Mastro Titta e il Papa. Dopo la Crociata contro gli Albigesi, quella contro i Ciellini.
16 Giugno 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Mastro Titta offre alla vostra attenzione questa accorata e pungente riflessione sul Pontefice regnante, la sua propensione a non vedere elefanti nel proprio salotto ma ad accorgersi di moscerini nel salotto altrui, e altre particolarità. Buona lettura.
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Bergoglio arde sul rogo don Julian Carròn: dopo la crociata contro gli Albigesi, quella contro i Ciellini
E fu così il cardinale Kevin Farrell scrisse al presidente della Fraternità di CL che il presidente precedente, don Julian Carròn, dimettendosi ha lasciato dietro di sé un pesante lezzo di eresia: “La dottrina sulla successione del carisma proposta e alimentata […] in seno a CL da chi era incaricato della conduzione […] è gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa”.
Il quale presidente, Davide Prosperi, per oltre un decennio braccio destro del presule spagnolo ma nondimeno ritenuto degno di prendere le redini del carro, dopo due interventi pubblici e svariate comunicazioni perfino gioviali, si è finalmente degnato di preoccuparsi. E siccome il Farrell premette al felpato giudizio di aver ricevuto lettere di membri della fraternità con prove a suffragio del misfatto dottrinale, il Prosperi si duole e mortifica perché la lettera del Farrell sarebbe ispirata “da atteggiamenti immaturi di alcuni di noi”.
Traduco in caso si fosse capito male: il Prosperi dichiara che il Farrell si è fatto intortare da un manipolo di bamboccioni, il che equivale ad affermare che il cardinal prefetto è un individuo mentalmente trascurabile. Non mi pare una linea di difesa prudente, ma sono certo che fior di teste d’uovo si siano spese per controllare e ricontrollare ogni parola della lettera del Prosperi, quindi non trincio giudizi.
È pur vero che il Farrell ha condiviso per sei anni lo stesso appartamento con il non morto cardinal McCarrick (a Bergoglio, indiscusso maestro horror, il merito di aver creato la carica del cardinale zombie con lo sberrettamento di McCarrick e Becciu) il quale si intratteneva con giovani seminaristi in pratiche socratiche, senza che il pacioso Farrell si accorgesse di nulla.
Fatto sta che al distratto cardinale sfuggono sì ragazzotti che si accompagnano al suo equivoco anfitrione, non le bislacche teorie del Carròn, sussumibili nell’idea che egli avrebbe ereditato dal padre fondatore, don Luigi Giussani, qualità soprannaturali racchiuse nella parola “carisma”, e che tali poteri intendesse custodire sino alla morte, trasferendoli ad un successore di suo gradimento.
Non solo: il Carròn si sarebbe preso il disturbo di elaborare una solida dottrina della successione del carisma, un po’ come Tommaso Campanella teorizzò la Città del Sole, repubblica neoplatonica guidata da un filosofo incidentalmente incarnato da lui medesimo. Con l’apprezzabile risultato di essere agguantato, torturato per mesi e sbattuto in una cella coi piedi nell’acqua, dove si trattenne per 27 anni a meditare su quale parte della sua speculazione i suoi contemporanei trovassero poco persuasiva.
Agli osservatori più acuti era già chiaro nel novembre 2018, quando fu preso il provvedimento di invitare Carròn a lasciare il ruolo di assistente spirituale dei Memores Domini – l’associazione laicale interna a Cl che fa professione dei voti – che se ti domandi per chi suona la campana, essa suona per te.
A costo di essere irriverenti, è interessante che l’accusa vedo-non vedo di eresia con tutto il portato di aromi medievali venga dal papa più progressista, post-moderno e aperto di tutti i tempi. Peraltro, le motivazioni puntigliosamente elencate da Farrell hanno ben più di qualche prova a sostegno, ma sono chiaramente ispirate da Sua Santità, il quale com’è noto non fa prigionieri, e soprattutto non si lascia feriti alle spalle (potrebbero riaversi e vendicarsi).
Un papa che mentre guru come Harari, Schwab, Gates abbracciano il transumano, si incarica di martellare i fedeli con la dottrina sul transdivino: dal “non esiste un Dio cattolico” alle “vere religioni”, passando per Gesù che, prove alla mano, aveva eccezionali virtù ma non quella di essere Dio. Qualora transumanesimo e transdeismo dovessero fondersi in un’unica teoria, ho l’impressione che resterà soltanto un trans. Un “lui, che era lei, ma è lui”, nel raffinato eloquio bergogliano.
L’accusa di eresia rivolta a Carròn è rivolta ad un diretto concorrente? Si tollerano enormità come l’arcivescovo di Berlino Heiner Koch che paragona Greta Thumberg ai profeti della Bibbia (con qualche timido riferimento a Cristo stesso), e si punisce un povero teologo dell’Estremadura che lucida alla meglio il proprio quadratino al sole?
Allora un simile pastrocchio di contraddizioni dottrinali, logiche, filosofiche e storiche che di colpo ritrova un equilibrio nella tradizione richiamando all’ordine il figliuol prodigo parcheggiato nel porcile, cosa potrebbe celare alla vista?
Il gigantesco non detto dell’intera operazione Valchiria ordita ai danni dei pur non immacolati ciellini è che con ogni probabilità si punta, al solito, al tesoro sepolto. Come si tentò di fare coi Francescani dell’Immacolata.
Quando furono commissariati i Memores Domini, la prima preoccupazione pastorale fu quella di mettere al sicuro in mani vaticane la Fondazione SS. Bonifacio e Colombano, che amministra il cospicuo patrimonio dell’associazione (immobili, stipendi mensili, liquidazioni, eredità, pensioni e patrimonio di oltre 1500 professionisti in gran parte qualificati).
Mi piace qui ricordare il primo, almeno in Italia, a sollevare il tema del rapporto fra il pontefice venuto dalle villas miserias e il denaro, nonché prestigioso collaboratore di questo blog: il generale Piero Laporta, in un monumentale articolo apparso su Oltre la Notizia nel 2016, dall’allusivo titolo “Bergoglio predica povertà e inquatta denari”. Poi, ma solo dopo, venne il tempo dei palazzi londinesi e della confessione di Mons. Perlasca sul fatto di essere guidato, in quello spericolato Black Jack giocato puntando l’Obolo di San Pietro, dal papa in persona.
Nulla di meglio, ecclesiasticamente parlando, di una bella e ben rifinita accusa di eresia che magari si trasferisca dall’erede del fondatore a tutti gli aderenti, per creare le condizioni giuridiche dell’esproprio di beni derivanti da attività associative e iniziative emanazione diretta del movimento.
Davvero un povero boia come me non sa più cosa debba accadere in seno al popolo cattolico perché i fedeli capiscano con chi abbiano a che fare: con gente che lancia accuse squallide e terribili – anche vere, ma non conclusive su un’esperienza grande e complessa come quella di CL – per scopi ancora più terribili e squallidi. Non c’è nulla di più ripugnante che usare il bene per preparare il male.
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Bergoglio si conferma come il commissario liquidatore della Chiesa
Se il problema è il lezzo di eresia, come non accorgersi del terribile tanfo proveniente dai seminari Neocatecumenali là dove si mette in dubbio persino la transustanziazione?
Ormai la Chiesa prospera sulla sette, Neocat in testa, l’unico modo per tenere in vita un cadavere dottrinale: fedeli in fuga, chiese vuote, 8×1000 in caduta libera (la cosa più grave).
Eccoli i “frutti del Concilio”, ma ogni tanto spunta qualche prelato cd. tradizionale a decantare le magnifiche sorti e progressive della Chiesa e l’equivalenza (troppa grazia) della Messa antica e di quella riformata
A proposito del suono della campana. Da “Massime e riflessioni” (1833; postumo) di Goethe: «Il mondo è una campana che ha un’incrinatura: sbatacchia ma non suona».
Includendo nella parola “mondo” tutto il riferibile… e l’ammiccante… ad esso.
Per tutti :
Lettera ai Romani.
Primo capitolo dal versetto 28 alla fine del capitolo stesso.
Comunque si può iniziare a leggere anche dal versetto 18. Forse è più chiaro il discorso.