Vincenzo Fedele. Referendum e politica. Una ripartenza? Oppure…?
17 Giugno 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, stimolato dalle riflessioni del generale Laporta su SC, offre alla vostra attenzione alcune considerazioni sull’esito del referendum di domenica scorsa. Buona lettura.
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Referendum e politica. Una ripartenza ?
Volevo condividere a caldo alcune considerazioni sull’esito dei referendum. Poi avevo deciso di astenermi. Infine la nota del Gen. Laporta, che stimo tantissimo, mi ha spinto di nuovo a proporre qualche riflessione. Del Generale, infatti, condivido, anche in questo caso, l’amarezza e la schiettezza, ma ritengo che se non ci chiediamo il perchè e non analizziamo le cause, non potremo che rimanere, muti o rumorosi, inutili osservatori del triste declino in atto.
Iniziamo dalle motivazioni della debacle che, a mio parere, ha molte concause:
La genesi:
I referendum sono stati proposti da alcune Regioni, non tramite raccolta di firme. Questo peccato originale ha contribuito a creare, nell’immaginario collettivo, la sensazione che fosse un discorso di elite, una lotta tra politici, un problema che tocca poco la gente. La supponenza dei vertici si riflette sulle demotivazioni della base. Non impariamo mai nulla dai nostri avversari. I radicali pannelliani, quando facevano sedute oceaniche, erano in 5, se andava bene, eppure con la loro perseveranza ed i loro appoggi sono riusciti a cambiare la società, dal divorzio all’aborto, ecc. Gli stessi promotori non hanno fatto nulla per sfatare questa agra sensazione ed il “sentire” popolare ha viaggiato su binari diversi rispetto alla “utilità” per il popolo, che invece sono coincidenti;
Mancata chiarezza dei quesiti referendari:
Il burocratese con cui sono stati stilati i quesiti da votare hanno contribuito non poco ad allontanare le persone dai seggi, oltre a consentire ai media di giocare sul fraintendimento dei quesiti stessi. Prendiamo, ad esempio il quesito sulla “Severino” – Referendum 1 – che, semplificando, sembra proporre: Se vuoi abolire la limitazione all’elezione di chi è condannato, vota SI. Certo che NON voglio essere governato da delinquenti patentati e giudicati colpevoli. Peccato che il quesito del referendum non fosse quello. Peccato che la stessa Costituzione italiana affermi che un cittadino è innocente sino al giudizio definitivo, che si ha dopo il terzo grado di giudizio. Peccato che questo sia un modo per dare a qualche giudice interessato le armi per azzoppare chiunque preventivamente, salvo poi chiedere scusa a posteriori. Lo stesso Generale Laporta afferma che a questo quesito avrebbe votato NO. Io, certo della sua intelligenza, spero che ci avrebbe ripensato, qualora avesse deciso di recarsi al voto.
Boicottaggio dei media
Sino al 12 giugno NESSUN giornalone ha messo titoli in prima pagina per i referendum. Nessuna TV ha proposto dibattiti o talk show sui quesiti. La stessa RAI ha svolto il minimo sindacale di Legge elencando i 5 referendum iniziando dal quesito 1 (in modo che molti capissero la versione che ho esposto sopra della domanda referendaria) e, in sequenza, con il burocratese di rito, sino al quesito 5 sulle firme da raccogliere (firme da raccogliere per i giudici ? Per il CSM ? Cos’è il CSM ?)
Questo silenzio elettorale è, ovviamente, terminato il 13, quando TUTTI hanno messo titoloni sui referendum in prima pagina – Corriere della serva : Urne vuote, affonda il referendum; Repubblica delle banane : La lega fallisce i referendum; La stampella: Referendum flop; Il fatto quotidiano : Referendum, la catastrofe dei Re Mida all’incontrario; Il Pesto del Merlino : Referendum flop; Il Menzognero: Flop Referendum; Il Mattone : La disfatta dei referendum; ecc.
Giornali che per mesi non hanno fatto un solo titolo, neanche per errore, sui quesiti, tacendo anche su tutti gli scandali concernenti la giustizia, che avrebbero potuto suscitare qualche voglia di reazione dal popolino vessato, aprono con lo scoop del mancato quorum da tutti risaputo in anticipo. Neanche una analisi seria, per non parlare di “mea culpa” assolutamente assenti. Una vergogna da aggiungere alle molte altre vergogne di cui, purtroppo, ormai non ci accorgiamo neanche più.
Boicottaggio della politica
Al nascondimento coatto del voto si è sommata, logisticamente ineccepibile perchè funzionale al risultato da conseguire, la scelta della data. Chiamare tutti al voto proprio la prima domenica dopo la chiusura delle scuole e dopo due anni di segregazione in casa non è che fosse uno dei migliori incentivi per superare il quorum. Se a questo sommiamo il silenzio stesso dei politici in merito, anche di coloro che a suo tempo avevano proposto i referendum, il quadro inizia a comporsi. Magari le proposte erano state avanzate con il malcelato scopo secondario di spingere alla riforma della magistratura, ma non avendo la forza di imporre il cambiamento, e neanche la voglia di farlo, hanno preferito il silenzio o, in alternativa, il minimo sindacale per non essere additati al pubblico ludibrio, come invece è corretto fare.
Inaffidabilità della politica
I cittadini si chiedono che senso abbia andare a votare quando i voti immessi nelle urne vengono bellamente dimenticati oppure utilizzati per attuare l’esatto opposto della volontà degli elettori
Questo vale sia per il voto politico che per il voto referendario.
L’ultimo referendum che aveva superato il quorum era stato quello sull’acqua pubblica. Subito bellamente dimenticato ed aggirato. Uno di quelli precedenti, ad esempio quello sulla soppressione del Ministero dell’Agricoltura è stato aggirato con la classica presa per i fondelli : hanno cambiato nome al ministero. Quelli che hanno applicato, alla lettera ed anche oltre, sono quelli di loro interesse. Ad esempio le perforazioni in Adriatico, dove adesso la Croazia ci sguazza nella nostra totale e deleteria assenza, e sul nucleare, dove non solo furono bloccate nuove centrali, ma, già il giorno dopo lo spoglio, si iniziarono i lavori di chiusura di Trino Vercellese e degli altri impianti attivi. Nessuno ha più riproposto il problema, neanche dopo la crisi in Ucraina e con l’emergenza energetica in atto.
Memorabile la confessione di Bruno Vespa che, qualche decennio dopo quel referendum, confessò candidamente che all’epoca, a Porta a Porta, gli era stato impedito di ospitare persone favorevoli al nucleare e che la narrazione era stata fatta a senso unico e sull’onda negativa di Chernobyl. Nessuno si peritò di approfondire chi aveva impedito cosa e il vispo Vespa continua a pontificare di no-vax, di guerre in Ucraina e di tutto lo scibile umano secondo la più ampia libertà concessa da lor signori alle voci che cantano in accordo con il coro.
Per il voto sul lato politico il quadro è, se possibile, anche peggio.
Se voto Lega il mio voto va ai 5 stelle, se voto 5 stelle il mio voto va prima alla Lega poi avvantaggia lo sconfitto PD. Se avevo votato 5 stelle per uscire dall’Euro, contro l’Europa, contro la partitocrazia, per aprire il Parlamento come una scatoletta ecc. il risultato è quello che è sotto i nostri occhi, con il Governo dei Migliori capeggiato da Draghi. Si comprende perchè la gente ritenga inutile andare a votare. Tutti sanno che il voto non ha alcun peso decisionale e quindi, almeno, chi non vota non si sente complice del misfatto. Memorabile il commento del PD, al solito contro la Lega, dopo le elezioni passate, quando un Salvini ancora non del tutto ebete, rimarcava gli impegni che aveva preso con l’elettorato ed il PD (mi sembra Letta ma non ne sono certo) sbotto in un classico “dite a Salvini che la campagna elettorale è finita”. Certo le “promesse” valgono sino alle 10,59 del giorno del voto. Poi si aprono le urne ed è normale che la storia sia totalmente nuova. Del resto 5 stelle e PD, sino al giorno prima dell’accordo, giuravano che MAI avrebbero fatto alleanze. uno era classificato come “quelli di Balbiano”, l’altro era il populismo allo stato puro e l’antisistema per eccellenza. Lo sposalizio era, quindi, inevitabile.
Che fare ?
La celebre domanda leniniana è quella che mi tormenta di più perchè non c’è una risposta. Nel senso che ve ne sarebbero centinaia e tutte la applicare.
Finchè non capiremo che la lotta è a 360 gradi e coinvolge tutti gli aspetti della vita civile (la scuola, il cinema, la scienza, la musica, la magistratura, la politica, la letteratura, internet, l’economia, la storia e la geografia, la moda, l’edilizia, l’architettura, la sanità, soprattutto quella mentale, ecc.) non se ne esce.
Finchè non comprenderemo, digeriremo ed attueremo i principi di “Rivoluzione e Contro-rivoluzione”, checchè se ne pensi del filosofo ed eroe Plinio Correa de Oliveira, non se ne esce.
Finchè delegheremo ad altri le nostre scelte, pensando sempre di avere qualcosa di più urgente, più importante o soltanto meno noioso da fare, non se ne esce.
Finche non ricorderemo quanto diceva Ezra Puond “Se qualcuno non è disposto a sacrificarsi per le proprie idee o non vale niente lui o non valgono niente le sue idee” non se ne esce.
Finchè non punteremo di nuovo sull’educazione dei giovani, su circuiti scolastici che insegnino nuovamente le basi della civiltà, con risultati che si vedranno, forse, fra 20 anni, non se ne esce.
Finchè non riusciremo a creare circuiti paralleli, credibili ed autonomi, di informazione e proposte, non se ne esce.
Non basta scappare via dai giornali, che pure stanno crollando nelle vendite. Ti inseguono a casa, quando sei in pantofole e mutande, e ti contnuano a spiegare il perchè di questo ed il perchè di quello e tu, stanco ed emotivamente disarmato, assorbi come una spugna quel rumore di sottofondo che ti convince che le “nozze” di Matano sono il sale della vita, informandoti che sono state benedette anche da Mara Venier oltre che da Padre Nozza.
Solo pochissimi hanno sottolineato che, in fondo, i referendum sono stati vinti con percentuali bulgare. Solo che non sono legalmente validi, che è questione diversa.
Le cose accadono, ormai è chiaro, se accadono in TV, oppure se ne parlano i giornali o se diventano un fenomeno di massa su internet. Non avendo la forza e la potenza economica di incidere su TV e giornali, iniziamo da internet ribattendo colpo su colpo sui loro siti, senza lasciar correre neanche un dettaglio. Sarà un inizio, ma un inizio devastante per loro.
Occorre anche comprendere la filosofia di internet, con i vari programmi di gestione di Facebook & company.
Gli algoritmi di Facebook, ad esempio, propongono di preferenza, oltre alle notizie sponsorizzate che prendiamo per reali, anche i 20 – 25 argomenti, o persone, su cui mettiamo like eliminando gli altri milioni di messaggi che girano sul web. Questo vuol dire tante cose fra cui : il tempo non è infinito e se io dedico il mio tempo solo agli argomenti che mi stanno a cuore non avrò tempo di informarmi di altro. Se, ad esempio, sono appassionato di astronomia o di cucina o di ricamo, Facebook mi propone questi argomenti riempiendo il tempo che ho e mi impedisce, in modo dolce e con il mio giubilo, di guardare altro. Non solo. Se mi interesso, sempre come esempio, di politica o di religione, mi propone coloro a cui ho messo like e che la pensano come me. Sono, quindi, portato a pensare che coloro che concordano con me siano la maggioranza e, limitandomi a schiacciare i tasti, riuscirò a convincere il mondo intero che io sia nel giusto, mentre invece mi sto limitando a convincere chi già la pensa come me mentre da dietro le quinte arrivano le notizie che il pensiero unico vuole che arrivino, le paure che loro vogliono diffondere by-passando l’aspetto logico e puntando all’aspetto emotivo. Ultimamente mi diverto un pò ad andare su pagine controverse e mettere la faccina che ride sui loro post. Il sistema me li ripropone ed io continuo a mettere la faccina sorridente senza altri commenti. Serve ? Non lo so, ma lo faccio.
Questi sono solo alcuni degli aspetti del mondo virtuale, ma non posso dilungarmi oltre in questa sede.
BASTA CON LE RECRIMINAZIONI
E’, quindi, quasi inutile dire che l’istituto del Referendum dovrebbe essere modificato. Certo, se fosse eliminato il quorum tutti saprebbero che, come in Svizzera, se non vanno a votare delegano ad altri le loro scelte, quindi ognuno sarebbe più spronato ad informarsi ed a partecipare, oppure a mettersi l’animo in pace ed appoggiare le decisioni degli altri in sua vece. Analogamente i politici dovrebbero essere adeguatamente sanzionati qualora cercassero di fare i furbetti aggirando bellamente le norme. Per questo servirebbe una magistratura indipendente che applicasse le norme e che non c’è e quindi si ricomincia da capo, passando o meno dal via o dalla prigione a seconda di quale schieramento stiamo parlando.
Abbiamo visto gli esempi di aggiramento o annullamento di decisioni dell’elettorato, con il silenzio interessato dei media e la magistratura (certo non tutta), che opera o sta ferma a comando. Occorre ritornare ai fondamentali del vivere civile. Al rispetto della parola data, al mantenimento del ricordo, al voler bene a se stessi per voler bene agli altri, all’orgoglio delle proprie idee, anche se si è in minoranza, alla ricerca delle notizie che non ci sono. Ed allora ritorniamo al “che fare” di cui sopra, da attuare, ognuno nel proprio piccolo e secondo le proprie capacità e disponibilità.
Soprattutto basta con le recriminazioni stile “eh, ma siamo stati poco informati dalla TV” – “eh, ma mica siamo tecnici” …perché, sul nucleare eravamo un popolo di ingegneri? “eh, la giustizia è solo un problema dei criminali”…come no, ce ne accorgeremo la prima volta che ,da innocenti, ci arriverà un tram in faccia o solo perché il magistrato di turno ha idee politiche diverse dalle nostre.
Tanto per parlare di disinformatia, ricordo al Generale Laporta che quella frase delle brioches, Maria Antonietta non l’ha mai pronunciata, ma ormai è talmente inculcata nella vulgata che anche lui si è lasciato prendere la mano, a riprova che qualsiasi falsità, ripetuta all’infinito, viene assimilata per vera.
In altri miei interventi ho parlato delle idiozie sulla situazione energetica, sui risvolti finanziari e sulla totale disinformazione che regna sovrana. Non voglio ritornarci sopra. Magari sarà bene fare qualche aggiornamento dopo.
Potremmo continuare all’infinito sull’ignavia di un popolo a cui ci si degna di chiedere un parere, dopo vessazioni e abusi del potere , e il popolo ritiene che sia un atto di ribellione lo stare zitti, o non andare a votare, piuttosto che dare il segnale di avere qualcosa, o molto, da dire e, soprattutto, da fare.
Vincenzo Fedele
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Categoria: Generale
Questo è davvero un articolo nelle mie corde:
“Finchè non capiremo che la lotta è a 360 gradi e coinvolge tutti gli aspetti della vita civile non se ne esce.
Finchè delegheremo ad altri le nostre scelte…”
Ha perfettamente ragione.
Tutti predicano fede e ottimismo, dove il secondo (illusorio) definisce la prima (velleitaria): basta pregare (in casa) e tutto si sistemerà, se proprio occorre Dio susciterà schiere di attivisti che vedremo sfilare comodamente dal balcone.
Neanche ci conosciamo tra parrocchiani, l’unico esercito marciante coi vessilli cristiani sarà quello di terracotta: se rimarremo a guardare non ci salverà nessuno, aiutati che Dio t’aiuta.
A proposito della presunta ignavia degli Italiani, che scontati certi commenti da ”indignati del giorno dopo col ditino alzato”. Li aspettavo e sono puntualmente arrivati.
Ma aspetto ancora quello del mio cavallino preferito sul Bel Paese popolo di ”italioti”. So che sta per arrivare.
Mah! Non mi sembrano – a parte una minoranza – molto consapevoli o reattivi…Cosa si può pensare quando trovi persone – anche che reputi intelligenti – dire: ho preso il Covid ma meno male che avevo fatto tre dosi?
Facevo solo notare come il prevedibile e previsto mancato raggiungimento del quorum di ennesimi referenda radicali non poteva non dare la stura ad altrettanto prevedibili commenti da ”indignados” sugli Italiani privi di senso civico e cultura democratica (qualunque cosa vogliano dire queste due cose astratte, e ammesso che siano ”valori” da coltivare, specialmente la cultura democratica). Era un’occasione troppo ghiotta.
Non sono reattivi ma in compenso hanno una notevole fiducia nel fatto che le cose si sistemeranno da sole, e potranno assistere alla vittoria della cristianità dal salotto di casa.
D’altronde la nostra non è la civiltà del Rosario, in cui alla preghiera si accompagnava l’azione (e la pietà, la penitenza, la carità…) ma l’era del Telecomando