Mascarucci, e il “Caso” Verona. Meno Male che Zenti c’è….

24 Giugno 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci porta alla vostra attenzione queste riflessioni sul caso Verona, dove il vescovo Senti viene attaccato da un prete progressista per le sue critiche all’ideologia gender, e l’appello ai cittadini a votare giusto domenica prossima al ballottaggio. Buona lettura.

§§§

 

Meno male che Zenti c’è

Il Corriere della Sera ci informa che a Verona c’è un prete che guida la rivolta contro il vescovo Giuseppe Zenti, in procinto di lasciare la guida dell’arcidiocesi per raggiunti limiti d’età. Il motivo: la lettera che il prelato ha inviato ai sacerdoti chiedendo di adoperarsi per non far votare al ballottaggio di domenica i candidati che promuovono l’ideologia gender. Un intervento che è stato letto come un sostegno esplicito al sindaco uscente Federico Sboarina di Fratelli d’Italia che al primo turno è stato superato di sette punti dalla sfidante del Pd Damiano Tommasi.

Il centrosinistra rischia di conquistare la città grazie alle divisioni nel centrodestra e allo scontro in atto fra lo stesso Sboarina e l’ex sindaco leghista, oggi berlusconiano, Flavio Tosi. Personalmente non ci riguarda dare indicazioni di voto per l’uno o l’altro, ma Verona in questi anni è stata una città dall’identità fortemente cattolica, dove l’amministrazione comunale ha portato avanti politiche molto attive in favore della famiglia opponendosi al riconoscimento delle coppie di fatto. Per questo è stata colpita più volte da una sorta di “interdetto” delle organizzazioni Lgbt, ancora di più dopo che la città ha avuto il grave torto, a detta del mondo laicista arcobaleno, di ospitare negli anni scorsi il Congresso mondiale della Famiglia, per difendere la famiglia naturale fondata sul matrimonio rispetto ad altri tipi di unioni, quelle omosessuali su tutte. E per contrastare soprattutto l’ideologia gender e il tentativo di indottrinamento dei bambini nelle scuole, attraverso iniziative mascherate da lotta alle discriminazioni, ma in realtà ben studiate a tavolino per educare le nuove generazioni alla “sessualità neutra”, anticamera per il riconoscimento sia delle unioni gay che delle adozioni per le coppie omo genitoriali.

Il vescovo Zenti ha quindi lanciato un appello a non consegnare la città a chi è invece pronto a spalancare le porte delle scuole al gender come è avvenuto in molti comuni d’Italia governati dal centrosinistra.

Ebbene, oggi scopriamo che a Verona c’è un prete progressista, novello eroe per il mondo Lgbt e per i radical dem, che si è messo a capo di una rivolta contro il vescovo accusandolo niente meno che di autoritarismo. Si chiama don Marco Campedelli e il Corriere lo presenta così: “Teologo a lungo parroco di San Nicolò, una delle parrocchie più popolose del centro e noto per la sua attività di «artista e burattinaio», modalità con cui ha comunicato perfino encicliche, come la «Evangelii Gaudium”.

Il sacerdote accusa Zenti in questi termini: «Perché il vescovo Zenti su certi temi nella lettera è cosi preciso e dettagliato: parla di “gender” “scuola cattolica” e su altri è cosi generico come “accoglienza dello straniero”. Perché allora in questo caso non parlare di “ius soli” o di “ius culturae”? Oggi nel 2022, c’è bisogno che il prete dica ancora alla gente che cosa votare? Siamo sicuri che i laici e le laiche circa la vita, con la sua concretezza, siano meno esperti dei preti (che circa la vita in realtà sono sempre un po’ in ritardo)?». Accuse che, come riferisce ancora il Corsera, continuano ricordando «l’affossamento» del Sinodo voluto dall’ex vescovo Carraro e di «esperienze d’apertura» in alcune parrocchie (tra cui quella di San Nicolò, da cui don Campedelli è stato trasferito).

Insomma, la colpa del vescovo Zenti è quella di aver denunciato l’ideologia gender e di non aver invece prestato attenzione all’immigrazione e alla promozione dello ‘ius soli” argomento da sempre molto caro alla sinistra. E poco importa se lo stesso vescovo sia conosciuto per il suo impegno in campo sociale e che non possa essere accusato di essere organico ad una parte politica, visto che ai tempi del governo Berlusconi criticò spesso l’esecutivo di centrodestra accusandolo di incentivare il lavoro precario scontrandosi con l’allora ministro Sacconi. Che poi a Verona si sia trovato in sintonia con le politiche dell’amministrazione di centrodestra non vuol dire che sia un supporter di questo schieramento.

Va da sé che l’intervento di don Campedelli nasconde in realtà il malessere nei confronti di un vescovo, uno dei pochi in verità, che in Italia continua a seguire “la scuola Ruini”, ovvero la difesa dei temi etici, della famiglia naturale, della vita, la lotta all’aborto, all’eutanasia, alle coppie di fatto, come parametri su cui misurare la credibilità dei candidati che si presentano alle elezioni. Nonostante lo stesso Papa Francesco abbia ribadito più volte che questi valori restano comunque irrinunciabili per i cattolici, e nei giorni scorsi sia tornato niente meno che a ribadire il valore della castità prima del matrimonio (uno schiaffo non da poco agli episcopati  modernisti, quelli che già ai tempi di Paolo VI chiedevano di legittimare l’utilizzo dei contraccettivi), ci sono preti che sembrano più realisti del re, nel senso di sentirsi già proiettati in una nuova Chiesa modernista che già ha superato quelli che ritengono essere stereotipi del passato, fra cui la difesa della famiglia naturale. Una Chiesa dove vescovi come Zenti sono sempre più percepiti come retaggi dell’oscurantismo ratzingeriano.

E qui una critica a Papa Francesco ci sta tutta, perché in questi nove anni, come ha denunciato più volte il teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli e come il sottoscritto ha dimostrato ampiamente nell’ultimo libro “Papa Francesco in Controluce” edito da Historica, è stato troppo indulgente con i modernisti che si sono sentiti protetti e spalleggiati e molto severo al contrario con i tradizionalisti. Con il risultato che oggi ci ritroviamo con sacerdoti che puntano il dito contro i propri vescovi soltanto perché si permettono di ricordare che dovere di un cattolico è votare quei candidati che sono sensibili rispetto a determinate questioni, e soprattutto non sono ostaggio delle lobby Lgbt nel promuovere l’ideologia gender. Che, fino a prova contraria è molto più grave del mancato riconoscimento della cittadinanza agli immigrati visto che va a picconare l’identità dell’individuo e le basi stesse della società che, antropologicamente, si è sempre strutturata sul concetto di famiglia naturale composto da padre, madre e figli. E allora questo don “artista e burattinaio” ci perdonerà se preferiamo il vescovo Zenti a lui, visto che fra burattini e burattinai è sempre più difficile trovare vescovi e preti disposti a non farsi manovrare e omologare dal pensiero unico pro gender e sempre più profondamente anti-cristiano. In questi ultimi anni la sinistra liberal e radical ha sempre criticato la Verona cattolica, raffigurandola come una sorta di città medievale ed oscurantista. Che a favorire la distruzione di questa identità possa essere un centrodestra masochista e allo sbando che preferisce far vincere gli avversari per regolare i conti interni ci può pure stare, ma che ci si mettano pure i preti è qualcosa di inaccettabile. E allora meno male che Zenti c’è! Ancora per poco.

Americo Mascarucci

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14 commenti

  • acido prussico ha detto:

    Quando il Gallo canta… nell’aia le Galline fanno “coccodè… coccodè…”

    ……..

    Carlos Esteban oggi scrive su (https://infovaticana.com/2022/06/24/el-papa-da-audiencia-a-un-grupo-de-transexuales-como-si-me-quieres-decir-que-eres-una-hermana/)

    “Papa Francesco ha incontrato sei donne transgender, tra cui Alessia Nobile, che ha raccontato al sito italiano Fanpage che il Papa le ha detto che non importava chi fosse “lei”, come se volesse dirle “che era una sorella”.

    Alessia Nobile, attivista transgender italiana e autrice del libro “Il bambino invisibile”, insieme ad altre cinque persone transgender, ha incontrato il Papa in udienza privata su richiesta del pontefice stesso, e ha raccontato l’incontro al portale di informazione italiano Fanpage.

    È stata suor Genevier, una suora che vive in un parco divertimenti vicino a Roma, a proporre l’incontro al Papa. “Portateli tutti”, fu la risposta di Francesco.

    “Ci siamo incontrati in Vaticano insieme alla suora e a un sacerdote, che fa parte del gruppo cristiano lgbt + Nazionale TRANSizioni. Il Papa ci ha ricevuto individualmente e io sono stato il primo. Portargli il mio libro è stato un sogno che si è avverato”, confessa Nobile.

    “Non ha voluto che mi inginocchiassi, mi ha stretto la mano e quando mi sono presentata come ragazza transgender mi ha risposto che non gli importava chi fossi, che abbiamo un solo Padre, come se volessi dirmi che sei una sorella”.

    Alessia ha regalato il suo libro al Papa, che “lo ha preso e mi ha detto: hai fatto bene, hai fatto bene a scrivere la tua storia”. Poi mi ha raccomandato di essere sempre me stesso, ma di non lasciarmi coinvolgere dai pregiudizi contro la Chiesa”.

    ……

    Un mio ricamino. [Notare la frase: “Poi mi ha raccomandato di essere sempre me stesso” (ossia ha usato il genere “Maschile”). L’ingenua/ingenuo Alessia/Alessio non si accorta/accorto che l’ha pigliata/pigliato per la fondella/fondello].

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Penso al cardinale Zen…ad Asia Bibi…Come vivranno notizie come queste?
      Abbiamo fratelli nella fede perseguitati e martirizzati, ignorati e dimenticati; troppo scomodi – e fuori dalla “agenda” – per suscitare un doveroso schieramento o un appoggio solidale.
      E poi abbiamo queste inspiegabili realtà…

  • Silvia ha detto:

    Mons. Zenti è un santo sacerdote, un Pastore che si preoccupa per il suo gregge. Personaggi come questo Campedelli, invece, avrebbero dovuto fare altro nella vita, campando del proprio lavoro. L’artista o il burattinaio, appunto, se queste sono le sue passioni. O buttarsi in politica, dato che si adopera tanto per sostenere il candidato p d.
    Ma nessuno ricorda a questo special one che ha fatto voto di obbedienza?

    • Chedesolazione... ha detto:

      Il voto di obbedienza che ha fatto è quello di adoperarsi al massimo per distruggere la Chiesa dal di dentro in qualità di infiltrato. Finte vocazioni e finti preti che da circa un sessantennio imbrattano il volto della Sposa di Cristo.

  • LUCIANO MOTZ ha detto:

    Non si tratta di libertà d’opinione, che, tra l’altro, chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire sa che viene repressa anche nella Repubblica in cui viviamo. Si tratta, invece, del fatto che un cattolico, tanto meno se prete, non può votare per un partito, in questo caso un candidato, che ha un programma politico contrario al Magistero e all’insegnamento della Chiesa.

  • Canpiccolo ha detto:

    D’accordo con il Verace che mi ha preceduto.
    Da parte mia posso aggiungere che ho l’impressione che la lettera di Mons. Zenti fosse rivolta più al clero di Verona che agli elettori.
    Purtroppo, nella diocesi scaligera è presente un cospicuo numero di presbiteri modernisti, dei quali don Campedelli non è nemmeno il più in vista. Vorrei solo far notare, e questa non è un’impressione, che il più anziano dei cosiddetti progressisti che si trova ora in una casa di riposo è stato per anni la guida spirituale di Tommasi.
    L’errore a Verona lo ha commesso la Sig.ra Meloni, la quale ha ricandidato un sindaco affatto apprezzato dai veronesi per la sua inettitudine. Se si fosse informata, sono certo che non lo avrebbe fatto.
    A questo punto è stato quasi naturale per il PD pensare ad uno specchietto per le allodole come Tommasi. Il buon Damiano è un ex calciatore, cresciuto nel Verona, poi passato alla Roma e con diverse apparizioni anche nella Nazionale italiana. I suoi problemi, a mio avviso, sono il carattere riservato e la mancanza di esperienza nel campo gestionale. A tal proposito rimando ad un articolo di giornale apparso qualche giorno fa:

    https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/32122542/affari-sbagliati-soci-sballati-cosi-amministra-tommasi.html

    Buon voto ai veronesi. Non vorrei essere nei loro panni.

    • Ahi ahi ahi ha detto:

      Letto l’articolo con le referenze gestionali, se così vogliamo chiamarle, di Tommasi.
      Pensierino cattivo : che il commercialista socio di Tommasi utilizzi il suo cliente come una chiave per poter raggiungere i finanziamenti comunali per le sue società con qualche difficoltà ? Una o più ludoteche possono essere finanziate come centri sociali et similia .
      Se Sboarina ha avuto qualche problema, forse i problemi potrebbero accrescersi con Tommasi.
      E poi ciascun elettore se non vuole cadere tra le grinfie del suddetto commercialista può votare per Sboarina anche senza apparentamento.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Nella Repubblica in cui viviamo , esiste la libertà di opinione. E nessun don Campedelli può negare al Vescovo questo suo diritto”.

    Sì, ma bisogna dirla tutta:

    siccome esiste la libertà di opinione nessun Vescovo può negare a don Campedelli questo suo diritto.

    Non se ne esce.

    • Canpiccolo ha detto:

      Se ne può uscire se tutti rispettassero gli impegni assunti.
      Il Campedelli, quando fu ordinato sacerdote, promise solennemente di obbedire al suo vescovo. E questo davanti a centinaia di testimoni.

    • Petrus ha detto:

      In questo caso trattandosi di Dottrina e quindi di Parola di Dio la libertà di opinione non esiste, o meglio esite ma si va contro la Volontà di Dio, perché la Sacra Scrittura è inquivocabile sui valori non negoziabili. E’ colpa di tanti cattolici se la sinistra lgbt, abortista ed eutanasiatica ha ancora voce in capitolo nelle società. Ma i cattolici che votano a sinistra dovranno rispondere gravemente di fronte a Dio perché con il loro voto favoriscono partiti che attaccano i valori cristiani ed umani e discgregano il tessuto sociale secondo l’ordine creato da Dio: è un’attacco alla Creazione stessa di Dio. Ma alla fine il Signore dirà il suo basta, se l’umanità non si converte… vedasi la fine di sodoma e gomorra.

    • Michele ha detto:

      Come creature di Dio abbiano il libero arbitrio per accettare o rifiutare la Verità rivelata, possiamo avere la Luce per distinguere il bene dal male; ma non possiamo avere la superbia di decidere noi, in base alle nostre convenienze, cosa sia bene o male (Adamo ed Eva si sono già cimentati in quest’atto di superbia e il risultato non è stato granché positivo).

      Se ci affidiamo solo a noi stessi (fatti intelligenti e liberi a somiglianza di Dio; ma falllibili, imperfetti, a causa della concupiscenza del peccato originale, immersi in società a loro volta imperfette, che ci condizionano: soggetti alle tentazioni…); la nostra coscienza soggettiva può portarci a definire bene ogni sorta di aberrazione e crimine.

      A tal proposito, Benedetto XVI, fra i tanti esempi della storia, ricordava come i gerarchi nazisti non avessero alcun scrupolo di coscienza nel compimento dei loro crimini e, tornando a casa, fossero gentili e premurosi con moglie e figli, e cani (il loro canelupo veniva trattato infinitamente meglio delle persone prigioniere nei lager).

      Durante il processo di Norimberga, per poter condannare i gerarchi nazisti che si difendevano appellandosi al diritto positivo, le cui leggi rispettavano; si dovette ricorrere alla legge naturale presente nella coscienza di ogni uomo: quella coscienza era, appunto, stata offuscata dell’ideologia, dalla propaganda, dalla propria concupiscenza, dalle convenienze, dalle tentazioni…

      Volendo, quindi, se ne esce, eccome: è un problema di fede, buona volontà e, soprattutto, umiltà; basterebbe soltanto, in umiltà, rileggere la storia dell’umanità tutte le volte che è stoltamente corsa dietro alle effimere ideologie del tempo negli ultimi duecento anni.
      Pare che il Signore abbia deciso di mettere alla prova la Sua Chiesa per scoprire i cuori (io non l’avrei fatto, ma non vedo le cose in modo perfetto come Lui).

      È urticante ricordarlo all’uomo di oggi, ma che un sacerdote, ministro di Dio, ignori tutto questo, lascia sconcertati: cosa gli insegnano in seminario: sociologia e antropologia laicista? sindacalismo marxista? Legalismo canonico (da applicare clericalmente ai nemici che credono le Verità di sempre -la misericordia del vescovo vestito di bianco- e interpretare per gli amici modernisti che si vendono al mondo)?

      • Gabriele ha detto:

        Cristo era atteso da secoli e non arrivava mai.
        La casta dei sacerdoti, farisei e sadducei, si era allontanata dal messaggio del Dio di Israele tanto da non riconoscere in Cristo il Messia tanto atteso.
        Forse per conservare il messaggio cristiano la crisi che stiamo vivendo è indispensabile.

    • Sherden ha detto:

      E da quando in qua un sacerdote della Chiesa Cattolica (dal viceparroco su su fino al papa), in merito alla Dottrina ha “libertà di opinione”? Se ci tiene tanto alla sua, in contrato a quella della Chiesa, ha una strada maestra: levarsi di torno e farsene un ‘altra per conto proprio.
      Mi pare palese che il prete contesti al suo vescovo non l’esortazione al voto ma l’opposizione al gender lgbtqwerty. Che scivolone…

  • anonimo verace ha detto:

    articolo valido. Qualunque siano le affermazioni del Vescovo , nella Repubblica in cui viviamo , esiste la libertà di opinione. E nessun don Campedelli può negare al Vescovo questo suo diritto.