi era il consigliere di Goria, ministro del tesoro, su suggerimento di Andreatta. Dal 1991 al 2001 è Direttore Generale del Tesoro. Tra il 1984 e il 1990 è anche Direttore Esecutivo della Banca Mondiale a Washington.

    La legge 82/1992, proposta dall’allora Ministro del tesoro Guido Carli, chiarisce che la decisione sul tasso di sconto è di competenza esclusiva del governatore della Banca di Italia e non deve essere più concordata di concerto con il ministro del Tesoro.

    L’Italia di prima non c’era già più. Adesso sono passati altri trent’anni di cura e c’è da stupirsi che esista ancora una possibilità di uscirne vivi: il rosario (in latino).

    • conti della serva ha detto:

      errore: referendum sull’aborto.

      • Tonino T ha detto:

        Moro era di impedimento anche per l’attuale svolgersi del piano del transumanesimo e del genocidio, e dei v, prodotti, che senza un certo tipo di cellulle provenienti da , non avrebbe potuto avere modo di svolgersi.

    • piero laporta ha detto:

      Chi fu l’assistente di Andreatta che il 6 Giugno 1981 illustrò il processo di svendita della Lira. a palazzo Koch?
      Tale Mario Monti di pietà.

  • Diego ha detto:

    Salve
    Essendo appassionato di storia contemporanea, la vicenda Moro mi interessa molto.
    A livello anagrafico non ho vissuto quegli anni perché ero un bambino, visto che ho la stessa età del nipote Luca per intenderci.
    La questione che Aldo Moro non fosse in via Fani l’avevo già sentita.
    Il figlio dell’autista Ricci interrogato proprio su questa cosa ha detto che sono tutte cavolate.
    Personalmente credo che possa essere plausibile, per il fatto che la scorta fu presa completamente di sorpresa.
    Le armi lunghe stavano nel bagagliaio e la scorta aveva solo le pistole in auto. Per altro neanche pronte all’uso perché nella fondina.
    Leonardi a detta del figlio era molto nervoso ultimamente e sapeva che Moro era in pericolo.
    Aveva chiesto ripetutamente l’auto blindata ma senza essere ascoltato. Inoltre era un militare esperto e che non lasciava nulla al caso.
    Sembra strano che scortasse Moro con la pistola nel cruscotto.
    Però sembra che dei testimoni abbiano visto Aldo Moro essere portato via mentre gridava “lasciatemi”, quindi sinceramente non saprei a chi devo credere.
    Non c’è dubbio che la versione brigatista è una favoletta, a partire dalla modalità dell’agguato, alla prigione , fino alla morte.
    Vorrei veramente che si arrivasse alla verità ma dopo più di 40 anni la vedo impossibile.
    Inoltre ci sono gli omicidi Pecorelli e Dalla Chiesa, che sono legati a doppio filo al caso Moro.
    Un saluto

    • Tonino T ha detto:

      Ma i testimoni che hanno udito ciò dove erano? In quale via? Sicuro che fossero con il punto di vista in via Stresa o via Fani? O si parla di altri punti di vista e di altre vie?

      Chi ha visto da via Stresa e da via Fani, ha visto un uomo essere caricato (un uomo di loro delle BR) perchè indubbiamente è stato caricato qualcuno per inscenare il rapimento (uomo che poteva avere un giubbetto, o un indumento in testa e le mani sulla testa per tenerlo e che veniva più o meno falsamente strattonato e percosso, e che non poteva essere riconosciuto) nel frattempo che stava imminentemente per arrivare la sirena, e nel frattempo andarono anche a cercarlo quello vero.

      Da dove realmente è stato rapito, potrebbe anche aver detto “lasciatemi”, ma anche “chiamate Andreotti!!!”per chiedere aiuto, se non erano le BR a prelevarlo, ma non aveva senso tenere un indumento in testa mentre veniva prelevato in via Fani ne in altra via.

    • piero laporta ha detto:

      Essere figlio di una vittima non dà il credito necessario per sparare sentenze più credibili di quelle del bar dello sport. Più d’un padre può testimoniarlo, incuso l’Appuntato Domenico Ricci, fulminato dietro l’recchio sinistro, un attimo dopo il Maresciallo Oreste Leonardi.

    • piero laporta ha detto:

      Quella dei testimoni oculari è la più grossa delle gabole sfornate sul caso. essi andavano esaminati e vagliati scientificamente. Non è stato così. Che cosa vuole che dica uno che finge di essere Aldo Moro? In via Fani operano almeno 4 professionisti di altissimo livello, uno dei quali assume la parte di Aldo Moro.
      Gli scettici rispondano a tre domande:
      1) come mai il sangue depositatosi lì dove Aldo Moro avrebbe dovuto avere i piedi non è calpestato?
      2) come mai non ci sono tracce di sangue sull’asfalto dove Aldo Moro ha posato i piedi dopo la sparatoria?
      3) Perché non si analizzano scarpe e abiti di Aldo Moro per cercare tracce di sangue di Leonardi e di Ricci?
      Ne ho una quarta ma la conservo per il procuratore.

      • Tonino T ha detto:

        Per il fatto del impronte, c’è un dettaglio che non va trascurato.
        E’ vero che scendendo dall’auto avrebbe dovuto lasciare impronte, ma se si da per scontato che sia sceso dopo il decesso degli agenti
        Voglio dire che se quel sangue e scorso sucessivamente, anche il finto Moro fatto salire prima sull’auto dell’Onorevole mentre la gente dai balconi dai terrazzi urlava di lasciarli stare e di andare via o si chiedevano l’un l’altro se riuscivano ad usare i telefoni per chiamare i soccorsi, oppure quel che potevano urlare, avrebbe dovuto scendere da quell’auto anche lui sotto lo sguardo di qualcuno che doveva vedere per poi raccontare, (quindi probabilmente ci fu uno sparo in quei momenti verso i balconi) per introdurre l’uomo e poi richiamatoli per farsi vedere che lo fecero uscire.e condotto verso l’auto che l’avrebbe portato via e che forse fu anche inseguita vanamente da qualche sirena.
        Infatti l’intervallo di tempo di quella fuga con il finto rapito e il tempo (l’orario) in cui arrivò la moglie di Moro non è poco, si parla di più minuti di distanza, e all’arrivo della moglie di Moro se non sbaglio il Sangue caldo era da appena di circa 5 minuti approssimativamente.
        Inoltre c’era una valigetta in quel posto (l’hanno messa dopo il rapimento vero? e poi sostituita con quella alitalia spostata giù dal marciapiede? oppure era già lì ai piedi del sedile posteriore?).
        Altra cosa se il veroMoro è sceso prima dall’auto i giorrnali dovevano essere tutti sulla parte sinistra se è sceso a destinazione dalla portiera di destra prima che gli agenti andarono in via Fani.

        • piero laporta ha detto:

          No, mi riferisco alle impronte di Aldo Moro sulla Fiat 132, sulla quale sarebbe salito per mano dei BR. Non ci sono rilievi dattiloscopici agli atti. Che disdetta.

          • Tonino T ha detto:

            Quindi non c’è nulla che prova che fosse il vero Moro.
            A maggior ragione, si deduce che l’Onorevole, NON percorse via Fani apprositivamente dalle 8:15 alle 9.03, ma non si può escludere che abbia attraversato o si fosse affacciato a quella via in orari precedenti alle ore 8 se non era altrove.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Ottime osservazioni
      Cristo vince

      • Tonino T ha detto:

        A che orari gli aggiornamenti dei commenti e per quanti giorni è concesso commentare qua? La versione Pro con aggiornamenti immediati ed illimitati è gratis?

  • andrea cionci ha detto:

    Poi però se si parla di Codice Ratzinger “sono tutte bestialità”, come dice Zenone https://www.romait.it/altro-disastro-del-prof-zenone-benedetto-xvi-o-antipapa-bergoglio-per-me-pari-sono.html

    • Tonino T ha detto:

      Forse potrebbe interessare la visione di questo video

      3 luglio 2022
      3 Vescovi scrivono a Dentro la Notizia: Bergoglio è un papa invalido! Vaticano è centro massonico!!

  • Claudio Gazzoli ha detto:

    Tanto per “semplificare” ma la verità è un discorso semplice… Rimane un affare interno al Partito Comunista, la guerra spietata tra l’ala rivoluzionaria e quella “democratica”. Ha vinto quest’ultima e ha trascinato dentro tutti i protocomunisti che costituivano la maggioranza di quel partito nato proprio con questo scopo, di cui Aldo Moro con le sue “convergenze parallele” era il massimo esponente.

  • physicus ha detto:

    Non sono un esperto della questione, anche se leggo gli articoli del Gen. Laporta. Mi pare evidente che il rapimento di Moro sia stata una questione ad altissimo livello e mi domando: potevano i nostri politici liberarlo, anche volendo e conoscendo il luogo di prigionia ? Da quel che ho letto, non mi pare

    • Tonino T ha detto:

      Moro aveva visto in faccia i rapitori.
      Moro aveva dialogato con i sequestratori.
      Moro era interrogato da un professore.
      Moro sapeva chi muoveva i fili.
      Moro anche se avrebbe potuto scegliere se cedere al ricatto del tipo “ti liberiamo se non dici chi siamo e se non ci arrestano” non avrebbe ceduto.
      Moro sapeva troppo dei nemci e degli amici, ma gli amici avrebbero fatto davvero di tutto per liberarlo.
      Qualcosa è andato storto all’ultimo momento che si poteva liberare vivo, o ferito, ma vivo.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Solo due ebbero questo potere: Cossiga e Berlinguer. Solo essi e Nostro Signore ormai sanno perché non l’esercitarono. Cristo Vince.

      • Tonino T ha detto:

        Foto Berlinguer settembre 1982
        https://www.wikiwand.com/it/Enrico_Berlinguer

        Può essere che l’uomo che ha fornito la “somma solidale” sia quell’altro nella foto precedente e che quell’altro uomo abbia potuto fare da tramite tra lui e il Papa?

        (estratto 1978)
        In Libano, intanto, la situazione degenera in una vera e propria guerra civile tra la componente cristiano maronita e quella musulmana appoggiata dall’OLP. I cristiani maroniti accusano ʿArafāt e l’OLP di essere responsabili della morte di decine di migliaia di membri del loro popolo. Israele si allea con i cristiano-maroniti, mettendo in atto due azioni di invasione del Libano: la prima (nel 1978), chiamata operazione Litani porterà una stretta striscia di terra (detta fascia di sicurezza) a essere conquistata e annessa con l’aiuto delle IDF e del cosiddetto Esercito del Sud-Libano (longa manus di Israele); la seconda (nel 1982), detta Pace in Galilea (prima guerra israelo-libanese), vedrà Israele occupare la maggior parte del sud del Libano per ritirarsi poi, tre anni dopo, nella fascia di sicurezza.
        https://it.wikipedia.org/wiki/Yasser_Arafat

  • Mac ha detto:

    Caro Generale per stima le chiedo un’opinione anche se esce dal tema “Moro”:

    Un signore che pur essendo PdC, mi sembra assolutamente incauto, ha recentemente detto
    “… non possiamo permettere che la Russia vinca! ”

    Noi comuni cittadini cosa dobbiamo fare? aprire gli ombrelli? fuggire in Patagonia? scavare rifugi? comprare elmetti……..

    Io un’idea l’avrei ma preferisco leggere la sua opinione.

    Saluti.

    • piero laporta ha detto:

      Non dipende da Draghi se la Russia vince o meno. Questa guerra è petrolifera come tutte le precedenti, ma su scala più grande. Se la guerra diventasse planetaria, le cerchie dei Draghi saranno sterminate. Lo sanno bene e per questo sono pacifisti, inutilmente direi.
      Santo Rosario in latino, per ora.

    • piero laporta ha detto:

      Non dipende da Draghi se la Russia vince o meno. Questa guerra è petrolifera come tutte le precedenti, ma su scala più grande. Se la guerra diventasse planetaria, le cerchie dei Draghi saranno sterminate. Lo sanno bene e per questo sono pacifisti, inutilmente direi.
      Santo Rosario in latino, per ora, in attesa che si scannino l’un l’altro.

      • piero laporta ha detto:

        Aggiungo che mutatis mutandis, se andassimo oggi in guerra contro la Russia, il nostro esercito sarebbe in condizioni di gran lunga peggiori che con Mussolini.

  • Agostino Nobile ha detto:

    Carissimo Piero, ottimo lavoro, intrigante e, nonostante gli intrecci, comprensibile ai profani. L’ho condiviso sulla pagina FB. Ti abbraccio.

  • Tonino T ha detto:

    Dopo 44 anni l’aver individuato questi messaggi non aiuta a riportare in vita l’Onorevole, ma almeno gli si può dare verità e togliergli il fango messogli addosso per tutto questo tempo.
    Ma se questi messaggi fossero stati colti in tempo, può essere che i telefoni e le conversazioni di Cossiga, Prodi, Andreotti, Berlinguer, Craxi, Amato, Leone, Pertini, ecc.. , e di altri che potevano centrare qualcosa, e anche di quelli citati nelle lettere (Zaccagni, Zaccagnini) ecc.. fossero attenzionati e quindi se qualcuno di questi era in contatto con le BR, non poteva più interloquire con loro direttamente per dirigere a favor proprio, ma con dei tramiti o di persona.
    Cioè, se è vero che è partito un contatto con qualcosa di superiore, allora è vero anche che c’è una data in cui le comunicazioni,conversazioni con le BR devono essere avvenute in altra maniera per non essere scoperti e per dettare direttive.

    Quindi si può anche ipotizzare che Papa Paolo VI fosse già in stato di sede impedita finchè non si conoscono i reali motivi della somma raccolta apparentemente per il riscatto o ricatto. e finita chissà dove e senza che abbiano rilasciato l’Onorevole vivo..

    • piero laporta ha detto:

      Ottime osservazioni, grazie

      • Tonino T ha detto:

        Grazie mille, sono molto onorato che finalmente io sia riuscito a scrivere una buona osservazione.
        Se dovessi essere quello delle mille congetture, non mi risparmierei anche questa, mi perdoni anche per le precedenti congetture:
        Ho dubbi, ma penso che Casimirri non sia colpevole o pienamente colpevole, cioè di cosa sia accusato effettivamente non lo so, ma questo personaggio non lo riesco ad inquadrare come responsabile nel sequestro Moro e il suo ruolo mi pare ambiguo o non so come definirlo. Non mi spiego perchè ci sia da ognidove l’insistenza a volerlo in Italia e le reali intenzioni.
        Inoltre trovo errata lo scritto nella pagina wiki io la descriverei la dinamica in un altro modo:
        https://it.wikipedia.org/wiki/Alessio_Casimirri
        LoJacono non poteva essere a bordo con lui, se non dopo una corsa, perchè rimasto sprovvedutamente a piedi all’incrocio mentre Moretti che stava fumando una sigaretta seduto sul cofano risaliva all’improvviso e di corsa in macchina per partire in retro su segnale improvviso anticipato. dalla donna che gli stava dietro sull’altro lato dell’incrocio.
        Ma perchè anticipato? E se anticipato, allora qualsiasi pianificazione ha trovato l’eccezione non prevista. Moro non era già con loro, ne con i brigatisti.
        E se sulla macchina di Casimirri ci fossero stati altri uomini mascherati che lo trattennero o stordirono, e che spararono contro i Brigatisti? Questo io non lo so.
        Non è mia intenzione proteggere o sminuire, ma non mi quadra il ruolo della presenza e del comportamento di Casimirri.
        Ma risulta che i brigatisti abbiano ricevuto o deviato o che abbiano dovuto ripararsi da dei colpi?

        • piero laporta ha detto:

          Casimirri è il più delinquente di tutti, proprio perché ha potuto scampare del tutto alla galera. Egli è e rimane all’estero sennò sono guai per molti di qua e di là del Tevere.

      • Tonino T ha detto:

        Un’altra cosa su cui riflettevo ieri,
        se quella somma doveva essere consegnata, ci doveva essere uno scambio alla luce del Sole con Moro ivivo in vista.
        In quale data può essere avvenuta, lo stesso giorno, il giorno precedente a quali condizioni e con quali dinamiche?
        I BR non potevano sapere a priori chi avrebbe procurato quella somma al Papa,e la richiesta della somma per loro era solo un diversivo per perdere tempo e per capire chi poteva contrastarli, per cui potrebbe anche ipotizzarsi che il Papa gli fece uno scacco matto magari anche senza saperlo ricevendo la somma tempestivamente, proprio dagli stessi che potevan essere i responsabili che furono costretti a fornire la somma in favore della liberazione del o “dei prigionieri”, in cambio di un silenzio su qualche questione ormai di conoscenza anche del Papa..
        Quindi chi ha contattato per il prestito o il regalo solidale, sapeva che creando la transizione avrebbe potuto indicare,segnalare al Papa un responsabile in qualcosa non necessariamente legata al rapimento del suo buon amico Moro..
        Se ho detto una cavolata per favore ditemelo.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Altri può dire meglio di me della sede impedita. Di certo è singolare che i servizi vaticani preservarono tale Casimirri, sostennero una suora spia e mistificatrice della verità, misero in moto un monsignore disonorato, lasciando morire Aldo Moro.

      • Scusi tanto ha detto:

        Scusi tanto, generale, ma se legge la biografia di questo sconosciuto Casimirri capirà immediatamente perché fosse protetto dai servizi del Vaticano. Madre cittadina vaticana, padre responsabile della sala stampa.
        Vive tranquillamente in Nicaragua… da dove nessuna giustizia italiana riuscirà a stanarlo.

        • piero laporta ha detto:

          Grazie ma i sillogismi lineari non aiutano anzi sviano. Casimirri sarebbe il n.1 anche se fosse di padre ignoto e madre troppo conosciuta.

      • Tonino T ha detto:

        Pensandoci bene poi direi anche che per me Casmirri non poteva essere snemmeno lui sull’auto del cancelletto superiore, ma ditero (nella parte laterale) dell’auto blu.
        Se aveva precisione di tiro era sprecato sull’auto del cancelletto.
        Ma non escludo che possa essere lui quello sull’auto la seconda volta quando nell’intervista del video dove la persona al microfono dice che arrivò un auto a tutta velocità e scese con la paletta e disse frasi sconnesse e dicendo anche di andare via di corsa.
        Probabilmente lì il suo intento era quello di evitare che i passanti e i curiosi sgomberassero la zona per non essere feriti e mettere in salvo possibili testimoni.

        • Tonino T ha detto:

          Correggo l’ultima frase del mio commento precedente:
          Possibilmente lì il suo intento poteva anche essere quello di evitare che i passanti e i curiosi si ferissero e di far sgomberare la zona e mettere in salvo possibili testimoni.

          • piero laporta ha detto:

            A me interessa solo poter dire che Aldo Moro non c’era. Sino a prova contraria, rispetto alle evidenze che offro, Aldo Moro in via Fani non c’è. Punto.

  • FRANJO ha detto:

    Caro Generale, trovo convincenti, e pertanto da riesaminare con estrema attenzione da chi ne ha il potere (ed il dovere), le parti relative alla presenza dell’elicottero, alla plausibile mancata conoscenza della sorte degli uomini della scorta ed al mancato recapito della lettera alla moglie.
    Vorrei aggiungere un’osservazione sulle frasi scritte da Moro:
    “sottoposto ad un processo popolare che può essere opportunamente graduato” mi sembra non avere un significato chiaro (che significa che il processo possa essere opportunamente graduato???) come fosse stata pensata appunto per attirare l’attenzione sul suo anagramma, a meno che non diamo un significato particolare a “graduato” come aggettivo riferito ad una presenza di tipo “militare”.
    Così per la frase “dominio pieno ed incontrollato” risentita mille volte in telegiornali e trasmissioni varie, non le sembra strano l’accoppiamento degli aggettivi PIENO ed INCONTROLLATO? A me sembrano addirittura confliggenti, altrimenti avrebbe usato INCONTRASTATO per rafforzare il significato di “pieno”, non “incontrollato”.
    Interessante anche il fatto che le fratture riguardino la parte sinistra, rendendo comprensibile il riferimento alla milza che emerge dall’anagramma.
    Infine, mi risulta che le lettere di Moro siano state oggetto di analisi di uno storico, Miguel Gotor, in un paio di libri, non so se li abbia letti, io ne ho solo sentito parlare.
    Buon lavoro!

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Aldo Moro sceglie le sillabe una ad una per porgere il messaggio anagrammato. Non è quindi strano se tale frasi/parole paiono un po’ fuori contesto.
      Gotor non mi interessa.

      • T.N. ha detto:

        Son d’accordo ! Gotor non è nessuno , anzi e’ qualcuno , meglio non dica cosa o chi .certo non è uno storico
        Ma non son sicuro che lo spirito evocato da Prodi nella famosa seduta spiritica abbia saputo decifrare

        • piero laporta ha detto:

          Nelle sedute spiritiche c’è Satana

          • Tonino T ha detto:

            Sì è vero, ma la data delle presunta seduta, coincide o è almeno sucessiva con la data con la quale non avrebbero più potuto comunicare discretamente perchè attenzionati dal contatto di livello superiore?

        • Tonino T ha detto:

          ma è avvenuta davvero oppure era solo un diversivo per far perdere tempo nelle ricerche?

          • FRANJO ha detto:

            Secondo alcuni era un modo per coprire fonti bolognesi vicine ad Autonomia operaia o addirittura un pezzo grosso delle BR in disaccordo sul sequestro.
            A proposito di canali di comunicazione con le BR, mi pare che Riccardo Misasi lesse sbigottito in una delle lettere di Moro l’invito a manifestare le sue proposte nel Consiglio Nazionale della DC. Il fatto è che Misasi aveva confidato la sua idea di un’iniziativa del partito solo a due o tre big democristiani….

          • piero laporta ha detto:

            Non ha importanza se l’han fatta o meno,fra quella genia c’è satana.

          • Don Ettore Barbieri ha detto:

            Mi pare che Rocca e Fasanella nel libro su Igor Markevitch sostengano che GRADOLI stia per GRADO LI ossia GRADO 51 in numeri romani, per indicare un personaggio molto in alto nella scala massonica. In questo senso, Romano Prodi e combriccola avrebbero usato l’espediente della “seduta” con il pendolino per dare un’informazione altrimenti impossibile da giustificare.. sempre che la ricostruzione sia attendibile

  • g.vigni ha detto:

    Egr. Gen., ho una perplessità. Come fa un uomo, attempato, in quella condizione, trovare la lucidità per costruire anagrammi, complessi ? E’ pur vero che “il bisogno aguzza l’ingegno”. Oppure il ns era “addestrato “. Nel caso si aprirebbero altri scenari…………..

    G.Vigni

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Aldo Moro nel 1978 aveva 62 anni, non 90 e poi credo che fosse un appassionato di enigmistica

    • piero laporta ha detto:

      Caro Amico, avevamo un genio vero, come raramente il Signore manda; lo abbiamo lasciato alla mercé d’una cerchia ai cui vertici c’è uno la cui madre esercitava ad Ischia e i rimanenti non furono da meno.
      Le BR nacquero a due passi dal lupanare gestito dalla madre di uno dei big.
      Non dubiti della grandezza di Aldo Moro, piuttosto si domandi come a biamo potuto credere che l’impresa fosse dei Moretti e giù di lì.

      • g.vigni ha detto:

        piuttosto si domandi come abbiamo potuto credere che l’impresa fosse dei Moretti e giù di lì.
        As usual. Ora abbiamo le turbe di quelli che credono alla mascherina ed al vaccino.

        G.Vigni

      • Tonino T ha detto:

        Se Moro era l’ultimo o il penultimo ostacolo per il Nuovo Ordine Mondiale o quel che altro poteva essere di ostacolo, allora significa, che nel mondo tutti gli altri presidenti hanno trovato posto in maniera illecita, o coloro che lo erano siano anch’essi stati eliminati, quindi la mano operativa è la stessa che ha agito nel mondo, oppure per ogni stato sono stati arruolate bande locali, ed era chi muoveva i fili a scegliere chi doveva compiere determinate stragi o sequestri o omicidi o omicidi-finti suicidi, o morti sospette?

  • Pierina ha detto:

    Non ho documenti o testimonianze sul caso Moro.
    Come lei sa, sono stati pubblicati molti libri su Putin, in questi tempi. Uno di questi ha come autore un sacerdote, Stefano Caprio,che insegna al Pio (pontificio istituto orientale). Non l’avevo mai sentito nominare. Ho così consultato il catalogo della biblioteca cittadina e mi sono trovata di fronte a un testo scritto da diversi autori dal titolo I FONDAMENTALISMI ŔELIGIOSI NEL MONDO CONTEMPORANEO.
    Preso in prestito. Autori validi, alcuni validissimi. Come Dambruoso o M.C. Giorda.
    Più antipatici Introvigne , Naso o il convertito all’Islam Y. PALLAVICINI.
    MA IN quel libro mi hanno stupito due cose : la curatrice Anna Maria Cossiga e l’editore eurilink.
    Ovvero la casa editrice dell’università in cui insegnavano alcuni esponenti del gruppo dei 5 stelle. All’epoca della clamorosa Vittoria dei 5 stelle alle elezioni politiche si era parlato di link campus, si era fatto il nome di Vincenzo Scotti ma non era uscito il nome di Anna Maria Cossiga. Non lo trova strano ?

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Non non lo trovo stea o perché conos o alcuni artefatti.
      C’è un mondo latomico (non necessariamente massonico) oncessantemente impegnato a cospirare.
      Preghiamo anche per loro.
      Cristo Vince

  • laura cadenasso ha detto:

    ….lo dico senza pretese ! Può essere che il caso -errori voluti- di Moro come di Benedetto XVI diventino oggetto di indagini -da manuale- ? Magari di filosofia ?

    • piero laporta ha detto:

      Non ho capito

    • Tonino T ha detto:

      Penso di no.
      Come è spiegato nell’articolo, l’errore serviva solo per indicare l’inzio del dato sensibile.
      Gli “errori” di Papa Benedetto XVI non ci sono, ma ci sono semifrasi presenti più altre assenti sottointese, omesse, per impedimento.

    • Tonino T ha detto:

      Semmai l’errore l’hanno compiuto i cardinali non riconoscendo che non si trattava di una rinuncia al Munus Pertino, e avviando una procedura di conclave.
      L’indagine dovrebbe essere compiuto sui presuspposti e sui principi per la quale è stato avviata la procedura di una nuova elezione papale con un Papa Regnante e Sovrano già presente e vivo che parlava di altro lasciando intendere che volevano usurpare il Trono Petrino e che non aveva modo di autotutelarsi e di tutelare e di difendere i cardinali e il Clero e il Vaticano da una minaccia reale e insediata, e non di rinuncia al Munus.

  • Maria Giulia Scacchi ha detto:

    Forse il libro “L’urlo di Moro” di C. GAUDIO non era proprio una gabola.

    • piero laporta ha detto:

      È una gabola
      A tempo e luogo ne parlerò
      Per me è stato tuttavia provvidenziale

  • Pierina ha detto:

    Grazie per la sua ricostruzione, generale.
    Mi ha convinto : se Moro fosse stato in via Fani avrebbe saputo ciò che era accaduto.
    Ma c’è un altro pensiero che mi inquieta.
    Cossiga. Qualcosa doveva sapere. Ho letto di recente che in occasione di non ricordo più quali problemi internazionali, quando era già Presidente, fece recuperare sua figlia Anna Maria da New York dove stava lavorando all’ONU dai servizi temendo che Italia e USA potessero restare divise. E chiamò questa operazione, operazione Biancaneve.
    Insomma se Cossiga avesse avuto la possibilità di intervenire sarebbe intervenuto.
    Il Ministero dell’interno avrebbe dovuto sapere se un elicottero si era mosso, da dove era partito e dove sarebbe arrivato. Evidentemente gli fu impedito e la sua condotta fu ricompensata in seguito con la Presidenza della repubblica.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie ma non amo le congetture
      Se avesse documenti o testimonianze, le sarei davvero grato.
      Però mi ha dato uno spunto di riflessione
      Grazie ancora