Domina Mea. Preghiera di consacrazione alla Madonna. Spartito e Video. Porfiri.
25 Giugno 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione questa bellissima preghiera di consacrazione alla Madonna, corredata da uno spartito musicale e dal video dell’esecuzione. Buona lettura, e buon ascolto.
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Preghiera di consacrazione alla Madonna
Sappiamo come in maggio e in ottobre, tradizionalmente, si dedicava una particolare attenzione alla Beata Vergine Maria, erano i cosiddetti mesi mariani. Si usava anche consacrarsi alla Madonna. Padre Gabriele Amorth così spiegava il significato di questo gesto: “”Consacrarsi alla Madonna” vuol dire accoglierla come vera madre, sull’esempio di Giovanni, perché lei per prima prende sul serio la sua maternità su di noi. La consacrazione a Maria vanta una storia molto antica, anche se si è andata sempre più sviluppando negli ultimi tempi. Il primo ad usare l’espressione “consacrazione a Maria” è stato San Giovanni Damasceno, già nella prima metà del sec. VIII. E in tutto il Medioevo era una gara di Città e Comuni che “si offrivano” alla Vergine, spesso presentandole le chiavi della Città in suggestive cerimonie. Ma è nel sec. XVII che iniziarono le grandi consacrazioni nazionali: la Francia nel 1638, il Portogallo nel 1644, l’Austria nel 1647, la Polonia nel 1656… [L’Italia arriva tardi, nel 1959, anche perché non aveva ancora raggiunto l’unità al tempo delle consacrazioni nazionali]. Ma è specialmente dopo le Apparizioni di Fatima che le consacrazioni si moltiplicano sempre più: ricordiamo la consacrazione del mondo, pronunciata da Pio XII nel 1942, seguita nel 1952 da quella dei Popoli russi, sempre ad opera dello stesso Pontefice. Ne seguirono tante altre, specie al tempo delle Peregrinatio Mariae, che terminavano quasi sempre con la consacrazione alla Madonna. Giovanni Paolo II, il 25 Marzo 1984, rinnova la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i Vescovi dell’orbe che il giorno precedente, nelle loro Diocesi, avevano pronunciato le stesse parole di consacrazione: la formula scelta iniziava con l’espressione della più antica preghiera mariana: “Sotto la tua protezione ci rifuggiamo…”, che è una forma collettiva di affidamento alla Vergine da parte del popolo dei credenti”. Recentemente, il 25 marzo 2022, papa Francesco consacrava Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Il Papa terminava con queste parole: “Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo. Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace”. Se ne è parlato molto.
Mi sembra interessante proporre la seguente preghiera per la consacrazione:
O Domina mea! O Mater mea! Tibi me totum offero, atque, ut me tibi probem devotum, consecro tibi [hodie*] oculos meos, aures meas, os meum, cor meum, plane me totum. Quoniam itaque tuus sum, o bona Mater, serva me, defende me ut rem ac possessionem tuam. Amen.
Ed ecco una mia traduzione della preghiera:
Mia Regina! Mia madre! Ti do tutto me stesso e, per mostrarti la mia devozione, ti consacro i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, tutto me stesso. Perciò, o Madre amorosa, siccome sono tuo, custodiscimi, difendimi, come tua proprietà e possesso. Amen.
Nella preghiera viene ribadito il dono di sé stessi alla Vergine Madre, che non è un dono semplicemente generico, ma elenca anche dettagliatamente che ogni parte di sé stessi è sotto la protezione di Maria, che quindi deve anche impegnarsi a difendere quello che gli viene donato.
Il testo è del gesuita Niccolò Zucchi (1586-1670), insigne scienziato e predicatore. Daniele Macuglia (in Dizionario Biografico degli Italiani) ci informa sulle benemerenze del nostro negli studi ottici: “Nel 1651 Zucchi divenne superiore della Penitenzieria apostolica, carica che tenne sino al 1654. Fu in questo periodo che pubblicò il primo volume della Optica philosophia… (Lione 1652), dedicato a Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, arciduca d’Austria. È solo in questo volume che Zucchi parla dei suoi studi ottici del 1616, cosicché alcuni storici, pur senza solide prove documentarie, gli attribuirono la paternità del telescopio riflettore. Zucchi stesso afferma: «Perciò nell’anno 1616 […] mi proposi di vedere se lo stesso effetto ottenuto con una rifrazione attraverso una lente in qualche modo convessa potesse essere ottenuto attraverso una riflessione da specchio concavo» (Optica philosophia, Lione 1652, p. 126). Lo specchio di bronzo proveniva «dal museo di un uomo illustre» e venne creato «da un artifice esperto»; l’oculare, invece, era una lente divergente e Zucchi rivolse tale arrangiamento, privo in realtà di tubo ottico, «alle cose terrestri e celesti» (ibid., pp. 126 s.). La versione di Zucchi solleva tuttavia qualche dubbio: non è chiaro per quale motivo abbia atteso tanto tempo per dar notizia del suo telescopio e non convince la disponibilità di uno specchio concavo per osservazioni telescopiche, in quanto all’epoca tali specchi erano difficilmente reperibili, come mostra anche la corrispondenza di Galileo Galilei (Favaro, 1935; Rotta, 1968). Nel 1652, con l’uscita del primo volume dell’Optica philosophia, gli studi sui telescopi riflettori erano già avviati e stavano prendendo piede, sia nella penisola italiana con Bonaventura Cavalieri, che oltralpe, con Marin Mersenne. Non è dunque possibile sostenere con certezza che Zucchi abbia direttamente influenzato James Gregory e Isaac Newton”. Insomma, seppure non influenzò direttamente Newton, fu scienziato di valore.
La preghiera di cui ci stiamo occupando fu stampata in Sulla vera devozione nella servitù della Vergine Nostra Signora (1666). Ha conosciuto una certa popolarità nei secoli. Mi se,bra importante fornire una versione musicale della stessa che potrebbe essere cantata all’unisono in una cerimonia di consacrazione alla Beata Vergine, in modo che ci si animi a vicenda nel momento di compiere questo importante atto.
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